Capitolo 21

Capitolo 21

Mi sveglio con vento leggero sul viso. Il sole batte dritto sui miei occhi, ma nonostante ciò tremo dal freddo. Solo quando mi guardo intorno mi rendo conto di essermi addormentata, anzi di esserci addormentati in mezzo ad un campo fuori città. Dylan ha la coperta fin sopra il volto, quasi gli copre persino i capelli. Mi siedo sgranando gli occhi e sbadiglio. Sfilo il telefono dalla tasca del giubbotto e mi rendo conto che sono le sei, mia madre andrà a svegliarmi in camera e quando non mi troverà si scatenerà la terza guerra mondiale. Così le lascio un messaggio vocale su Whatsapp.


«Ehi mamma, sono uscita di casa prima per ripassare con Beth, stai tranquilla.»


Poi mi concentro su Dylan e su come svegliarlo. Scosto la coperta dal suo viso e lo osservo. Ha la bocca schiusa, gli occhi strizzati come se la luce lo stesse infastidendo.
«Dylan» dico con voce squillante.
Lui emette uno strano lamento, ma non si sveglia.
«Dylan non sei a casa» continuo seccata.
Nessuna risposta, nessuna reazione.
Sbuffo, getto il capo all'indietro ed osservo il cielo limpido azzurro.
«Dylan voglio tornare a casa» mugugno.
«Vattene dai miei sogni» borbotta a denti stretti.
Lo guardo e scoppio a ridere.
«Non stai sognando!» Esclamo. «Sono reale e ti devi svegliare» sbotto.
Così spalanca un occhio, scattante si guarda da una parte all'altra, poi emette un ghigno e si sfrega il volto con entrambe le mani.
«Non ci posso credere» sbadiglia mettendosi seduto, «ci siamo addormentati qui» scuote il capo quasi incredulo.
«Portami a scuola» dico senza pensare molto al mio aspetto.
Così lui mi squadra da capo a piedi, scoppia in una fragorosa risata, tappandosi persino la bocca con una mano. Peccato che la mia non fosse una battuta.
«Non puoi dirlo sul serio...» sogghigna, «potrebbe venire un infarto a tutti gli studenti» ironizza.
Lo fulmino con gli occhi.
«Questo sarà un grave lutto per l'azione studentesca, vediamo quanti ne farai fuori» ride sistemando la coperta. «Andiamo da me, ti metti qualcosa di Beth e poi si va a scuola» dice ammiccando.
Scuoto il capo. «No» dico con tono severo.
Lui mi fissa accigliato e confuso. «Mia madre non c'è...» rotea gli occhi.
«Non è per tua madre» balbetto, portando i capelli dietro l'orecchio.
Assottiglia lo sguardo per fissarmi meglio. «Ho capito» sembra deluso. «Ci inventeremo qualcosa... e poi siamo solo stati in un campo a guardare le stelle, non abbiamo fatto l'amore o chi sa cosa» dice nervosamente gesticolando.
Rido strizzando gli occhi. «Va bene Murphy» sospiro sedendomi sul sedile davanti, mentre lui dalla parte del guidatore.
«Hai paura dell'opinione altrui?» Chiede mettendo in moto.
«Non mi piace che si fraintenda» allaccio la cintura, ma con la coda dell'occhio osservo la sua smorfia antipatica. «Ehi ti vedo» lo ammonisco.
Sbuffa, «Grace sarò chiaro.» Alza il tono di voce con tono severo. «Non me ne frega un cazzo di quello che pensa la gente, soprattutto se riguarda la mia vita.» Sbotta. «E poi di cosa ti preoccupi? Siamo amici. L'hai detto tu.» Si mette per la strada e la osserva guidando.
Non fiato, per tutto il tragitto guardo di fuori senza rivolgergli lo sguardo, anche se mi accorgo che molto spesso lo fa lui, probabilmente involontariamente.
Intanto alla radio passa "Photograph" di Ed Sheeran e lui aumenta subito il volume.



Quando arriviamo davanti casa sua, posteggia e corre dentro. Beth sta facendo colazione accovacciata sulla sedia, in pigiama. Vede entrare entrambi e comincia ad ansimare e tossire. Sputa i cereali con il latte nuovamente nella tazza e si batte il petto con due mani.
«Voi mi farete venire un collasso» prende un lungo respiro. «Mi spiegate?»
Dylan si spoglia del giubbotto e della maglia. «Dai qualcosa da indossare a Grace» dice.
Lei ci fissa corrucciata, senza muoversi di mezzo centimetro. Scruta me attenta, accenna una smorfia con la bocca e si mette in piedi. Mi acchiappa dal braccio, dirigendomi al piano di sopra. Si chiude in stanza con me e rovista nell'armadio, porgendomi un paio di jeans boyfriend e una camicia a quadri verdi e blu.
Poi incrocia le braccia al petto attendendo una spiegazione.
Mi spoglio senza pormi problemi e non parlo.
«Lo sai» sospira lei.
«Okay... ieri sera siamo usciti in macchina, voleva farmi vedere una cosa e ci siamo addormentati» dico indossando i jeans.
Lei spalanca la bocca. «Che ti ha fatto vedere?» Domanda.
«Un campo, con le lucciole» metto la camicia, sistemandola dentro il pantalone.
Lei annuisce.
Improvvisamente Dylan spalanca la porta e ci osserva, «andiamo?» Chiede.
«Aspettatemi sotto, mi vesto e vi raggiungo» dice sospirando.
Seguo Dylan al piano di sotto e mi siedo sul divano, mentre lui allaccia gli scarponcini neri.
«Ce l'hai con me?» Chiedo grattandomi il capo.
Non mi guarda. «Mi infastidisci Grace» ammette con tono rauco.
«Mi dispiace okay?» Sbotto.
«Lascia stare» sussurra avviandosi verso la cucina.


Quando anche Beth è pronta usciamo per andare a scuola.
Arrivati lì, Dylan prende un'altra strada ed io rimango con Beth seduta sull'erbetta del giardinetto fuori.


«Tu e mio fratello...» esordisce.
«Non abbiamo fatto nulla» la blocco subito. «Sapevo avresti pensato male» sbuffo.
Lei alza le mani in segno di resa, «va bene, va bene» annuisce.
«Adesso ce l'ha con me» dico irritata.
«Poi gli passa» lo osserva lei in lontananza. E' con i suoi amici, sta sorridendo, mentre fuma una sigaretta. «E' nervoso. Sta fumando» sbuffa.
«Non lo sapevo che fumasse quando...» mormoro.
«Ha iniziato tempo fa... ma lo fa maggiormente quando è su di giri» spiega. «C'è Brian» mi avverte scattante Beth.
Mi guardo da una parte all'altra e lo vedo passare fuori con la sua ex.
Non guarda verso il giardino, bensì cammina dritto. Improvvisamente mi metto in piedi e corro fuori istintivamente. Beth rimane pietrificata.
Raggiungo entrambi con il fiatone.
«Brian» dico.
Lui si volta ed insieme anche lei.
Sgrana gli occhi e deglutisce rumorosamente.
«Abbiamo fretta» risponde lei scattante con quella voce da oca fastidiosa.
Brian abbassa il capo, come se approvasse la risposta acida della sua ex.
«Brian» lo richiamo.
«Liz ho da fare...» sospira lui.
«Stiamo andando a prenotare un volo per la Virginia. Torniamo a casa insieme.» Lei gli accarezza il capo, mentre lui non batte ciglio. «Brian si è deciso a tornare alla sua vita di sempre» sorride soddisfatta.
Rimango senza parole, ma in fondo non è la prima volta in questi ultimi giorni. Non fiato. Preferisco rimuginare con me stessa, piuttosto che pensare alle parole da dire al momento.
Brian è sempre stato un codardo.
«Ciao Liz» s'incammina da solo evitando la ragazza.
Lei mi si para davanti ed incrocia le braccia al petto, «e dopo tanto tempo abbiamo anche fatto l'amore... cosa credevi che lui l'avesse fatto con te?» Ridacchia. «Da bambine tutte ci facciamo qualche film mentale, tranquilla è normale» mi da un pizzicotto sulla guancia, ma io le blocco il polso fermamente. La sua espressione cambia in un nano secondo, diventa terrorizzata.
«Tu avrai anche il trofeo, ma io ho ancora la mia dignità» sorrido beffarda. «Quanto amore c'era per andare a letto con un'altra? Tanto eh...» ridacchio alla sua stessa maniera. «Magari questa vostra seconda chance, andrà meglio.» Le schiaccio un occhio. «Ciao eh!» Le lascio il polso spingendola violentemente più in là, mentre lei se lo serra con espressione affranta. Indietreggia e poi si volta per seguire Brian.
Brian che ormai è un capitolo chiuso della mia vita.


Rientro a scuola, Beth non è più seduta, ma mi aspetta di fronte le scale. Ha la faccia curiosa, le braccia incrociate al petto ed un'espressione che mi implora di sbrigarmi perché vuole sapere tutto.
La raggiungo.
«Brian scomparirà per sempre dalla mia vita» esordisco.
«In che senso?» Aggrotta la fronte.
Salgo le scale, «se ne torna da dove è venuto ora e per sempre» decreto.
«E tu?» Domanda lei.
«Ed io vivrò meglio» sospiro.
«Occhio non vede, cuore non duole?»
Ghigno amaramente, «probabilmente» dico secca.
«E allora che vada al diavolo!» Esclama lei gettandomi un braccio intorno al collo.
Sorrido e prendo un lungo respiro, forse quello che avrei dovuto prendere da troppo tempo a questa parte, quel respiro che mi apre i polmoni, il cuore e la mente. Quel respiro che mi rende lucida, che cancella tutto.
E poi passa Dylan, che mi fulmina con gli occhi, neanche fossi Satana. Mi distanzio da Beth e nervosamente gli vado incontro, giusto per chiarire che solo io guardo la gente in quel modo.


«Chi ti da il diritto di guardarmi in quel modo?» Domando quasi ironicamente.
Lui si volta, è serio. «Grace divento stronzo, vai via» mi avverte guardando altrove.
«Dylan mi spieghi che problema c'è? E' per stamattina?» Sospiro. «Okay, va bene... mi dispiace, non mi andava che Beth pensasse che tra noi due ci fosse qualcosa» dico sincera.
«Perché se lo pensasse?» Domanda lui osservandomi dritto negli occhi.
«Si sbaglierebbe» scrollo le spalle.
«E allora bastava spiegargli che era un equivoco e che tra di noi non accadrà mai un bel niente!» Esclama furioso.
«Non capisco perché ti scaldi tanto comunque» poso le mani sui fianchi.
Boccheggia. Suona la campanella della prima ora. «Vado in classe» decreta.
«Ti prego dimmi che mi rivolgerai la parola.» Dico con tono cantilenante.
Mi fissa attentamente e sospira. «E' importante?»
Annuisco, «sì» sentenzio.
Si volta e si dirige in classe con la sacca sulla spalla.
Io faccio lo stesso, dopo aver preso i libri dall'armadietto.


Trascorro tutte le ore con poca attenzione alle lezioni. Strappo fogli dal quadernetto e li aggroviglio in delle palline che lancio, soddisfatta, sulla testa di Candi. Lei non si accorge di niente, è così occupata a limarsi le unghie, figuriamoci se si si rende conto delle carte che ha sul capo. I miei compagni ridono come pazzi guardandola e quando l'ora suona, sono la prima ad avviarmi verso l'uscita. Tutti le ridono contro e nessuno le spiega quale sia il problema. Mi dileguo prima che qualcuno lo faccia e prima che finisca come l'ultima volta, con noi due che ci prendiamo per i capelli.
Esco fuori scuola e mi siedo sugli scalini fumando una sigaretta. Quando avverto una presenza al mio fianco, sussulto e voltando il capo mi accorgo di Dylan. Sta mangiando una mela.
«Com'è andata con Brian stamattina?» Domanda biasciando.
Tiro su con il naso, lancio la cicca a terra e sfrego i palmi delle mani l'uno contro l'altro.
«Brian torna in Virginia ed è una persona schifosa insieme alla sua ragazza» decreto.
«E tu hai intenzione di starti seduta qui a dire quanto fa schifo?» Chiede sospirando.
Stringo le spalle, «no, andrò avanti normalmente» dico.
«Ti mancherà» decreta lui.
Lo osservo, «non importa, passa» rispondo tranquilla.
«Io lo dico per me» sogghigna, «starai giorni con il muso a ripensare a quello che avresti potuto fare se non l'avessi fatto partire» accenna delle smorfia con la bocca, con gli occhi ed il naso.
Questo ragazzo è capace di farmi ridere con così poco.
«Non preoccuparti, non sono il tipo» abbozzo un sorrisetto.
Sospira alzando gli occhi al cielo, «vedremo Stewart.»
«Promettimi che se dovessi impegnarmi la testa con qualche altro ragazzo mi dirai tante cose brutte e cattive!» Ironizzo puntandogli l'indice contro.
Lui ci pensa su ed annuisce, «accetto volentieri» scoppia a ridere.
«Voi due, ma siete sempre insieme» Beth piomba alle nostre spalle. Dylan fa una pernacchia ed io mi volto per sorriderle. «Rendetemi partecipe quando siete insieme, almeno non sarà più una sorpresa» si fa spazio in mezzo a noi.
Dylan mi osserva, mi schiaccia un occhio ed abbozza un sorriso sghembo. Io ricambio con uno sguardo complice, evitando la parlantina di Beth.
«Mi avete ascoltata?» Domanda subito dopo. Poi si rende conto dei nostri occhi che si guardano, sbuffa e alza gli occhi al cielo. «Io non so che dire... magari Dio mi ascolti tu» sospira.
«Si Beth, lo abbiamo capito che quella Candi aveva delle cartucce in testa» sorride il fratello.
Io rido. «Indovina chi è stato» strizzo gli occhi.
Lei spalanca la bocca, «avresti dovuto fare di peggio, tipo lanciarle cera bollente addosso!» Esclama elettrizzata.
Annuisco con tono gutturale, mentre mi rimetto in piedi. «Io vado a casa» sospiro.
«Anche noi» risponde Dylan anche per la sorella, che non dice niente a riguardo.
«Buona serata ragazzi» alzo una mano e scendo le scale. Mi avvio verso la fermata del bus, attendendolo.
Pochi minuti dopo arriva, salto su ed in poco tempo sono a casa.


Rimango con mia madre ed Emily in salotto, con Thomas fra le braccia, mentre mia madre sta dondolando l'altro nipotino. Mia sorella, invece, si rilassa spaparanzata sul divano.
«Oggi è venuta Samantha, ha provato anche lei l'abito e quindi sono più tranquilla» sorride. «Ormai manca pochissimo» socchiude le palpebre.
«Non piangere però» ghigno io.
Mi fissa con gli occhi spalancati, «solo che non mi sembra vero. Sogno di sposare Brady da tanto tempo e adesso abbiamo due bambini meravigliosi e fra poco saremo marito e moglie» le diventano gli occhi lucidi dalla gioia. «Sono una donna felice, completa, non ho bisogno di nient'altro» prende un lungo respiro.
«Tesoro siamo felici per te» le sorride nostra madre, mentre si mette in piedi dileguandosi in cucina.
«Grace ho saputo che...» esordisce a denti stretti Emily.
Le faccio cenno di parlare piano.
«Lo so» mormoro.
«Ci sarà al matrimonio però» sospira, «è sempre un amico di Brady» scrolla le spalle.
Annuisco, abbasso il capo e non rispondo più. Mi ribolle il sangue dentro se ripenso a quell'individuo. Farò il possibile per cancellarlo dalla mia vita definitivamente, anche a costo di struggermi dentro.


Quando rimango da sola in camera con la faccia rivolta verso il soffitto ed il buio pesto, improvvisamente il cellulare vibra. E' un messaggio di Brian.


Per favore almeno non lo strappare il ritratto.


Ghigno amaramente. Ha anche la faccia tosta di chiedermi una cosa del genere.
Così rispondo svelta.


Il ritratto te lo farei mangiare!


Subito dopo ricevo la sua risposta.


Non mi odierai per sempre...


Il per sempre è molto lungo. Io conto di odiarti ora e dopo di che eliminarti dalla mia vita.


Impiega un po', poi arriva il suo messaggio.


Meglio così.
Buona vita Liz


Mi fa rabbia. Non capisco come faccia a prendere tutto alla leggera. Come se niente fosse.


Buon inferno Brian.


Così getto il telefono sul comodino, cercando di prender sonno. Vorrei semplicemente dormire e nient'altro. Non pensare a Brian ed a nessun altro.
Poi quando nuovamente il telefono vibra vorrei evitarlo, ma la curiosità nel sapere chi sia mi anticipa e rivolgo lo sguardo sul display. E' Dylan. Aggrotto la fronte, mi sistemo da seduta sul letto, poggiando la schiena sul cuscino dietro e rispondo.


«Tu non vuoi proprio farmi dormire» ghigno.
Sospira, «non avevo sonno, se vuoi chiamo qualcun altro» dice tranquillo.
«C'è qualcosa che non va?» Domando.
«Ho sentito Beth piangere, mentre scendevo a bere... volevo entrare, consolarla, però non mi sembrava il caso» fa una breve pausa, «così per non pensarci ti ho chiamata» sussurra.
«Tua sorella deve smetterla di pensare a quel tipo» sbuffo.
«Bè, sta provando ad essere come te... quando è insieme a noi fa finta di nulla, poi magari di notte, da sola, ci pensa e le manca» mi sembra quasi come una frecciatina.
Sospiro. «Io non penso proprio a nessuno Dylan» dico con tono severo, «non ho bisogno di mascherare quello che sento.»
«Cosa senti?»
«Come dovrebbe sentirsi una ragazza che perde la verginità con il ragazzo che le piace? Che si concede senza troppi se e ma... che crede di aver trovato qualcuno che tiene a lei esattamente come lei tiene a lui.» Dico con un nodo alla gola. «E questo ragazzo invece scappa, rincorre la sua ex... se la porta a casa, ci va a letto insieme e decide di scomparire dalla città anziché affrontare il problema!» Parlotto veloce.
Lui ascolta senza interferire.
«Mi sento come se mi avessero strappato una maschera» mormoro.
«Io non so cosa abbia per la testa questo Brian e credo che non lo saprò mai... ma se voi due non affrontate l'argomento faccia a faccia senza prendervi a parole, da persone mature, nessuno dei due ne uscirà dalla situazione» dice.
«Ti voglio bene Dylan» prendo un lungo respiro.
«Anche io scricciolo» risponde dolcemente.





Due settimane dopo...



Emily è in preda ad una crisi di panico, ha il trucco perfetto, i capelli pieni di lacca che le ricadono lungo la spalla sinistra con dei boccoli ben definiti.
Trema dall'ansia, non riesce a stare un attimo ferma e riesce a far impazzire tutti quelli che le stanno intorno anche per soli cinque secondi.
Kris cerca di tranquillizzarla, le porge l'acqua, una spalla su cui piangere e la invita a calmarsi continuamente. Sta facendo venire l'ansia anche a me.
Non ci credo che finalmente il suo grande giorno sia arrivato. Non faccio altro che ripetere quanto sia strano vedere la nostra casa addobbata a festa, con fotografi che la riprendono in ogni angolo e posizione. E' divina anche con la sola vestaglia di seta.
Sarei proprio curiosa di vedere come Brady se la stia cavando, insieme ai suoi testimoni.
Io, invece, sono ancora su di giri per la sera precedente, con fiumi di champagne, spumante e tutti i tipi possibili ed immaginabili di alcol. Quella pazza di Kris ha creato un addio al nubilato stratosferico, ai limiti del normale, rinchiuse in una sala enorme, con dei ragazzi che si fingevano pompieri e ballavano alla Magic Mike. A metà delle donne che c'erano lì dentro era partito l'ormone. Mia sorella non la smetteva di ridere e non ha resistito nel mandare una foto del tutto al futuro marito.
A Brady sono bastate due chiamate per far scomparire i tizi dalla sala e la festa è continuata con fiumi di vomito dappertutto. Che schifo.


Sono trascorse, quindi, due settimane dall'ultima volta che ho visto Brian. E' partito ed ha lasciato tutto quello che lo ancorasse a New York. La casa in cui alloggiava è nuovamente affittata ed il suo posto al Green è occupato da un altro ragazzo. Non c'è più l'ombra di Brian in città. Nonostante ciò ho promesso di non parlarne più né a Dylan né a Beth. Sto studiando per il test d'ammissione a Yale e mi sto concentrando sul mio futuro e su me stessa.


Quest'oggi non sarò sola. Mia sorella ha conosciuto Dylan e Beth, così ha ben pensato di invitarli al matrimonio. Almeno, oltre ad esser fotografata insieme alle altre damigelle, avrò qualcos'altro da fare.


«Tesoro Emily vuole che l'aiuti tu con l'abito» mormora mia madre, mentre io mi sto osservando allo specchio. Sono ritoccata come fossi una bambola di porcellana.
Mi sento così a disagio in queste vesti, ma riconosco quanto però stia bene.
Fisso mia madre per qualche istante e poi annuisco seguendola.
Emily sta aspettando me nella stanza dei miei genitori. L'abito è disteso sul letto e lei è di fronte. Lo scruta con occhi sognanti ed una lacrima le riga il volto.
«No no no no no» corro subito in soccorso. L'abbraccio con una presa capace di serrare ad entrambe il respiro. Avverto il suo cuore martellare nel petto all'impazzata.
Ansima e singhiozza. «Sono felicissima» sospira.
«Anche io e te lo meriti.» Le accarezzo la schiena. «Dai, basta piangere» le attanaglio il volto con entrambe le mie mani e la costringo a guardarmi. Così caccia via le lacrime, alza il petto ed il viso. Prende un lungo respiro ed annuisce.
«Sono pronta» socchiude le palpebre.
Prendo fra le mani il vestito e dopo varie manovre riusciamo, con molta cautela ad entrarlo. Alzo la lampo di lato ,le sistemo il corpetto e di seguito il lungo velo. Lei si guarda allo specchio, scosta una ciocca di capelli dagli occhi e sorride.
«Non piango più» decreta piena di gioia.
Le porgo il bouquet di peonie rosa e finalmente scendiamo al piano di sotto. Mio fratello Nathan corre ad abbracciare entrambe, dopo tanto tempo. Hanna tiene il braccio il piccolo Ethan che sorride e parlotta. Saluto entrambi con un bacio in guancia e ritorno da Emily.
Mia madre sta scattando una serie di foto con la mia Nikon, anche se suppongo siano tutte venute male, a causa del suo fastidioso tremolio nervoso ed ansioso.


Quando arriviamo in chiesa, davanti Emily, viene da piangere persino a me.
Brady è all'altare, si sta quasi strappando le dita dalle mani, si morde le labbra nervosamente, guarda in alto, sospira e sorride come uno stupido.
Lux, getta davanti a noi dei petali rossi e noi percorriamo la navata assieme alla sposa, mentre Brady fa di tutto per vederla meglio.
Tra i due scoppiano delle risate, che fanno ridere a ruota anche i presenti.
Sulle note dell'Ave Maria sento scendere una lacrima sulla guancia e quando mi accorgo di Brian affianco a Brady, Marcus ed un altro amico, come testimone, mi si blocca il respiro. Avverto un nodo alla gola e distolgo subito lo sguardo, incrociando gli occhi di Dylan, posizionato in uno dei sedili affianco alla sorella.
Sorride ed annuisce.
Mia madre sta piangendo senza riuscire a fermarsi. Si tampona continuamente la guancia con un fazzoletto e strizza gli occhi, mandando dei baci a mia sorella.
Arrivati a destinazione mio padre lascia Emily nelle mani di Brady. Le posa un bacio sul capo e dopo essersi scambiati qualche parola e risatina, siede affianco a mia madre.
Noi damigelle ci posizioniamo da un lato. Di fronte a me ho Brian. Mi guarda per tutto il rito, mentre avverto anche gli occhi puntati addosso di Dylan.
Brian mi mima un "meravigliosa", ma io faccio finta di non aver capito.


«Sei entrata nella mia vita come un fulmine a ciel sereno, hai offuscato dapprima la mia vista, rendendola subito dopo perfettamente lucida. Hai donato un senso ai miei giorni. Mi hai donato amore, mi hai insegnato ad amare, mi hai sempre sostenuta ed anche nei momenti peggiori ci sei sempre stata» parla Brady con voce tremante sorreggendole entrambe le mani. Mia sorella sorride e singhiozza nello stesso istante. «Amore mio sei il mio sole e lo sarai per sempre.»
Mia sorella alza il capo, cacciando via una lacrima e prendendo un lungo respiro.
«Hai migliorato la mia vita, mi hai reso la donna più felice del mondo, mi sento completa al tuo fianco. Non devo più preoccuparmi di giorni tristi o infelici, perché so di avere sempre al mio fianco la mia ancora di salvezza, il mio porto sicuro. Sei sempre stato quell'essenziale di cui non posso farne a meno. Sei quel respiro che mi toglie ancora il fiato, come quella prima volta che ti vidi. Voglio essere per sempre tua e tu sarai per sempre l'uomo che amerò incondizionatamente, senza riserve.» Non riesce più, scoppiando a piangere. Si schiarisce poi la voce e torna a guardarlo.
Io sono già in una valle di lacrime, cercando di ingoiare quel nodo terribile.
Le loro parole mi sono arrivate dritte alla pelle, come se l'avessero graffiata, lasciando un segno indelebile. Ho i brividi lungo tutto il corpo e vedere come il loro amore sia così forte ed intenso mi rende felice.
Loro sanno amare, l'hanno sempre saputo fare, contro tutto e tutti, contro il passato, contro il presente, contro quello che hanno combattuto. Sono dei guerrieri ed adesso amano follemente e totalmente.
Quando si scambiano le fedi ed il pastore gli concede l'onore di potersi baciare, si avvinghiano l'uno contro l'altro, come se non lo facessero da tempo.


Il ricevimento si svolge all'aperto, in una grande villa con un immenso giardino. Il tempo è dei migliori. Il 14 Febbraio ci ha regalato il sole, quel sole che sta illuminando quei due che non la smettono di baciarsi.
Fortuna che c'è mia madre con Nicholas e Thomas.
Io sto sorseggiando Champagne, in piedi verso un bancone allestito apposta per le bevande. Quando sento il fiato sul collo di qualcuno mi volto e mi rassereno alla vista di Dylan.
«Grace sei la fine del mondo davvero» dice sorpreso osservandomi da capo a piedi.
Sogghigno, abbasso la testa imbarazzata e non rispondo.
«Sì, è stupenda» Brian è alle spalle di Dylan, con un bicchiere fra le mani.
Dylan non si volta, accenna una smorfia con la bocca, poi ghigna.
«Com'era l'inferno?» Chiedo arrogante.
«Nulla senza di te» risponde schietto.
«Io vado» mormora Dylan sospirando.
Non arrivo in tempo a fermarlo, che si sta già dileguando raggiungendo la sorella.
Brian avanza verso di me, a poca distanza dal mio viso. Mi accarezza una guancia, si morde il labbro inferiore e mi guarda dritto negli occhi.
«Mi sei mancata» soffia sulle mie labbra. «Liz sono niente senza di te» ammette.
«Io sono tutto senza di te» dico distaccata e severa.
«Non è vero» sussurra.
Sposto il capo altrove, ma lui mi costringe ad incrociare i suoi occhi.
«Vieni in Virginia con me nelle vacanze di primavera» mi propone, «ti prego» aggiunge.
«Brian tu al posto del cervello hai un criceto» lo spingo violenta, «sei per caso bipolare?» Sgrano gli occhi incredula dei suoi comportamenti.
«Okay, hai ragione... mi sono comportato di merda, ma adesso ho capito. Ero solo spaventato, avevo paura... mi stavo innamorando di un'altra ragazza che non era Holly» si giustifica, «ma adesso lo so cosa voglio. Voglio te. Voglio te sempre. Voglio quella ragazza che non ha paura di nulla, che mi sa tenere testa, quella bisbetica aggressiva che non ha paura di sganciarmi un cazzotto. Quella ragazza che mi fa girare la testa e non mi fa pensare lucidamente. Sei tutto quello che voglio e non lascerò che ti porti via qualcun'altro» la sua dichiarazione mi lascia spiazzata, con il fiato sospeso e lo sguardo perso nel vuoto.
«Io voglio stare sola Brian» abbasso gli occhi.
«Liz» mi rialza il mento per osservarmi meglio.
«E' vero. Sono stata bene in questi giorni. Sei passato ormai... non avevo bisogno di te, lo sapevi » scrollo le spalle.
«Se questo è un modo per farmela pagare, va bene... fammi sentire una merda, fammi sentire una nullità come ho fatto io. Fai pure, ma alla fine dei giochi sarò io quello che ti porterà via, prima che spacchi la faccia a qualcuno.» Sbotta ed indirizza gli occhi su Dylan.
«Perché diavolo guardi lui?» Domando stringendo i pugni.
«Perché ti piace! Perché ti piace diamine. Perché sono un gran coglione. Ho lasciato che tutto questo accadesse, ho lasciato che l'unica ragazza sincera che io avessi mai conosciuto mi fosse portata via da un ragazzo come lui» parla nervosamente gesticolando. Ha il collo ed il viso arrossato, con le vene ingrossate, tipico di quando è furibondo.
«Come lui?» Domando corrucciata.
«Come lui.» Ribadisce calcando ogni parola. «Lui sa ascoltarti, sa persuaderti, sa cosa dire, ha sempre la risposta giusta al momento giusto. Sarebbe capace di fare di tutto pur di vederti sorridere, lui ti piace perché ti protegge, ti senti sotto la sua ala. Lui non porta guai. E' la tua medicina, quella persona che sa farti ragionare, che riusciresti a seguire anche solo con un battito di ciglia.» Sembra afflitto. Scuote il capo e si bagna le labbra con la lingua. «Sono un fottuto coglione. E' colpa mia se questo è accaduto... e adesso la sto pagando» serra la mascella.
Non dico nulla. Mi sorprende tutto il suo discorso. Mi sorprendono le sue parole perché non mi sono mai fermata a rifletterci. Ho sempre pensato ad altro e mai mi sono concentrata fermamente su Dylan. Lui è mio amico. E' vero mi fa ridere, mi fa sorridere, ha sempre la risposta giusta e con lui mi sento al sicuro. Come Emily ha detto a Brady "lui è il mio porto sicuro". So per certa che al suo fianco non dovrò soffrire o passare guai. Quando sono con Dylan mi sento rilassata, non penso a niente, riesco a rasserenare la mia mente. Non ho mai pensato a Dylan come qualcos'altro oltre l'amico.
E Brian mi ha messo in testa un grosso punto interrogativo e stavolta non sarà Dylan a farmi sentire serena, perché il vero punto di domanda è lui ed il mio silenzio di fronte a Brian.



Angolo autrice.

Ehilà ! Buon pomeriggio. Finalmente sto meglio e l'influenza è passata! Scusate per il ritardo, ma sono stata a letto con la febbre alta. Comunque questo capitolo è ricco di novità , voglio sapere che ne pensate. Vi ringrazio per il vostro continuo sostegno, alla prossima!

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