Capitolo 24

Capitolo 24.


Emily e Brady sono frenetici. Hanno ricevuto così tanti regali per le nozze che non sanno più dove metterli. La loro casa è piena di oggetti di vario tipo.
Mentre loro fanno su e giù per le scale, a volte urlandosi contro, insultandosi e maledicendo il giorno che si sono conosciuti, io me la rido osservando Thomas e Nicholas al mio fianco, sul divano. I miei piccoli si divertono a guardare i loro genitori impazzire come matti.

«Ti ho detto cento volte di non lasciare i calzini sparsi in camera!» Sbraita a gran voce Emily.
«Emily mi hai rotto i divinissimi coglioni» ribatte Brady.
«Tieni, schifo che non sei altro» gli lancia addosso un mucchio di biancheria intima e poi si reca in cucina. «Ecco, ha fatto il caffè ed ha lasciato la tazza qui» sbuffa poi. «BRADY!» Lo richiama come una forsennata.
Quest'ultimo avanza quasi ringhiando. Serra la mascella e la fissa di sottecchi.
«Cosa sono questi?» Indica delle carte sul tavolo della cucina.
Lui sospira e getta il capo indietro. «Il mio lavoro!» Esclama esausto.
«Il tuo studio è al piano di sopra» rincara lei.
Così, nervoso, acchiappa tutto con entrambe le mani e dopo averla insultata per la millesima volta, sale di sopra.
«Un giorno di questi me ne vado di casa» urla lui.
«Ciao» lo saluta lei, mentre si avvicina e prende in braccio Nic. Gli lascia dei baci sul collo ed il piccolo ride per il solletico.
«Emily così traumatizzate i vostri figli» le faccio notare io.
Lei scuote il capo, «se non impara ad essere ordinato io traumatizzo lui.» Borbotta.
Brady, però la sente. «Emily esci e vai a farti una passeggiata e non rompi più il cazzo?» Spunta dalle scale.
Prevedo una lite fuori dai canoni del normale. Aiuto. Mia sorella mi porge il bambino ed avanza verso il marito.
«Io non sono la tua schiava qui dentro, è chiaro?» Urla lei. «Quindi le tue cazzo di cose faresti bene a sistemarle, sennò te le lancio dal balcone.» Ribatte.
«Hai finito? Hai finito?» Chiede lui sbuffando.
Lei incrocia le braccia al petto e poi gli da le spalle avvicinandosi al divano.
Che casino che sono questi due.

Quando qualcuno bussa alla porta, Brady scende velocemente, apre ed io mi ritrovo ad imprecare peggio di un maschio.

«Fratello» Brian è insostituibile. La sua voce è facilmente riconoscibile.
«Mi hai salvato» borbotta Brady.
Emily si sporge e lo saluta, «se te lo porti via mi fai un piacere» sorride beffarda. «Accomodati» dice poi dandomi un'occhiata.
Brian non si è ancora accorto della mia presenza, mentre io mi faccio sempre più piccola in quest'angolo di divano.
Poi Brady sale al piano di sopra per vestirsi e Brian spunta di fronte a me.
Boccheggia per qualche istante, sgrana gli occhi e non parla.
«Ciao» saluto.
Fa un cenno con il capo e si siede di fronte.
Emily guarda prima me e poi lui. Si dilegua in un'altra stanza, lasciandomi sola con i bimbi e quell'altro bambino di Brian.
Lui si guarda intorno, con aria di superiorità, si schiarisce la voce, alza ed abbassa nervosamente la gamba, si bagna le labbra con la lingua e sospira.
Questa mia vicinanza lo infastidisce parecchio.

«Come stai?» Esito.
Lui, finalmente, mi degna di uno sguardo. Non lo vedevo da una settimana esatta. Ultimamente evito anche Dylan, concentrandomi più su me stessa.
«Bene, grazie» dice secco.
Sospiro ed annuisco. «Avete un impegno tu e Brady?»
«Diciamo» non mi guarda.
«Lavori con tuo zio?» Domando.
«Stai cercando di fare conversazione?» Sbotta irritato.
«Che stronzo» commento a denti stretti.
«L'unica stronza qua sei tu» ribatte. «E adesso per cortesia non rovinarmi la giornata, che era iniziata bene. Quindi taci, che quando apri bocca mi blocchi la serenità mentale.» Spunta velenoso.
Ghigno amaramente, «tu sei il più grande pezzo di merda di tutti i pezzi di merda del mondo.»
«La gente mi porta ad esserlo.» Risponde schietto.
«La gente....» ghigno.
«Sì, anche tu fai parte della gente. Sei anche tu adesso una delle tante. Una delle tante stronze sul Pianeta Terra.» Sorride antipaticamente. «Ora mi fai il piacere di stare zitta o devo per forza cambiare stanza?»
«Brian se mi alzo di qui ti lascio correre addosso quello che mi capita prima fra le mani, è una promessa.» Minaccio aggressiva.
Alza gli occhi al soffitto e sbuffa. «Il mal di testa.» Si massaggia le tempie.
«Che ribrezzo.» Commento disgustata.
Sgrana gli occhi, «ribrezzo? Buffona.» Sbuffa.
«Non ti va proprio giù l'idea che non hai tu l'ultima parola vero?» Incrocio le braccia al petto, mentre osservo i bambini al mio fianco. Thomas sta guardando Brian ammaliato, con la bocca aperta. Nicholas guarda me e ride come un matto senza motivo. Mi scappa un sorriso involontariamente.
«Stai bloccando la sua crescita» sogghigna antipatico. «Raccontami quanto è meraviglioso Dylan.» Assottiglia gli occhi incuriosito.
Non rispondo.
«Scommetto che se gli chiedi la Luna, le stelle e tutti i pianeti te li porta fino a casa» ride, « che macho» aggiunge. «Poi magari si ritrova con sei chilometri di corna» trattiene una risata beffarda.
«Che schifo che fai» scuoto il capo.
«Oh aspetta, scommetto che ti asseconda sempre... solo con lui puoi andare d'accordo, tu comandi e lui obbedisce. Che gran coglione.» Si nasconde gli occhi e mi deride.
«Ma che cazzo ne sai tu?» Sbotto.
«Sono pronto» Brady scende le scale velocemente e quando ci vede soli si zittisce. Accenna una smorfia, ma nel frattempo Brian si mette in piedi. Si avvicina e saluta i bimbi con due baci in fronte.
«Mandami l'invito per le nozze» si avvicina al mio orecchio ed io mi scanso violenta, «voglio indossare il miglior smoking della storia» scoppia in una fragorosa risata e poi si ricongiunge con mio cognato. Quest'ultimo esce di casa senza neanche salutare Emily.

Mia sorella compare dalla cucina subito dopo, ha le mani sui fianchi e pretende spiegazioni all'istante.
«Grace...» esordisce a muso duro. «Che diavolo stai combinando?»
«Emily per favore» sbuffo.
«Emily per favore un corno!» Stizzisce. «Brian, Dylan... chi altro all'appello?» Corruga la fronte.
«E' lui che sostiene che tra me e Dylan ci sia qualcosa! Non io.» Mi giustifico. «E poi non c'è niente neanche tra me e Brian, quindi...» aggiungo.
«Sai, ti preferivo strafottente nei confronti dell'amore» ammette incrociando le braccia la petto.
«Lo sono ancora» rispondo schietta.
«Oh sì, si vede proprio.» Annuisce. «Al matrimonio hai ballato con Dylan, poi con Brian e poi sei scomparsa... e vengo a sapere da Kris che vi stavate baciando» parlotta corrucciata.
Sbuffo e getto il capo indietro. «E' proprio per questo motivo che io adesso sto sola fino a quando non raggiungo una maturità e serenità mentale» sbotto.
«Secondo te io quando stavo con Brady ero abbastanza serena e matura?» Chiede avvicinandosi. «Ci sono stati casini inimmaginabili, ma io amavo lui e lui amava me, quindi la serenità mentale la raggiungevamo in un modo o nell'altro.» Sospira. «Sai cosa ho visto io? Ho visto mia sorella fare i conti con i sentimenti, tirare le somme di qualcosa più grande di lei. Ho visto guardare prima uno e poi l'altro con occhi nettamente diversi.» Sorride dolcemente. «Sono due persone completamente diverse, ma sai tu chi ti fa stare davvero bene... spensierata, felice, serena.»
«Io e Dylan sorridiamo sempre insieme, mi sento serena...» esordisco, «io e Brain siamo...» mi blocco.
«Siete me e Brady» sospira accennando un risolino, «ma le storie d'amore non sono tutte uguali, Grace» annuisce.
«Che vuoi dire?» Aggrotto la fronte. «Pensi che Brian non sia giusto per me?»
Scrolla le spalle e respira profondamente. «Chi chiameresti a fine giornata, dopo un serie di problemi, stanca e afflitta... chi chiameresti per raccontargli le tue paure, le tue ansie, i tuoi casini interiori? Chi vorresti sentire per consigli ed opinioni? Chi vorresti che ti consolasse ogni notte?» Quelle domande mi rimbombano nel cervello come un martello. Emily ha sempre le parole giuste al momento giusto, oltre ad essere una rompicoglioni è una sorella meravigliosa. Non so come farei senza di lei, senza i suoi rimproveri.

Quando sento vibrare il telefono dalla tasca del jeans, noto che Beth mi sta chiamando. Così rispondo.
«Ehi noi stiamo andando a prendere un frullato, vieni?»
Osservo Emily, «sì, potete passare da casa di mia sorella a prendermi?»
«Perfetto, siamo lì tra poco» riattacca.

«Io la risposta ce l'ho» dico ad Emily, riferendomi a tutte le sue domande, «ma non so se è quella giusta» decreto.
«Lo saprai... quando capiterà, involontariamente succederà...» risponde ridendo.
«Grazie» l'abbraccio stringendola.
«Lo sai che ti voglio bene» sussurra.


Mezz'ora dopo sono in auto con Dylan e Beth. Beth mi fissa come se volesse dirmi qualcosa e quando improvvisamente Dylan posteggia di fronte ad un bar, Beth esce di corsa. Rimango da sola con lui.
«Dylan ti prego non evitarmi, non lo sopporto» mi imita lui con una smorfia antipatica. «Lo sai che ti dico Grace? Che mi sono rotto il cazzo dei tuoi continui sbalzi d'umore e del tuo modo di approcciarti con me.» Sbotta nervoso.
Rimango interrotta per qualche minuto.
«Cosa ti preoccupa? Mi eviti perché pensi che da un momento all'altro provi a baciarti? Stai tranquilla, io non bacio le insicure, quelle che stanno con un piede in due scarpe.» Si tranquillizza e parla più cauto. «Detto ciò se hai intenzione ancora di evitarmi, sappi che me ne farò una ragione, ma non sarò il coglione di turno con cui verrai a sfogarti, perché mi sono rotto il cazzo» aumenta nuovamente il tono di voce. «Prendi una posizione, oppure lasciami perdere.» Detto ciò apre lo sportello dell'auto e scende. Entra nella caffetteria ed io rimango sul sedile posteriore come una stupida.

Quando Beth mi invia un messaggio, lo apro e lo leggo sottovoce.

Scusami, voleva parlarti per forza... non sapevo che aveva da dirti, però dalla sua espressione al momento l'avrai fatto incazzare parecchio.
Se vuoi esco e ti faccio compagnia...

Le rispondo.

Voglio stare sola.

Scendo dall'auto e percorro a piedi la strada principale, fino al Times Square. Poi prendo un autobus, mi fermo davanti casa, ma non entro. Mi siedo sul dondolo fuori e guardo il cielo imbrunare.
Un quarto d'ora dopo mi rimetto in piedi, mi incammino silenziosa, con passo felpato ed in poco tempo sono giunta a destinazione.
Salgo gli scalini dell'abitazione, busso alla porta ed attendo che qualcuno apra.
Quando me lo ritrovo di fronte alla porta, con solo i boxer addosso prendo un lungo respiro. Non si muove di mezzo centimetro. Schiude la bocca e si bagna l'angolo della bocca con la lingua. Inclina il capo da un lato, poi lo abbassa e mi fa spazio per entrare.

«Penso sia impossibile tra di noi» sussurro, «siamo esattamente il contrario di una cosa semplice. Io sbaglio continuamente, tu sei un coglione di prima categoria.» Aggiungo. «Ho problemi a relazionarmi normalmente con la gente, a volte odio tutti e ho odiato anche te, la prima volta che ci siamo visti» accenno un sorriso e lui ricambia. «Quando mi sono resa conto che eravamo perfettamente uguali, mi sono sorpresa... c'era qualcuno che mi teneva testa, che non mi assecondava mai, che mi faceva impazzire» porto i capelli all'indietro. «Credo che siamo complicati ed incasinati entrambi al punto giusto, ma non sapremo mai se odiarci sia la cosa giusta da fare, se prima non proviamo a...»
Mi anticipa, «amarci» mormora.
Mi avvicino e gli stringo il viso con entrambe le mani. Lo guardo dritto negli occhi e poggio la mia fronte alla sua. Lui mi cinge i fianchi con le mani, socchiude le palpebre, ma non si muove. Lo osservo ancora per qualche secondo e poi avvicino la mia bocca alla sua. Le sue labbra si schiudono e le nostre lingue si ricongiungono.
Mi sfilo il giubbotto di jeans e lo lascio cadere a terra, mentre lui mi prende in braccio. Attorciglio le gambe intorno alla sua vita. Lui prosegue dritto verso le scale, ma le nostre bocche non si distanziano. Si dirige verso una camera, chiude con un calcio la porta e mi getta sul letto di fronte.
Mi osserva dall'alto, sorreggendosi con le mani dal materasso sotto di me.
«Ti fidi di me?» Chiede.
«Non lo so» ammetto. Alzo il busto e mi avvicino al suo volto. «Brian, ti prego non farmene pentire un'altra volta» socchiudo le palpebre e lui mi sorprende lasciandomi un bacio sul collo.
«Ti amo» sussurra al mio orecchio. Dopo di che mi bacia, spogliandomi della maglia. Poi sbottona i jeans, sfilandomeli. Mi bacia il seno, lasciandomi un succhiotto e mi slaccia il reggiseno. Si adagia su di me, mentre io tolgo anche gli slip. Abbassa i boxer e facendosi spazio fra le mie gambe, mi penetra lentamente.
Gli serro il volto con le mani, baciandolo ed ansimo. Gemo per il dolore ed il piacere, fino a lasciarmi andare completamente. Gli mordo il lobo dell'orecchio e gli lascio una scia di baci sul collo, mentre lui muove il bacino sempre più velocemente. Inarco la schiena e stringo il lenzuolo sotto di me quando la spinte aumentano d'intensità. Lui ansima e boccheggia sopra di me, si abbassa per baciarmi il seno e giocherellare con la lingua con i miei capezzoli turgidi. Poi prima di raggiungere l'orgasmo si distacca, corre in bagno e ritorna qualche secondo dopo.
Si distende al mio fianco, mentre io mi sono già coperta con il lenzuolo. Mi osserva e non parla.
«Perché mi guardi?» Chiedo.
«Pensavo che non riuscirei a dividerti con qualcun'altro» abbozza un mezzo sorriso. «Ti faccio vedere una cosa» sospira, voltandosi di spalle. Osservo un tatuaggio, sono dei simboli che non capisco, come un'equazione che termina con un cuoricino.
Si rivolta e mi guarda. «E' l'equazione di Dirac... dice che se due sistemi interagiscono fra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non si possono descrivere più come due sistemi distinti, ma diventano un unico sistema» osservo i suoi occhi mentre parla e mi meraviglio. «Quello che accade ad uno di loro continua ad influenzare l'altro, anche se distanti chilometri o anni luce» conclude avvicinandosi e lasciandomi un bacio sul naso.
«Quando l'hai fatto?» Chiedo con occhi sgranati.
«Quando sono tornato per il matrimonio, ero con Julian e l'ho fatto, ci pensavo da un po'.» Sospira.
«E' bellissimo» dico sorridendo.
«Sì, lo è» respira profondamente.

Improvvisamente entrambi avvertiamo squillare un telefono. Mi alzo dal letto e corro dall'altra parte per acchiappare i jeans, nei quali dovrebbe esserci il mio iPhone.
Lo sfilo dalla tasca e rispondo.

«Grace, ma dove sei? Dobbiamo cenare» mia madre sembra furibonda dal tono di voce.
«Sì, mamma sto arrivando» riattacco e velocemente mi rivesto, lanciandogli il lenzuolo addosso. «Accompagnami a casa, subito» ordino allacciando il reggiseno.
Abbozza un sorriso sghembo e continua ad osservarmi, senza alzarsi.
«Brian!» Esclamo mentre infilo i jeans e la maglia.
Nuovamente arriva un'altra chiamata, è Beth. Rispondo sorreggendo il telefono con la spalla.
«Ehi» rispondo.
«Tutto okay?» Chiede lei.
«Sì sì» dico affannata.
«Grace? Che stai facendo?» Ridacchia.
«Poi ti spiego» dico a denti stretti.
«Dove sei?» Sbraita.
«Beth ti richiamo» sorrido osservando Brian rivestirsi con una lentezza unica ed allucinante.
«Che stronza!» Ride prima che io riattacchi.

«Era la tua amica?» Chiede sistemandosi la maglia.
Annuisco con suono gutturale ed alzo i capelli in una coda alta.
«Quindi tirando le somme Candi mi voleva e ora mi odia, questa ragazza invece mi odia a prescindere» dice ammiccando.
Ghigno, «Beth non ti odia...» mi schiarisco la voce. «E' gelosa di suo fratello, quindi non c'entro io.» Spiego.
Brian alza le sopracciglia ed annuisce, «se non esistesse quel tipo, la mia vita andrebbe meglio» mormora a denti stretti.
Non fiato per questa sua affermazione, faccio finta di non aver sentito.
«Andiamo?» Chiedo.
Lui acchiappa le chiavi dell'auto, mentre indossa il giubbotto di pelle e mi fa strada verso il piano di sotto.
Quando mi trovo davanti lo zio di Brian mi pietrifico. Deglutisco rumorosamente e respiro affannatamente. Guardo Brian che si gratta il capo imbarazzato e saluta lo zio con un cenno di capo.
«Andiamo bene» ridacchia lui scuotendo il capo, «usate il preservativo» ci urla prima che noi usciamo di casa.
Mi nascondo il volto con le mani e scoppio a ridere.
«Sarà rientrato adesso» sogghigna lui entrando in auto.
Lo seguo, «si, ma è pur sempre una figura di merda» allaccio la cintura.
«Nah» mette in moto e fa retromarcia, «è come mio fratello» sorride.
«Ritornerai in Virginia?» Chiedo sorreggendomi il capo con una mano.
Mi da una breve occhiata, «sì e tu verrai con me, un paio di giorni» annuisce.
Boccheggio, «cosa?» Domando. «No, no Brian» scuoto il capo.
«Invece sì» si scrocchia il collo e continua a fissare la strada.
«Brian no.» Dico severa.
«Liz sì» fa allo stesso modo.
«Ma perché?» Chiedo sbuffando. «Non mi va di vedermi intorno a gente che vorrebbe osservarti accanto a quella Holly» sbotto.
Si ferma al semaforo e si volta a guardarmi sbigottito. E' accigliato e mi fissa di sbieco.
«Holly? Che c'entra Holly?» Dice interrogativo. «I miei genitori non si immischiano in queste faccende, il fatto che fosse da noi per Natale, non significa nulla» scrolla le spalle e riparte.
«Va bene, non parliamone più» sospiro ed osservo fuori dal finestrino.

Arrivati di fronte casa, posteggia e mi osserva.
«Non vuoi andare?» Chiede malizioso.
Apro lo sportello per uscire, ma la sua mano mi blocca subito il braccio, costringendomi a voltarmi. Mi bacia con foga e poi mi lascia andare.
Percorro il vialetto e quando sono quasi arrivata mi volto. Alzo la mano e lui mette in moto. Riparte solo quando io sono rientrata definitivamente.


POV DYLAN


Sono disteso sul divano. Beth sta cucinando insieme a mia madre. Avverto un profumino di pollo con le patate, è decisamente svenevole.
Beth ha lasciato il suo telefono sul cuscino, affianco a me. Casualmente sposto gli occhi lì e noto che Grace la sta chiamando.
«Beth» urlo. «Vieni, ti sta chiamando Grace» dico.
Lei arriva e mi mima di rispondere. Così metto in vivavoce e sposto nuovamente gli occhi sullo schermo della tv.
«Grace» dice mia sorella con le mani impastate.
«Ehi Beth» risponde l'altra, «scusami per prima, non ero a casa. Sono andata da Brian e lo abbiamo fatto... volevo dirtelo, solo che non mi sembrava il caso visto che ero con lui» parlotta molto velocemente e dal suo tono di voce pare soddisfatta ed appagata.
Prendo un lungo respiro. Non mi muovo di mezzo centimetro. Mia sorella, però, non fiata subito.
«Ah sì?» Dice soltanto.
«Beth tutto okay?» Chiede Grace.
A quel punto mi volto ed incrocio lo sguardo di mia sorella. Mi guarda come se fosse talmente dispiaciuta dalla notizia, da volersi suicidare.
Alzo le spalle e lei inclina il capo da una parte.
«Sì, tutto okay» sospira Beth.
«Dai, ci sentiamo più tardi o domani... ripasso letteratura.»
Detto ciò si salutano e riattaccano. Beth non parla, si dilegua velocemente, lasciandomi nuovamente da solo.

Inutile dire quanto mi abbia spiazzato sentire quelle parole, ma non sono sorpreso o deluso. Sapevo che sarebbe andata a finire così. In fondo cosa ci si può aspettare da Grace? Oggi dice merda e domani se la mangia. Confusa, complicata, irrazionale, impulsiva, strana.
Non speravo che con quell'ultimatum lei corresse da me, troppo orgogliosa per fare tale passo, ma non mi aspettavo facesse lo stesso per Brian.
Probabilmente nella vita se non si è stronzi come si deve, non si viene ripagati mai con la moneta giusta, la si prende sempre in fondo alla schiena.

Non mi sento un idiota o un coglione qualsiasi. Sono fiero dell'uomo che sono, grazie a mia madre, mia sorella e la forza che mio padre mi ha donato. Sono fiero di quel che sono, perché non ho bisogno di comportarmi male per piacere ad una donna, non ne sento l'esigenza. Nonostante le loro stranezze, le donne non vanno mai trattate male. Non riuscirei neanche a pensarla una cosa simile. E forse la penso così per le esperienze passate, per come dovevo sopportare di vedere mia madre nelle mani di quel verme. Ecco.
La donna va amata sempre, va compresa, va consolata. E chi ha detto che per innamorarsi serve solo il ragazzo stronzo, probabilmente non è mai stato amato sinceramente. Alle bambine piace il bastardo, lo spaccone, quello che sa sempre tutto e vuole sempre tutto ai suoi piedi.
Alle donne piace ben altro. Le donne non si accontentano della scintilla, preferiscono la fiamma.  


Angolo autrice.

Buon pomeriggio! Che dite? Non ho fatto presto anche stavolta? Io direi di sì. 
Questi capitoli sono sicura che vi stanno confondendo al massimo sul pensiero di Grace e in qualche modo qualcuna di voi può pensare che anche io, come autrice, non sappia come gestire la situazione e sia confusa quanto lei. In realtà non è così. Io sto esprimendo esattamente la confusione della protagonista, poichè so già come andrà a finire tutta la vicenda. Mi dispiace che nel capitolo precedente alcune di voi non abbiano accettato alcune cose e qualcuno abbia scritto di essere delusa.

So di aver creato un gran casino con BRACE e DYLACE ahahah, ho letto tutti i vostri commenti, alcuni anche di sclero e non voglio immaginare in questo nuovo capitolo. 

Comunque spero di leggere sempre i vostri pareri, positivi o negativi che siano. Grazie a tutti.
Alla prossima, baci!

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