I. 𝐌𝐈𝐀𝐌𝐈, 𝐌𝐈 𝐀𝐌𝐈?


𝐌𝐈𝐀𝐌𝐈, 𝐌𝐈 𝐀𝐌𝐈?


𝐏𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐏𝐚𝐫𝐭𝐞

Le luci soffuse del BloodLust le illuminavano il corpo come lo scintillìo del sole sul mare. I Manifests suonavano vecchie cover di gruppi post-punk, mentre giovani e non, ballavano sotto il palco nonostante non conoscessero nessuna delle canzoni di quella sera.

Ma al BloodLust non importava che genere di musica suonasse la band, o se il cibo che c'era ti piacesse o no. L'importante era esserci e avere testimonianza di ciò. Una foto, il simbolo del BloodLust sul dorso della mano, un sottobicchiere con stampato "BL", rubato dal bar. Qualsiasi cosa pur di dire di essere stati lì.

Il BloodLust era come la caffeina per uno stacanovista o il frutto più proibito e remoto dell'Eden. Tutti volevano andarci, pochi riuscivano ad entrare. E una volta ricevuto il pass per accedere era pressoché impossibile riuscire a farlo una seconda volta. Solo una cerchia ristretta di persone - uomini e donne che avevano visi d'angelo e sorrisi da demoni - avevano accesso illimitato al locale più in auge della Florida.

Raven si passò una mano tra i capelli e si sedette all'unico sgabello libero vicino al bancone. Yuri, dall'altro lato, la fissò con le braccia incrociate al petto. I muscoli tesi sotto la maglietta.

"Hai intenzione di lavorare stasera?" esordì seccato. Poi strabuzzò gli occhi. "Ancora con quei brillanti sul corpo, Raven?"

Raven, la cui mano le reggeva la testa come se fosse stata troppo pesante, alzò lo sguardo. "Mmh?"

Yuri la indicò col mento, la voce attutita dal suono delle chitarre, dall'altro lato del locale. "Quella roba che ti metti sul corpo è accecante."

Raven fece un sorriso pigro, gli occhi stanchi. "Cos'è", disse a bassa voce, sapendo che Yuri l'avrebbe udita comunque, "i miei glitter danno troppo fastidio ai tuoi occhi 4K di Vampiro?"

Yuri strinse i denti. Anche se qualcuno l'avesse sentita non l'avrebbero presa sul serio. Ma non si poteva mai essere sicuri. "Sì, hai ragione. Marvin non fa che fissarti, lì dal palco, e si distrae. Le ultime due canzoni sono state un'accozzaglia di chitarre e voce arrochita dal fumo."

"Marvin fa la parte del padre geloso. Mi vuole troppo bene: ha paura che qualche ragazzo mi infastidisca."

Fu Yuri a sorridere questa volta. I denti bianchi sembrarono zanne alle luci stroboscopiche. Per un attimo Raven ebbe paura. Nonostante Marvin e Yuri per lei fossero una specie di amici, non si dimenticava mai di cosa fossero capaci, cosa avrebbero potuto farle se solo lo avessero voluto.

"Marvin dovrebbe capire che tu non corri alcun pericolo, semmai sono i ragazzi che ti vengono dietro che dovrebbe mettere in guardia. Da te."

Raven rise. "Ehi, io non sono così tremenda."

"Certo, come no. Tutta zucchero e glitter in superficie, piccolo demone nell'animo.", Yuri le scoccò un'ultima occhiata e decise che era ora di preparle un cocktail speciale del BloodLust. Le ricette erano segrete: un insieme dell'esperienza centenaria di Yuri in fatto di liquori e alcool, e una scelta specifica tra i suoi gusti preferiti in fatto di miscele. Un minuto dopo sul bancone in legno - direttamente da uno speakeasy del proibizionismo - Yuri mise un sottobicchiere e un cocktail verde fosforescente. Raven non sapeva cosa ci fosse dentro, e non avrebbe voluto saperlo, ma lo bevve avidamente, dato che l'ansia le aveva fatto asciugare la bocca. Forse era questo il segreto del successo del BloodLust: i cocktail favolosi e irripetibili e i liquori provenienti dalle più pregiate distillerie, o forse era la musica ammaliante, qualunque genere Marvin cantasse. Raven non avrebbe saputo dirlo. Ma tutte le volte che era lì, si sentiva in un perpetuo stato di appagamento, come se tutto nell'Universo avesse un significato, e un posto per ognuno. L'atmosfera era insieme confortevole e sfrenata, ogni cosa era agli antipodi, dall'arredamento anni '30 alla musica anni '70 e '80, così come i cocktail fosforescenti serviti da un omone che sembrava invece il buttafuori. Ma quella mescolanza di caratteristiche contrastanti, rendeva il BloodLust speciale e unico, quasi fosse il luogo giusto per ogni cosa e il resto del mondo fosse invece in errore.

La musica si interruppe e Raven udì della gente applaudire. Se Marvin avesse cantato bene o male non avrebbe saputo dirlo. Qualsiasi suono proveniente dalle sue corde vocali faceva sì che persone di tutte le età e sessi gli andassero dietro come groupies.

Quando Raven era riuscita ad entrare al BloodLust per la prima volta, una anno prima, era rimasta ammaliata dalla voce di Marvin. Ma a differenza delle ragazze e ragazzi che gli correvano dietro e lo credevano irraggiungibile, Raven pensava che se si fosse impegnata avrebbe imparato a cantare come lui.

Abbassò lo sguardo sulle mani strette attorno al bicchiere: le dita erano avvolte da piccoli cerotti. In quell'ultimo anno Marvin le aveva insegnato a suonare la chitarra e la batteria, e a migliorare col canto. All'inizio Raven pensava fosse figo, ma aveva imparato che suonare la chitarra non era solo salire sul palco e carezzare le corde, così come la batteria non erano pentole e piatti battuti con due bastoni. Dietro c'era allenamento e sudore, proprio come negli sport, e anche un po' di sangue, i primi tempi, quando ancora non aveva le mani piene di calli, ma solo di smalto e crema idratante. Aveva dovuto rinunciare alle unghie curate per abbracciare unghie mangiucchiate e pellicine, date dai nervi e dall'ansia da prestazione.

Era poco più di un mese che Marvin le stava insegnando a suonare la chitarra elettrica, tutti i giorni, tutto il pomeriggio, finchè non apriva il BloodLust, e da allora piangeva ogni volta che la prendeva in mano: non sarebbe mai stata in grado di suonarla con la stessa passione e il talento di Marvin.

"Hai ragione Raven. Nessuno può eguagliarmi, ma questo non vuol dire che tu non sia brava."

Raven bevve l'ultimo sorso della sua bevanda e si voltò. "Dovresti smetterla di leggermi nel pensiero Marvin. O prenderò provvedimenti.", disse scherzosa.

"L'aglio e l'acqua santa non ti serviranno a nulla."

"Pensavo più a qualche pugnale maledetto preso da qualche negozio di antiquariato."

Marvin le sorrise. A differenza di Yuri, i suoi sorrisi erano rari - caratteristica di tutti i Vampiri, aveva capito Raven - ma sinceri. Quando sorrideva era veramente contento. Yuri le sorrideva solo per mostrarle le zanne e spaventarla. Marvin fece per sedersi sullo sgabello di fianco al suo. Il ragazzo che c'era seduto si alzò di scatto e gli fece posto, scusandosi per il disturbo. "Ma sai che neanche quelli serviranno.", disse piegando la testa, così che la guardasse dal basso.

Marvin era un vampiro da circa cinquant'anni. Era stato morso durante il famoso concerto di Woodstock nel '69, all'età di ventinove anni, sarebbe stato giovane per sempre. La prima cosa che aveva sentito, al suo risveglio da non-morto, era la musica. Ne era rimasto sopraffatto e si era chiesto se davvero potesse esistere qualcosa di così incomparabile. Era meglio dell'allucinogeno più potente che avesse provato da umano, le aveva raccontato con ardore - e se ne provavano a quei tempi, scherzava ancora. Le musica era davvero straordinaria, grazie al sopraffine udito di vampiro. Da quel giorno Marvin si era impegnato nel voler diventare il migliore Rocker della terra, ma alcuni potenti vampiri d'élite, chiamati "Protettori della Notte" gli avevano fatto notare che non era il caso di destare sospetti in quel modo, dato che il suo peculiare stile di cantare e suonare avevano attirato più di qualche attenzione. Qualcuno prima o poi - immaginando quanti fanatici e complottisti esistano al mondo - avrebbe iniziato a fare teorie o a sospettare di qualcosa. Marvin e la sua band dell'epoca erano stati famosi per un po', durante gli anni '70, ma aveva dovuto rinunciare al suo sogno fingendo la sua morte: almeno i suoi amici avrebbero continuato ad avere successo.

Raven aveva avuto una mezza cotta per lui all'inizio - il tipo di cotta che si ha per le star di Hollywood. Poi aveva capito che si trattava solo di ammirazione e desiderio di imitarlo. Marvin la prendeva ancora in giro per questo, perché aveva percepito i suoi sentimenti grazie alla acuta empatia dei Vampiri, ma entrambi ci ridevano su, anche se Raven era ancora in imbarazzo per quella questione.

"Allora Raven,", esordì Marvin, "sei pronta?"

Raven, al suo secondo drink, si strozzò. "Per cosa?"

"Tocca a te andare sul palco questa sera."

"Stai scherzando?", Raven guardò Yuri. "Sta scherzando.", Yuri alzò e abbassò le spalle.

"No, non sto scherzando, Raven.", sorrise Marvin, "Questa sera tocca a te."

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