Capitolo 25

È FORSE AMORE?

⎯ Alexander

Apro la porta di casa e non credo ai miei occhi.
«Che fai qui, Meghan?» chiedo.

Lei si alza dal divano e mi viene incontro: «Alex! Avrei dovuto chiamarti, lo so. Ma volevo farti una sorpresa» dice buttandomi le braccia al collo.

«Come sei entrata?»
«Con il mazzo di chiavi che mi avevi lasciato per prendere la mia roba. Quando ho preso tutto, ho dimenticato di restituirtelo» dice con la sua voce dolce e pacata.

«Non hai risposto alla mia domanda».
Lei mi guarda perplessa.
«Che ci fai qui?» ripeto.
«Volevo vederti… Mi sei mancato Alex» si avvicina a me e mi dà un bacio sulle labbra.
«No, Meghan, aspetta»
«E io non ti sono mancata?» insiste, cercando di baciarmi di nuovo.

La allontano gentilmente: «Meghan, per favore, credevo che ne avessimo già parlato»
«Alex… quante volte ci siamo allontanati e poi siamo tornati insieme? Mi manchi, non voglio starti lontana…».
Io mi lascio cadere, seduto, sul divano e mi tengo la testa con le mani.

«Alex ma cosa ti succede? Cosa hai fatto alla mano?».
Per un momento le scene della notte scorsa mi passano nella mente come un rullino di foto, e alla fine di tutte vedo lei: Eveline.

«Meghan, è finita. È meglio che tu vada via…» dico lapidario.
Lei sgrana gli occhi. Si siede accanto a me e cerca di abbracciarmi.
«Amore, ma mi spieghi che cosa ti è successo? Non sembri neanche tu…» dice. «Ascoltami, ho sbagliato. Ok? C’è tempo per avere una famiglia, dei figli. Ho capito che non sei pronto e voglio aspettare. Voglio aspettare che tu lo sia, ma con te».

Io, invece, vorrei urlare, lanciare tutto all’aria e andarmene. Ma non sono il tipo che fa queste cose.

«Non è questo» sussurro, scuotendo la testa.
«E allora cosa c’è, amore?»
«Voglio che tu torni a Capetown, Meghan.»
«Non prima di essere stata un po’ con te…» dice avvicinandosi.

Mi alzo in piedi.
«Non so come dirtelo… non voglio tornare insieme a te.»
«Senti, tesoro, penso che tu sia stanco… E’ meglio che vai a riposare un po’ e poi ne parliamo più tardi. Intanto, ti preparo quello sformato alle zucchine che ti piace tanto».
E mi guarda con quei suoi grandi occhi verdi, dolci e comprensivi, come ha sempre fatto.

È vero ci siamo allontanati e riavvicinati tante volte, ma perché adesso non voglio neanche darle del tempo? Voglio solo che se ne vada, così come è arrivata, senza che io neanche me ne renda conto.

«Come sei venuta a Mellport?» le chiedo.
«In aereo e in taxi, perché?»
«Ti rimborso i soldi del viaggio e ti do quelli per il ritorno. Mi dispiace, ma non voglio che tu resti qui, ho bisogno di stare da solo…» concludo, mettendo la mano in tasca per cercare il portafogli.
«Cazzo…  il portafogli!»

Ma dov’è?
E all’improvviso ricordo.
«Ah, Alex! Il tuo portafogli, lo stavi dimenticando in camera!»
«Grazie! Tienilo tu, Eve, poi me lo restituisci dopo».
Il mio portafogli è nella borsa di Eve.

«Devo andare» dico, prendendo al volo le chiavi dell’auto dal tavolo del salotto.
«Alex! Dove vai?» mi rincorre lei.
Esco senza neanche risponderle.
Mi metto in macchina e parto a tutta velocità alla volta di Brightintown.



Tocco oltre le cento miglia orarie e arrivo sotto casa di Eve in men che non si dica. Sulla strada, mi accorgo di aver lasciato il cellulare a casa, quindi scendo dall’auto per suonare al citofono.
Leggo: “Valentine E.” e pigio il pulsante.

«Chi è?»
Non è la voce di Eve.
«Salve, sto cercando Eveline…» abbozzo preso alla sprovvista.
«Eveline è uscita, sono la mamma. Chi la cerca?»
«Sono Alexander Chester, sa tra quanto tornerà?»
«Penso che ci vorrà un po’, è andata a Mellport a sbrigare una commissione.»
«Grazie».

Cazzo, no! Avrà trovato il portafogli e me lo starà portando… No! Eve a Mellport, adesso no!

Mi rimetto in macchina e parto, sperando di riuscire ad arrivare a Mellport prima di Eve.
Corro come un pazzo sulla strada, il cuore mi batte all’impazzata.

Ma perché Meghan è tornata?! Se Eve la incontra è la volta buona che la perdo definitivamente.
Premo sull’acceleratore, mentre per la prima volta mi rendo conto di avere davvero paura di perderla.

Entro nella strada della mia villa con una sgommata e corro a casa.
No, ho dimenticato le chiavi!
Suono al campanello.
Mi apre Meghan e mi mostra il portafogli nella sua mano.

«Eccolo!» dice sorridente. «L’ha portato quella stagista, Eleonor… Eveline… come si chiama? Quella della festa».

Stringo gli occhi.
Oddio, no.

«Ah, hai ricevuto una telefonata, mentre non c’eri...» aggiunge poi.
Eve!
«Era tuo fratello… ho risposto, ha detto di richiamarlo appena puoi. Penso fosse importante».

Tiro fuori dal portafogli cinquecento dollari e li lascio sul tavolo. Prendo il telefono, le chiavi della macchina e faccio per uscire di casa.
«Alexander! Dove stai andando, di nuovo? È pericoloso, è in arrivo un temporale!»
«Meghan, basta! Non sono affari tuoi. Adesso esco e quando torno non voglio più trovarti qui!» urlo e vado via sbattendo la porta. 
Entro in macchina e penso: ma cosa mi sta succedendo?



Sono quasi arrivato a Brightintown, quando inizia a piovere a dirotto. Il cielo è scuro e tetro e i lampi lo illuminano a giorno ad intermittenza.
Continuo a guidare, finché riesco ad avere visibilità mentre la radio trasmette “Torches” degli X Ambassadors.

D’improvviso vedo un fulmine squarciare il cielo in lontananza e l’acqua cadere a secchiate sul parabrezza dell’auto. C’è una stazione di servizio poco più avanti e imbocco l’uscita per aspettare un po’.
Mi fermo, prendo il telefono e provo a chiamarla.

Squilla a vuoto per un po’ e poi: “Salve sono Eveline. Al momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio e vi richiamerò”, sento la sua voce registrata alla segreteria.
Riprovo. Squilla ancora. Segreteria. Lascio cadere il telefono sulle gambe e sbatto le mani al volante.

Apro WhatsApp e digito un messaggio: “Ho bisogno di sentirti, mi richiami?”. Invio, ma non le arriva.
Riprovo a chiamare e questa volta scatta direttamente la segreteria.
No, no, no! Che cosa devo fare?

Lascio la stazione di servizio, mi immetto nuovamente sulla strada e guido nonostante la pioggia.
Arrivo, lascio l’auto e suono alla porta.
«Alex!»
«William, posso entrare?».
Si fa di lato e mi lascia passare.

«La prossima volta che decidi di fare a pugni in pubblico, assicurati che almeno paghino il biglietto!» dice, dandomi una pacca sulla spalla e facendomi accomodare nel suo salotto. «Ho saputo, la tua fama ti precede. Puoi stare tranquillo, me ne sono occupato io, Patterson non sporgerà denuncia» continua, dietro il bancone del bar.

Osservo l’oceano in tempesta dalla vetrata al lato del divano. Mio fratello mi raggiunge con in mano due gin-tonic.
«Allora?» chiede, passandomene uno e accomodandosi sulla poltrona di fronte a me. «Vuoi raccontarmi che diavolo è successo ad Innsville?».

Riferisco a mio fratello della gomma bucata, della notte passata al Poetry’s Inn e di come, rientrando a casa, ho trovato seduta nel salotto Meghan.
«E adesso lei dov’è?» mi chiede.
«Non lo so, spero solo che se ne sia andata. Le ho lasciato i soldi sul tavolo e sono uscito. William, non so cosa mi sia preso, non la voglio più nella mia vita…»

Mio fratello ascolta in silenzio le mie parole, sembra riflettere.
«E i pugni a Patterson?» mi chiede.
«Ho perso il controllo…» dico scuotendo la testa. «Non ci ho visto più, ha detto quelle cose ad Eve e…»

«Eveline Valentine…» ripete lentamente, con un sorriso compiaciuto.
Non riesco a capire dove voglia arrivare.

«Ogni volta che un uomo per bene colpisce un altro uomo, c’è sempre di mezzo una donna. La mia si chiamava Violet Nielsen…» ammette, oscillando la mano all’indietro, come per dire “è stato tanto tempo fa”.

«Hai fatto a pugni con qualcuno?» chiedo stupito.
«Oh sì, alle scuole superiori. Amavo moltissimo Violet e lui le aveva fatto prendere un’insufficienza scambiando i loro compiti».
Resto un attimo in silenzio.

«Gliel’hai detto?» continua lui.
«Che cosa?»
«Ad Eve, che la ami…»
«William, io non sono mai stato innamorato in vita mia…»

«Tu credi? Hai sempre messo tutto te stesso nel lavoro, ti sei sempre dedicato a costruirti un’immagine positiva, forte e autoritaria con tutti i dipendenti, i colleghi editori e anche con i nostri rivali e concorrenti e ieri sera, dopo aver pubblicamente ritirato un premio a nome della casa editrice, hai preso a pugni un tizio che stava importunando Eveline. In quel momento non hai pensato neanche per un attimo a te, alla tua immagine, alla tua reputazione. Hai agito per difenderla, perché il tuo istinto ti ha detto: “la sta ferendo, colpisci!”. Cosa credi che sia l’amore, Alex? Palloncini e bigliettini a forma di cuore per San Valentino? No. L’amore è mettere l’altra persona prima di te stesso. L’amore è prenderti cura di lei, difenderla, salvarla. L’amore è quel vuoto nel petto che senti quando lei non risponde al telefono, quell’istinto di abbracciarla prima di dormire e quel desiderio di possedere il suo corpo per entrare in lei e raggiungere la sua anima. L’amore è preoccuparti che mangi abbastanza, che riposi quanto ne ha bisogno, è fare qualcosa prima che lei te la chieda, perché sai che la farai felice.
Sai quando ho capito che eri innamorato di Eveline? Quando sei venuto nel mio ufficio e, prima dei problemi di lavoro, mi hai chiesto di invitarla alla presentazione di Buckley. Ho pensato che aveste litigato per qualcosa e che lei ti avesse impedito di cercarla in qualche modo. E perché pensi che ti abbia fatto partire al mio posto? Volevo che passassi del tempo con lei e te ne rendessi conto. Forse è vero, non ti sei mai innamorato prima… ma adesso che ti è successo, devi avere coraggio. Devi tirare fuori le palle e vivere a pieno quello che senti, senza avere paura delle conseguenze.
Forse, se io avessi avuto coraggio con il mio primo amore, non avrei sposato Michelle e a quest’ora non sarei qui, in questa enorme villa bellissima, divorziato e solo. Non fare il mio stesso errore, Alex. Non capita molte volte nella vita di amare davvero qualcuno, perciò… devi cogliere il momento. Non si vive di rimorsi né di rimpianti, si vive di momenti e di ricordi.»

«E cosa dovrei fare?».
«Va’ da lei, dille quello che provi.»
«Non posso farlo, non vuole parlarmi. È venuta a Mellport qualche ora fa, mi cercava e ha trovato Meghan. Ora ha staccato il telefono...»

«Sai dove può essere adesso?»
Guardo l’orologio.
«Devo scappare, grazie Will, grazie di tutto!» dico, prendendo le mie cose e andando via di corsa.





Ogni autore, nella sua storia, ha un personaggio del cuore. Oggi posso  rivelarvi che il mio è Big Chester. Affascinate, consapevole della vita, uomo di successo e mai altezzoso. Non potevo che affidare a lui un monologo sull'amore. Spero che vi sia piaciuto.
In attesa del prossimo capitolo: ⭐💬
Baci, C. 💕

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