Capitolo 21
NARCISO ROUGE
⎯ Alexander
«Chest...», dice con un filo di voce, «forse è vero che lo vogliamo entrambi... ma è meglio di no».
Si allontana un po’, mi guarda di lato, con quei suoi occhi scuri e intensi. E dal suo sguardo posso capire quanto si stia frenando in questo momento. Mi desidera, riesco a sentirlo, ma sfugge al mio tentativo di baciarla.
Mi posa un leggero bacio sulla guancia e resta così, con le sue labbra sul mio viso, per qualche secondo.
«Sarà meglio che torni di sotto...» dice, prima di andare.
Annuisco.
La vedo allontanarsi, con quel morbido vestito nero e i capelli accarezzati dal vento. Le sue parole mi risuonano chiare nella testa.
Hai ragione, non vogliamo le stesse cose.
Lei parla tanto d’amore e io non sono mai stato innamorato in tutta la mia vita. Io non riesco a provare emozioni in niente, che non sia il mio lavoro.
«Voglio qualcosa che non puoi darmi...» è vero...
Ma allora perché continuo ad essere ossessionato da questa donna?
Torno in sala, mentre un certo Vincent Buckley è assorto nella lettura di un passo della sua opera. Tra la gente, noto William guardare prima nella direzione di Eve, poi nella mia.
Mi viene incontro e si ferma accanto a me. Resta in silenzio per un po’, con le braccia conserte e lo sguardo diretto verso il palco.
«Ora ho capito perché...» sussurra.
«Perché cosa?»
«Perché volevi che la invitassi...» dice, volgendomi lo sguardo.
«Che vuoi dire?»
Lui sorride: «Se ancora non ne sei consapevole, lo capirai...» sentenzia con fare enigmatico, tornando a guardare fisso davanti a sé.
Aggrotto la fronte.
A cosa si sta riferendo?
«Ah, Alex... dovrai andare al mio posto ad Innsville, venerdì prossimo, per la premiazione di cui ti ho parlato stamattina», dice, «io, purtroppo, non posso allontanarmi da qui. Sai, Rupert verrà in città e vorrebbe parlarmi di quella faccenda dell’acquisizione...»
«Sì, nessun problema, posso andarci io.»
«Bene, avviserò gli altri di questo cambiamento.»
«Chi altro verrà con me?» chiedo, voltandomi verso di lui.
«James e Lucinda del settore analisi e... Eveline, parteciperà anche lei al corso» risponde, dandomi una pacca sulla spalla ed incamminandosi verso il palco.
Eve ad Innsville?
La cerco tra la folla. È lì, accanto a quel ragazzo che l’ha accompagnata, mentre applaude sorridente lo scrittore che sta scendendo dal palco.
E non nascondo che un po’ mi da fastidio vederla accanto a quel tizio.
«Non sopporto la confusione che c’è nei locali il sabato sera, avremmo dovuto optare per un posto più tranquillo...» commenta Lawrence, guardandosi intorno.
«È colpa di Bart questa volta, se siamo qui...» dico ridendo e dandogli una pacca sulla spalla.
Siamo tornati all’Ikubak, ma stavolta l’idea è partita da Bart, che ha un appuntamento con una ragazza conosciuta su un sito d’incontri.
Cammino tra gli stretti corridoi, osservando le persone intorno a me. Lawrence ha ragione, c’è molta più gente stasera, dell’ultima volta che ci siamo stati.
«Ehi, ho già beccato un quartetto di amiche niente male», dice Lucas, attivando il suo solito radar per ragazze single e disponibili, «venite, andiamo...».
Raggiungiamo il lungo bancone, dove sono le ragazze e ordiniamo da bere. Quando il barman ha appena finito di preparare il mio gin-tonic, Lucas ha già agganciato la sua preda e ci chiama a rapporto per fare le presentazioni.
Mezz’ora più tardi, lui è in pista con una certa Samantha, Bart è seduto in un salottino con il suo appuntamento al buio e Lawrence è disperso nel locale.
Cammino svogliatamente sorseggiando il mio cocktail e poi mi siedo ad uno degli alti sgabelli al bar.
«Ti hanno lasciato tutto solo...» sento una voce femminile alle mie spalle e mi volto.
Prende posto accanto a me una delle ragazze che ci ha presentato Lucas, non ricordo neanche il suo nome.
«Non sono solo...» rispondo scherzando e mostrandole il gin-tonic.
«Potrei farti compagnia anche io... Alexander, giusto?»
«Sì».
Ordina da bere e propone un brindisi: «Agli amici intraprendenti, che mi fanno conoscere ragazzi interessanti...» e fa tintinnare il suo bicchiere contro il mio.
«Allora, Alexander... Come mai te ne stai qui, in disparte?»
«Non sono il tipo che si dimena in pista, preferisco sorseggiare un drink.»
«Mmmh, piuttosto riservato. Di cosa ti occupi nella vita?»
«Sono manager in una casa editrice, e tu?»
«Studio al College di Brightintown...».
Mentre questa ragazza mi parla di sé, senza che io riesca ancora a ricordare il suo nome, la osservo. Ha dei capelli scuri, liscissimi, che le arrivano sulle spalle. Indossa un top fin troppo scollato e una minigonna, con degli stivali con un tacco a spillo altissimo.
Più volte, nella conversazione, mi accarezza distrattamente, come se volesse stabilire un contatto fisico con me.
Io, invece, di tanto in tanto, mi sorprendo a girarmi verso l’ingresso, quasi aspettassi qualcuno.
«Ascolta... che ne dici se proseguiamo la nostra chiacchierata in un posto più tranquillo?» mi chiede, sfiorandomi il braccio.
Socchiudo gli occhi e sorrido.
«Che c’è? Sei impegnato, per caso?» mi domanda ridendo. «Guarda, per me non è un problema... ho solo voglia di divertirmi un po’» aggiunge, passandosi la lingua sulle labbra.
Non so che cosa dire. Voglio dire, è una bellissima ragazza, giovane, alla ricerca di una notte e via... ma non riesco a capire perché io non ne abbia affatto voglia.
«No, non sono impegnato...»
«E allora qual è il problema, Alexander?» insiste, avvicinandosi a me.
Mentre sbatto ripetutamente le palpebre, alla ricerca di una risposta da darle, sento un profumo familiare nell’aria. È Narciso Rouge, è il suo. Mi volto di scatto.
Una ragazza mi passa accanto e sento che è lei ad indossarlo e non Eve. Lei non è qui. È stata solo una coincidenza.
«Aspetti qualcuno. Deduco sia questo il problema... ora capisco perché te ne stavi qui, tutto solo, al bancone di un bar.»
Le parole della ragazza dal nome sconosciuto mi fanno riflettere. Possibile che mi aspettassi, anche solo inconsciamente, di incontrare di nuovo Eve, qui?
«No, non aspetto nessuno, in realtà...» rispondo. «O almeno non volontariamente.»
«Hai la testa altrove, non me la prenderò per il tuo rifiuto. Però, se vuoi un consiglio, non aspettare... agisci!» dice, dandomi un bacetto sulla guancia. «Come farò io, del resto. Ciao Alexander» mi saluta e si dilegua, di nuovo a caccia, tra la folla danzante.
Fisso il mio bicchiere ormai vuoto. Non riesco a credere di aver rifiutato una notte di sesso facile, per dei pensieri assurdi e confusi che continuano a vorticarmi nella testa.
«Un altro gin-tonic, per favore» chiedo al barista, indicando il mio bicchiere ormai vuoto.
Prendo il telefono dalla tasca, apro WhatsApp e cerco la conversazione con Eve. Non ci siamo più sentiti da quella chiacchierata, la sera della presentazione di Buckley. Mio fratello mi ha detto che le ha offerto il posto rimasto vacante al corso per correttori di bozze, e dopo il discorso che lei mi ha fatto sul terrazzo e dopo averla vista in compagnia di quel Jonathan, penso che sia meglio aspettare di rivederla alla casa editrice. E poi ci sarà sempre il viaggio ad Innsville... Eppure vorrei mandarle un messaggio in questo preciso momento, dirle che sono di nuovo qui, perché è con lei che vorrei passare la notte.
Lei, però, non cerca solo sesso e questo l’ha detto chiaramente. Rimetto il telefono in tasca.
Mah, sì, sarà colpa dell’alcol... stasera ho bevuto un po’ troppo.
Sono appena le otto e trenta ma i corridoi della Chester’s Publishing sono invasi da così tante persone, che, più che un mercoledì mattina in una casa editrice, sembra una domenica pomeriggio di saldi in un centro commerciale.
Sono tutti qui per il corso da correttori di bozze. Alcuni sono arrivati in anticipo, come si fa il primo giorno di scuola, e corrono alla ricerca dell’aula per la lezione, altri, invece, sono in ritardo e sgomitano in fila alla reception per ritirare il loro tesserino di riconoscimento.
Vado nella sala ristoro per il mio solito caffè mattutino e vedo lei. Ha il broncio, mentre pigia tasti alla rinfusa sulla macchinetta. Quando mi avvicino ho una fitta allo stomaco, risentendo quel profumo nell’aria. Questa volta, però, lo indossa proprio la ragazza che ho voglia di vedere.
«Se non ci litighi, non sei contenta...» dico alle sue spalle.
Si gira e sorride.
«Tuo fratello me ne ha data una», dice mostrandomi soddisfatta la chiavetta, «ma ho spinto il tasto “caffè” prima di quello dello zucchero... e adesso è venuto fuori amaro» conclude con una smorfia.
«Non eri tu, quella che preferiva l’“amaro”?»
«Nell’amore, Chester. Non nel caffè» risponde, compiaciuta della sua ironia.
Stamattina sembra carica e serena, ha un che di diverso. È molto più bella. E per un momento mi chiedo se sia andata a letto con quel tale, Jonathan.
«Lo prendo io quello», dico, togliendole il bicchiere dalla mano e inserendo la mia chiavetta, «ora scegli prima quanto zucchero vuoi.»
«Grazie...» sorride poi, prendendo finalmente il suo caffè. «Non mi chiedi come mai sono qui?»
«Il corso per correttori di bozze.»
«Pensavo che non lo sapessi.»
«Io sono sempre informato, signorina...» dico, strizzandole l’occhio.
Sorride e poi guarda l’orologio.
«Scappo, mancano solo due minuti», dice, «ci becchiamo in giro».
E va via oscillando sui suoi tacchi.
Chissà se William le ha già detto che sarò io ad andare con lei ad Innsville...
Mentre mi dirigo all’uscita per andare a mangiare qualcosa, la vedo apparire sulla porta della sala dell’ultima lezione prima di pranzo. Cammina a passo spedito nel corridoio, senza guardare davanti a sé, cercando di mettere nella borsa un grande quaderno.
Sorrido al pensiero che, se resto qui, mi verrà praticamente addosso.
Urta la mia spalla.
«Scus...» alza lo sguardo. «Oh, ehi... sei tu, scusami», blatera, «accidenti, due volte in un giorno...» continua ridendo.
«Dove vai così di corsa?» le chiedo.
«A mangiare qualcosa, ho una fame assurda.»
«Stavo uscendo per pranzo anche io», dico, «ti va se ci facciamo compagnia?».
Mi lancia un’occhiata che non so se sia più stupita o perplessa. Ci pensa un attimo su.
«Mmmh, perché no? Basta che andiamo da qualche parte dove preparano la pizza».
Prendiamo posto in una tavola calda a pochi passi dalla casa editrice, dove spesso vengo con William per la pausa pranzo.
«Ciao Alex, il solito?» mi chiede Brittany, la cameriera.
«Sì, grazie.»
«Oggi però hai una compagnia diversa...» commenta civettuola.
Eve la fulmina con lo sguardo, senza rendersene conto, e poi si nasconde dietro il menù.
Le appoggio una mano sul braccio.
«Che fai?» mi chiede, mettendo giù il menù.
«Mi assicuro che tu non vada via...» rido.
Si libera dalla mia presa.
«Nel caso, puoi sempre richiamare la “solita” compagnia» dice, lanciando un’occhiata verso Brittany.
«Eve, la solita compagnia è mio fratello» dico e non riesco a soffocare una risata.
«Oh... beh... Ops!» risponde, alzando per un attimo le spalle.
«Ormai hai proprio una pessima considerazione di me...» la provoco.
Arriccia il naso: «In effetti...» e mi lancia un’occhiata furbetta.
Brittany ci interrompe: «Sei pronta? Sai già cosa prendi?» chiede ad Eve.
«Sì, io sono nata pronta» risponde sarcastica, come se volesse ricambiare la battutina di Brittany. «Un trancio di pizza al formaggio e una Coca zero, grazie» e le restituisce il menù.
«Allora, mi togli finalmente la curiosità di sapere come sei finita in radio?»
«Beh, in realtà è stata tutta opera del caso. Ho conosciuto un ragazzo che lavora lì e avevano bisogno di una voce per il nuovo programma, così mi ha recuperato un colloquio ed è andato bene...»
«E ci è riuscito?» chiedo.
«Chi? A fare cosa?»
«A fare colpo su di te, il ragazzo della radio».
Lei ride.
«Tu che dici?»
«Se era con te l’altra sera... penso di sì.»
«Non è Jonathan, il ragazzo della radio...» spiega.
Pensa un po’ quanti le girano intorno...
«Ah... allora penso che tu possa essere scappata prima di scoprirlo» dico ridendo, per chiudere il discorso e non mostrarmi infastidito.
«Stupido...» mugugna, addentando la pizza. «Sai, sono proprio contenta che Mr. Chester mi abbia offerto la possibilità di partecipare a questo corso», dice poi, «dovrò anche andare ad Innsville per una premiazione, venerdì, e non ci sono mai stata».
William non le ha detto ancora nulla che ci sarò anche io?
«Hai parlato con mio fratello stamattina?»
«No, perché?» chiede, dando un’occhiata al suo cellulare. «Oh, accidenti, Alex, si è fatto tardi. Se non vuoi che scappi un’altra volta, è meglio che torniamo alla casa editrice prima dell’inizio della mia lezione!».
Ciao a tutti cari amici lettori (sì, in questo momento mi sento molto Eve quando saluta gli amici radioascoltatori! 😂) come procede la lettura? Cosa sta succedendo a Chester? Come andrà il viaggio ad Innsville? Non vedo l'ora di svelarvi tutto!
Intanto, come sempre, aspetto voi: ⭐💬
Baci, C. 💕
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