II. 𝐌𝐎𝐋𝐓𝐎 𝐁𝐋𝐎𝐎𝐃, 𝐏𝐎𝐂𝐎 𝐋𝐔𝐒𝐓
𝐌𝐎𝐋𝐓𝐎 𝐁𝐋𝐎𝐎𝐃, 𝐏𝐎𝐂𝐎 𝐋𝐔𝐒𝐓
𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞
Raven tremava nonostante la calura di fine agosto.
Qualcuno le aveva messo una coperta termica addosso, ma l'avevano lasciata lì, abbandonata a sé stessa, seduta sul marciapiede sul ciglio della strada.
Udiva in lontananza lo scrosciare del mare contro la sabbia, più vicino era invece la sirena della polizia. E dell'ambulanza.
Le luci blu e bianche le coloravano il corpo a intermittenza.
Vedeva le divise blu della polizia.
I camici bianchi di paramedici e infermieri.
Sembrava che il mondo stesse andando alla massima velocità, che tutti quelli intorno a lei corressero come nella scena di un film.
Lei invece era immobile, bloccata nel tempo. Ferma ad un paio di ore prima, quando era ancora notte, quando tutto andava bene. Quando Marvin era ancora vivo.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma la spiaggia si colorò di oro e rosa, e i rumori si fecero più persistenti man mano che la città si svegliava, non più attutiti dal sordo suono della morte.
"Signorina McNair? Signorina? Mi sente?", Raven doveva aver annuito perché l'uomo continuò, "Sono il Detective Harris, ho bisogno di farle qualche domanda per quanto riguarda ciò che è accaduto al...", l'uomo girò delle pagine dal suo taccuino, "BloodLust.", fece scettico.
"Sì...", quella era la sua voce? Pareva quella di un bambino che ha paura di venire rimproverato. O la voce di qualcuno che ha gridato e pianto per venti minuti. Accanto ad un cadavere.
"Signorina McNair, sa dirmi che cosa è successo all'interno del locale?"
Non si accorse di avere le mani sulle labbra fin quando la bocca non le servì per rispondere.
Si rese conto che non poteva.
"Raven! Vai via! Esci da qui, è pericoloso."
Raven strinse il polso di Marvin. Era la seconda volta che lo toccava quella sera.
"Ci vediamo fuori, okay? Tu intanto esci dalla porta di servizio."
Lo stomaco prese a stringersi. Quelle frasi le ricordavano qualcosa di analogo.
"Marvin!"
Si guardò le mani: i cerotti attorno alle dita si erano colorati di rosso, i palmi erano intrisi di sangue. Aveva provato a fare pressione sulla ferita. Ma Marvin non era un umano a cui poter fermare un'emorragia. I canini dei Vampiri erano pieni di veleno quando usati con l'intenzione di uccidere. E avevano ucciso.
"Va bene.", mormorò il Detective, visto che lei non rispondeva. "Allora può dirmi cosa ci faceva lì? Come è riuscita ad avere un pass per il BloodLust?"
Il collo le scricchiolò come la porta d'una casa antica. Alzò il viso verso di lui e disse: "Nessun pass."
"È entrata lì senza pass? Di nascosto?", l'uomo annotò qualcosa sul taccuino.
"No.", fece Raven risoluta. "Ero amica...", era davvero loro amica? I Vampiri le avevano rovinato la vita di nuovo.
Il Detective lesse sul taccuino. "Di Yuri Prescott e... Marvin Sanders? I proprietari del locale?"
Raven si ritrovò ad annuire. Probabilmente l'uomo stava pensando ad una qualche amicizia perversa. Yuri aveva l'aspetto di un quarantenne, mentre Marvin, nonostante fosse stato morso a ventinove anni, sembrava di qualche anno più grande. Molti anni di differenza, considerando che lei ne aveva compiuti diciassette solo un mese prima e con quell'aria smarrita e fragile ne dimostrava anche meno.
"Mmh... in quali tipo di rapporti è con loro?"
Raven strinse i denti. Avrebbe voluto sottrarsi a quello stupido interrogatorio. Non lo capiva che la polizia non poteva fare niente?
"Gliel'ho detto,", fece stizzita, "Eravamo amici. Marvin mi insegnava a suonare. È morto." Non seppe perché lo disse. Forse per renderlo più reale. Per iniziare superare il dolore. Di certo non per suscitare la pietà che vide negli occhi del Detective Harris.
"Mi dispiace."
Bugiardo.
Pensavano tutti che girasse qualche tipo di sostanza al BloodLust, dato che le persone parevano assuefatte una volta uscite.
Ma era solo il potere dei Vampiri.
I Vampiri.
"Cosa ha detto, Signorina McNair?"
"Nulla."
L'uomo annuì, sospettoso. "Torniamo alle domande. Cosa è accaduto? Girava qualche sostanza o..."
C'era stato un teso attimo di silenzio, cosa strana per un posto come il BloodLust. E i minuti successivi, rapidi, lenti, interminabili, improvvisi, erano stati contornati dal sangue e dalle grida.
Dei Vampiri erano impazziti, aveva sentito dire a Yuri, e avevano attaccato degli umani.
Da lì si era scatenato il panico.
Raven scattò in piedi, la coperta scivolò a terra. Parlò con rabbia, ma dentro di lei c'era solo tristezza. Si sentiva svuotata. "Non girava alcuna sostanza illecita al BloodLust. Quelli che hanno provato ad introdurre qualcosa sono stati mandati via. Si sapeva che era un posto frequentato anche da minorenni. Yuri non permetteva che girasse della roba. Ripeto: cacciava chiunque trovasse con qualcosa di illegale o dannoso." ringhiò, "E prima che me lo chieda, no, non è entrato niente questa sera senza che lui se ne accorgesse. Yuri sa fare il suo lavoro. Non è uno sprovveduto."
"Okay.", annuì il Detective, e scrisse sul suo taccuino.
Raven lo fissò irritata, poi si sedette di nuovo.
"Raven..."
"Marvin.", le lacrime le scivolarono sul viso, cadendo nella pozza di sangue accanto al corpo di Marvin. Lui stesso era una pozza di sangue.
"Ti avevo detto di andare. Qualche Vampiro potrebbe attaccarti...", respirò a fatica.
"No... io... i Vampiri non possono attaccarmi. Lo hanno già fatto una volta, ricordi?"
"Vai a cercare Yuri, Raven."
"Tu vuoi solo mandarmi via, Marvin. Ma non te lo permetterò. Io..."
"È stato bello insegnarti a suonare, Raven. Sei stata come una figlia."
Raven rise tra le lacrime. "Sì. L'erede del re del rock."
Anche Marvin provò a ridere. Ma non potè. Un fiotto di sangue gli riempì la bocca.
"Grazie Raven.", qualcuno le poggiò una mano tra il collo e la spalla. Yuri. Rilassò le spalle tese. "Se non le dispiace,", disse rivolto al Detective, "la ragazza è stanca. È stata una dura nottata. Se avrete bisogno di farle altre domande, vi ho fornito gli indirizzi e i nomi di tutti quelli che fanno parte dello staff. Ora se vuole scusarci..."
Il Detective strinse la penna tra le dita e lo fissò malamente. Ma persino un uomo addestrato aveva paura di uno della stazza di Yuri. Senza contare la paura istintiva che l'uomo ha dei Vampiri. Il corpo sa riconoscere un pericolo prima ancora della mente.
"Bene, Signorina. È probabile che la ricontatteremo.", fece un cenno con la testa e se ne andò. Quell'uomo non faceva altro che annuire.
Yuri fece ricadere la mano dalla sua spalla e Raven si voltò. "Grazie. Io... non sapevo come levarmelo di torno. Non... non sono in me."
Yuri fece un cenno. "Lo so che è presto, ma ho chiamato tua madre, dato che la polizia si è interessata solo di interrogare i presenti. Così magari ti fai una doccia e lavi via questo sangue." Raven abbassò ancora una volta gli occhi sulle sue mani. E pensare che poche ore prima Marvin le aveva permesso di cantare sul palco, e quelle stesse mani avevano suonato una delle sue chitarre.
"Grazie", disse ancora. "Credo che anche tu abbia bisogno di... tempo."
Yuri la guardò in silenzio. Sembrava stesse per dire qualcosa, ma una voce lo interruppe.
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