Capitolo 30

Capitolo 30.

Mi mancava l'esperienza di trovarmi dentro una prigione. Adesso sto al completo, non ho bisogno di provare nient'altro. In fondo cosa ci si può aspettare? E' Brian. Fa solo casini. Lui è così. Non si può cambiare, solo accettare.

Attendo il suo arrivo, ma quando i suoi occhi incrociano i miei sembra vedere l'alba. Si avvicina, con la sua solita andatura ed acchiappa la cornetta che ci consente di parlare. E' serio, riesco ad osservare il perfetto lineamento della sua mascella per quanto essa è serrata. I suoi occhi sembrano vetrati, privi di emozione. Ha lasciato trapelare qualcosa solo per un nano secondo, poi di nuovo il buio.

«Tuo padre pagherà la cauzione» sospiro.
Socchiude le palpebre, «non volevo vederti» sbuffa, «perché sei venuta?»
«Perché ci sono dentro» sbotto.
Assottiglia lo sguardo. «No, sei fuori dalla mia vita ormai» decreta.
«Non mi ferisci più» scrollo le spalle, ma mento.
«Grace vai a casa» mi intima.
«Brian datti una calmata, smettila di comportarti come un bambino e prendi in mano la tua vita» sentenzio severa.
Abbassa gli occhi. «Se tu non ci sei che senso ha essere una persona migliore?» Ritorna a fissarmi.
Mi si blocca il respiro. Deglutisco. «L'hai voluto tu, io non stavo giocando» dico.
«Non ti chiedo più niente, solo di andartene» si accascia sul tavolino.
Lo osservo con attenzione, mentre sento pizzicare gli occhi. «Brian» sussurro con voce rauca, «sii migliore per te stesso.» Detto ciò poso la cornetta e lo guardo attraverso il vetro. Lui mi scruta, ancora tenendola all'orecchio.
Non accenna a muoversi, solo dopo una manciata di minuti si mette in piedi e viene accompagnato fuori di lì. Si volta prima di scomparire del tutto ed io proseguo per la mia strada.

Fuori mi aspetta Dylan. E' poggiato sulla sua auto, con gli occhi coperti da un paio di occhiali da sole, le mani nascoste nelle tasche del jeans ed i piedi incrociati. Mi nota scendere le scale e mi osserva serio.
Non so neanche perché abbia accettato di accompagnarmi. In realtà mi sto trovando impreparata in tutta questa faccenda. Io e Dylan, insomma, insieme, siamo una coppia, stiamo insieme, stiamo bene.
Lui, però, non mi sembra sempre troppo convinto. Tipo ora. Ha quel muso che gli arriva fino alla fine della strada e mi dispiace che probabilmente sia seccato per il fatto che io sia venuta qui oggi. Brian, che mi piaccia o no, ha fatto parte della mia vita, seppur per poco e lui ha qualcosa mia che gli apparterrà per l'eternità. E' qualcosa che una volta andata via non ritorna. Lui la detiene.
E' impossibile lasciar scorrere e far finta che lui non sia mai esistito nel mio Universo, perché mentirei e così non sarei sincera neanche con me stessa.
Brian c'era, c'è e non so se ci sarà.

«Fatto?» Schiarisce la voce.
Annuisco mentre mi avvicino. «Pensavo mi aspettassi in macchina» lo osservo.
«No, la mia instabilità mentale mi impediva di rimanere calmo» getta il capo indietro e sospira.
Gli cingo la vita con le braccia e lo abbraccio, poggiando il capo sul suo petto.
Ricambia subito, avvolgendo le sue possenti braccia intorno al mio esile corpicino. Mi sento a casa. Socchiudo le palpebre e respiro a pieno.

Mezz'ora dopo siamo a casa mia, Beth ci raggiungerà fra poco e Dylan ne approfitta per rovistare nella mia roba.
«Tutte le sigarette che trovo te le butto» dice aprendo un cassetto.
Trova un pacco e lo deposita in tasca fulminandomi con gli occhi.
«Così poi le fumerai tu no?» Lo fisso di sbieco, mentre sistemo il letto.
Lui abbozza un sorrisetto, «potrebbe capitare» scocca la lingua sul palato e poi si avvicina.
«Tua madre non c'è?» Mormora.
Alzo gli occhi e vengo catturata da una strana luce nei suoi occhi. Scoppio a ridere, mentre scuoto il capo.
«Dylan» inclino il capo da un lato osservando la sua malizia in viso. «Tua sorella arriverà fra poco» gli ricordo, ma la sua mano mi trascina verso di lui con uno scatto repentino. Mi ritrovo con le sue labbra sul mio collo ed è inevitabile lasciarsi trasportare dalle sensazioni e dal momento.
Così, fulminea, prendo in mano la situazione e lo scaravento sul materasso.  Porta le mani dietro la nuca e mi osserva dal basso, mentre mi posiziono a cavalcioni su di lui.
Mi abbasso per baciarlo e le sue mani si insinuano sotto il leggings, sulle mie natiche. Alza leggermente il busto e risale per slacciarmi il reggiseno. Scende a baciarmi il petto, quasi strappandomi la canottiera, che poi sfila con aggressione. Palpa il seno nudo e con la lingua gioca con un capezzolo. Getto il capo all'indietro e socchiudo le palpebre. Dylan è tutta una sorpresa. Con poche e semplici mosse riesce a farti dimenticare di quel faccino docile che mostra a tutte le altre persone. A letto non è per niente quiete, anzi si trasforma in un ciclone.
Sento il suo bacino premere e spingere contro il mio, mentre avverto la sua eccitazione sotto di me, farsi sempre più potente. Così lo spoglio del tutto, lasciandogli una scia di baci sul petto, per poi scendere sempre di più.
Prendo il suo membro con una mano, mentre lui sgrana gli occhi. Lo massaggio per qualche secondo, per poi metterlo in bocca.
«Dio» dice con voce strozzata.
Vado avanti per un po', ma quando delicatamente mi prende il volto fra le mani e mi infila la lingua in gola, mi lascio andare ad un bacio senza eguali. La sua bocca non vuole proprio saperne di calmare quest'ardore.
Mi riposiziono su di lui, mentre mi penetra lentamente. Strizzo gli occhi e mi sostengo dal suo petto. Lui alza il busto e mi stringe la vita con entrambe le braccia. Muove il bacino insieme al mio, per favorire la spinta mentre io mi lascio andare a dei gemiti di piacere che non riesco a contenere. Accelera pian piano e pressa sempre di più, fin quando il mio desiderio aumenta a dismisura. Ansimo sulla sua bocca, mentre mi morde e succhia il labbro inferiore.
Esce da me e cambiamo posizione. Ci stendiamo su un fianco e lui si dispone dietro di me. Nuovamente lo sento dentro ed inarco la schiena. Mi bacia il collo e la spalla. La sua mano invece si introduce selvaggia sulla mia pube, massaggiando animatamente. Avverto il suo respiro affannato sul mio orecchio, che di tanto in tanto morde delicatamente.
Continua a spingere, fin quando è costretto ad uscire e venire fuori. Lo sento gemere e quando mi volto, le mie lenzuola sono tutte unte.
Impreca a denti stretti e mi fissa.
«Cazzo» ripete più volte.
Lo zittisco riposizionandomi su lui, premendo le sue labbra alle mie. Non perde l'occasione per palparmi il sedere e stringerlo con prepotenza.
«Mi devi promettere una cosa» boccheggia.
Annuisco con suono gutturale.
«Non voglio che lo vedi di nuovo» dal suo tono di voce appare preoccupato.
Lo guardo attentamente fisso negli occhi. Sbatto le ciglia più volte e poi annuisco.
«Va bene» balbetto.
Chiude gli occhi e prende un lungo respiro. «Credo che impazzirò dietro ad una come te» accenna un sorriso sghembo.
Glielo bacio e ritorno a fissarlo ammaliata.
«Mi fai andare di volta il cervello, mi stravolgi tutto, mi fai diventare ciò che non sono mai stato...» sospira ed apre gli occhi, incrociando i miei. «Non ho mai avuto l'esigenza di vedere e toccare una persona come con te. Non riesco a starti lontano neanche per un secondo e non capisco perché... visto che le ragazze come te le ho sempre evitate» ridacchia.
«Come me?» Corrugo la fronte.
«Spocchiosa, piena di sé, orgogliosa...» farfuglia.
Alzo le sopracciglia fiera, «una su un milione» commento.
«L' unica che mi abbia preso» dice sospirando.
«Chi l'avrebbe mai detto...» esordisco.
«Che io avessi amato tutti i tuoi difetti» mi anticipa.
Rimango stupita e sorrido. «Mi fai stare bene» sussurro, «non ho bisogno di nient'altro adesso.»
Si avvicina per baciarmi la fronte e mi stringe a sé, sopra il calore del suo corpo.
Quando, però, qualcuno suona, balziamo dal letto. Indosso la canotta ed uno short di tuta, mentre corro di sotto scalza. Beth è di fronte alla porta perplessa. Non riesce a trattenere una risata.
«Lo sapevo» scuote il capo, mentre le faccio spazio per entrare.
«Cosa?» Domando nervosamente osservandomi allo specchio. Ho i capelli alla rinfusa e velocemente cerco di ridargli una forma normale.
«No, dico... pensavo stavate giocando a carte» ironizza.
Smorzo una risata. «Stavamo studiando un concetto di letteratura» annuisco con convinzione.
Beth incrocia le braccia al petto. «Chi sono io per te?» Fa corrucciata.
«La mia migliore amica» tentenno esitante.
Fa una smorfia con il naso. «Quindi secondo te non è ora di finirla?»
Mi gratto il capo confusa.
«Insomma non c'è bisogno che menti» ride. «So che stavate scopando» sgancia la bomba.
Socchiudo le palpebre.
«Dai, dov'è il mio fratellone pisellone?» Domanda spogliandosi del giubbotto e della borsa. «DYLAN» sbraita.
Lui appare dalle scale già vestito. Porta i capelli all'indietro e fulmina la sorella con gli occhi.
«Ah Liz... hai la maglia al contrario» dice con nonchalance Beth, mentre si sistema sul divano.
Spalanco gli occhi ed avanzo svelta verso il bagno per sistemarmi.
Non ho neanche indossato il reggiseno.
«Ragazzi ma la smettete... che palle... non sono un'estranea» sbotta Beth dall'altro lato. «Sono stata la prima a farvi conoscere... quindi non fate i timidi» dice sarcastica con un tono di voce malizioso.
Ritorno dal bagno e le lancio addosso il deodorante a spray. Le prendo la spalla, lei si volta spalancando la bocca e scoppia a ridere.
«Liz però non arrossire » mi sfotte, «sennò poi ti segue a ruota Dylan » ridacchia con gusto.
Che bastarda!
«Ma quindi siete fidanzati?» Domanda fissando prima il fratello, poi me.
Dylan a ruota sposta gli occhi su di me. Io non fiato. Lui neanche.
Quest'imbarazzo costerà caro alla mia amica. Me la pagherà e non sarà carino.
Serro la mascella e Dylan si mangiucchia le unghie, già abbastanza corte.
«Ho capito... mi faccio i cazzi miei» alza gli occhi in alto e sorride. «Però non fate i silenziosi» borbotta. «Qualsiasi cosa siate, siete teneri» ci osserva con degli occhi da gatta, ma questo non fa addolcire il fratello.
«Beth» esordisce finalmente Dylan, abbozza un sorrisetto amaro, «basta» dice infine.
«Timidone» commenta schiacciandogli un occhio. Si sta proprio divertendo la stronza. Lo schernisce senza preoccuparsene troppo. «Quanto sei dolcino quando sei innamorato» aggiunge.
Dylan muove la bocca in una smorfia e poi scuote il capo. Ci fissiamo intensamente e poi alzo le spalle.
«Okay, che volete fare?» Domando interrompendo un clima di tensione.
Beth respira profondamente, «finalmente» mugugna, «usciamo, mangiamo e andiamo in un centro commerciale» applaude entusiasta.
«Io devo vedermi con i miei compagni di squadra... voi divertitevi» dice Dylan, mentre indossa il giubbotto. Entrambe lo osserviamo silenziose. «Beth... Liz è a casa con la mamma?» Domanda poi.
«Sì... rompe i coglioni. Ha fatto cadere la ciotola con l'acqua oltre cento volte, la mamma sta dando di matto» Beth scuote il capo turbata.
Dylan ride abbassando il capo, «la amo» ridacchia, poi alza lento lo sguardo e mi fissa.
Deglutisco rumorosamente e sospiro. «Mi sistemo e andiamo anche noi» dico osservando Beth che annuisce di rimando.
Corro di sopra ed indosso un body nero, un paio di shorts di jeans e delle converse nere. Metto del mascara e scendo al piano di sotto. Dylan è già andato via, ma mi ha lasciato un messaggio. Osservo il display e sorrido.

Non posso starti incollato tutto il tempo... prenditi i tuoi spazi.
Buon shopping!
Io vado a coccolarmi Liz. Un bacio

Mi fa impazzire, letteralmente. E' assurdo che nel mio mondo esista un ragazzo come Dylan, a volte non mi sembra vero e mi chiedo cosa abbia fatto per meritarmi tanta fortuna. Poi ripenso a Brian e mi rendo conto che dopo la pioggia, sorge sempre l'arcobaleno.

Io e Beth raggiungiamo il centro commerciale con la sua auto. La madre gliel'ha prestata, raccomandandole di non investire e combinare danni.
Così guida cauta, osserva la strada con occhi di falco e quando le parlo mi risponde sempre  a tratti. Mi fa ridere.
«Com'è andato l'incontro con quel mascalzone?» Domanda posteggiando.
Prendo un lungo respiro. «Credo sia stata l'ultima volta... comunque lui è lì, non so quando sarà fuori e non voglio pensarci» osservo fuori dal finestrino.
«Sai... è un gran stronzo, però mi dispiace» sospira lei.
«Se le cerca lui Beth» sbotto nevrotica.
Lei si ammutolisce e sgrana gli occhi.
«Scusami» abbasso gli occhi «quando si parla di lui, non rispondo delle mie azioni» rifletto.
Mi accarezza il capo, «andrà bene» sussurra.

Così scendiamo dall'auto e ci intrufoliamo in mezzo ai negozi, in mezzo alla gente che, spensierata, osserva le vetrine ed acquista. Io ho la testa fasciata da mille pensieri, nonostante Beth mi invogli a comprare.
Quando vedo la famiglia Felton al completo passeggiare sorrido e gli vado incontro. Brady porta il passeggino, mentre Emily le tiene il braccio, poggiata su di esso. I miei nipotini sono svegli ed arzilli. Thomas mi sorride subito, mentre Nicholas è impegnato a mordersi un piede.
«Puzzoni» li chiamo abbassandomi per salutarli con un bacio in fronte all'uno.
«Zingara» mi saluta mio cognato accennando un risolino.
«Dove stai andando?» Domanda mia sorella.
Mi guardo intorno ed indico Beth che sta rovistando in mezzo ad una massa di vestiti dentro un negozio.
«Oggi com'è andata?» Chiede subito dopo seria.
Brady mi fissa allo stesso modo. Do un'occhiata ad entrambi.
«Credo uscirà a breve, ma io non lo vedrò più» sospiro mordicchiandomi il labbro inferiore.
Brady assottiglia lo sguardo. «Io voglio bene a quel ragazzo, ma non so più come aiutarlo» scrolla le spalle. «Si mette nei casini per attirare l'attenzione, è solo anche se ha una famiglia... si sente solo, come se fosse in mezzo ad una folla, ma non conoscesse nessuno» spiega cauto. «E quindi si comporta come un ragazzino che fa cazzate... è l'unico modo per avere la comprensione di qualcuno e di te» respira profondamente e mi osserva.
«Sì, ma lei ha bisogno di una vita più tranquilla...» sorride Emily, so già dove andrà a parare. «Dylan è davvero carino» mi guarda di sbieco.
Brady comincia a ridere con gusto, «è questo quello che dicevi alle tue amichette al liceo, quando passavo io?» Le palpa il sedere e lei si sposta subito.
«Ma sei sempre il solito coglione» sbotta lei ricomponendosi, «al liceo l'unica cosa che dicevo di te era quanto sei stronzo» lo fissa con un sorrisetto.
«Però sono stato bravo» dice a testa alta, «sono riuscito a farti mia» aggiunge.
«Dimentichi che dopo di te ho avuto qualcun altro... quindi mi hai fatto tua solo per un breve tempo» risponde lei ammiccando acidamente.
Brady stizzisce, «Emily... quel Noah di merda non devi neanche menzionarlo indirettamente» sbotta nervoso, «per me non è mai esistito. Tu in quel periodo eri single.» Guarda altrove.
Emily smorza una risata e gli si avvinghia baciandogli il collo, «incidenti di percorso, amore mio» dice strusciandosi come una gatta.
Brady continua a fare il permaloso, geloso, orgoglioso, ma rimangono sempre e comunque la coppia del secolo.
Nei meandri della mia mente sto provando a vedermi in un futuro, ma al momento non riesco a pensare qualcuno al mio fianco.

Saluto i piccioncini e ritorno da Beth che ha già tre buste fra le mani. Pericolosa.
«Ci sono i saldi» sorride entusiasta. «Ti devo spingere io dentro un negozio?» Mi fulmina.
Sbuffo e sorrido, così obbedisco e per il resto del pomeriggio faccio avanti ed indietro per i camerini. Beth mi fa provare di tutto, anche ciò che non avrei mai pensato di indossare e come se non bastasse mi costringe a comprare tutto quello che lei ritiene mi stia "divinamente".


POV BRIAN

Mio padre è nero. Per tutto il tragitto non mi rivolge parola. Ha gli occhi fissi verso il vuoto. Secondo lui non sono buono a niente e ha sbagliato a credere di nuovo in me. Nessuno ci crede. Nessuno ci ha mai creduto.
Forse ho bisogno semplicemente che qualcuno si fermi a capire che la mia vita è sempre una merda. Rovino tutto, faccio di testa mia sempre ed allontano tutto ciò che di bello mi capita. Sono un verme, lo so. A volte mi schifo da solo, ma poi trovo conforto ricordandomi di come fossi qualche mese fa. Avevo un lavoro, la mia vita procedeva monotona ma tranquilla, senza troppi sbalzi. Ho incontrato qualcuno che mi ha cambiato radicalmente l'esistenza.
Ha messo in discussione i miei sentimenti ed il mio cuore ha ricominciato a battere alla vista di un paio di occhi e di un sorriso.
Le farfalle nello stomaco con il tempo diventavano grilli, non tacevano mai, si facevano sempre più evidenti e prepotenti, tanto da costringermi a pensare che l'amore nella mia vita potesse essere un tassello importante, tanto da farmi pensare che qualcuno potesse amarmi sul serio. E poi spuntano due occhi che mi ingannano, come nessuno aveva fatto mai. Mi oscurano il tragitto e non so più qual è la retta via. Cammino, continuo a camminare e poi finisco contro un muro, così elevato che sembra impossibile scavalcare. Grace ha rappresentato l'illusione di un finale felice. Grace è stata la luce in fondo al tunnel. Ed io ho trasformato quel bagliore in buio.

«Quest'estate lavorerai in un luogo in cui sarà impossibile comportarti da ingrato» sospira mio padre. So che vorrebbe tirarmi due ceffoni.
Non fiato.
«Vediamo se finisce questa situazione, questo atteggiamento, questa vita» aumenta gradualmente il tono di voce. Non mi scandalizzo. «Siamo stufi io e tua madre. Non ti abbiamo cresciuto così, abbiamo sempre fatto in modo che non ti mancasse nulla e ti comporti come se non avessi mai avuto una famiglia» sbotta. «Ma adesso i giochi finiscono. Ti rinchiudo lì e non se ne parla più.»
Non so neanche a cosa si riferisca e neanche voglio saperlo. Non ho il diritto di parlare, perché se non fosse per lui sarei ancora dietro le sbarre.
Quindi accetterò la qualunque, magari cambierà qualcosa. O forse rimarrò il solito strafottente sfascia-tutto di sempre.
«Dove stiamo andando?» Domando con voce rauca.
Mi da un breve sguardo, «il tuo amico Brandon si è offerto di ospitarti per un paio di giorni, dice che la sua presenza ti farà bene» parla cauto, ma severo. «Poi tornerai in Virginia e fra qualche mese lavorerai dove dico io.» Impone.
Odio esser comandato a bacchetta come un quindicenne, ma la triste realtà è che me la sono cercata.

La su auto si posteggia di fronte casa dei Felton. Con uno scatto repentino scende dall'auto ed acchiappa la valigia dal cofano, poi esco anch'io. Brady esce di casa ed avanza verso di me. Mi fissa in cagnesco, ma subito dopo mi dà una pacca sulla spalla stringendola.
«Andiamo» dice.
Mio padre annuisce e con un cenno di mano mi saluta. Tanto il mio soggiorno sarà breve. Sembro un ragazzino senza casa, a cui serve un po' di educazione.
Che vergogna.

Emily mi squadra da capo a piedi, è imbarazzante.
«Ciao Brian» dice con serietà. «Lo faccio solo per Brady» sottolinea schiarendosi la voce.
Abbasso il capo. «Lo so.» Calco ogni parola.
«Ti faccio vedere la tua camera» Brady mi guida verso la mia stanza e una volta giunto dentro, poggia la valigia a terra. «Se vuoi lavarti, lì c'è il bagno...» si avvicina verso una porta, spalancandola. «Qualunque cosa tu abbia bisogno non esitare a chiedere... voglio che tu capisca una cosa» esordisce, «tutte le persone che fino ad oggi hanno provato a tirarti fuori dai casini, ti vogliono bene. Non hai bisogno di combinarne altri per farti dimostrare qualcosa... ma devi essere tu a dimostrare a chi ami di essere una persona migliore» mi serra il collo con entrambe le mani e mi costringe a fissarlo. «Ho passato periodi in cui mi credevo il bullo della situazione, che allontanavo tutti e rovinavo tutto, ma è importante capire quando è il momento di smetterla» aggiunge. «Tu vivi senza limiti ed è sbagliato» sospira infine.
Mi siedo nel letto e mi sorreggo il capo con entrambe le mani, «Brady ci sono momenti in cui la mia impulsività prevale sulla ragione» farfuglio, «ad esempio in questo momento andrei a spaccare la faccia a quel Dylan» digrigno i denti.
«Quel ragazzo fa sorridere quella bisbetica» risponde schietto. «Tu no.» Brady è il classico sfacciato senza peli sulla lingua. Lo stimo per questo.
«Questo non toglie il fatto che sta con lei e che io lo prenderei a calci in culo» borbotto furibondo.
«Fatti una domanda...» si prende qualche secondo prima di continuare, «Grace sta con lui, ma prima di ciò ha provato a riallacciare con te?»
Lo guardo, «sì» dico con voce flebile.
«E allora Brian? Cazzi tuoi.» Scrolla le spalle. «Accantona Grace e prendi in mano la tua vita. Chiarisciti le idee, non pensarci più e ricomincia da zero» gesticola «uccidi quel Brian» conclude.
«Faccio una doccia» mi metto in piedi.
Lui annuisce, «gli asciugamani sono già in bagno... se vuoi rilassarti dentro c'è una radio, non metterla troppo alta che Tom e Nic dormono» sorride quando pronuncia i nomi dei figli. Gli brillano gli occhi quando parla di loro. E' meraviglioso. Chi sa se giungerò anche io ad una pace interiore, come la sua. Ed anche lui ha dovuto affrontare una tempesta, probabilmente peggiore della mia, ma è qui, è vivo. Quest'uomo è forte e ne dovrei prendere atto.

Mi rifugio in bagno, apro l'acqua calda e mi intrufolo dentro, dopo aver acceso la radio. La prima canzone che parte è "Thinking out loud" di Ed Sheeran.
Mi sciacquo lentamente, insapono i capelli e mi lascio coccolare, almeno, dal getto d'acqua.
«I'm thinking about how people fall in love in mysterious ways» sussurro.
Poi mi siedo a terra e poggio il capo indietro, chiudendo gli occhi.
Chi sa cosa sta facendo. Chi sa se è con lui. Chi sa se lui è riuscito trattarla come lei desiderava.
«I just keep on making the same mistakes hoping that you'll understand» canticchio. Queste parole pare siano state scritte giusto per me. «So baby now take me into your loving arms...» continuo con voce strozzata «kiss me under the light of a thousand stars. Oh darling, place your head on my beating heart. I'm thinking out loud that maybe we found love right where we are» mormoro con voce rauca.

Quando esco di lì, mi vesto velocemente, ma la mia attenzione è attirata da una voce familiare. La sento ridere. La sento parlare animatamente. Grace è al piano di sotto.
Dopo aver indossato le scarpe ed asciugato i capelli con l'asciugamano, apro la porta. Non so perché lo stia facendo. Un minuto prima le dico di andare via, il minuto dopo ho l'estremo bisogno di vederla.
E nel momento in cui sbircio dalle scale, riconosco la sua sagoma. Ha i capelli sciolti, più lunghi di quanto li ricordassi, o forse non ci ho mai fatto troppa attenzione, ma adesso osservo i particolari. Il suo volto è rilassato, sorride e scherza come se la sua vita prosegua nel migliore dei modi. Improvvisamente, però, si accorge di me. Si irrigidisce e si ammutolisce. Sposta lo sguardo altrove e solo Brady mi invita a partecipare alla conversazione.
«Tutto okay?» Chiede.
«Sì» dico sedendomi su una poltroncina, di fronte a lei.
«E quindi ci ho pensato su oggi pomeriggio... credo che farò domanda per Yale» esordisce Grace rivolgendosi a loro due.
Sgrano gli occhi, ma rimango nella mia posizione.
«Mi sto impegnando in questi ultimi tempi... quindi spero di riuscirci» sorride spensierata.
«E Dylan dove andrà?» Sua sorella mi rivolge un'occhiata di sfida.
Mi sta provocando. Bè, che novità. Non a caso sono sorelle. Una più stronza dell'altra.
«Yale» risponde l'altra schietta, ma non si volta neanche di mezzo centimetro per osservarmi, come se io in quel luogo neanche ci fossi.
«Quindi incrociamo le dita» Brady guarda prima me e poi Grace.


POV GRACE

Sto aiutando mia sorella a preparare la cena, poi tornerò a casa. Non ho proprio voglia di rimanere qui. Brian è dall'altra parte della casa con Brady. Stanno guardando la tv. Dice mia sorella che gli farà bene una buona compagnia e che andrà via da New York molto presto, per quanto ne sa.
Spero solo che la smetta di fare il bambino.
Quando qualcuno bussa alla porta, Emily urla a Brady di aprire.
«Sto pisciando!» Esclama. «Brian vai tu» sbraita.
Sicuramente saranno Marcus e Kris. Improvvisamente cala il silenzio. Non si sente Brian, non si sente parlare nessuno. Emily, corrucciata, mi rivolge un lungo sguardo. Poi entrambe ci rechiamo in salotto e quello che vedo non è piacevole.
Dylan e Brian sono l'uno di fronte all'altro. Si guardano minacciosi, ma nessuno dei due fa un passo avanti.
Dylan si accorge di me e boccheggia. «Se solo mi avessi detto che lo ami ancora, mi sarei messo da parte» esordisce.
Una pugnalata al cuore.
«Ma che dici?» Avanzo parandomi poco più distante di Brian.
Quest'ultimo mi rivolge uno sguardo confuso.
«Avrei dovuto immaginarlo» mormora pensieroso, «ti ho chiesto una cosa impossibile» aggiunge. «Non vederlo più... figuriamoci» commenta con tono amaro, «sei stata dietro di lui per mesi, figuriamoci se riusciresti a non vederlo più» accenna una risata. «Sai che ti dico Grace?» Arriccia il naso, la sua voce trema. «Che la vita è la tua, decidi tu chi ricorrere... ma io non sono come te. Non riesco ad andare dietro a chi va dietro a qualcun altro» abbassa gli occhi.
Mi prendo un attimo per osservare mia sorella, che sospira.
«Dylan non è così.» Provo a bloccarlo, ma poi lo vedo indietreggiare ed avanzo ancor di più.
Scuote il capo. «No. Ti basta una sbandata, per non capirci più niente... se c'è lui tu non capisci più niente» aumenta il tono di voce e stringe i pugni.
Brian accenna un risolino nascosto dalla mano, mentre si massaggia il mento.
Dylan si accorge di ciò e dopo una lenta chiusura di palpebre esplode caricandogli un destro in viso. Brady arriva in quell'istante e rimane pietrificato.
Io e mia sorella sussultiamo, ma quando Brian si ricompone senza batter ciglio e gli mostra un sorriso soddisfatto e fiero, Dylan si volta e scende le scale per andare via.
Non perdo un secondo per rincorrerlo, acchiapparlo da un braccio e costringerlo a fermarsi. E' in questo istante che mi sembra perderlo del tutto.
Lui che non ha mai perso le staffe, che è sempre stato razionale e deciso nelle sue scelte, che ha sempre provato a comportarsi da vero uomo e fare la cosa giusta. Oggi ho visto un'altra persona, quella stufa. Probabilmente si risparmiava quel pugno da troppo tempo. Ha solo colto l'occasione e non riesco a fargliene una colpa ed avercela con lui. Non ci riesco affatto.

«Andiamo fermati» lo imploro, non curante di Brian che ci sta raggiungendo.
Dio Cristo!
«Vai via Grace» dice Dylan dimenandosi.
Scoppio in un pianto isterico. Ed ecco che mostro ogni fragilità. Dylan si ferma e mi osserva.
«Non puoi andartene, non ora» sbotto con voce strozzata, singhiozzando.
«Tu non sai cosa vuoi» sussurra.
«E quindi vai via così?» Asciugo le lacrime e sospiro.
Abbassa gli occhi. «Non so fare altrimenti» scrolla le spalle.
«Liz» Brian mi chiama da dietro.
Mi volto lenta.
«Non puoi amare due persone» dice quest'ultimo.
Dylan accenna un riso amaro. «Io ti amo, ma non ti divido con nessuno» indietreggia e raggiunge subito la sua auto.
Lo osservo salire e poggiare le mani sul volante. Poi posa la testa su di esse e si volta a guardarmi per l'ennesima volta. Mette in moto e parte, ma io in quel preciso istante scappo da lì, senza voler dare spiegazioni.

Ho bisogno di stare sola, prima di impazzire del tutto.
Amare due persone? Li amo entrambi? Forse in modo diverso?
Brian con i suoi casini, con i suoi demoni interiori, con la sua mente contorta, con il suo volermi un giorno e l'altro no, con la sua dolcezza mischiata all'amaro. Brian che non ha mai la risposta giusta al momento giusto, che dice sempre cose sbagliate nel momento sbagliato, che fallisce, che incasina se stesso ed anche me, che confonde la sua vita con un parco giochi, che non pensa mai prima di agire, prima di parlare, prima di ferire. La sua vita che mischiata alla mia fa un gran fracasso.
Dylan con la sua tranquillità, con il suo modo delicato di atteggiarsi, con il suo esserci senza invadere troppo il territorio altrui, con la sua protezione e la sua stabilità che fanno credere in qualcosa di vero e forte. Il suo amore è puro, è trasparente, non c'è niente da nascondere.
La sua vita che insieme alla mia ne viene fuori qualcosa di strabiliante, mai visto prima, il dolce e l'amaro, il giorno e la notte, lo yin e lo yang.

Ma io cosa voglio?
L'amore che scompiglia e disorienta o quello che ordina e rasserena?


Angolo autrice.

BUONAAA DOMENICA!
Come state? State molto tranquilli, non è una fine definitiva, come già vi avevo anticipato, è solo un arrivederci! Molto presto continuerò con il SEQUEL, non so precisamente quando, ma sicuramente sarete informati. Non date di matto! Aahaha Non odiatemi per questa "fine", ma al momento Grace non è pronta ad amare l'uno o l'altro. Credo di averlo fatto capire anche durante il corso della storia.
Grazie a chi mi ha seguita anche in questa storia e spero di leggervi nei commenti e soprattutto nel sequel.
STAY TUNED.

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