Capitolo 7
"SC...SC...SCOSSA"
Scendo in tutta fretta dal mio taxi, tentando di allungarmi il vestito, mentre dai vetri della Chester Publishing scorgo già i festeggiamenti in corso.
Tutto l’atrio all’aperto è pieno di lucine colorate, gli alberi sono ricoperti di neve finta e collegati l’uno all’altro da grandi nastri rossi e oro. Manca solo “Jingle Bells” in sottofondo per sentirmi in uno di quei romantici film di Natale.
Varco la porta a vetri, percorro il corridoio e salgo le scale fino ad arrivare nella grande stanza al primo piano che ospita la festa natalizia della casa editrice.
Ho tutto sotto controllo. Tutto sotto controllo, continuo a ripetermi come un mantra, sperando di convincermene davvero.
Indosso un vestito rosso che si ferma all’inizio del ginocchio, con su un corpetto, a cuore, di pietre delle stesso colore e vertiginose décolleté di raso rosso.
Sono pronta a far pentire Chester di essere sparito.
Amira ha passato tutta la mattinata a darmi la giusta carica: “Fallo pentire, fa’ in modo che sia lui ad avvicinarsi a te, tu rivolgi la parola a tutti meno che a lui, fagli vedere che ti stai divertendo un mondo senza di lui, cerca di conoscere qualcun altro, fallo ingelosire!”.
Mi guardo intorno… pare che Chester non sia ancora arrivato. Intenta in una conversazione con Big Chester c’è lei, Pàmela. Anche lei indossa un vestito tutt’altro che sobrio, color azzurro mare, con richiami di pizzo qua e là.
La sala è nel pieno stile, che ho ribattezzato: “feste dei Chester”. Sontuosi banchetti a base di finger food super ricercato, champagne come se piovesse e addobbi floreali da sala ricevimenti. Aiutando Pàmela nell’organizzazione della presentazione della settimana scorsa, ho potuto toccare con mano quanto lavoro ci voglia per la buona riuscita di eventi di questo genere.
Mentre faccio un giro di perlustrazione alla ricerca di Alexander, saluto molti dei dipendenti con cui ho avuto il piacere di collaborare in queste due settimane. Tra loro c’è anche Joshua, il grafico-pubblicitario, che mi abbraccia calorosamente: «Ciao, mia bella Eve!». Oggi indossa gli stessi occhiali di sempre, ma con la montatura rossa, molto natalizia. Soffoco un risolino e ricambio il suo saluto.
Poco più in là intercetto lo sguardo di Big Chester. Indossa un abito color avorio, che gli scende perfettamente lungo il corpo e risalta la sua carnagione olivastra. Sotto la giacca si intravede una camicia nera con il colletto sbottonato.
Mi piace il suo modo di comportarsi durante questi eventi mondani. Chiacchiera con nonchalance, passando da un ospite all’altro, osserva tutto e tutti ma dissimulando ciò accuratamente, e sorseggia sempre una coppa di champagne. È senza dubbio l’uomo sulla cinquantina più affascinante che io abbia incontrato in vita mia. Sarà anche per la sua spudorata somiglianza ad Alexander che subisco molto il suo fascino.
«Buonasera» lo saluto, avvicinandomi con un sorriso.
«Eveline», dice prendendomi la mano, «sei davvero uno spettacolo stasera…» e mi lancia in una pirouette improvvisata.
«Grazie, Mr. Chester...» dico, mentre sento il mio viso prendere pian piano lo stesso colore dell’abito che indosso.
Di fronte a me, in lontananza, appare lui: Alexander.
Ero così nervosa per il nostro incontro di stasera, ma ora che lo guardo… Oddio, perché deve essere sempre così sensuale?
«Come ti stai trovando da noi?» mi chiede Big Chester, distraendomi dai miei pensieri di fuoco su suo fratello. «C’è sempre così tanto da fare in ufficio che non riesco mai a fare due chiacchiere con te…» aggiunge sorridendo.
«Molto bene… mi dispiace che mi rimanga solo una settimana da passare qui con voi» ammetto sincera.
«Non è detto, mia cara… potremo sempre risentirci alla fine del tuo Master. E, nel frattempo, sarai la benvenuta qui tutte le volte che vorrai venire a trovarci…».
Le belle parole di Big Chester vengono sovrastate da un rombo assordante nelle mie orecchie.
Sbatto le palpebre più e più volte.
Non credo a quello che vedo.
No, non può essere reale.
Sono paralizzata.
Qualcuno mi svegli adesso da quest’incubo!
Due figure attraversano la sala, camminando con passo spedito e salutando con la mano persone intorno a loro.
Nella mia mente, vedo la scena come quel rallenty nei film, in cui gli abiti e i capelli oscillano e i sorrisi illuminano lentamente i loro occhi, mentre le sagome diventano sempre più vicine: Alexander con sottobraccio una ragazza dai lunghi capelli biondi, avvolta come un confetto in un vestito rosa cipria pieno di paillettes.
Lei, per prima, nota Big Chester e trascina Alex nella nostra direzione. Lui non sa dove mettere la faccia quando si accorge che, accanto a suo fratello, ci sono proprio io.
«Ciao Meghan!» esordisce Big Chester.
Lei lascia per un attimo il braccio di Alex e si butta tra le braccia di Big Chester.
«Willy! Mi sei mancato!» lo saluta, con un accento particolare.
Lei è di…
Posso sentire affollarsi nella mente di Alex ripetute preghiere che io, in quella frazione di secondo, non dica una parola.
«Eve, ti presento mio fratello Alexander e la sua fidanzata Meghan Meyer», dice Big Chester sorridente, «lei è Eveline Valentine, una delle migliori stagiste che abbiamo qui in azienda» conclude poggiandomi una mano sulla spalla.
Meghan mi tende la mano: «Piacere di conoscerti, Eveline...» squittisce, sorridendo con quei suoi grandi occhi verdi, mentre la sua piccola manina fredda incontra e stringe la mia.
Potrei pietrificarmi da un momento all’altro.
Alex, dopo di lei, accenna un sorriso, mi tende indeciso la mano e mentre gliela stringo: «Piacere» sibila a denti stretti.
«Oh, beh… io devo scappare un attimo alla toilette. Perdonatemi...» dico con voce stridula e sicuramente con il sorriso più falso che io sia mai riuscita a fare.
Con il passo più svelto che posso mi guadagno l’uscita diretta verso il bagno, mentre da lontano mi raggiungono le note di una famosa canzone, “Shaken” di LP, e sembra proprio che lei la stia cantando per me.
Anche io, adesso, sono visibilmente “Sh...sh...shaken”.
Sono chiusa in un cubicolo del bagno delle signore con le spalle ben salde alla porta. Vedo il mio riflesso nello specchio, due lacrime iniziano a rigarmi il viso mentre ogni tassello trova, come per magia, il suo giusto posto nel grande mosaico di bugie che è la vita di Alex Chester.
L’accento di Capetown di Meghan, la cesta nel bagno di Chester, le sue continue sparizioni, la cena mai confermata né annullata, la sua totale assenza di sentimenti.
Come ho potuto credere alle sue parole?
Cosa pensavo? Di essere forse l’eccezione?
Quella per cui avrebbe provato qualcosa?
“Lei è la sua fidanzata Meghan Meyer”, le parole di Big Chester mi risuonano nella mente come tuoni assordanti.
Ho bisogno d’aria. Non respiro. Devo uscire da questo maledetto bagno.
È strano essere di nuovo qui, stasera.
L’ultima volta che sono salita su questo terrazzo mi sentivo la padrona del Paradiso… oggi, invece, mi sento la Regina degli Inferi.
Almeno Brightintown non cambia mai, lei se ne sta lì, luminosa e tranquilla, come se nulla abbia davvero il potere di scalfirla. Vorrei tanto essere come lei.
Accendo una sigaretta. L’aria fredda mi taglia il viso, ma riesce ad asciugarmi le ultime lacrime.
Ogni volta, è come la prima volta. Pensi di aver trovato una persona speciale, che non ha occhi che per te. Hai la fortuna che, così come tu sei irrimediabilmente attratta da lui, lui è irrimediabilmente attratto da te. Sì, perché come vuoi chiamarla, questa, se non “fortuna”?
Di lì nasce il gioco, l’inseguirsi e il cercarsi a vicenda. Ci si racconta storie, paure, sogni… Ci si avvicina sempre più, finché a quella passione non si può più resistere. E allora si cede… ma, da quel momento in poi, niente è più come prima. Inizia la distanza, i segreti svelati, le complicazioni, la confusione.
Sono così stanca di vivere e rivivere sempre la stessa storia…
Pensavo davvero che Chester fosse diverso.
«Sapevo che ti avrei trovata qui…» una voce alle mie spalle mi fa sussultare.
Spengo la sigaretta, mi volto e lui è lì, con quella faccia da finto costernato, sicuramente pronto ad assicurarsi che io non riveli a nessuno il nostro segreto.
Resta fermo, si stringe nel suo cappotto, come se aspettasse che io dica qualcosa.
Senza dire una parola gli vado incontro, lentamente, ma con fare deciso, mi fermo davanti a lui e: «Chiedo scusa, ci conosciamo?» gli chiedo. «Perché io penso di non conoscerla affatto» concludo tutto d’un fiato, con la voce tremante per la rabbia.
Lo supero dandogli una spallata e vado via sbattendo la porta, senza che lui abbia neanche il tempo di respirare.
Fanculo Chester.
Curiosità: "Sh...sh...shaken", come canta LP, tradotto in italiano è "Sc...sc...scossa" (titolo del capitolo).
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