Quarantacinque
Skylar's POV:
Una volta che i miei genitori se ne andarono per il matrimonio, io passai l'intera giornata guardando film con Chicken e a dipingere.
Supposi che la chiacchierata con mia madre mi avesse messo un po' nel panico. Non avevo ancora fatto domanda per nessuna università e questo era un po' preoccupante. Dipingere era qualcosa che amavo fare. Questo era qualcosa che volevo. Lei non lo sapeva e non lo capiva nemmeno. Avevo paura di mostrarle la mia collezione di dipinti. Come avrebbe reagito?
Chicken fece rotolare verso di me uno dei tubetti di colore: una tonalità gialla. Immaginai si fosse già stufata di guardarmi dipingere ormai da ore. Così mi alzai e scelsi un altro film, uno in bianco e nero, e Chicken sembrò accontentarsi di quello. Contenta col suo gomitolo.
Era passata da un pezzo la mezzanotte ormai, erano passate ore da quando i miei genitori se n'erano andati. Se fossero tornati e avessero visto il casino che avevo combinato in salotto da allora, mia madre andrebbe fuori di testa e avrebbe potuto anche cacciarmi di casa. Per dire.
In qualche modo mi ritrovai a pensare di nuovo a Cole. Era stato uno dei miei più cari amici d'infanzia quando vivevamo nella nostra vecchia casa. I suoi genitori e i miei genitori erano grandi amici, e lo erano ancora, essendo anche nostri vicini. L'unico problema era che avevo una cotta enorme per lui. E mi aveva sempre considerato come la sua sorellina.
Faceva schifo, lo so.
Sedermi su questo divano, in pigiama, e dipingere era molto più bello che vedere sposarsi la mia vecchia cotta. Con mia cugina, inoltre. Quante cazzo di possibilità c'erano?
Andavo a ogni singola festa di quartiere, ovvero quegli stupidi raduni, solo per poter stare vicino a Cole. Era il ragazzo che ogni ragazza sognava. Per aspetto, personalità e tutto il resto. Come poteva non piacermi?
Non che avrei potuto portare rancore nei confronti di mia cugina, però. L'ultima volta che avevo visto Cole era stato tanto tempo fa. Probabilmente mi aveva già dimenticato.
Mi colse di sorpresa quando sentii suonare il campanello. Alzando lo sguardo dal quadro sottomano, per un minuto intero, rimasi seduta sul divano, con lo sguardo fisso sulla porta d'ingresso. Nemmeno Chicken saltò giù dal divano, quasi come se sapesse il pensiero terribile che mi passò per la testa in quel momento.
E se fosse stato Alex?
Se fosse passato da casa mia una volta, probabilmente sarebbe potuto passare di nuovo. Non mi mossi finché Chicken non emise un forte miagolio, saltando giù dal divano.
Dovevo affrontarlo in un modo o nell'altro.
Mettendo in pausa il film, posizionai con cura la tela sul divano, mi alzai e mi diressi verso la porta d'ingresso. Poi la aprii con cautela. Solo per trovare Caden dall'altra parte, proprio di fronte a me.
"Ehi." Mi bloccai confuso. "Cosa stai facendo qui?"
Era ancora una volta vestito tutto di nero. Solo che questa volta non aveva la giacca di pelle; indossava un maglione nero scuro che si abbinava perfettamente ai suoi capelli arruffati. Solo guardarlo in faccia mi fece venire l'improvviso bisogno di sospirare meravigliata.
Proprio con la coda dell'occhio, vidi Jenna in piedi davanti alla finestra della sua camera da letto, sembrava stesse parlando al telefono. Ma aveva anche il suo sguardo da falco su di me e sul mio giardino.
E anche su Caden.
Non ero dell'umore giusto per affrontare la tendenza di Jenna a sbirciare in questo momento. Ed ero anche molto esausta. Il ragazzo che mi aveva baciato qualche giorno prima era proprio di fronte a me, e Jenna stava per mettere in giro delle voci.
Caden aprì la bocca per dire qualcosa, ma io intervenni per prima.
"Entra subito." Feci questo gesto vago, molto impercettibile, nei confronti di Jenna. "Non voglio spaccarle la testa."
Caden sembrava a dir poco confuso. Mi fissò per qualche secondo prima di entrare. Chiusi la porta dietro di me.
"Quale testa?" Chiese.
"Di Jenna," risposi, poi andai verso le tende e chiusi anche quelle. Non mi fidavo di lei, neanche un po'. Quella ragazza non sapeva farsi gli affari suoi.
"Per quanto mi piacerebbe vederlo–"
"Stavo solo scherzando, ew." Mi voltai per guardarlo accigliata. Ed era vicino. Era davvero vicino. Mi schiarii la gola e lo guardai negli occhi.
"Forse anch'io, Anderson." I suoi occhi saettarono lentamente tra i miei. Morbidi, stanchi e così belli.
"Mhm." Emisi un suono dal fondo della gola, stringendo le labbra. Volevo toccarlo.
Caden mi lanciò uno sguardo, uno sguardo che non aiutò minimamente i miei improvvisi desideri. "So perché Alex si è unito alla sua gang." Disse e dovetti sbattere le palpebre due volte per registrare effettivamente le sue parole. "La gang di Blake."
"Lo sai?" Aggrottai leggermente la fronte, poi incrociai le braccia. "Perché? Perché l'ha fatto?"
"Ha perso una scommessa." Disse. "Una...davvero complicato, per quanto ne so. Si faceva vedere sui ring clandestini. Lo sapevi?"
"Ring clandestini?" Sussurrai.
"Ring di combattimento." Gli occhi di Caden scrutavano di nuovo il mio viso. Per cosa, non lo sapevo. "Lo sapevi?"
No, pensai. Non lo sapevo. Non sapevo molto.
Inspirando un profondo sospiro, lo scansai e tornai verso il divano, guardando di nuovo il film.
"Non lo sapevo," dissi a Caden quando si sedette accanto a me, i suoi occhi percorrevano con curiosità il disordine in cui si trovava il mio salotto in quel momento. "A quanto pare non conosco così bene Alex come pensavo."
Perché non me ne ero accorta? Pensai, fissando la tela incompiuta davanti a me. Alex era lì, tutti i giorni, eppure non avevo notato nulla.
"Non ti abbattere." I suoi occhi erano di nuovo su di me, ancora un po' troppo curiosi. "Se dipendesse da me, Anderson, sarebbe già morto."
I miei occhi si spalancarono. "Mi stai prendendo in giro."
"Non proprio."
Presi un cuscino e glielo lanciai. Non si prese la briga di schivarlo. "No, è il mio migliore amico," dissi. "Non gli farai del male, promettimelo."
"Te lo prometto." Sorrise, e Dio, avrei voluto baciarlo fino a morire in quel momento. "Ma faccio schifo a mantenerle."
Scossi la testa.
"So dove sta." Aggiunse..
Non a casa sua. Ero andata lì e avevo camminato per ore nel suo giardino. Alla fine sua madre aveva avuto pietà di me e mi aveva detto che sarebbe rimasto a casa di un amico.
"Devo essere da Blake," mormorai e stropicciai il pollice sulla vernice gialla e secca.
"Esattamente." Rispose, passandosi una mano tra i capelli e scostandoli dalla fronte. "Cerca di non andare da lui per il momento."
"Non avevo intenzione di farlo."
"Certo che no." Inclinò la testa all'indietro contro il divano.
"No, lo giuro."
Caden non fissava me, ma il soffitto. Mi diede anche tutto il tempo per fissarlo.
"Fai decisioni di merda ogni giorno, Skylar." Disse. "Penso sia il tipo di decisioni che uno prende quando è ferito. E lo sei."
Aggrottai le sopracciglia, presi il cuscino che gli avevo appena lanciato e poi glielo lanciai di nuovo.
"Questo," dissi, "non è stato molto carino da parte tua."
Il sorriso pigro che mi rivolse valeva più di ogni singola cosa in questo momento. Avrei potuto restare a fissarlo tutto il giorno.
"C'è un po' di vernice su questo," disse Caden, sollevando il cuscino che gli avevo appena lanciato (di nuovo).
I miei occhi si spalancarono per l'orrore. "Veramente?" Feci per afferrarlo, probabilmente per versarci sopra il bicchiere d'acqua che era proprio sul tavolino accanto a me, ma Caden lo tenne lontano.
"E anche sul divano." Aggiunse.
"Dove?
"Ovunque."
Iniziai a mettere via i colori perché, anche se Caden mi stava davvero prendendo in giro in quel momento, non volevo correre rischi e lasciare che i miei genitori impazzissero per le macchie di pittura sul divano di famiglia.
"Sono anche sui tuoi vestiti."
Gli rivolsi uno sguardo irritato. "Puoi smettere di alimentare la mia ansia?"
"Stavo solo dicendo." Sorrise leggermente. "Forse dovresti togliere anche quelli."
Lo guardai a bocca aperta, aggrottai la fronte, poi tornai a ripulire ciò che avevo usato. Come potevo non pensare troppo alle sue parole?
Mentre cercavo di raccogliere con attenzione i pennelli, Chicken mi arrivò ai piedi e provai a scacciarla.
"Dove sono i tuoi genitori?" Chiese Caden.
"Ad un matrimonio," mormorai prima di andare in cucina e gettare i pennelli nel lavandino. Li osservai mentre lasciavano una scia di vernice meravigliosamente colorata tutt'intorno. Sarei morta se mia madre avesse visto tutto questo.
"Non dovresti essere con loro?" Chiese quando lo raggiunsi sul divano. "Perché non sei con loro?"
Costrinsi lo sguardo allo schermo, il film era a metà e quindi non interessante. Anche Chicken sembrava aver finito.
"Be'." Iniziai ma decisi che sarebbe stato meglio fermarmi lì. C'era una forte possibilità che non mi sarei fermata se avessi iniziato a parlare.
"Be'?"
Mi accasciai sul divano.
"Il matrimonio è di un amico. Ero sua amica in passato." Mi fermai, sbirciando Caden. E quando lo vidi sul punto di dire qualcosa, lo bloccai. "E avevo questa cotta enorme per lui quando avevo... dieci anni, tipo. O forse da quando sono nata."
Caden mi guardò e sentii le mie guance riscaldarsi. Questo era brutto. Perché dovevo dire tutto e sempre nelle peggiori occasioni?
Confessare le proprie cotte infantili era così umiliante. Una di quelle situazioni in cui vorresti solo scavare una buca e seppellirti vivo.
"Ma avevo una cotta per lui. E vederlo sposarsi con una ragazza, che non sono io, è strano." Continuai comunque. Come avevo detto, dovevo sempre dire tutto. "Molto strano."
Caden non disse nulla e mi ascoltò attentamente. Forse perché sapeva che avrei potuto interromperlo di nuovo.
"Non che mi piaccia ancora," aggiunsi velocemente. "Ma allora mi piaceva e c'è ancora una parte dentro di me a cui piace. O meglio, mi piaceva." A questo punto non sapevo nemmeno cosa stavo dicendo. Stavo parlando a caso.
Facendo un profondo sospiro, appoggiai la testa contro il divano e guardai il soffitto.
"Quanto strano sarebbe stato se fossi andata. Probabilmente mi avrebbe arruffato i capelli come faceva quando eravamo ragazzini." Alla fine guardai Caden e la sua espressione era qualcosa che non riuscivo bene a comprendere. "Mi vedeva come una sorella. Che razza di ragazzo lo fa?"
Tornai a guardare il soffitto.
"Il mio povero cuore si è spezzato." Mormorai. "Mi sento come se avessi avuto una cotta per una celebrità e lui fosse morto."
Allora smisi di parlare, soprattutto perché sapevo di aver detto troppo ed era imbarazzante. Mi aspettavo anche che Caden mostrasse un po' di compassione e dicesse qualcosa di carino dopo. Passarono i secondi in silenzio quando finalmente decise di parlare.
"Beh, non gli piacevi per niente se faceva quelle cose."
Lo guardai incredula, incrociando le gambe e affrontandolo. "Non ho nemmeno intenzione di sottolineare quanto sia confortante."
Le sue labbra si incurvarono agli angoli. "Lo hai appena fatto."
Feci del mio meglio per ignorarlo, ma si rivelò davvero difficile.
"Quello che avresti dovuto fare era dirmi quanto eri dispiaciuto per me. O come merito molto meglio. Oppure..." Mi interruppi e indicai lo schermo della TV dove il ragazzo teneva in braccio la ragazza mentre lei piangeva tra le braccia."...avresti potuto fare quello dicendomi che andrà tutto bene!"
Caden guardò dove stavo indicando e continuò a sorridere.
"Cole era un vero principe azzurro." Sospirai.
"Chi è Cole?"
"Il tizio che si sposa!"
"Vedo che hai un debole per il Principe Azzurro," disse. "E vampiri."
Stavo ancora una volta grattando le estremità della tela. Davvero una brutta abitudine, lo so. "Sembrano entrambi molto migliori di te." Dicevo sul serio? No.
"E i cattivi ragazzi?" Chiese avvicinandosi ancora di più a me. "Hai un debole anche per loro?"
Lo guardai e i miei occhi si spalancarono un po' quando notai il suo viso a pochi centimetri dal mio. Non lo avevo nemmeno notato avvicinarsi.
"Ovviamente...no."
Deglutii e i miei occhi caddero sul sorrisetto ancora persistente sulle sue labbra. Non avrei mai potuto immaginare come ci si sentisse a desiderare qualcosa così tanto. Voler baciare qualcuno così tanto. Non fino a lui.
"Veramente?" Chiese e io guardai i suoi occhi, quegli stessi occhi verdi che scintillavano in modo un po' pericoloso. Selvaggi. Voleva qualcosa e di sicuro non avrei detto di no. "E io che pensavo li adorassi."
Il mio respiro si fermò quando lo vidi spingere con attenzione la tela da parte, cosa che fu affatto con attenzione dato che era caduta giù dal divano e sul tappeto e avvicinarsi a me.
"Non l'hai..." Le parole svanirono quando la sua mano scivolò tra i miei capelli, girandomi la testa di lato, e le sue labbra trovarono la base del mio collo. Morbide, lente e così dannatamente tortuose.
"Si l'ho fatto." Mi sussurrò all'orecchio, mentre con l'altra mano mi avvicinava per la vita. "Volevo farlo proprio da quando mi sono presentato alla tua porta."
Le mie mani strinsero il morbido materiale del suo maglione. "Buttare via il mio... dipinto?" Espirai mentre mi baciava in gola.
"Baciarti." Mi corresse, lasciandomi un bacio caldo a bocca aperta vicino alla clavicola. "Assaggiarti." Tolse la mia molletta per capelli e gettò anche quella sul tappeto. I miei capelli caddero liberamente sulle mie spalle. "Farti dimenticare tutto ciò che ti circonda."
Mi stavo rilassando velocemente al solo tocco delle sue mani e delle sue labbra. "Sei... pessimo in questo." Era così dannatamente bravo.
"Davvero pessimo." Rifletté, afferrandomi la vita e spingendomi sul divano, strisciando addosso a me.
"Non sei un principe azzurro."
Mi tirò giù per i fianchi finché il suo viso non incombeva sul mio. Lo sguardo malizioso nei suoi occhi mi fece dimenticare ogni cosa possibile su questo dannato pianeta. Tutti tranne lui, a quanto pare.
Le sue labbra si fermarono sulle mie e io afferrai il suo maglione, tirandolo giù. E il bacio fu meraviglioso come tutti i suoi baci. Mi mandò fuori di testo.
"Ci ho provato." Mormorò contro le mie labbra. "Ma poi ti ho visto coperta di tempera." La sua mano scivolò dentro la mia maglietta. "Lamentarti per un ragazzo." Sentii molto caldo. "E non potevo più fingere."
Risi e gli tirai dolcemente una ciocca di capelli. "Che peccato. Penso di averti sporcato un po' i capelli."
Si tirò indietro di un centimetro, solo per accorciare la distanza il secondo successivo, posando un dolce bacio all'angolo delle mie labbra. Poi sulla punta del naso. E poi la mia guancia. Tutto sommato, rimasi un disastro. Un vero disastro. Tanto che ero abbastanza sicura di aver dimenticato anche chi fosse Cole.
Quando Caden si allontanò di nuovo, vidi qualcosa tremolare nei suoi occhi. Una sorta di trattenimento. Cosa stava nascondendo?
"Lo sai che non sarà così facile, vero?" Chiese.
Sbattei le palpebre. "Cosa intendi?"
"Questo." I suoi occhi corsero sul mio viso. "Come mi fai sentire."
"Perché... perché non può essere facile?" Chiesi, mentre le mie dita erano ancora tra i suoi capelli.
Pensai che volesse allontanarsi. Ma non lo fece. Non mi piacque l'improvvisa serietà.
"Tu non–"
"Mi piaci davvero, Sky. Dannatamente tanto." Mi interruppe.
I miei occhi si spalancarono. Ma allo stesso tempo sapevo che da qualche parte c'era un ma.
"Ma questo potrebbe solo farti del male." Disse. Non pensavo di averlo mai sentito parlare così, così insicuro come se fosse in conflitto tra i suoi pensieri. Caden Miller era sempre sicuro di tutto. Non vacillava mai. Mi preoccupò un po'.
"Quindi non dovremmo?" Chiesi sottovoce, aggrottando le sopracciglia. "Non dovremmo farlo?"
Si allontanò e mi sollevò in posizione seduta. Il mio cuore batteva forte mentre lo fissavo con occhi spalancati e incerti.
"Non penso di poterlo fare." Disse. Poi si passò entrambe le mani sul viso, sembrando un po' frustrato ora. "Avevo intenzione di farlo. Ci ho provato davvero tanto, Sky. Ma tu sei... non credo di poterti stare vicino e non baciarti allo stesso tempo."
Sbattei le palpebre sollevata, qualcosa di caldo si diffuse nel mio petto. Sembrava che volesse dire di più, quindi aspettai.
"Ci sono alcune cose," iniziò. "Che non posso ancora dirti. E per lo stesso motivo, dobbiamo tenerlo nascosto."
Cercai di nascondere la sorpresa, ma doveva essere evidente sul mio viso visto che i suoi occhi verdi si addolcirono un po'. "Credimi, Sky. Non voglio ferirti più di quanto ho già fatto. Sto cercando di proteggerti."
"Come?" La mia voce uscì appena in un sussurro.
A questo si irrigidì, scuotendo leggermente la testa. "Potrebbe andare peggio di una semplice effrazione. Saresti a rischio se Blake lo scoprisse." Lo sguardo nei suoi occhi mi disse che non lo stava dicendo solo per spaventarmi.
La sua voce si trasformò in un sussurro, quasi come se avesse voluto dirlo solo a se stesso. "Questo è l'unico rischio che non voglio correre".
Abbassai lo sguardo sulle mie mani, riflettendo, poi tornai a guardarlo.
"Va bene." Espirai. "Penso di poterlo fare."
Sbatté le palpebre e le sue spalle tese si rilassarono nel momento in cui mi sentì dirlo. Quasi come se si aspettasse il peggio. Lo avevamo fatto entrambi a volte.
Poi annuì, mi tirò ancora più vicino e tra le sue braccia, stringendomi forte. Mi rilassai lentamente contro di lui, contro questo sentimento estraneo.
Andrà tutto bene, pensai. Mi fidavo di lui. Lo facevo davvero. Gli piacevo e non mi avrebbe fatto del male. Non pensavo che l'avrebbe fatto. E anche se mi rattristava che lui non volesse che nessuno lo sapesse, a me andava comunque più che bene. Mi avrebbe fatto molto più male se mi avesse respinta. Non volevo quello.
Solo questo mi rese felice. Più di tutto.
"Allora rimani?" Chiesi dopo un po', allontanandomi solo per guardarlo. Guardando l'orologio mi resi conto che erano già le due di notte.
"Non penso che dovrei."
"Oh, dovresti." Sorrisi. "Decisamente."
I suoi occhi erano divertiti. "Perché, andiamo a dormire?"
"Ovviamente."
"Dormi molto, Anderson."
Alzai gli occhi al cielo per il genuino accenno di presa in giro nella sua voce. Potevo anche piacere a questo ragazzo, ma per nessun motivo avrebbe mai smesso con i suoi commenti scortesi, soprattutto quando era coinvolto il mio sonno.
"Quando è stata l'ultima volta che tu hai dormito?" Allargai la mano sul petto, spingendolo un po' indietro in modo che potesse guardarmi davvero.
"Molto tempo fa." Disse solamente.
Non potei fare a meno di accigliarmi. Dove era rimasto per tutto questo tempo? "Dove sei sta--"
"Sai cosa?" Mi interruppe e si alzò trascinandomi con sé. "Rimarrò."
Già solo questo mi fece dimenticare quello che stavo per chiedere. "Davvero?"
"Sì. A una condizione."
Ero sicura di sapere quale fosse quella condizione. Non avrei dovuto chiedergli di nuovo dove fosse stato, cosa che ero sicura avrei continuato a chiedermi.
"Dormirò con te."
Oh, be'..
S/A.
Ciao a tutti!!
Nuovo capitolo, che ne pensate?
Caden e Skylar sempre più uniti, adoro *-*
Be', lasciate un commento e un voto se vi è piaciuto!
Scusate per gli errori!
Xx.
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