Cinquantatré

Skylar's POV:

"Quindi," Iniziai. "In teoria, l'ultimo disco di metallo è l'unico modo che abbiamo per aprire quei caveau sotterranei che mia mamma ha menzionato."

Era già passato mezzogiorno e la stazione dei treni era quasi colma di persone. Potevo vedere la folla di persone dal finestrino al mio fianco; sia io che Caden eravamo già seduti sul treno. Avevo già viaggiato in treno prima, verso Philadelphia, per andare a trovare mio padre quando era in ospedale, ma mia madre non aveva voluto sentir ragione nel lasciarmi andare.

"Chiama me o tuo padre appena pensi che non sia sicuro." Disse. "Sono stata chiara?"

Non potevo biasimarla. Ma comunque ci avevo messo ore per riuscire a persuaderla.

"Si." Caden mi lanciò un'occhiata e notai come ruotò le spalle rigide. Era molto più rigido di me. "Si dice che il cristallo sia li, da qualche parte."

Distolsi lo sguardo dal suo viso, puntando gli occhi ancora una volta fuori dal finestrino. "E se quei caveau non esistessero più?" Se erano davvero cosi vecchi, cosa ci garantiva che li avremmo trovati intatti?

"Esistono." Mormorò Caden, appoggiando la testa al sedile. "Blake non si interesserebbe se non esistessero."

Il treno si stava lentamente riempiendo di persone.

"E Kevin." Aggiunsi, abbassando il tono di voce. Caden sembrò irrigidirsi maggiormente dopo aver sentito il suo nome e non potei non accigliarmi.

"Sembri teso." Commentai.

Non sapevo se fosse teso per tutto questo, o per la conversazione che aveva avuto con mia madre l'altra sera. Si stava comportando cosi da quel momento. Ma non avevo tirato fuori l'argomento fino ad ora. Ieri era già stato abbastanza strano per me.

Prese del tempo per rispondere, inclinando la testa verso l'altro. "Credo che portarti con me sia stata una delle decisioni più stupide che abbia mai fatto."

"Senza offesa." Dissi e poi aggiunsi. "Oh, non preoccuparti."

Mi lasciò sorpresa quando afferrò la mia mano, tirandomi più vicino a lui.

"Sul serio, Sky. Questo è pericoloso." Disse. "Blake ci seguirà. E quando vedrà quel disco di metallo, farà qualsiasi cosa pur di averlo."

Il modo in cui lo disse mi spaventò leggermente. Ma sapevo già di quel rischio.

"Starò bene." Avevo la sensazione di star rassicurando più me stessa che lui. "Inoltre, tu sarai lì."

"Conti su di me un po' troppo."

Non aveva torto. Ma ancora una volta, non ricordavo una singola volta in questi mesi quando la mia vita era stata in pericolo in cui non mi avesse salvato il culo. Mi fidavo di lui dal momento in cui era entrato nella mia vita.

"Mi fido di te." Scrollai le spalle. Vidi i suoi occhi spalancarsi leggermente, il verde si oscurò. Ma non interruppe il contatto visivo, e neanche io, fino a che il treno non iniziò a muoversi.

Allora, distolsi lo sguardo puntandolo fuori dal finestrino.

"Bene." Stiracchiai le gambe davanti a me. "Altre tre ore."

Il tempo passò lento. Quando arrivò la sera, mi resi conto che mancavano ancora due ore per raggiungere la periferia di Harrisburg. Due ore intere per la mia mente di inventarsi più domande e scenari, nei quali, in un modo o nell'altro, io morivo.

E se questa volta finisse davvero cosi?

Lanciai un'occhiata a Caden, che era impegnato con il telefono, e aveva un cipiglio tra le sopracciglia. Ancora una volta, era vestito completamente di nero, tuttavia, ero grata che avesse deciso di indossare una maglietta bianca.

"Sai, dovresti darmi un'arma." Parlai piano, abbassando il tono di voce. "Qualcosa che possa usare per difendermi." Non ero una grande fan delle armi, o della violenza, ma ero comunque curiosa; il fatto proprio di tenerle in mano. 

Caden alzò gli occhi verso di me, assottigliandoli lievemente. "Sai usare una pistola?" 

"Oh no, non una pistola." Spalancai gli occhi e scossi la testa. "Non voglio usare una pistola. Magari qualcosa di più...delicato?" 

Un piccolo sorriso spuntò sulle sue labbra. "Credo che nessun arma possa essere considerata come delicata."

"Che ne dici di un coltello?"

"Ti insegnerò ad usare una pistola." Mi ignorò.

Sentii un piccolo calcio dietro al mio schienale. Ecco perchè odiavo i treni. Le persone amavo dare i calci ai sedili. Specialmente i bambini.

"Abbiamo tempo per questo?" Chiesi, aggrottando la fronte. Non era il fatto che odiassi le pistole, era semplicemente qualcosa in loro che mi faceva paura.

Caden annuì. "Il resto di loro sarà dietro di noi se vedono Blake o i suoi uomini seguirci."

"Il resto della tua gang?"

Annuì ancora. E saperlo mi rese un po' più rilassata. Speravo solo per il meglio.

"Perchè una pistola, pero? Potrei fare parecchio con un coltello." Incrociai le braccia, appoggiandomi allo schienale. Era una bugia, soprattutto perchè l'ultima volta non era andata molto bene, quando avevo cercato di difendermi da Blake con un dannato coltello da burro. Ma Caden questo non lo sapeva, quindi ero a posto.

"La ragazza del leader di una gang non dovrebbe sapere come usare una pistola?" Mormorò, abbastanza vicino al mio orecchio.

I miei occhi si spalancarono in risposta e il cuore iniziò a battere un po' troppo veloce. E proprio cosi, nacque quella formicolante e nervosa sensazione del mio stomaco. La stessa sensazione che avevo quando Caden era troppo vicino a me in questi giorni. Mi faceva sentire accaldata e confusa.

"C-certo." Soffiai in un sussurro, distogliendo lo sguardo da lui verso il finestrino, e obbligando me stessa a smettere di avvampare. Tutto ciò che sentivo vicino a lui era cosi nuovo, e mi spaventava leggermente.

Passai l'ora successiva a guardare fuori dal finestrino. Anche quando il cielo diventò scuro, non riuscii a tornare a guardarlo. Almeno fino a quando non sentii la stanchezza travolgermi.

Accendendo il telefono, guardai l'ora e controllai i messaggi di mia madre. Non ricordavo nemmeno l'ultima volta che mi avesse mandato messaggi. Si stava preoccupando un po' troppo per me, e anche se quello mi rincuorava, desideravo che smettesse. Perchè quello mi faceva pensare maggiormente a tutto questo e in situazioni come queste, pensarci troppo non andava bene.

Guardai verso Caden ed era ancora occupato con il telefono. Uno sbadiglio sfuggì dalle mie labbra quando mi appoggiai allo schienale e allungai le gambe, grata anche dal fatto che il bambino dietro di me avesse smesso di prendere a calci il mio sedile.

Sentii le palpebre farsi più pesanti, quasi a chiudersi, e mi ritrovai a mettermi su un lato prima di avvolgere con una mano il suo braccio, e appoggiare la testa sopra alla sua spalla. 

Ci vollero solo pochi secondi prima di crollare nella stanchezza.

•••••

"Abbiamo già raggiunto il museo?" Chiesi, guardando gli enormi palazzi attorno a noi. Harrisburg era un città affollata. Più occidentalizzata, soprattutto sotto il cielo scuro della notte.

Però, Caden non rispose. Continuò a camminare, questa volta, verso un vicolo.

"Dovrei seguirti?" Richiamai la sua attenzione, dato che sembrava non aver intenzione di rispondere a nessuna delle mie domande. Stava iniziando ad essere un po' fastidioso.

Questa volta, tuttavia, si fermò e mi girò, guardandomi con un cipiglio. "Sto iniziando a pensare che non avrei dovuto portarti." 

Mi trattenni dal fare un gran sorriso. "Attento, mister. Stai ferendo i miei sentimenti." Iniziai a camminare ancora. Ruotò gli occhi e si voltò, decidendo di non dire niente. Mentre andavamo avanti, non potei non notare che il vicolo in cui ci eravamo infilati era completamente isolato.

E questa cosa non mi stava piacendo.

"Oddio!" La parola lasciò la mia bocca appena inciampai in avanti, i miei piedi si erano incastrati in un ramo spinoso per terra. Caden si voltò rapidamente, probabilmente per tentare di prendermi e non farmi cadere, ma non ci riuscì. E caddi per terra.

In quel momento sentii una risatina.

Storsi il naso per l'impatto con il terreno duro sotto di me, alzai gli occhi e vidi che Caden non era più da solo. Anche gli altri ragazzi si erano uniti a noi. Ed era Jesse, ovviamente,  che stava ridendo di me.

Le mie guance si scaldarono ma mantenni il cipiglio sul volto.

Se erano tutti qui, significava che--

"Non c'è niente da ridere." Lanciai un'occhiataccia a Jesse. Questo fece ridere anche gli altri, e io non feci nessuna mossa per alzarmi.

"La roba è dentro." Shane guardò verso Caden, indicando alle sue spalle. Non sapevo neanche cosa fosse il dentro. Andavamo sottoterra ora?

Dopo avermi guardata un'ultima volta, Caden lo seguì da qualche parte, sparendo dalla mia vista. Mi incupii per la sua scomparsa.

"È cosi poco gentiluomo." Commentai tristemente. Che razza di ragazzo era? Ridendo ancora, Seth e Adrian mi diedero una mano per alzarmi.

Solo dopo essermi alzata e aver ripulito i jeans, notai che Jesse avesse ripreso tutto, inclusa l'imbarazzante caduta di pochi secondi fa, con il suo telefono.

Lo guardai male appena smise di puntarmi il telefono contro. "Farei attenzione se fossi in te." Rise.

"Oh mio dio. Non ci provare, cazzo." Sussurrai in orrore. Jesse si limitò a sogghignare prima di camminare a grandi falcate dove Caden e Shane erano scomparsi.

"Jesse!" Corsi dopo di lui per poi ritrovarmi in una stanza, che sembrava più un piccolo capanno. Ancor prima che potessi lanciare coltelli verso Jesse, metaforicamente parlando, il quale era impegnato al telefono, Caden comparve dietro di me.

"Tieni." Disse, tendendomi una scintillante pistola nera.

La guardai con occhi sbarrati, non sicura di volerlo fare davvero. "Aspetta-" Prima però che potessi anche solo ribattere, afferrò la mia mano e mi fece tenere la pistola. Era un po' troppo fredda, e anche troppo pesante. Pensai che forse avessi una pistola-fobia.

Se esisteva.

"Ti insegnerò ad usarla. Ragazzi, voi andate avanti e cercate un hotel per la notte, okay?" Guardò gli altri.

Sentivo questo strano bisogno di far cadere la pistola. Ma ancor prima che potessi fare una roba del genere, Caden mi prese l'altra mano libera, e mi trascinò fuori dal capanno, nuovamente sotto al cielo scuro.

Continuammo a camminare con ancora la pistola nella mia mano. Avvertii una sensazione di nausea, soprattutto perchè era cosi simile a quella che avevo visto nella macchina di Alex.

Quando Caden si fermò, alzai lo sguardo dalla pistola e notai che forse eravamo dietro al vicolo. Era vuoto e tutti i tre lati erano circondati da muri alti e spessi. Non c'erano case nelle vicinanze.

"Perchè non posso usare un coltello?" Mi lamentai appena Caden si girò verso di me.

Il suo sguardo scuro e intimidatorio volò verso la pistola tra le mie mani, prima di tornare a scrutare il mio viso. "Non dirmi che hai paura di una pistola?" Ed ebbi il presentimento che se fosse stato davvero cosi, non gliene sarebbe fregato per niente, almeno era quello che traspariva dal suo tono beffeggiante.

Ma ancora una volta, non c'era di divertente. Avevo davvero paura. "Non vedi le mani tremare?" Portai avanti le mani. "Stanno tremando dalla paura."

Purtroppo, non era vero.

Ignorò le mie scuse patetiche e afferrandomi le spalle mi fece voltare in modo tale che fossi di fronte alla parete. Una parete coperta da molti graffiti, abbastanza vecchi. E sembrava anche che non fossi la prima a sparare contro quel muro.

"Andiamo. Metti le mani cosi." Parlò alle mie spalle, prendendo una mia mano tra le sue calde, e appoggiandola sotto all'altra che stava tenendo la pistola.

Ero decisamente in iperventilazione.

"Cerca di non pensare alle altre cose attorno a te." Disse, il suo petto sfiorò la mia schiena. Mi stava davvero dicendo di non pensare ad altro quando lui era cosi vicino a me? "Concentrati solo sull'obiettivo, e sulla pistola."

Mi morsi l'interno della guancia ansiosamente.

"Concentrati su quel punto." Non riuscii a non irrigidirmi quando sentii le sue labbra a soli pochi centimetri dal mio orecchio. Non avevo neanche idea di quale punto stesse parlando. "E premi il grilletto."

Senza neanche pensarci due volte, premetti il grilletto, un forte suono di sparo rimbombò nel silenzio attorno a noi. E mi lasciò congelata sul posto, letteralmente.

Un fremito scosse il mio corpo e lasciai cadere le mani lungo i fianchi, il mio cuore batteva incessante contro il petto per più di un motivo.

"Bel colpo, Anderson." Sembrò colpito. E lentamente, appena guardai il proiettile che si era incassato nel muro, realizzai che questa scarica di adrenalina...era bella.

Ma non abbastanza da farmi cambiare idea.

Mi voltai verso di lui. " Non credo di volerlo fare ancora."

"È solo una pistola, Sky." Mi guardò di rimando, sollevando gli angoli della bocca. "Non ti farà del male se non premi il grilletto."

"Ma ferirà qualcun altro." Commentai.

Aggrottò la fronte a quello, e vidi l'incredulità nei suoi occhi. "Pensavo che fosse questo lo scopo del sapersi difendere."

Mi morsi il labbro inferiore guardando in basso verso la pistola tra le mani. Come avrei potuto camminare tranquillamente sapendo di avere una pistola nelle tasche?

Non avrei dovuto farne un grande problema.

Sentii la sua mano afferrarmi il viso prima di spingermi a guardarlo.

"Non dovresti farne un grande problema." Disse, leggendomi nel pensiero e lasciandomi stupita. Non solo per quello, ma anche per lo sguardo nei suoi occhi. Il verde era appannato pagliuzze scure e brillanti appena guardò le mie labbra.

Non fui molto sorpresa quando il cuore accelerò ancora. Ma il mio stomaco iniziò a stringersi su se stesso in nodi. E all'improvviso, mi spinsi via, lontano da lui. 

Cadens sbattè le palpebre e tornò a guardarmi negli occhi, prima di aggrottare le sopracciglia in confusione.

"Questa è la centesima volta che ti allontani da me." Ribattè con una sorta di irritazione nella sua voce. Incrociai le braccia, principalmente per nascondere il nervosismo.

Dio, cosa c'era che non andava in me?

"Non è vero." Mormorai, senza guardarlo. Stava solo esagerando, non era davvero la centesima volta. Improvvisamente, la pistola tra le mie mani sembrò più interessante. 

"Non vuoi che ti elenchi le singole volte, no?" Chiese.

Ovvio che non volevo, perchè aveva ragione. Mi stavo comportando in modo strano, più strano del solito.

"Hai intenzione di dirmi cosa c'è che non va?" Potevo sentire il suo sguardo su di me e quello mi fece deglutire pesantemente.

Contai i secondi prima di decidermi finalmente di dire qualcosa.

"È solo che...divento nervosa, okay?" Alzai gli occhi su di lui e la totale incredulità non lasciò il suo volto.

"Diventi nervosa ogni volta che provo a baciarti?"

Perchè doveva farlo sembrare cosi ovvio?

"Mi sento strana." Sussurrai piano. "Tu mi fai sentire strana."

"E questo perchè?"

Gettai le braccia in aria, in chiaro segno di disperazione. "E come dovrei risponderti a questo?"

Il leggero e curioso inclinamento della sua testa mi fece venire voglia di fare un passo verso di lui, e forse anche baciarlo. Ma le mie gambe erano bloccate sul posto. Il mio cuore e il mio cervello non riuscivano a cooperare su una singola cosa. Tuttavia, quando lui si avvicinò, feci del mio meglio per ignorare la felicità nel mio stomaco.

"Hai paura perchè non hai mai provato tutto questo." Ammise e realizzai che fosse proprio quello che avrei voluto dire, solo che non sapevo come.

"Non ho mai avuto niente di simile con nessun ragazzo." Parlai in un sussurro basso. E non stavo neanche mentendo. Non avevo mai pensato che sarei finita qui. Nel piacermi qualcuno. Ad amare lui. "A differenza tua. Non puoi incolparmi."

Un flash di divertimento attraversò i suoi occhi. "A differenza mia?"

Annuii timidamente.

"Be, non ho mai baciato una stessa ragazza più di due volte." Aggiunse. "O mai detto ad una ragazza che mi piace. O che la amo."

I miei occhi si spalancarono sorpresi, molto presa alla sprovvista anche solo per sentire il nervosismo dentro di me.

"Cosa?" Sussurrai.

I suoi occhi brillavano quando ricambiò lo sguardo. E qualcosa mi strattonò da dentro quando puntai gli occhi nei suoi, al modo in cui il suo volto brillava sotto la luna.

"Ti amo." Disse.

Sbattei le palpebre e la mia bocca si aprì meravigliata.

"Stai scherzando." Le parole lasciarono la mia bocca prima ancora che potessi fermarle. Non poteva biasimarmi, però. Qualcosa riguardo tutto questo mi sembrava un sogno.

Una piccola risata incredula scappò dalle sue labbra e guardò il cielo come se stesse mettendo in discussione il suo destino. "Dio, Anderson."

Non riuscii a dire nient'altro perchè afferrò il mio volto e mi spinse più vicino, l'unica cosa che potevo vedere ora erano i suoi occhi.

"Io ti amo, okay?" Disse, scandendo ogni parola, come se volesse imprimerle nella mia mente. "Mi hai ufficialmente fottuto la testa, e ti posso garantire che nessuno ha mai potuto farlo."

Non pensavo fosse possibile per i miei occhi spalancarsi più di cosi.

"Sei nella mia testa ogni dannato secondo, Anderson! Ogni volta che ti vedo, voglio solo baciarti, o toccarti, o starti solo vicino." Sembrava che non potesse crederci a quello che stava dicendo, ma quella incredulità sparì velocemente. "Si, spaventa anche me, cazzo. Perchè non ho mai voluto sentirmi cosi. Dovrei essere quel ragazzo a cui non gliene importava un cazzo di niente e di nessuno. Dovrei essere il bastardo senza cuore."

Il suo pollice accarezzò dolcemente la mia guancia e mi persi nei suoi occhi.

"Ma non riesco." Sussurrò questa volta, e per la prima volta da quando lo vedevo, riuscii a vedere chiaramente le sue emozioni. Erano cosi tante, come se non sapesse come controllarle, e mi venne difficile respirare. "Puoi infastidirmi a morte e continuerei ad amarti, cazzo. Non posso non amarti, Anderson." 

Dopo quello ci fu silenzio, le sue mani ancora ferme ai lati del mio viso, dentro di me esplose del calore; e la pistola, quella dannata cosa non era neanche più tra i miei pensieri. 

Sentivo solo il battito pulsare anche nelle orecchie.

"Oh." Un piccolo sospiro sfuggì dalle mie labbra. Sbattè le palpebre, forse per la mia mancata risposta. Ma al contrario di lui, non sapevo come dire le cose. Non sapevo neanche formulare delle parole coerenti.

Quindi mi portai contro di lui e premetti le labbra alle sue, un bacio a fior di labbra. E poi sentii un sorriso formarsi sulle sue labbra, avvertii le vertigini, e lo baciai come se fosse una sorta di dipendenza, una droga.

La mia droga.

Ricambiò il bacio. E non mi ero mai sentita così completa in vita mia come adesso.

Caden Miller sapeva di certo come rubare i cuori.

Speravo davvero, ma davvero, che non avrebbe rotto il mio. Perchè quello avrebbe fatto davvero male, cazzo. 



S/A.

È stato davvero un lungo capitolo da tradurre, ma è uno dei miei preferiti *-*

Sono in sessione e sono messa malissimo con lo studio perciò chiedo perdono per il ritardo!

Cosa ne pensate?

Lasciate un voto e un commento se vi è piaciuto!

Scusate per gli errori!

Xx.

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