Capitolo 29

Capitolo 29


Le vacanze di primavera sono giunte al termine. Ritorno a scuola ancora più annoiata di prima, sfaticata come sempre ed assonnata al punto giusto.
Mi riprendo grazie al caffè che Beth mi fa trovare al mio arrivo.
«Buongiorno» biascico.
Lei annuisce e sbadiglia. «Stamattina è difficile anche sbadigliare» sospira.
Mi guardo attorno, ma non vedo Dylan. Rimango ugualmente in silenzio.
«Stasera la tua ex amica Candi da una festa» esordisce, «andiamo a spaccare tutto?» Domanda schiacciandomi un occhio.
Ricordo la sua villa con la piscina ed il suo desiderio di voler dare una festa a fine anno. Lo ripeteva continuamente e adesso... realizzato il suo sogno.
«Credo che appena ci vedrà di manderà via a calci in culo» commento ironica.
Lei sorride maliziosa, «il mio obiettivo è giusto questo» dice.
«Vuoi litigare insomma» sorseggio il caffè.
Lei annuisce.
«Disponibile» le do una pacca sulla spalla. Ghigna e porta un braccio intorno al mio collo.
Insieme ci avviamo verso il bagno, ma la mia attenzione si concentra su Dylan, insieme al suo gruppo di amici e cheerleader. Una di queste gli sta accarezzando i capelli, nonostante ciò lui la evita.
Proseguo dritta, ma continuo a fissare la scena. Lei si aggrappa al suo braccio e sorride osservandolo. Lui le degna uno sguardo e poi torna a parlare con i ragazzi.
Arrivo in bagno ed accendo una sigaretta, sedendomi sul davanzale della finestra. Beth, invece, affianco al lavandino.
«Sono felice che tutta questa merda finisce tra poco» getta il fumo fuori dalla bocca.
Non fiato. Guardo di fuori, fumo e poggio il capo all'indietro.
«Ehi tu, che hai» mi richiama.
Non mi volto, «sto pensando al college» mento.
«Uh, non ci pensare dai... » dice.
In realtà il mio cervello è impegnato nel cercare una spiegazione plausibile alla mia immane gelosia.
Getto la cicca di sigaretta a terra, poi salto giù e la calpesto con le converse sgualcite e rovinate.
«Ci vediamo dopo» acchiappo la borsa ed esco sbattendo la porta.
So che posso sembrare isterica, ma da quando ci siamo baciati non ne abbiamo più parlato e mi scoccia vederlo con qualche altra. E non penso affatto che quei baci abbiano cambiato la nostra posizione, ma è lecito che io sia infastidita dopo che le sue labbra, le sue mani ed il suo corpo qualche giorno fa erano concentrati su di me. Diamine, che casino il mio cervello.

Uscendo noto la ragazzetta che gli stava incollata qualche minuto prima, è da sola, poggiata di fianco al suo armadietto e smanetta con il telefono. Le passo a poca distanza e le do una spallata talmente intesa da farla arrivare un metro più avanti. Dopo di che mi volto e la squadro da capo a piedi, mentre lei mi sta fulminando con gli occhi. Stronza.
Prima di entrare in aula, però, mi sento tirare da un braccio, mi volto e Dylan mi sorride.
«Buongiorno scricciolo» dice entusiasta.
Sospiro, abbozzo un sorriso finto, «ciao» mi limito a dire.
Inarca un sopracciglio ed assottiglia lo sguardo, «che c'è che non va?»
Mi guardo attorno, «niente, ho lezione» indietreggio insicura.
Continua a fissarmi incuriosito dal mio atteggiamento ambiguo, «bhè, anche io ho lezione... che motivazione del cazzo» si agita.
Distolgo lo sguardo evitandolo.
«Sei proprio strana» commenta irritato.
Pure. Sarei anche strana. Poi il mio cervello dovrà spiegarmi a quale scopo questo mio atteggiamento, perché non sono io, non è colpa mia, ma non riesco proprio a far finta di niente.
«Ora sono anche strana» rido amaramente alzando gli occhi.
Lui incrocia le braccia al petto, «ma hai le tue cose
Lo guardo minacciosa e mi scaravento addosso spingendolo, «non ho il ciclo, è che se magari non esistesse in questo mondo di merda la razza maschile, forse le vite delle donne migliorerebbero.» Dico come una forsennata.
Lui ha gli occhi sgranati, ma sul suo viso spunta un sorriso sghembo, che mi costringe a ricompormi.
«Tu sei completamente fuori» si massaggia la fronte, «mi farai ricoverare» aggiunge.
«Dylan Murphy» gli punto un dito contro inclinando il capo da un lato, «buona giornata» ringhio voltandomi.
«Grace Elizabeth Stewart» dice squillante, non mi giro. «Buona giornata» lo sento ghignare con gusto.


Poche ore dopo ci ritroviamo nel cortile, Beth si mangiucchia le unghie, mentre Dylan non la smette di fissarmi provocandomi. Io, invece, lo evito.
«Tu stasera vieni?» Chiede la sorella al fratello.
Lui annuisce con suono gutturale senza staccarmi gli occhi di dosso. Lo fulmino irritata, ma lui sembra farlo apposta.
«Oh mi dai sui nervi!» Dico a denti stretti.
Beth sussulta ed aggrotta la fronte. «Oggi... amica mia, mi fai paura» ammette sincera.
«La finisci di fissarmi?» Chiedo calmando gli animi.
Lui sogghigna, «tu dimmi che cos'hai» ordina severo.
«Ti ho detto niente» scrollo le spalle e socchiudo le palpebre.
Lui abbassa la testa e mi si affianca lentamente, «così mi fai impazzire» mormora.
«Ehi» Beth ci guarda di sbieco, «non cominciate a fare così che me ne vado» continua a fissarmi.
Io trattengo una risata, Dylan invece si lascia andare e mi dà una piccola spinta.
«Ci vediamo stasera» faccio. «Vi aspetto davanti casa alle sette» continuo.
Li saluto con un cenno di mano e salto sul primo bus in direzione casa.
Poco dopo sono giunta a destinazione e la prima cosa che desidero fare è dormire e rilassarmi sul mio letto. Ho ancora i postumi della febbre, durata solo due giorni, ma devastante.
Così mi spoglio e rimango in intimo, per poi infilarmi nel letto. Metto le cuffie alle orecchie e parte la riproduzione casuale dall'iPhone.


Al mio risveglio sono le sette meno un minuto. Spalanco gli occhi e sobbalzo giù dal letto. Esco nel balconcino e mi affaccio, non preoccupante del mio non-abbigliamento. La macchina di Dylan si è appena posteggiata sotto casa e il suo visetto spunta dal finestrino. Guarda prima verso il portone e poi alza gli occhi al cielo, mi nota e scoppia a ridere.
«Scricciolo così non ti ci porto» sbraita.
Gli faccio cenno di zittirsi immediatamente, «posteggia e salite» dico sgattaiolando dentro.
Faccio avanti e indietro per la stanza senza saper cosa far prima. Poi quando mi spoglio del reggiseno per entrare nella doccia, qualcuno bussa alla porta e la spalanca subito dopo. Dylan è da solo di fronte a me. Sgrana gli occhi sbalordito, ma si rende conto dopo che ho le tette di fuori e distoglie lo sguardo. Mi copro il seno e corro in bagno.
«Gesù» urlo. «Dov'è Beth?» Dico infilandomi nel getto d'acqua, non curante del fatto che sia gelata. Impreco a denti stretti e tremo, mentre m'insapono.
«Beth non era ancora pronta, la passiamo a prendere appena sarai pronta anche tu» risponde dall'altro lato. «Carina la tua camera Stewart» commenta.
Faccio lo shampoo e poi risciacquo il tutto con una velocità impossibile.
Avvolgo il corpo in un asciugamano e metto un piede fuori, sul pavimento umidiccio. Strizzo i capelli inzuppati ed esco dal bagno. Lui è seduto sul mio letto e non perde un attimo per squadrarmi e rimanere a bocca aperta.
Abbasso gli occhi imbarazzata. Non lo nego, il suo sguardo mi fa un certo effetto e il suo modo di guadarmi mi ha sempre spiazzata.
Mi sorreggo l'asciugamano e mi avvicino a lui, sporgendomi verso il comodino per prendere la spazzola. Mi pettino davanti ai suoi occhi, mentre lui si mette in piedi.
«Sei ancora nervosetta?» Accenna una smorfia con le labbra.
Roteo gli occhi e sbuffo, «potrei» dico.
«Prima che finisce questo giorno mi dovrai spiegare il motivo, che ti piaccia o no» sussurra con voce rauca, mentre la sua mano mi accarezza il braccio delicatamente. Stavolta i brividi non si possono nascondere, vista la pelle d'oca. Se ne accorge e mi sorride. Poi il suo viso ondeggia verso il mio e quando sta per darmi un bacio io mi distanzio e mi dirigo verso l'armadio. Lo spalanco e prendo qualcosa da indossare. Uno shorts di jeans, un maglioncino nero ed un cardigan lungo dello stesso colore.
Li indosso rifugiandomi in bagno e poi infilo le converse.
Lascio i capelli ad asciugare, mentre sistemo la borsa.
«Possiamo andare» sospiro.
Scocca la lingua sul palato, nasconde le mani nelle tasche del pantalone e getta il capo indietro dirigendosi verso la porta.
Prendo un lungo respiro e lo seguo. Al piano di sotto mio padre mi squadra da capo a piedi, mentre Dylan, imbarazzato, si gratta il capo.
«Tu sei il ragazzo di Grace?» Domanda massaggiandosi la barba.
Dylan sgrana gli occhi cerca subito i miei, «no, sono il suo migliore amico» si schiarisce la voce.
Deglutisco rumorosamente ed abbozzo un sorriso. «Noi andiamo» sospiro.
«Non fare tardi» mi raccomanda subito dopo. Fissa Dylan e gli punta il dito contro, «falla tornare a casa, sana e salva» accenna un risolino.
Ridiamo entrambi e poi, finalmente, usciamo.

Prendo una boccata d'aria e lo seguo in auto. Lui mette in moto e parte.
«Migliore amica» ghigna.
Lo fulmino con lo sguardo, «smettila.»
Mi fissa di sbieco, «suscettibile» commenta.
Non rispondo e non fiato per tutto il tragitto fino a casa sua.
Beth, al nostro arrivo, è sistemata con una gonna di pelle ed un top. Corre e raggiunge l'auto entrando.
«Buonasera» dice con il fiatone. «Stasera non bevo, devo essere abbastanza sobria per sfottere Scott e la sua adorabile fidanzata» esordisce.
Dylan frena di colpo e si volta a fissarci con il dito puntato contro. «Vi avverto, io stasera non ho intenzione di fare teatrini di alcun genere... non fatemi litigare con nessuno e non vi ubriacate come le cretine perché vi lascio lì» dice con tono minaccioso e severo.
«Non avresti il coraggio» commento a denti stretti.
Mi guarda, «non mi sfidare» alza le sopracciglia.
Poi ripartiamo.


Arriviamo alla festa e c'è un gran casino. Gente ovunque, mai vista prima. La piscina è piena zeppa di ragazzette in bikini che fanno le poco di buono con i ragazzi. Alcune le ho già viste in giro per la scuola, altre le riconosco perché stamattina le ho inquadrate con Dylan. Tanto che, appena lo notano, escono dall'acqua, stile sirenette, e si gettano addosso bagnandogli la maglia.
«Spero ti sia portato il costume Murphy» ridacchia una di loro.
Lui scuote il capo e si distacca. Io osservo la scena affianco a sua sorella.
«Dai, vieni con noi» se lo trascinano, mentre lui si volta a fissarci.
Beth gli alza il dito medio, mentre io rimango impassibile.
«Ossigeno» accendo una sigaretta nervosamente e mi reco di fronte la lunga tavolata in cui sono poggiate le bevande.
Prendo un bicchiere e mischio una varietà di alcol a caso. Poi lo porto alla bocca e lo butto giù a lunghi sorsi. La gola mi avvampa e gli occhi mi stanno per uscire dalle orbite. Beth, invece, prende solo un bicchiere di coca cola, come promesso e cerca tra la gente le sue due prede.
«Grace vedi che l'ho capito che sei gelosa» ghigna.
Mi preparo un altro bicchiere pieno fino all'orlo e lo porto alle labbra.
«Chi io?» Sorseggio con occhi sbarrati. «Assolutamente» spalanco la bocca per riprendere aria.
Poi mi trascino la mia amica in mezzo ad una folla, in cui la gente balla.
Muovo il bacino a ritmo insieme alle braccia in aria. Beth mi segue corrucciata e quando nota il suo ex diventa una iena. Osservo che i due si fissano a lungo, Scott la squadra, ma quando Candi lo prende dal viso per stampargli un bacio, tutto si interrompe improvvisamente.
«La devi smettere di fissarlo. E' un cazzone.» La stritolo.
Lei annuisce. «Hai ragione, ma mi fanno talmente schifo da sputargli addosso» sbuffa. «Devo fare la pipì» si sorregge la vescica e scappa dentro.
Quando parte la canzone Goodbye Feder io mi scateno, trascinata dal ritmo, socchiudendo le palpebre e volteggiando su me stessa.
Il respiro di qualcuno sulla mia spalla e delle mani che si posano sui fianchi, però, mi fanno tornare nella mia realtà. Non ho bisogno di voltarmi per riconoscere il profumo di Dylan, ma lo scanso subito violentemente.
Lui rimane interrotto, mi fissa di sbieco e si avvicina nuovamente.
«Che hai?» Domanda esausto tenendomi entrambe le mani con una stretta abbastanza fastidiosa.
«Potresti continuare con le ragazze con cui stavi prima» dico con tono tranquillo.
Lui abbassa il capo e sorride, mi spinge a lui senza mollarmi e mi abbraccia.
«Orgogliosa» sussurra.
Faccio una smorfia, «ma togliti» lo respingo acidamente.
Lui lascia la presa, ma subito dopo si catapulta su di me per baciarmi. Gli tappo la bocca con una mano e lui rimane sbalordito dal gesto. Mi avvicino al suo volto e lo fisso.
«Non mi avrai mai» scandisco bene ogni parola e mi dileguo nella folla, raggiungendo il giardino.
Mi poggio ad un albero ed osservo lui che mi viene incontro, con i capelli al vento, il sorriso che scoppia sul suo viso, un'andatura lenta ed il petto in fuori.
Appena arriva mi blocca con entrambe le braccia, poggiando i palmi delle mani al tronco. Si avvicina alle mie labbra e mi morde quello inferiore, per poi succhiarlo. Poso una mano fra i suoi capelli, mentre con l'altra si tengo bloccato il mento. Schiudo le labbra e lascio sfiorare la sua lingua con la mia. Il bacio si accende passo dopo passo, secondo dopo secondo, diventando irrefrenabile, incontenibile, impetuoso come un tornado. Spazza via i cattivi pensieri e le ansie, lasciando spazio ad un universo parallelo, nel quale niente e nessuno può disturbarmi in alcun modo.
Le sue mani si insinuano sulla schiena, per poi scendere sul sedere che spinge verso il suo bacino.
«Scusa» dice ansimando sulle mie labbra.
La sua mano risale lenta e mi sorregge il collo. Lo guardo ammiccante e lo prendo per mano. Sarà l'eccessiva quantità di alcol che mi scorre nelle vene, sarà la musica, saranno gli ormoni di una diciassettenne, sarà la passione e la brama, saranno le stelle, sarà la Luna che mi sta sconvolgendo, ma ho voglia di fare l'amore con lui.
Lo capisce subito dai miei occhi. S'intrufola in macchina, nei sedili posteriori e riprendiamo il bacio interrotto. La sua mano s'insinua sotto la mia maglia, salendo fino al seno.
«Voglio che tu sappia che dopo questo non sarai più la mia migliore amica» boccheggia.
Gli lascio una scia di baci lungo il mento, poi dietro l'orecchio, mentre lui mi slaccia il reggiseno, alzandomi la maglia fino a sfilarla del tutto. Poi smanetta con il bottone del pantaloncino ed infila lentamente la mano sotto lo slip. Sussulto al contatto ed ansimo quando le sue dita penetrano nella mia intimità. Getto il capo indietro e lui ne approfitta per baciarmi il petto, il collo e per bloccarmi le mani, intrecciando le sue dita alle mie. Mi prendo un secondo per fissarlo, è già stravolto, ha i capelli disordinati e un'espressione piacevolmente estenuata. Quando lo sento rovistare sotto il sedile scoppio a ridere.
«Lo sai che potrei pensare che le porti tutte qui?» Domando con voce rauca.
Lui abbozza un sorrisetto, «mi hai portato tu e poi tutte chi?»
Gli pizzico un fianco e lui ridacchia. Acchiappa il preservativo e si spoglia dei suoi indumenti, mentre io ammiro il suo fisico. La vista non è perfettamente nitida, ma nonostante il buio una fioca luce mi favorisce la sublime ammirazione.
Rimaniamo entrambi nudi, ma non me ne rendo neanche perfettamente conto. Sono così presa dal suo sfiorarmi la pelle con prepotenza ed esigenza, dai suoi baci senza limiti, dal suo calore sul mio corpo.

Quando penetra dentro di me non riesco a trattenere un lamento soddisfacente. Avverto un dolore terribile, ma allo stesso momento non riesco a distrarmi, poiché la sua bocca mi percorre ogni angolo del mio corpo ed è impossibile riuscire a pensare lucidamente.
Così mi abbandono a quest'estremo godimento. Si muove gradualmente sopra di me, le sue spinte sono regolari, senza esagerare. Ansima e poggia la sua fronte sudaticcia alla mia. Lo attiro ancor di più a me con entrambe le mani sul suo collo e schiudo la bocca per ricongiungermi alla sua.
Allaccio, poi, le mie gambe alla sua vita, stringendo la morsa ed è in quell'istante che lui avverte l'esigenza di aumentare il ritmo. Ringhia e si spinge più verso il mio bacino. Con una mano mi accarezza il collo, scende e mi serra il seno e poi mi stringe veemente un fianco.
La voglia cresce a dismisura inconsapevolmente ed improvvisamente i suoi occhi si puntano sui miei.
«Mi sono innamorato come uno scemo» mormora prima di venire.
Raggiungiamo l'apice del piacere insieme. Io inarco la schiena e lui strizza gli occhi boccheggiando. Poi si posa delicatamente su di me, adagiando la testa sul mio seno nudo. Avverto il suo respiro affannato sul mio corpo e questo mi fa rabbrividire. Il suo cuore sta scoppiando fuori dal petto. Le sue braccia mi spingono, poi, su di lui, cingendomi la vita. Mi accarezza il capo, spostandomi i capelli all'indietro.

Tempo fa se mi avessero chiesto cosa significasse per me tutto questo, avrei risposto che sono tutte cazzate, che lo si fa solo per il gusto di farlo, senza pensarci troppo. Dopo la prima volta con Brian mi sono riproposta di tenere il mio corpo lontano da tutta questa merda, che ti fa salire alle stelle un secondo prima e poi ti fa tornare con i piedi per terra, magari delusa.
Stasera credo che qualcosa sia cambiato. Avevo la necessità di sentirmi un tutt'uno, una cosa sola con Dylan. Sentivo il bisogno di aprirmi, di abbattere quel muro con lui.
Non so bene cosa provo, ma sento nascere dentro di me qualcosa che va oltre il semplice bene.
L'ho sempre saputo, fin dall'inizio che non sarebbe stata semplice amicizia. Quando due persone sono attratte l'uno dall'altro dal primo sguardo, i loro occhi si cercheranno sempre e non riusciranno a mentire in eterno. Ed i miei occhi hanno sempre fatto l'amore con i suoi. Le nostre bocche hanno sempre desiderato di sfiorarsi. I nostri corpi non aspiravano che questo.
Adesso che cosa succederà? Questo vortice di emozioni mi sconvolge la vita, mi trascina in un mondo che non ho mai conosciuto ed ammetto di aver paura. Ho ancora paura di soffrire, paura di aprire il cuore a qualcuno. E sento che se questo accadesse si mostrerebbe tutta la mia fragilità.


Quando io e Dylan raggiungiamo nuovamente la folla, ci accorgiamo che le cose non stanno procedendo al meglio. Candi e Beth si stanno prendendo per i capelli e c'è chi addirittura le sta riprendendo con il telefono. Ci precipitiamo come due furetti e Dylan acchiappa la sorella dalla vita serrandola, ma quest'ultima si dimena coma una pazza.
«Sei una lurida puttana e sono perfettamente lucida!» Esclama furibonda. «Sono abbastanza lucida per strapparti la carne di dosso... troia» continua. «Scott non ti amerà mai come ha amato me» ringhia.
Nascondo la bocca con entrambe le mani mentre osservo la scena. Candi ha i pugni serrati e la guarda fissa negli occhi, pronta ad attaccarla nuovamente.
«Scott non ti vuole! Scott sta con me!» Sbraita l'altra.
Mi intrometto consapevole che potrei prenderle anche io, ma non mi importa, poiché non sono affatto due sconosciute e questo lo devo soprattutto a Beth.
«Per l'amor di Dio! Smettetela» sbotto. «Sul serio state litigando per un coglione che probabilmente non vuole nessuna delle due?» Dico affannata.
Entrambe mi guardano. Scott spalanca la bocca e mi osserva corrucciato.
Poi mi rendo conto di coloro che stanno riprendendo, gli punto un dito contro, «se non lo volete ficcato dentro il culo vi conviene immediatamente staccare» minaccio. Quando, però, noto che nessuno mi ascolta ne acchiappo uno a caso e lo lancio con nonchalance nella piscina. La ragazzetta sgrana gli occhi e quasi mi piagnucola davanti.
«Con me non si scherza» ringhio osservandola di sbieco, mentre le altre hanno già nascosto l'aggeggio dietro la schiena.
Sono proprio una bulla a volte. Ed è qui che nella mia mente passa l'immagine di Brian. La sua influenza su di me ha fatto tanto. Mi sono sentita lui per un istante, ma poi scuoto il capo e mi riprendo immediatamente.
«Voi due...» esordisco osservando prima l'una e poi l'altra, «dovete smetterla di guardarvi come se vorreste ammazzarvi. Dovete entrambe mandare a cagare questo soggetto» dico indicandolo, «perché vi prende per il culo. Prima guarda ammiccando una e poi bacia l'altra. Svegliatevi!»
Beth abbassa il capo, Candi fissa il fidanzato perplessa. Lui non si difende, anzi indietreggia dileguandosi. Codardo.
Lei subito lo rincorre inferocita, mentre Dylan lascia la sorella.
«Avevo solo chiesto di non fare casini» la rimprovera.
Lei lo fulmina, «ma che cazzo vuoi Dylan?» Sbotta lei. «Quella puttana doveva pagarla» sussurra a denti stretti.
«Ma non lo capisci che il vero problema è lui?» Dylan aumenta il tono di voce, quasi da mettermi paura. «Probabilmente attendeva solo questo, quel coglione patentato» si calma.
«E che dovrei fare?» Domanda lei incrociando le braccia al petto.
«Evitare sia lei che lui, tu stai bene senza di lui... non hai bisogno di fargliela pagare a Candi. La poveretta è lei che gli sta dietro» m'intrometto.
Lei ci pensa su e non fiata.
«Torniamo a casa, questa festa è una vera merda» borbotta incamminandosi verso il parcheggio.
Io e Dylan ci fissiamo e proseguiamo dritti raggiungendola. Poi la sua mano sfiora la mia e le sue dita s'intrecciano alle mie. E' la prima volta.

Il giorno dopo sono ancora in coma. A malapena riesco a capire che ore siano. E' tardissimo. Devo correre a scuola. Sbalzo giù dal letto e mi vesto in fretta e furia. Scendo al piano di sotto, saluto i miei e faccio colazione con un semplice e misero biscotto al cioccolato. Perdo persino l'autobus e quindi sono costretta a farmela a piedi.

Arrivata di fronte scuola l'unica figura che intravedo in lontananza è quella di Candi, seduta sugli scalini. La campanella è già suonata, ma lei non è entrata. Avanzo e salgo lentamente, lei mi riconosce e si mette in piedi.
«Ti volevo ringraziare» esordisce e si schiarisce la voce.
Alzo le sopracciglia sorpresa, «non l'ho fatto per te» rispondo acidamente.
Lei abbassa lo sguardo. «Lo so, ma mi hai aiutata a capire che Scott non mi voleva» sussurra. «In realtà guardavo, ma non vedevo» aggiunge.
«Come sempre» sospiro osservando altrove.
Mi porge una mano, «prendila come una tregua.»
La guardo da capo a piedi e poi decido di stringergliela. In fondo è così che si matura no? Perdonando o tralasciando situazioni inutili.
«Voglio dirti una cosa che ho saputo» continua. «Brian è stato sorpreso a rubare in un negozio ieri pomeriggio. Sono andata a fare un tatuaggio e me l'ha intimato Julian...» sospira osservandomi, «forse non ti importerà, ma adesso è agli arresti. Si è rimesso nei guai. Era diventato una persona migliore con te.» Annuisce.
Non le rispondo. Respiro profondamente e maledico il giorno in cui l'ho conosciuto, perché mi sta rendendo la vita un inferno e sono convinta che non smetterà mai di farlo. Lui è uno tsunami che, quando passa, porta con sé tutta la serenità e tranquillità d'animo che mi sono sudata.
E ritorna il grigiore e la distruzione.


Angolo autrice.
Buon pomeriggio!

AL MIO SEGNALE SCATENATE L'INFERNO! Aahahah Perchè così sarà, parlo sia con le DYLACE che con le BRACE.

Allora questo è il penultimo capitolo, ma non disperate... la storia avrà un sequel. 

Vi aspetto con i commenti, scatenatevi pure, ci sono abituata! 
Baci, a prestissimo!

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top