IV

Miyeon adorava il corso di fashion design con tutto il cuore: studiava quello che voleva fare sin da piccola ed inoltre i professori, per quanto eccentrici, sapevano il fatto loro.

Ma la mensa dell'università faceva davvero schifo.

Sul serio, le cuoche non avevano la più pallida idea di cosa fosse il sale (o in generale i condimenti che non fossero verdure al vapore) e i piatti che proponevano erano sempre gli stessi.

Miyeon però era una studentessa di venticinque anni con una retta universitaria ed un affitto da pagare, non poteva certo permettersi di mangiare al ristorante ogni giorno.

Inoltre se qualcuno le avesse detto di decidere se spendere per sempre i propri risparmi in cibo o in vestiti, l'unico dubbio che la castana avrebbe avuto era la scelta fra un paio di Jimmy Choo o un vestito di Chanel.

Per questo motivo non aveva fatto molta fatica ad ignorare l'agitazione che le era salita quando Namjoon, salvato sul suo telefono come "imbranato", l'aveva chiamata chiedendole di uscire insieme per pranzo.

La prima reazione della ragazza era stata quella di non rispondere alla chiamata perché, sinceramente, non aveva la minima voglia di affrontare le conseguenze delle azioni impulsive della sé ubriaca di qualche sera prima.

Poi si ricordò che era martedì ed il famoso pranzo del ragazzo con i colleghi era stato il giorno prima, questo la rese irrimediabilmente curiosa.

"Pronto?" Silenzio. "Namjoon-ssi, immagino tu abbia sbagliato numero. Io riattacco fra tre, due, uno...".

"No! Ferma un secondo" la interruppe lui per poi schiarirsi la voce. "Buongiorno Miyeon-ssi, come stai passando la giornata?"

La domanda prese Miyeon piuttosto in contropiede.

"Sono in facoltà" rispose la ragazza. "Ho lezioni tutto il giorno, ma adesso sono in pausa pranzo".

"Allora avevo immaginato bene! In che dipartimento sei?"

"Architettura e design, perché?" chiese la ragazza.

"Beh ecco, volevo chiederti una cosa" rispose Namjoon con tono incerto. "E voglio anche sdebitarmi con te per... quello che hai fatto, insomma. Ti offro il pranzo se non hai impegni".

Alla sola nomina del cibo Miyeon era stata venduta all'invito del ragazzo ed in quel momento stava aspettando che la passasse a prendere.

La ragazza non si considerava una tipa troppo superficiale, o almeno non ai livelli di alcune sue compagne di corso, ma non poté evitare una reazione colpita quando vide una macchina elegante e costosa accostare al marciapiede dove si trovava.

Il finestrino posteriore della Lexus si abbassò mostrando la figura di Namjoon nascosta dietro un paio di occhiali da sole.

"Buongiorno" la salutò il ragazzo.

"Buongiorno" rispose anche lei.

Namjoon non disse nulla e continuò a fissare Miyeon che rimaneva ferma sul marciapiede.

"Namjoon-ssi, a pranzo ti raggiungo a piedi oppure volevi darmi un passaggio?" chiese lei.

"Oh sì, giusto. Scusa, ero così fiero di me per aver iniziato la conversazione che non ho pensato di doverla continuare" Namjoon aprì la portiera della macchina facendo salire Miyeon sulla vettura. "Sei diversa da ieri sera".

La castana indossava un paio di pantaloni di tuta verde pistacchio, una camicetta bianca e delle semplici sneaker. Come tutti i pomeriggi non si era preoccupata di applicare troppo trucco sul viso: per Namjoon doveva essere come trovarsi davanti una persona completamente diversa.

"Mi dispiace, non indosso sempre vestitini e tacchi" Miyeon stava per fare una battuta su quanto sarebbe stato costoso mantenere uno stile simile. Evitò perché, a giudicare dalla macchina e dall'abbigliamento elegante del ragazzo, lui forse non avrebbe colto lo scherzo.

Namjoon annuì e fra i due calò un imbarazzante silenzio che la castana si impose di non spezzare: non poteva essere sempre lei a salvare l'altro da situazioni simili.

L'autista rimise in moto il veicolo diretto verso dove avrebbero mangiato. Posto che Miyeon scoprì essere un ristorante a due stelle dall'aria elegante e sofisticata. Posto che decisamente non ammetteva l'ingresso a ragazze vestite con pantaloni della tuta e sneaker.

"Namjoon-ssi, non sono vestita per un posto del genere. Ti metterò in imbarazzo" e sarà imbarazzante per me.

"Oh... Non mi metteresti per nulla in imbarazzo" rispose lui guardando l'outfit sportivo della ragazza. "È solo che mi sento a mio agio qui e speravo lo facessi anche tu. Immagino di aver sbagliato ancora prima di cominciare".

Se il cuore di Miyeon fosse stato di vetro in quel momento si sarebbe formata una crepa.

"Oh no! Io non avrei problemi, ma non credo che mi faranno entrare conciata così" tentò di salvarsi lei.

"Non sarà un problema, fidati di me".

La castana arricciò le labbra in una smorfia poco convinta. Quando i due entrarono all'interno del locale vennero accolti da una hostess che rivolse un sorriso caloroso di benvenuto a Namjoon per perderlo immediatamente alla vista della ragazza con lui.

Parla quella vestita da pinguino.

La cameriera si dileguò dall'ingresso quando Namjoon chiese di parlare con il manager, cosa che fece sudare freddo Miyeon.

"Namjoon-ah!" chiamò una voce maschile dopo poco.

Un uomo alto quasi quanto Namjoon si stava dirigendo nella direzione dei due. Aveva i capelli neri ordinati in un taglio che gli lasciava la fronte scoperta ed indossava un'elegante camicia azzurra priva di una singola piega. Il capo era abbinato ad un paio di pantaloni neri che mettevano in risalto la sua vita stretta.

"Ciao hyung" Namjoon salutò l'altro.

Con entrambi gli uomini vicino, Miyeon si sentì come un bonsai in mezzo a due sequoie pluri secolari, protette dall'UNESCO e ospitanti ottanta famiglie di scoiattoli ciascuna. Nana.

Namjoon le presentò il nuovo arrivato come Kim Seokjin, suo amico e manager del ristorante che aveva il nome di Eden. L'Eden era il primo locale di una catena gastronomica di lusso che il suo hyung sarebbe presto arrivato a fondare.

Jin e Miyeon si salutarono con un inchino.

"Hyung ascolta, è un problema se ti chiedo uno di quei tavoli VIP?" chiese Namjoon al proprio amico.

Il moro strabuzzò gli occhi dalla sorpresa e guardò prima lui e poi la ragazza. Un sorriso compiaciuto gli si formò sul viso.

"Beh, sai bene che per quei tavoli bisogna prenotare almeno una settimana prima, Joon-ie" disse il più grande per poi rivolgersi a Miyeon. "Ma per un appuntamento del mio dongsaeng preferito faccio volentieri un'eccezione".

"Di lavoro, Jin hyung!" esclamò Namjoon scuotendo le mani in aria come a scacciare delle mosche. "È un appuntamento di lavoro, questo!"

Se non si danno una mossa non mi riterrò responsabile dei rumori affamati che farà la mia pancia.

Jin rise e giudò i due clienti attraverso il locale.

Il posto era bellissimo: decorato da bonsai e piante varie, ampie vetrate luminose e persino un giardinetto zen con tanto di laghetto. Miyeon dovette contenersi dal tirare fuori dalla borsa il proprio telefono e scattare una foto da postare nelle storie di Instagram.

Si accomodarono in una saletta chiusa in cui, dopo che i due ebbero salutato Seokjin, entrò subito la cameriera di prima servendogli dell'acqua.

"Gradite qualcos'altro da bere?" chiese la pinguina. Ogni giudizio nei riguardi di Miyeon svanito nel nulla.

Namjoon boccheggiò a vuoto guardando la castana che fece di no con la testa. Meglio evitare scene simili all'altra sera.

"Allora solo acqua, grazie" rispose lui. "Gradiremmo il menù a base di sushi, grazie. Entrambi. Se è possibile servirci tutto in una sola volta sarebbe ideale, grazie".

I due iniziarono a parlare del più e del meno in attesa del loro pranzo: Namjoon chiese a Miyeon se le piacesse il sushi (un po' in ritardo dato che ormai lo aveva ordinato), le domandò che cosa facesse nella propria vita e se fosse nata a Seoul.

Per sua fortuna scoprì che la castana adorava il sushi. Miyeon raccontò a Namjoon di venire da Busan e di studiare moda, la reazione di lui fu genuinamente sorpresa. Si sentì piuttosto fiera di se stessa. 

Vennero interrotti dai camerieri che portarono davanti a loro una quantità infinita di cibo ed anche una valigetta.

"Signor Kim, un uomo che afferma di essere il suo autista ha detto che ha dimenticato questa in macchina" disse sempre la stessa cameriera indicando la ventiquattrore.

"Oh sì! Grazie al cielo esiste Sejin" mormorò Namjoon venendo sentito però da Miyeon.

"Sei un tipo davvero sbadato, vero?" chiese la ragazza, senza nessuna cattiveria.

"Jin dice che compenso la diligenza che ho nel mio lavoro con la poca attenzione che ho per tutto il resto".

"Da quel che ho visto allora devi essere il migliore nel tuo lavoro" rispose Miyeon prendendo con le bacchette un filetto di sashimi sake. "A proposito, di che ti occupi?"

"Sono un avvocato alla Kim & Jeon da poco più di un anno" rispose l'uomo dopo aver mandato giù un pezzo di uramaki.

"Fermo un momento: parli dello studio legale più popolare della Corea fra le compagnie di idol?" Namjoon annuì e Miyeon si fece sempre più impressionata. "Quanti anni hai?"

"Ventisei, tu invece?"

"Venticinque, ma non stiamo parlando di me. Hai finito di studiare da due anni e già lavori in uno studio così grande? Dimmi che non ho fatto male i conti, sarebbe imbarazzante".

"Hai contato bene, tranquilla" Namjoon si mosse a disagio sulla propria sedia. "Ho frequentato lì il mio tirocinio e mi hanno tenuto".

Questo spiegava un sacco di cose: i colleghi porci-sugar-daddy del ragazzo, la sua Lexus costosa e persino le marche eleganti dei suoi vestiti.

Era davvero impressionante che un ragazzo laureato da soltanto un anno avesse già raggiunto un traguardo simile. Una punta d'invidia fece pizzicare lo stomaco di Miyeon.

"Come è andato il pranzo di ieri?" chiese la castana.

"Oh sì, anche per questo volevo parlarti" Namjoon prese un sorso d'acqua prima di continuare a parlare. "È andato tutto molto bene, in realtà. Di solito Sanghoon e Ho Pil non mi fanno partecipare alle conversazioni con il capo perchè si mettono in mezzo, ma ieri è stato diverso. Mi hanno dato anche delle pacche sulla schiena!"

"Wow! Sei diventato un ometto, congratulazioni" Miyeon batté le mani entusiasta prendendo in giro il maggiore.

"Avevo smesso di sperarci, ma a quanto pare la pubertà arriva davvero per tutti" scherzò lui sorridendo e mostrando due deliziose fossette che fecero sciogliere il cuore della castana.

A giudicare dal metro e ottanta di statura e dalla voce profonda che mi fa tremare lo stomaco ogni volta che apre bocca, direi che la pubertà l'ha colpito a sei anni.

"Ti ho preso questo per ringraziarti del tuo aiuto" Namjoon allungò sul tavolo una scatoletta in velluto blu elettrico su cui compariva in argento la scritta Swarovski insieme al disegno di un cigno.

"Sarà meglio per te che si tratti solo della scatola" commentò Miyeon.

"Se accetterai quello che sto per chiederti, questo non sarà nulla in confronto a quello che potrei darti" commentò Namjoon aprendo la scatolina con mani tremanti e lei decise di ignorare la propria mente che le faceva notare il doppio senso della frase. 

Un bellissimo bracciale fece la sua comparsa: era una semplice catenella in argento al cui centro brillava un ciondolo a forma di stella. Il pendaglio era composto da tanti piccoli brillanti e la luce della stanza li faceva brillare al minimo movimento.

In sé il gioiello aveva un design davvero semplice, ma sembrava emanare luce propria.

"Spiegati" disse la ragazza rapita dalla bellezza dell'oggetto.

"Merda, merda... Ecco, quello che hai fatto l'altra sera... Vorrei lo facessi ancora" disse il castano tirando fuori il braccialetto dal contenitore. "Non gratis, ovviamente!"

"Namjoon-ssi, credevo avessimo messo in chiaro che non sono una prostituta" rispose Miyeon con lo sguardo fisso sul proprio polso dove Namjoon tentava di agganciare il gioiello. "Ammetto di avere bisogno di soldi, ma ho pur sempre una morale. Non farò sesso con te per venire pagata".

La più piccola fece per tirare indietro la mano quando Namjoon finì col farle male, non riuscendo ad allacciare il braccialetto. Aveva il forte istinto di prendere la propria borsa ed andarsene, cibo o non cibo. Gioiello e non gioiello. Oh, ma è sta così bene al mio polso.

"Ti prego lasciami parlare, ho preparato un intero discorso che ho ripetuto tutta mattina davanti al PC a lavoro" la supplicò lui.

"Il capo mi ha detto chiaramente che devo farmi valere se voglio costruire il mio giro di clienti fiduciari, ma è impossibile se i miei colleghi mi trattano come un ragazzino in ufficio, non ho credibilità! Da due anni non ho mai avuto un attimo di pace se non ieri, e tutto perché ho detto che ero andato a letto con te!" Miyeon arrossì e fece segno a Namjoon di abbassare un po' il tono di voce. Il castano si scusò prima di continuare.

"Come avrai capito sono una frana con le donne, ma sinceramente non ho nemmeno il tempo di avere una fidanzata, figurarsi qualcuno che viene a letto con me solo per ricevere dei regali" quella frase gli uscì con un leggero disprezzo, ma il suo volto si illuminò quando dovette proseguire. "Qui entri in gioco tu. Mi piaci come persona, sei bella e sveglia: fingi di stare con me ed io pagherò tutte le spese che vorrai".

Namjoon riuscì finalmente ad allacciare il bracciale al polso di Miyeon e prese un dossier dalla valigetta.

"Mi sono permesso di abbozzare un contratto, promettimi che lo leggerai. Almeno leggilo".

"Stai praticamente proponendo di diventare il mio sugar daddy, Namjoon. Cosa c'è di diverso da quello che fanno i tuoi colleghi con quelle oche che fanno le smorfiose?"

"Sarebbe per finta! Non devi fare la smorfiosa, voglio solo... vantarmi di te" provò a dire. "Si dice sugar daddy perchè si vizia come un daddy e si riceve in cambio dello sugar, ecco. Ma fra me e te sarebbe diverso perchè tu non mi daresti dello zucchero ed io non ti vizierei, ma ti pagherei" indicò il contratto. 

Miyeon lo guardò incredula.

"In quanto daddy ti offriresti di pagare:" la castana abbassò lo sguardo per leggere qualche clausola del contratto "le mie tasse universitarie, il mio affitto, vestiti e... le mie spese mediche?!"

"La salute è importante e poi tu sei così... magra. Ho frequentato anche io l'università, so quanto stress può generare" borbottò l'altro alzando le spalle. "In cambio ti chiederei di... recitare? Venire con me agli incontri di lavoro, fingere di essere presa da me e da quello che dico, stare al gioco se le persone fanno delle battute sulla... natura del nostro rapporto".

"Intendi fingere che facciamo sesso. Io e te".

Namjoon annuì e sbuffò per la tensione. 

"Non voglio dello zucchero da parte tua, solo la tua compagnia". 

Miyeon ghignò e rispose con sarcasmo: "allora mi stai chiedendo un finto zucchero, qualcosa di dolce amaro. Un po' come il miele". 

"Io aiuto te. Tu aiuti me. Non è quello che fanno gli amici?"

"Non saprei, nessuno mi ha mai chiesto di diventare amici firmando un contratto".



Angolo Autrice
Hola~ Siamo arrivati al capitolo determinante, al capitolo clou, al capitolo centrale... Oh! Ciao Jinnie!💜 Namjoon è un avvocato per uno studio molto importante, ce lo vedete? Io tantissimo. Joonie vuole costruirsi il proprio giro di clienti, ma per farlo deve avere intorno un'aura virile e mascolina, quale metodo migliore se non utilizzando una donna come trofeo da sfoggiare con i colleghi? 🤡 Namjoon però non è così 🍯 lo impareremo molto presto se ancora non lo abbiamo capito, ma soprattutto Yeon-ie l'ha capito? Cosa pensate che risponderà? E voi.. Cosa rispondereste?
Grazie per aver letto e ricordate di lasciare una stellina se vi è piaciuto il capitolo
~V e o


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