Chapter XXVIII - Don't Complicate The Situation
[Jade]
Entrai nella mia automobile, accesi la radio, ma non c'era nulla che mi interessasse particolarmente. Picchiettai sullo sterzo e aspettai che la nonnina davanti a me, spostasse il suo carro con gli attrezzi da giardinaggio.
Odiavo quella vecchietta, prima o poi le avrei distrutto quel dannato giardino o avrei dato fuoco alla casa.
Con lei dentro. Piggiai l'acceleratore e sfrecciai verso casa Valentine, da quando ognuno era diventato un attore famoso, ognuno aveva deciso di vivere per conto proprio, evitando spese superflue.
Non parlavo ormai con nessuno, tranne qualche volta con Sam, che tornava a casa di Cat quando aveva dei forti litigi con Freddie.
Erano sposati ormai da un anno ma le litigate erano il loro pane quotidiano.
In più, io non avevo il coraggio di parlare con Beck, di scrivergli.
Mi fermai ad un semaforo e un cartellone, ritraente Tori e Andrè, mi fece sorridere.
Sorrisi sghemba, cambiando la marcia.
Era ora di una bella rimpatriata.
***
[Beck]
Fui sorpreso dalla proposta della piccola rossa, ma in fondo fui felice che fosse sempre la solita Cat. In due anni non era cambiato nulla e questo mi rincuorò.
Magari lei aveva notizie di Jade.
Prendo le chiavi di casa e della mia macchina e arrivo immediatamente a casa di Cat. Che poi casa era un dispregiativo, il fatto che adesso abitassimo tutti in case simili a quelle di Robbie, mi fece rabbrividire.
Quante cose erano cambiate in 730 giorni?
Suono il campanello e da fuori sento un «Din Don.» Ci siamo.
[Jade]
«Ciao Jade, com'è andato il viaggio?» mi dice Cat, con un sorriso sulle labbra.
«Ehi piccola ex rossa, come va?» già, ormai Cat si era fatta i capelli di un castano tendente al biondo. Per la sua carriera da "politica aziendale."
Onestamente la preferivo prima «ma che avete tutti con i miei capelli?» si lamenta, io sorrido «Cat non è Cat senza i suoi capelli rossi» lei scoppia a ridere, quella risata fastidiosa che imitavo sempre «sai, scrivevo la mia nuova canzone!» Urla felice mentre io mi dirigo verso il frigo e lo apro, prendendo una barretta della Kinder, le adoro. «Allora, Ariana Grande, con cosa ci delizierai stavolta?» Le chiesi, sottolineando il suo omonimo, non capivo perché non volesse usare il suo nome.
Lei si grattò la testa «pensavo a qualcosa con delle badass female, non so se comprendi» annuì e addentai la barretta «che ne dici di qualcosa come "Donna" "Dio"?» lei saltò dal divano «GOD IS A WOMAN, ma è perfetto!»
Sorrisi e buttai la carta nel cestino, prendendo un succo di frutta, mentre il campanello suonò.
«Din Don» urla Cat e va ad aprire. Con le mani in tasca e il sorriso sincero di sempre, Beck fa capolino nella stanza.
Lo guardo e lui fa lo stesso. Mi cade, letteralmente, il succo dalle mani e solo questo serve a farmi svegliare dal mio stato di trance.
Beck Oliver, la persona che più desideravo e che aveva ucciso i miei sentimenti, era davanti a me.
Cat sta per dire qualcosa ma le squilla il cellulare, mentre fa cenno a Beck di entrare.
Allarmata si gira verso di noi «devo assolutamente andare da Robbie, riuscite a stare qui insieme, senza scannarvi» annuisco e lei, ringraziandomi, esce da casa sua.
Beck mi guarda e mi sorride, correndomi incontro e abbracciandomi di slancio. Vorrei davvero ricambiare l'abbraccio, ma m'irrigidisco «Beck..» sussurro, lui si stacca e mi guarda negli occhi.
Noto che, come nelle foto, ha i capelli molto più lunghi e la barba non è da meno «oddio Beck, non ti dona affatto la barba» gli dico, con un tono disgustato e senza pensare. Lui sorride e mi abbraccia più forte «dei, sei proprio tu, sei Jade» lo stacco brutalmente «e chi dovrei essere?» lui rimane pietrificato e mette distanza tra noi.
Un gelo mi attraversa le ossa «dai, non ci credo non sai dirmi nulla, visto che non ci parliamo da 2 anni!» sbuffo
«beh, ma io ti ho visto, quindi non saprei cosa dovrei chiederti» della tua ragazza, ecco cosa dovrei chiederti.
«E dove scusa?» Mi dice, confuso, ma è stupido o cosa.
Alzo gli occhi al cielo «in Tv, nei giornali e in tutte le scritte di Hollywood, magari?» lui sospira «ma è diverso» sospiro anch'io «ma ti ho visto comunque.» Ripeto, testarda.
Lui si avvicina, nuovamente e mi prende il viso tra le mani, io alzo lo sguardo e non faccio a meno di sorridere. Mi accarezza una guancia con il pollice «hai gli occhi sempre più chiari» sussurra ed io trattengo il fiato «e tu sei sempre più modesto» gli tolgo le mani «ma sempre più stupido.»
Lui si scansa ed io vado a sedermi sul divano, lui mi segue a ruota «che stai facendo?» domanda «guardo la tv» rispondo.
Lui sospira «Jade vuoi restare tutta la serata così?»
«Esattamente, qualche problema?»
«Nemmeno a me piace la situazione, ma non possiamo farci niente, non dovevamo incontrarci così» dice, frustato.
Io sorrido «veramente la situazione potrebbe esserci, potresti uscire da quella porta» lui ringhia esasperato, mettendosi le mani sui fianchi e passandosene una sul mento «e risolveremo la situazione?»
«Si.»
«Ok, allora perché non esci tu?» mi urla.
Ma perché eravamo finiti così? Mi alzo dal divano e gli vado incontro, puntandogli la mano sul petto «non ti sei fatto sentire per due anni! Due fottuti anni, ora vieni qui come se nulla fosse, sai quante chiamate ti ho fatto?
E tanto per informarti, Beck Oliver, o dovrei dire "Signorino" Oliver, qui non ha il cartello con su scritto il suo nome, quindi posso benissimo restare anch'io qui!» Urlo, frustata.
«Se è per questo non c'è nemmeno scritto Jade West» ringhia ancora e continuiamo così.
Certe cose non cambiano mai
~Capitolo corretto il 23-10-19~
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