Chapter XXV - Broken

[Jade]

«Quindi ci stiamo lasciando?» domandai, più a me stessa che a lui. Io e Beck eravamo fatti così, potevamo amarci alla follia, ma finiva sempre così.

Per quanto mi sforzassi di far andare al meglio la nostra relazione, finivamo sempre per lasciarci. Non sapevo se la colpa fosse mia, non lo capivo, ma per quanto il nostro amore ci desse le farfalle nello stomaco, ci sconvolgesse la vita, ci regalasse emozioni, non era mai stato abbastanza forte.

La consapevolezza delle mie stesse parole mi colpì come un pugno allo stomaco.

Per quanto tempo ancora speravamo di fingere? Beck mi amava, senz'ombra di dubbio, me l'aveva dimostrato sia a gesti che a parole, ma io?

La risposta era ovvia, io l'amavo, ma quante volte l'avevo ammesso a lui? Situazioni d'emergenza e nient'altro. Non ero stata sincera nemmeno con lui, ed era per questo che finiva sempre così.

Mi venne da piangere e, quando lui rispose alla mia domanda annuendo, mi si formò un nodo alla gola. Ben presto però la collera fu sopraffatta dalla rabbia e dalle mie bugie. «Ok, è finita, non posso costringerti a restare. Ma stavolta è definitivamente finita. Io non ho bisogno di te, come tu non lo hai di me.» No, non credermi, non andartene.

Beck mi guardò stringendo i denti e chiuse i palmi delle mani, mi guardava con uno sguardo ferito «pensare che ero rimasto qui per stare con te» disse solo, voltandosi di spalle e uscendo dalla porta.

Fu tutto così veloce che non capii più nulla, le parole che gli avevo riservato, la paura nel dirglielo, l'orgoglio nelle parole, la tristezza nello sguardo, le bugie dalla gola.
Non potevo far altro che piangere nella mia solitudine e annegare nelle mie menzogne.

***

Il giorno successivo fu un inferno, appena entrata a scuola tutti si girarono a guardarmi. Non che mi desse particolare fastidio, lo facevano sempre, ma i mormorii indesiderati riuscirono a farmi davvero innervosire.

Per completare in bellezza, Sickowits aveva deciso di essere romantico e piagnucolone quel giorno. Entrò in classe con una scatola di noci di cocco e tante cannucce, insieme ad un pacco di fazzoletti «ragazzi, siamo arrivati alla fine di questo circolo, siete cresciuti e maturati ormai» si soffiò il naso «come saprete domani sarà l'ultimo giorno di scuola, sono passati così velocemente che stento a crederci.» Si fissò a guardarmi «oh mia cara Jade, quanto mi mancherà rimproverarti e sequestrarti le forbici ogni giorno» sorrisi, trattenendo le lacrime, non mi sembrava il caso. «Anche a me professore» dissi.

Sickowitz continuò così per una buon'ora, mormorando cose del tipo "eravate i miei studenti migliori" e cose del genere, si complimentava con Tori e tutti gli altri, soffiandosi talvolta il naso.

Era così dolce che mi veniva quasi voglia di abbracciarlo, e per dirlo io..insomma, alla fine ci offrì a tutti delle noci di cocco e delle cannucce e ci dileguò prima del previsto.

Con l'amaro in bocca, e cercando di non guardare Beck che usciva, passai accanto allo stanzino della nostra scuola. In effetti non ci avevo pensato, era il mio ultimo anno e penultimo giorno da liceale, non sapevo se questa cosa mi elettrizzasse o mi spaventasse. Chissà cosa avrei fatto dopo o come se si sarebbero evolute le mie relazioni sociali, ecco.

E chissà io e Beck.......

Basta, dovevo togliermelo dalla testa, era finita.

[Beck]

Appena la campanella suonò, lasciai a malincuore l'aula di Sickowitz, mi mancherà molto quel posto.

Insomma era la mia aula preferita, la mia ora preferita, il mio prof preferito, i miei ricordi preferiti, i miei momenti con Jade preferiti.

Jade....

In classe, avevo fatto fede a tutto il mio autocontrollo per non saltarle addosso e chiederle scusa in tutte le lingue, perdere la dignità a costo di ritornare con lei.

Ma lei non ci sarebbe stata, me l'aveva esplicitamente detto e mi aveva ferito, non ci sarebbe stato più niente. Mi spostai per far passare una ragazzina del primo anno.

Ahhh, le matricole.

Sorrisi di nascosto e passai davanti lo sgabuzzino, porta socchiusa. Sbirciai dentro ed eccola lì, la causa delle mie farfalle nello stomaco. Se ne stava rannicchiata in un angolo e si rigirava un rotolo di carta igienica tra le mani.

Sorrisi, è così ingenua.

Entrai, senza pensare e senza pensare alle conseguenze delle mie azioni, entrai e basta.

~capitolo corretto il 28-06-19~

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