Chapter XXIV- Say Yes

«Beck tu, tu se vuoi puoi rimanere qui, non sei costretto ad andartene!» mi si illuminano gli occhi e guardo Beck sorridente.

I brutti pensieri se ne sono andati via, finalmente.

Ma a rovinare tutto è l'arrivo del padre di Beck.

L'avevo visto solo una volta, abbastanza da non ispirarmi fiducia e simpatia.

Era alto e muscoloso, nonostante gli anni, il viso squadrato e gli occhi nocciola, così simili a quelli del figlio «no Sophie, non se ne parla, ne abbiamo già parlato, lui viene a casa con noi» annuncia, lo sguardo ancora duro.

Non mostrava nessun tipo di sentimenti e mi chiedo perché, perché era così arrabbiato con Beck.

Sua moglie lo guardò abbassando gli occhi, chissà cosa doveva passare ogni giorno «ma» cercò di dire ma fu subito interrotta «non voglio sentire altro!» urlò.

Si avvicinò bruscamente a Beck e, dopo avermi guardato con uno sguardo di fuoco, lo prese per un braccio «non voglio ripeterlo più» sputò acido, guardando il mio ragazzo negli occhi.

Restituì il suo sguardo di fuoco e fissai Beck, impassibile, proprio come lo era suo padre.

Ma io riuscivo a scorgere la rabbia nel suo sguardo, riuscivo a vederla, anche in minima parte.

Beck tolse bruscamente la mano di suo padre dal suo braccio. «Papà, non voglio ripeterlo, vai a casa. Non verrò mai con te, mi sono creato una nuova vita qui, senza di voi, da solo.»

Sorrisi e guardai Beck, magari questo poteva rincuorarlo.

Suo padre, invece, non proferì parola e si girò verso la moglie «questo è il figlio che hai cresciuto Sophie, un fallimento» strinsi i pugni e lo guardai così male che, se avessi potuto, l'avrei incenerito.

Lui continuò a non proferire parola e alzò le sopracciglia, fissandomi «suppongo tu debba essere Jade» disse soltanto «la ragazza di cui mio figlio è cotto.»

Cercai di non fare caso all'ultima affermazione, ma il mio lato da fangirl prese il sopravvento.

Ero la ragazza di cui suo figlio era cotto!

Continuai comunque a sorreggere il suo sguardo «e lei deve essere il padre di Beck» cominciai, così coraggiosamente che mi feci paura da sola «il padre inesistente di Beck, molto piacere.»

Allungai una mano verso la sua direzione, con il grande disappunto di Beck, e aspettai che anche suo padre lo facesse.

Ma non fu così. «Non ho bisogno di stringere la mano ad una ragazzina di diciassette anni che si sente già vissuta» disse invece.

Ritirai la mano, non solo ferita nell'orgoglio, ma anche dalla vergogna.

Addio bellissimo coraggio di prima.

Cat e i ragazzi erano stati zitti per tutto il tempo e, probabilmente notando la mia figura di merda, ma di quelle che ti rinfacceranno a vita, presero a borbottare tra di loro «allora ragazzi....che ne dite di accompagnarmi a prendere dei Bible?» chiede Cat, rivolta verso tutti, che annuirono.

Non potevo che essere in debito con lei.

Di nuovo.

[Cat]

Sospirai e, tenendo ancora stretta a me la mano di Robbie, seguì i ragazzi fino al bar dell'aeroporto «non mi piace la gente che litiga, soprattutto tra padre e figlio.»

Tori ,sorseggiando la sua cioccolata calda, sorrise «pensate che dobbiamo sopportarci Beck e Jade litigare più di una volta al giorno, ci mancavano soltanto i genitori a completare il quadretto» rispose mentre Andrè le prendeva la cioccolata calda dalle mani «quella è mia!»
«Non più ormai» e se la bevve tutta.

Già, nemmeno quei due cambieranno mai.

[Jade]

Guardai ancora più scioccata la scena, che stava sempre di più peggiorando.

Beck aveva anche iniziato a litigare con la madre, che si ostinava a difendere il padre.

Mi sentii così a disagio che decisi di non intervenire più e mi sedetti su una panchina.

Sola, abbandonata e semplicemente distrutta.

[Beck]

«Perfetto Beck, hai fatto la tua scelta, stai qui a Los Angeles, ma non osare chiamarci» annunciò mio padre, senza espressione negli occhi.

Era stato sempre così, sempre così vuoto, privo d'emozioni.

A differenza di mia madre, lei era sempre solare mentre adesso mi stava guardando con le lacrime agli occhi.

Da piccolo ho sempre pensato che da grande sarei divenuto il suo supereroe, colui che l'avrebbe salvata dalle grinfie di quell'uomo, ma non ci sono riuscito.

Più crescevo, più mi rendevo conto di quanto in realtà fosse più difficile di quel che pensassi e immaginassi.

Mi ricordavo quando alla festa del
papà, tutti i miei coetanei venivano accompagnati dai loro padri, a differenza mia.

Mio fratello maggiore era mio padre ed io dovevo esserlo per mia madre, era sempre stato così.

Mia madre mi sorrise, quel sorriso sincero che ti riscalda il cuore e si avvicinò titubante a me, guardarla in quello stato, mi frantumò il cuore.

Mi prese il viso tra le mani, ruvide ma allo stesso morbidi al tatto, e mi sorrise da un lato «fai il bravo Beck» singhiozzò «ricordati che la mamma ti vuole bene e te ne vorrà per sempre» mi accarezzò le guance e guardò Jade, seduta su una panchina a guardare da tutte le parti, spaesata.

Mia madre sorrise «e tieniti stretto anche lei, ha carattere e credo che sappia farsi valere» alzai gli occhi al cielo «non sai quanto» borbottai.

Mia madre sorrise e si avvicinò a me, mi baciò la fronte, con il labbro tremante «addio Beck» sussurrò, scivolando via da me, avvicinandosi a mio padre e abbracciarlo di fianco.

Lei non lo avrebbe mai abbandonato, ma per restare con una persona amata se ne deve rinunciare ad un'altra.

E lei aveva fatto la sua scelta, ed ovviamente non ero io.

[Jade]

Non posso fare a meno di notare la differenza d'altezza che contraddistingue i coniugi Oliver.

Davvero buffa devo dire.

Lei poteva essere sui 60 cm, lui sugli 80.

Sospiro mentre il mio respiro si fa pesante alla vista di Beck che si sta avvicinando alla mia panchina.

Sembra distrutto.

Si siede di fianco a me ed io evito di guardarlo in faccia, girandomi con lo sguardo dall'altro lato.

Lui sta in silenzio «allora...è un addio?» borbotto, sempre non guardandolo in faccia, non avrei il coraggio di sostenerlo.

Beck si gira verso di me «spero stai scherzando» a queste parole, mi giro di scatto.

Non potevo credere alle mie orecchie «dimmi di sì, dimmi che resterai qui»
sorrido, aspettandomi già una risposta positiva, ma non fu così.

Beck guarda per terra e si morde l'interno della guancia «la risposta purtroppo è no, non posso rimanere a Los Angeles» il sorriso mi muore sulle labbra e non so come rispondere.

Beck sembra accorgersene perché mi abbraccia, scoppiando a ridere.

Mi divincolo tra le sue braccia «brutto stronzo, era uno scherzo di pessimo gusto» urlo, continuando a muovermi freneticamente.

Beck ride di gusto e alla fine non posso fare altro che arrendermi e farmi trasportare dalla sua risata.

Beck si stacca da me e mi guarda negli occhi «ti ho già detto che ti amo?» aggrotto le sopracciglia «no, non direi.»

[Jade]

La notte passa così velocemente che nemmeno me ne rendo conto.

Beck ha insistito tanto per rimanere a casa mia e dormire con me ed io non ho saputo rifiutare.

Non solo stavo comoda tra le sue braccia, ma averlo vicino sottolineava il fatto che lui era ancora lì, con me.

E questo non poteva che rendermi più che felice.

Appena l'abbiamo detto ai ragazzi sono saltati di gioia ed io non potevo che seguirli.

Mi precipito mano nella mano con Beck a scuola; a prima ora abbiamo Sickowits e non voglio davvero farlo aspettare, non che in realtà dovessi, ero sicura che non ci fosse e invece...«ragazzi siete in ritardo di dieci minuti» sbotta il professore, vedendoci entrare dalla porta.

I miei amici si girano subito e non possono fare a meno di sorridere, butto un'occhiataccia a Tori che, nonostante fosse fidanzata, continuava a fare la gallinella.

Che bella la normalità «si, come se le cambiasse qualcosa! Lei ritarda anche di mezz'ora, sicuro che non sia Sickowits ma un alieno con le sembianze di Sickowits?» domando, in modo ironico «ah, un alieno fra noi! Aiuto, scappiamo, rifugiamoci!» urla Cat, saltando da una sedia.

Sickowits incrocia le gambe e beve dalla sua noce di cocco, mentre Beck ride al mio fianco «divertente vero?»
«abbastanza» rispondo.

Sickowits non fa caso alla mia ultima affermazione e continua a parlare «beh, andiamo al sodo. Beck, Jade, Cat e Robbie salite sul palco e...che ne so improvvisate!» sbotta, andandosi a sedere.

***

L'ora di pranzo arriva velocemente e, mentre assaporo i miei adorati tacos, ascolto la conversazione tra i ragazzi «se non sbaglio si stanno avvicinando le vacanze estive, voi cosa farete?» domanda Beck.

Tori alza gli occhi al cielo, disperata «ah non lo so, ma non intendo passare le vacanze con Trina!»
«Perché?»
«L'anno scorso per le vacanze estive si è vestita da elfo» cerco di non strozzarmi con gli spaghetti, per le troppe risate e guardo Tori di sottecchi «da elfo? In estate?» dico, facendomi scoppiare in una risata soffocata.

Beck mi dà un calcio alla gamba da sotto la panca ed io rido ancora di più «si, è andata a spaventare tutti» continua a lamentarsi Tori «con il vestito da elfo?» chiede Beck e
Tori annuisce.

Cat alza le spalle «quella ragazza è stramba» la guardiamo tutti scioccati, ma preferiamo non parlare mentre la rossa di appresta a schioccare le dita «oh oh, se volete potete passarle a casa a mare mia e di Robbie!» urla.

Alzo un sopracciglio «avete una casa a mare?»
«Si.»
«Beh, non credo sia una cattiva idea» dico, prima che la campanella suonasse e ci facesse dividere tutti.

~capitolo corretto l'1-04-19~

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