Chapter XVI - Jade

[Jade]

Rivivo scene del mio passato, delle mie lacrime e dei miei continui litigi con Beck.

Fa così male.

«Allora ti ha tradita,minimo 60 volte e nell'arco di 5 anni, vi siete lasciati 60 volte. Wow davvero un fantastico record»
«Pensavo di meno» ammetto sinceramente
«E no cara mia»
«Grazie me» sono impazzita
«È pur sempre il mio lavoro. Ah a proposito lo sai che sei in coma? E per questo ti sta passando tutta la vita davanti agli occhi, potresti anche morire. Ovviamente questo non dipende da me, dipende da te. Quindi piccola Jay Jay vuoi essere forte o vuoi essere debole?» ignoro l'ultima affermazione «perché dove sono?»
«Un pazzo ti ha attaccata da dietro, nessuno dei tuoi amici se n'è accorto. Comunque ti ha preso un tizio o pazzo, chiamalo come vuoi, per difenderti hai non so fatto cosa, poi sei svenuta random e la polizia ti ha trovato per terra sanguinante»
«La polizia? Hanno avvertito qualcuno?» chiedo speranzosa
«Ah non lo so, senti qualcuno oltre me? Adesso hanno il tuo cellulare. Cercano qualcuno a cui chiamare!»
«Speriamo che non chiamino Beck, è tra le chiamate importanti. Forse chiameranno Cat, è anche lei tra le chiamate importanti!»
«Beh tesoro spera; ad ogni modo, ti sono apparsa ora, dopo 16 anni, perché la prima non volevi ascoltarmi.»
«Ok, ma come sapevi la domanda?»
«Ricorda io sono te, ci sentiamo!»
«Ehi! aspetta!»

Ed eccomi in un mondo parallelo sola, non desideravo di meglio.

[Cat]

«Robbie dove sono gli altri?» gli chiedo, ancora accoccolata a lui «staranno ancora cercando Jade, che ne dici? Vuoi andare a casa?» mi chiede dolcemente, è così preoccupato per me.

In un certo senso dovrei sentirmi in colpa, eppure non ci riesco.

Jade è da qualche parte ed io sono qui a piangere e a lamentarmi.

Non è giusto «si ma non voglio stare sola, Sam non c'è» gli rispondo e Robbie sembra agitarsi un po', si passa una mano tra i capelli ribelli e solo ora noto l'assenza di Rex.

Non lo porta da due giorni e mi chiedo se la colpa non sia mia.

Povero Rex, rimpiazzato per una ragazza «ti va di venire a casa mia? I miei non si arrabbieranno e poi dal mio compleanno hanno creato questa assurda ossessione per te. Ecco, come dire, ti adorano» annuisco semplicemente e lo seguo in macchina.

Ribadisco e sottolineo, che non avevo idea che avesse una macchina.

[Robbie]

Accompagno Cat a casa mia, non c'è mai stata e non volevo farle sapere che sono ricco.

Non volevo farlo sapere a nessuno.

Alcuni pensano che il fatto di essere ricchi sia un enorme vantaggio.

Puoi avere tutto quello che desideri, hai una vita agevolata e cose così.

Ma non è per niente in questo modo.

Fin da piccolo ho vissuto da solo, in quell'enorme casa, con magiordomi e domestiche da ogni lato.

I miei genitori erano sempre impegnati e non hanno mai avuto tempo per me, per questo avevo con me Rex.

Rex mi ha fatto sempre compagnia nei periodi più bui della mia vita e colmava la mia solitudine.

Ma nonostante tutto non volevo che qualcuno lo sapesse, soprattutto Cat, ma non potevo lasciarla sola a piangere.

[Tori]

Sbadiglio rumorosamente e guardo Beck e il mio ragazzo.

Oh cielo, adoro dire il mio ragazzo!

Ma questo sono futili dettagli, di cui parleremo dopo «ragazzi sono sfinita, cerchiamo Jade da così tanto tempo che non so nemmeno da quante ore» mi fermo un secondo e prendo il mio peraphone che segna l'una spaccata «io direi di completare le ricerche domani, cioè dopo perché oggi in realtà è domani, insomma è l'una. Ci rinuncio, avete capito» gesticolo nervosa.

Non fraintendetemi sono preoccupatissima per Jade ma sono sfinita e la polizia sta già facendo il suo dovere.

André mi affianca subito e mi cinge la vita con le braccia, annuendo.

Lo guardo di sottecchi e per poco non inizio a sclerare.

Dei, non è il momento!

Ma è più forte di me.

Distolgo lo sguardo da lui e fisso Beck, aspettandomi una sua risposta, che non arriva mai.

Mi stacco, a malincuore, da André e mi avvicino a lui, schioccandogli le dita in faccia.

Beck non accenna a muoversi, ma strabuzza soltanto gli occhi.

Vorrei aiutarlo ma non so come fare «Beck ci sei?» borbotto preoccupata mentre André mi affianca nuovamente.

Si abbassa all'altezza del mio orecchio e mi sussurra qualcosa «credo proprio che ancora sta assimilando tutto, diamogli tempo Tori, è meglio lasciarlo da solo, andiamo» ancora stordita annuisco, fissando nuovamente Beck.

È a pezzi.

[André]

"Scusa amico ma siamo esausti, ti lasciamo solo perché sappiamo come ti senti, se hai bisogno chiama"

Ho inviato questo messaggio a Beck, speriamo lo legga.

L'abbiamo lasciato lì da solo e ce ne siamo andati.

Si lo so, è stato da disonesti, ma lui non accennava a muoversi ed io ero entrato nel panico!

Spero che mi perdonerà.

[Cat]

Arriviamo a casa di Robbie in un batter d'occhio ed io scendo dalla macchina, con la bocca che striscia a terra.

Siamo sicuri che non abbiamo sbagliato casa?

Robbie mi aveva sempre detto di abitare in un piccolo appartamento e, quando provavo a chiedergli di venire, lui si rifiutava categoricamente.

Davanti a me si estendeva un portone enorme, che d'un tratto si aprì automaticamente, facendomi sobbalzare.

Maledetta tecnologia e i suoi tempismi.

Questo mi permise di guardare la "casa", per dire casa.

Pezzi di mattoni che almeno  formavano tre piani, ma sono solo dettagli.

Mi sentivo davvero fuori luogo.

Oltre il cancello un omaccione alto e robusto, con addosso uno smoking che costerà quanto un rene, ci accolse.

Oh meglio, a me ignorò categoricamente «bentornato a casa signorino» gli fece un inchino e poi alzò la testa spelacchiata, aveva si e no sei peli in tutto «buonasera Alfred»
Robbie gli rivolse un sorriso quanto casa sua e io ancora cercavo di capire la situazione.

Lo ammetto, mi ero sempre immaginata i maggiordomi o persone così, altissimi e magrissimi con dei tovaglioli nel braccio e uno smoking nero.

Ma Alfred non aveva per niente quelle caratteristiche, a parte lo smoking.

Due figure lo affiancarono e sentì Robbie deglutire al mio fianco.

La prima figura era di una donna abbastanza alta, con dei riccioli neri, simili al figlio ma più lunghi e degli occhi color ghiaccio.

La signora Shapiro mi era sempre piaciuta, sia fisicamente che caratterialmente, aveva degli occhi così strani ma al tempo stesso bellissimi che, con i suoi capelli, facevano un contrasto impeccabile.

Vestiva con un lungo vestito rosso a tubo e ai piedi portava dei trampoli.

No sul serio, come riusciva a camminare con quei tacchi?

Accanto a lei, lo sguardo serio del signor Shapiro mi fece rabbrividire, gli occhi quasi neri come quelli del figlio e i capelli castani perfettamente in ordine.

Guardava Robbie severamente, a differenza della moglie, che gli sorrideva calorosamente.

Fu quest'ultima ad avvicinarsi a lui e a sbattergli le mani sui vestiti, provocando vari rumori «per Zeus Robbie! Ma dove sei stato?»
si lamentò, continuando a sbattergli le mani sui vestiti «sei tutto sporco di polvere, vatti a dare una bella lavata! Se è necessario anche dentro la lavatrice»
mi sforzai di non sorridere «Rachel, non mettere il ragazzo in imbarazzo» il padre di Robbie l'affiancò nuovamente, scoccando un occhiataccia al figlio e uno sguardo curioso su di me, mettendomi visibilmente a disagio.

La madre di Robbie si staccò da lui e borbottò qualcosa di incomprensibile ma captai qualcosa come: «non lo sto mettendo in imbarazzo Tom»

Avevo conosciuto Rachel e Tom al compleanno di Robbie, era l'unica volta in cui li avevo visti ad un evento importante per il figlio.

Non erano genitori molto presenti.

E poi accadde, si girarono verso di me e Rachel mi venne incontro «oh ciao cara, da quanto tempo?» mi prese una ciocca di capelli tra le mani e se la rigirò tra le dita, assumendo un finto sguardo triste «Robbie non porta mai suoi amici qui ma sono contento che abbia portato qui la sua ragazza» Robbie trasalì e ad Alfred scappò un risolino «mamma!» lei lo ignorò categoricamente, continuando a rigirarsi la ciocca dei miei capelli tra l'indice e sospirando «oh andiamo Robbie, non fare tutte queste storie. Mia cara purtroppo abbiamo un evento importante, ma mi piacerebbe che passassi qualche giorno con noi»
si fermò un attimo e fissò il marito «a me a Tom piacerebbe molto»
mi lasciò la ciocca di capelli e si allontanò.

Io le sorrisi sincera, anche se ero ancora un po' inquietata da tutta quella confidenza «non mancherà occasione, signora Shapiro»
lei sbuffò e prese il marito a braccetto
«questi giovani d'oggi, devono imparare a dare del Tu o mi faranno sentire vecchia» fece per andarsene, quando si girò verso di Robbie «oh figliolo, ti abbiamo fatto dei piccoli regali, vai in salotto e subito dopo in garage. Alfred ti dispiacerebbe venire con noi?»
Alfred non protestò e, dopo un cenno con la testa, rivolto verso di noi, li seguì.

Fissai Robbie con gli occhi incendiati, mi aveva nascosto una parte della sua vita e, stranamente, questa cosa mi faceva infuriare.

Lui sembrò capire perché deglutì nuovamente «Robbie non voglio più segreti tra noi!» lui annuì soltanto e io mi addolcì  un po' «andiamo a vedere cosa ti hanno regalato, ti va?»
Robbie non se lo fece ripetere due volte e mi condusse fino al garage.

Trovammo una loumusine nera parcheggiata in garage, anche questo enorme, e sopra un biglietto:

Questo è un regalo che ti abbiamo voluto fare perché non andassi più alle tue uscite o a scuola con quella macchinina, ormai quasi rotta.
Con affetto
Mamy e Papy!

Storsi la bocca mentre Robbie era ancora a bocca aperta.

Oh andiamo, non potevano fare i bravi genitori così e fare in modo che il figlio li perdonasse.

E questo lo capì fissando Robbie.

Ma lui non disse nulla ed entrò in casa, dirigendosi verso il salotto.

Anche qui c'era un foglio che lui aprì e lesse velocemente.

Il suo sguardo si rabbuiò e sussurrò un
«oh..» lo fissai preoccupata e gli presi il braccio.

Lui si girò verso di me e mi guardò negli occhi «i miei non se la caveranno così solo per avermi regalato una macchina che vale quanto il mondo o questa casa che mi hanno regalato, ma ti va se ti faccio una proposta?» annuì non capendo «beh, i miei mi hanno regalato una mega villa tutta per me perché dicono che ormai sono grande. So che tu sei sola e che da una parte non voglio la loro pietà ma se tu accetti cambierebbero le cose e beh...
Cat Valentine ti va di andare a vivere con me?» persi il fiato, non sapendo cosa dire.

Vivere con Robbie sarebbe stato un sogno per me e il suo sguardo mi fece intendere che lo voleva sul serio anche lui.

Non gli risposi e gli gettai le braccia al collo, lui ridacchiò e mi diede un bacio in testa «beh lo prendo come un si» ridacchio anch'io «andiamo a casa mia? Vado a prendere le cose»

***

Ci dirigemmo velocemente a casa mia e misi tutto in valigia, non che avessi molto.

Quando Sam se n'era andata quella casa era già vuota.

Volevo continuare a fare la babysitter con lei, ma era partita per amore, lasciandomi sola.

La vibrazione del mio cellulare mi fece distogliere dai miei pensieri, un messaggio da Sam

Ehi piccola rossa come va? Tutto bene?
Come sta West?

Digito subito la risposta:

Non lo so è scomparsa oggi, mentre eravamo in un ristorante, sai vado a vivere in una mega villa!

Davvero? Come mai!? Come!? West è sparita? E dov'è?

Sospiro e rispondo:

Se ti dico che è sparita significa che non lo so! Comunque ho scoperto che Robbie, nonché il mio ragazzo, ha dei genitori ricchi e gli hanno regalato una mega villa e una lomusine nera. A modo loro volevano perdonarsi per essere stati dei genitori terribili.

Wow, comunque, spero che ritroverete presto Jade, ora vado qui è mezzanotte.

Da noi è l'una. Rispondo e sospiro mentre un clacson suona, fermandosi in mezzo alla strada.

Mi affaccio e vedo Robbie con la sua nuova macchina, ha uno sguardo così triste e mi sento subito in colpa.

Scendo velocemente ed entro in "macchina" mentre Robbie sospira «odio di già quest'affare» gli sorrido rassicurante mentre il cellulare inizia a squillarmi.

È un numero sconosciuto ma rispondo comunque  «pronto la signorina Valentine?» deglutisco e fisso Robbie negli occhi, che aggrotta le sopracciglia
«si sono io» sento respirare dall'altro lato del cellulare e l'ansia prende il sopravvento «la informiamo che Jade West è in ospedale, in coma. Abbiamo provato a chiamare la sua famiglia ma sono in Italia mentre il suo ragazzo non risponde, per cui abbiamo chiamato lei. L'aspettiamo, arrivederci» strabuzzo gli occhi mentre delle lacrime minacciano di uscire.

Guardo soltanto Robbie, facendogli cenno di passarmi il telefono.

Lui non dice nulla e fa come dico, prendo il telefono tra le mani e chiamo Beck

[Robbie]

Fisso Cat negli occhi senza sapere cosa dire, è agitata ed io non so cosa fare.

Perché è così agitata? «Robbie ma ti sembra ora di chiamare?» urla Beck dal mio telefono, rivolto a Cat.

La vedo alzare gli occhi lucidi al cielo
«Beck sono Cat, Jade è in ospedale. In coma, quindi si, mi sembra ora di chiamare»

Cosa?

Strabuzzo gli occhi e sto per parlare ma lei mi zittisce con la mano «in coma? Cosa? Stai delirando» urla Beck di rimando.

Amico lo so che è difficile ma è così.
«Non sto delirando! Mi ha chiamato ora la signora dell'ospedale dice che Jade West è in coma, ci sento ancora sai?» Beck sta ancora in silenzio, poi sento sospirare «ok ok ragazzi, mi venite a prendere» Cat mi guarda ed io annuisco «ok, dove sei?» chiede Cat «sono, ehm non lo so, vicino al centro commerciale» guardo Cat «ok ho capito dove!»

[Beck]

Cammino ancora con le mani in tasca e la testa tra le nuvole, Jade è in ospedale?

Com'è successo?

Era insieme a me, accanto a me!

Poi è sparita e adesso è in ospedale, un'altra visita in ospedale per colpa mia!

Davanti a me intravedo un palo, che subito viene massacrato dai miei calci.

Sono un fallito in tutto.

Non sono capace di proteggere nessuno e sono un fallito sia come ex ragazzo che come ragazzo.

Evelyn...

Quella Barbie dei poveri, anzi dovrei dire dei ricchi.

Barbie era ricca?

È tutta colpa sua, se è successo tutto questo, è solo colpa sua!

Mentre ancora il palo subisce la mia ira, davanti a me passa una loumusine nera, da dove ne scende Cat.

Inarco le sopracciglia, non capisco.

Cat scende dalla macchina e fissa il palo, mezzo storto, con la testa inclinata
«ehm si, un palo davvero interessante» tossisce e mi guarda in faccia, probabilmente non ha idea di cosa dire.

Tossisco a mia volta e guardo la macchina dietro di lei «avete rubato una limousine?» Cat strabuzza gli occhi e mi dà un pugno nel braccio «Ahio» mi lamento «Cosa? No! È la nuova "macchina" di Robbie» strilla facendo le virgolette con le dita.

Ho la bocca aperta e intravedo Robbie triste, non è molto felice di questo gioellino.

Beh se non lo vuole, posso prenderlo io.

Salgo senza fiatare dietro e, nonostante la mia idea iniziale, dietro ci sono solo poltrone senza cibo.

Ci sono rimasto male.

Cat si siede avanti e Robbie mette a moto.

[Cat]

Scendo velocemente, seguita dai ragazzi, ed entro all'interno della hall.

Dritto alle narici mi arriva un forte odore di...non lo so, ospedale e amuchina?

Brutti ricordi impossessano la mia mente, eravamo stati in ospedale giorni prima, per me. 

E adesso siamo di nuovo qui, per Jade.

Ho il cuore a pezzi.

Beck sembra avere la mia stessa reazione ma, a differenza mia, si avvicina ad una infermiera, deglutendo.

[Beck]

Quell'ospedale non mi riporta alla mente nulla di buono, i pianti di Jade per Cat.

E adesso la situazione sembra invertita.

Deglutisco e mi avvicino a un infermiera, seduta dietro un bancone.
«ehm...buonasera, cerchiamo informazioni sulla signorina West» l'infermiera ci guarda con un sopracciglio inarcato, poi sembra capire «oh certo la telefonata di prima. Mi dispiace ragazzi dovete compilare un modulo, chi di voi è già maggiorenne?»
sbuffo frustato, avrei compiuti 18 anni tra tre mesi.

Robbie alza la mano e va verso l'infermiera, con la carta d'identità in mano.

Mi sa che gli devo un favore.

L'infermiera gli porge dei fogli e poi si rivolge a noi «mentre il vostro amico compila questi fogli, voi potete dirigervi verso la vostra amica. Ultimo piano, terza porta a destra» io e Cat ci dirigiamo verso le scale e le saliamo velocemente, evitando dottori e pazienti.

Arriviamo velocemente davanti la porta e io leggo il numero:

Stanza n.394.

Ancora quella stanza, era un incubo.

Allungo la mano verso la maniglia ma, dietro di me, Cat inizia a piagnucolare, prendendo il retro della mia maglietta
«Beck...voglio la mia giraffa di peluche» alzo gli occhi al cielo e la guardo, come per dire:
«non è il momento» e lei sembra capire.

Si zittisce e inizia a guardarsi intorno e la punta delle scarpe «beh Beck ti dò questo privilegio, entra tu per primo»
mi sorride sinceramente e mi fa cenno con la testa di entrare «però sbrigati, dopo vengo io» annuisco e la ringrazio con lo sguardo, poi giro la maniglia.

~capitolo corretto il 28-08-18~

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