Capitolo 2.

Capitolo 2.



Sono le quindici del pomeriggio. Io e Candi siamo sedute su questa sedia da circa due ore. Mille studenti sono silenziosi ed attenti nel loro studio, mentre entrambe ce ne freghiamo altamente dei duemila appunti che dovremmo perlomeno leggere. La biblioteca è il posto che odio più al mondo. Non riesco a stare zitta neanche per due secondi, figuriamoci due ore! Candi mastica fastidiosamente la sua chewing gum. Pochi minuti ancora e la strozzo.«Che dici se ce andassimo?» Mormora.Un ragazzo di fronte a noi si volta scattante con aria da sapientone come se volesse gettarci fuori a calci in culo, così gli sorrido antipaticamente ed intimo con un calcio alla mia amica di stare zitta, ma, ovviamente, il suo "ahio" si avverte persino in Alaska.Così mi metto in piedi sbuffando, sistemo nella borsa il quadernetto e nervosamente esco.Candi mi raggiunge poco dopo.

«Senti è inutile che ci nascondiamo qui dentro a far finta di studiare» continua a masticare, mentre io accendo una sigaretta per distrarmi.
«Se non getti quella gomma a terra, te la stacco a forza dalla bocca e te l'appiccico ai capelli!» La minaccio.
Lei sgrana gli occhi e sconcertata fa come le dico. Adesso va meglio.
«E adesso? Che facciamo?»
Getto il fumo dalla bocca creando due cerchietti, «aspettiamo che Dio ci mandi un segnale dal cielo» sbotto.
«L'unico segnale che ci manderà sarà un campanellino con un cartellino scritto "QUEST'ANNO VI BOCCIANO".. din din din.» Incrocia le braccia al petto e mette il broncio. Come se fosse colpa mia che non riesce a studiare!
La fulmino con lo sguardo. «Potrebbe anche esserci scritto "CANDI LA TUA FINE E' VICINA", che dici?» Dico con tono cantilenante.
«Hai le mestruazioni vero?»
Annuisco accennando una smorfia, mentre lei scoppia a ridere. «Che poi non capisco perché ti sei ostinata tanto per far credere all'intera scuola di non esser vergine, sai a quanti frega!»
E' vero. Avevo fatto sbadatamente cadere a terra il pacchetto di pillole anticoncezionali dalla borsa e tutti l'avevano notato nel corridoio. Così, da quel giorno in poi la cara Grace Stewart cancellò la nomina di "verginella". Sarebbe stato inutile dire a tutti che erano tutte enormi cazzate. In fondo prima o poi mi sarebbero servite.
«Bè, non m'importa ... lo sai.» Mormoro.
Candi guarda l'orario, «vuoi venire da me?»
Nello stesso istante il mio telefono squilla dalla borsa. Getto la cicca a terra, calpestandola e notando il nome di Brady, rispondo molto allegramente.
«Una telefonata che potrebbe ridarmi il buon umore?»
«Siamo pronti... cioè è pronta... sono pronti... stanno nascendo» non ho mai sentito la voce del mio quasi cognato così agitata e balbettante. Mi viene da ridere pensando al suo atteggiamento del momento.
«Solito ospedale?» Chiedo mentre Candi batte la mani saltellando intuendo il tutto.
«Andiamo andiamo» sussurra contenta.
«Sì, solito...» risponde Brady, «mio Dio... mio Dio... entro in sala, ci vediamo dopo se sono ancora vivo. Sverrò... Cristo santo» dopo aver nominato il Signore un paio di volte riattacca.
Candi è già vicino alla sua auto ed io la raggiungo saltando a bordo.

«Non sono mai stata così eccitata in vita mia» ammetto. «Nasceranno i gemelli più fighi della storia» ridacchio.
Candi guida attenta e sorridente ed in poco tempo siamo in clinica.
Arriviamo alla sala d'attesa del reparto ostetricia con l'ascensore. Lì, mio padre e mia madre fremono di curiosità. Mia madre, soprattutto, non la smette di fare avanti ed indietro sfregandosi le mani. Mio padre è poggiato ad una finestra.
Non appena mi vedono sorridono. Ecco, questo momento sarà meglio che lo ricordi in eterno... non credo possa ricapitare.
«Da quanto è dentro?» Chiedo gettando la borsa su di una sedia.
«Mezz'ora» sospira mia madre preoccupata.
«Mamma dovresti essere super felice... visto che tra poco nasceranno altri due nipotini!» La incito.
Lei annuisce e le scende una lacrima. Sorrido scuotendo  il capo e le accarezzo un braccio.

Trascorriamo due ore fuori. Fin quando una dottoressa giovane esce dalla sala parto togliendo dei guanti e sorride.

«E' andato tutto bene... i vostri nipotini sono bellissimi e paciocconi» dice scherzosamente. «Adesso trasferiamo la mamma nell'altro reparto al terzo piano... e poi potrete vederli» sorride un'ultima volta e poi prende l'ascensore.

«E Brady?» Chiede mio padre.
«Morto» diciamo all'unisono io e mia madre, per poi scoppiare a ridere.
Ed eccolo che spunta dalla sala parto devastato. E' felice, ma allo stesso tempo gronda di sudore. Sfila il camice e la cuffietta. Scuote il capo ed abbraccia i miei genitori.
«Ehi tu... sei diventato papà» Gli do una pacca sulla spalla, mentre si distanzia dai miei e con le lacrime agli occhi annuisce.
«Tua sorella è stata fenomenale... anche se mi ha stritolato la mano e il braccio» ride.
«Sono felice per voi» lo abbraccio.
Nel frattempo Candi, alle mie spalle, si congratula con due baci in guancia. So già che potrebbe svenire da un momento all'altro. E' il suo Dio.

Mezz'ora dopo siamo nella stanza di Emily. Ha gli occhi gonfi, i capelli all'aria ed un'espressione sfinita, ma rimane la più bella sorella di sempre.
Le salto addosso infischiandomene del suo aspetto e l'abbraccio, mentre lei indolenzita accenna un lamento accompagnato da un risolino.
«Congratulazioni» le sussurro.
Lei ringrazia allo stesso modo, intimandomi che il lavoro duro spetterà anche a me.

Poco dopo l'infermiera piomba in stanza con due carelli. Il mio cuore batte all'impazzata.

«Eccoli qui...» Prende il primo in braccio e lo porge fra le braccia di mia sorella. E' bellissimo. I suoi piedini, le sue manine...sono così graziose e minuscole. L'altro lo prende in braccio Brady, seduto affianco ad Emily. Sono così belli. Vorrei trattenere e gettare giù quel groppone che c'ho alla gola, ma inevitabilmente scoppio a piangere e a ridere allo stesso momento. E' impossibile pensare a quanta strada abbiano fatto quei due insieme, per poi giungere a momenti come questi, duranti i quali avverti che la tua esistenza è davvero completa, che non potresti desiderare di meglio dalla vita, che tutto ciò che hai sempre sognato è solo la semplice e pura realtà. Invidierò per sempre mia sorella. «Avete scelto i nomi?» L'infermiera sfila dal taschino del camice una penna ed un taccuino.
Emily e Brady si guardano e finalmente uno dei due parla. «Thomas Felton» Brady indica il bimbo che ha fra le braccia, mentre una lacrima gli riga il viso.
Emily allo stesso modo tira su con il naso e poi sospirando parla: «Nicholas Felton.»
La dottoressa annuisce ed esce dalla stanza. Mia madre vorrebbe stritolarli entrambi, ma si limita a fissarli come incantata. A me piacerebbe tanto tenerne uno fra le braccia... ma ho tanta paura.

«Ci aspettavamo di avere un Thomas Felton in famiglia ed è una cosa bellissima... sono fiera di voi» sussurra mia madre, «Thomas sarà felicissimo di questo... e sicuramente adesso è qui con te Brady. » Conclude posando una mano sulla sua spalla. Brady è così fragile adesso, da non riuscire a riconoscerlo.  Mi fa tenerezza.

«Piccioncini» Marcus piomba dentro tenendo per mano la piccola Lux, mentre Kris spunta dietro. «Ho finito ora lezione e siamo venuti...» dice. Poi il suo sguardo si sposta sulla nuova famiglia. «Fammi indovinare... Thomas Felton?» Chiede guardando l'amico.
«E Nicholas Felton» continua Brady.
«I miei nipotini» Kris con un sorrisone e gli occhi a cuoricino si avvicina. «Papà ti fa gli auguri, ovviamente non è riuscito ad arrivare qui in tempo... ma verrà presto. Ci teneva che lo sapeste.»
Emily sorride e ringrazia, mentre Brady è troppo preso dal bimbo che tiene fra le braccia.
Io rimango immobile a fissare i miei due maschioni che presto potrò coccolare come e quando voglio.

Due ore dopo sono già fuori, Candi non fa che ripetere quanto siano belli e quanto sia fortunata mia sorella. Nel frattempo io accendo una sigaretta e lascio uscire il fumo dalla bocca. In quel preciso istante una BMW nera si posteggia di fronte a noi. Faccio fatica a ricordare chi sia, ma dopo qualche secondo ricordo il viso di Brian, l'amico di Brady. Sbuffo e alzo lo sguardo al cielo.
Lui sale le scale velocemente, riconoscendoci dopo.

«Ragazzine» ridacchia. «Adesso si fuma anche?»
«Senti ma che cazzo vuoi?» Sbotto raddrizzando la schiena ed alzando il petto.
Lui mi fissa dal basso all'alto e viceversa per poi scoppiare a ridere.
«Vado a vedere i piccoli Felton... sicuramente meglio di due piccolette come voi» s'incammina nuovamente, scomparendo dietro il portone d'ingresso.
«Gli spaccherei la faccia» ringhio gettando la cicca a terra.
«Spaccagliela quanto vuoi... ma almeno fa si che s'innamori di me» mi volto a fissare la mia amica che ha un'espressione incantata.
«Ti piace quel tipo? Sul serio?» Domando sconvolta. «E' talmente una faccia da culo!»
Candi arrossisce e scuote il capo, «divino» balbetta.
«Esci dal mondo delle favole Bella Addormentata» le schiocco due dita davanti agli occhi.
«Ti imploro, fammelo conoscere» mi supplica guardandomi negli occhi e congiungendo le mani in preghiera.
«Senti... quando esce fuori di qui lo saluti... e vedi che fa lui...» dico cantilenante, «bha, che ci trovi in quello?» Continuo sussurrando.
Candi rimane con il suo sguardo perso nel vuoto. Si starà facendo miliardi di pippe mentali, in cui saranno già sposati e con venti figli.
Bello, quanto vuole, ma si... insomma, ce ne sarebbero anche di meglio, ma arrivare a dire che è "divino", mi fa decisamente ribrezzo.

Quando rientriamo in sala d'attesa, Brian è fuori dalla porta. Parlotta con mia madre e mio padre, sembra davvero tranquillo ed interessato alla conversazione. Adesso deve pure trasformare i miei genitori in dei suoi seguaci. Con quel tono adulatorio ha stravolto persino Candi.

«Mamma» la chiamo la prima volta e non si volta. «Madre» cambio nomignolo nella speranza che mi rivolga un solo, piccolo sguardo. Niente. «Essere vivente che mi ha partorito.» E ancora niente. «CRISTO, NONNA!» Aumento il tono di voce e lei si volta scattante. Grazie a Dio.
«Stai parlando con me, tesoro?»
«Si. Dovrei tornare a casa a studiare» dico, mentre Candi trattiene una risata. La fulmino con lo sguardo. In realtà mi infastidisce talmente tanto la presenza di quel tipo che preferirei andare a casa.
«Potrei accompagnarla io signora, se voi volete ancora rimanere» quando Brian si propone vorrei scaraventare a terra tutto ciò che ho davanti.
Mia madre annuisce contenta, quasi estasiata dalla proposta.
«Sì sì sì sì» eccola, quella vocina irritante. Candi.
Nascondo un occhio accarezzandomi metà faccia. Così sorrido antipaticamente a mia madre e poi prendo da sola l'ascensore lasciando alla mia amica che è appena uscita dal mondo di High School Musical, l'opportunità di dialogare con il suo "divino". Che schifo!

Arrivo al parcheggio attendendo a braccia conserte che quei due si facciano vivi.
Finalmente sento ridacchiare Candi, ma mi risparmio la scena disgustosa di lei che gli sorride come un ebete, anzi come una bimba che ha ottenuto il giocattolo da sempre desiderato.
«L'auto è lì» Brian si incammina mentre la mia amica mi si affianca afferrandomi dal braccio e stritolandomelo.
«Oddio è stupendo, ti giuro, avrei voluto non finissero mai quelle benedette scale» dice eccitata.
«Salite» dice lui dal sedile sporgendosi dal finestrino.
Candi mi fa cenno di sedermi nel posto dietro, così faccio. Tanto a me non cambia.
Finalmente partiamo.

Brian accende lo stereo, abbassando il volume, mentre io, per non osservare la mia amica che palpita nel sedile davanti, mi mangiucchio le unghie.
Improvvisamente il mio sguardo cade sullo specchietto di fronte e mi accorgo di Brian che, serio, ha gli occhi puntati su di me. Così senza troppi giri di parole alzo il dito medio e lui scoppia a ridere scuotendo il capo.
Candi si volta interrogativa, mentre io le rispondo alzando gli occhi al cielo.

«Senti potresti andare più veloce?» Domando antipatica.
«Ma che fretta c'è... vai pure con calma» sottolinea Candi.
Oh. Mio. Dio. L'affogo.
«No, io voglio andare a casa.. quindi guida.» Ordino.
«Vuoi che vada più veloce?» Domanda osservandomi nuovamente dallo specchietto retrovisore interno.
Rispondo con un sorrisetto ed improvvisamente mi ritrovo catapultata sul sedile davanti, costretta a sorreggermi. Ho gli occhi sgranati, ma quel pizzico di adrenalina su quelle strade newyorkesi mi fa quasi sorridere involontariamente.
Candi, a differenza mia, è terrorizzata, vista l'estrema voglia di Brian di schiacciare ancor di più sull'acceleratore e sfrecciare tra un auto e l'altra. Sembra un inseguimento e mi sento troppo gasata.
«Liz mannaggia a te!» Esclama la mia amica.
Brian rimane serio e continua a guidare alla stessa velocità di prima, quando finalmente l'auto svolta in un vialetto diretto verso casa di Candi. Quest'ultima si volta e mi aggredisce con gli occhi. So già che dovrò sentirla per telefono quando sarò a casa anch'io. Che stress.
«Passa qui» dice Brian indicandomi il sedile al suo fianco.
Scendo e risalgo, mentre Candi si volta e rivolta continuamente incazzata.
Brian riparte.

Rimango in silenzio per i primi minuti, fin quando riparte velocemente.
In quell'istante il telefono mi vibra dalla borsa. Lo sfilo dal taschino ed osservo un messaggio di mia madre.

Sana e salva?

No

Come no???

Non le rispondo e riposo il cellulare.

«Liz, piaccio alla tua amica, vero?»
Non lo guardo. «Non chiamarmi così o sarò costretta a menarti. Se ti interessa saperlo, chiedilo a lei.»
Accenna un sorriso malizioso. «Okay, Liz.» Ridacchia divertito. «Comunque è bella, ma piccola.» Dice.
«Non fare tanto l'uomo vissuto» lo fulmino.
«Intendevo piccola di cervello» ride, «l'ho capito subito che le piaccio, neanche lo sa nascondere.»
«E allora che cazzo me lo domandi a fare?» Mi rivolgo agguerrita.
«Tu piuttosto dovresti stare più calma, bimba.» Consiglia con tono cauto.
«Tu piuttosto dovresti farti un paio di cazzi tuoi.» Faccio allo stesso modo.
«Come non detto» alza le mani in segno di resa, «se mi avessi conosciuto qualche anno fa saremmo andati d'accordo. Ho capito come sei ragazzina.» Dice convinto.
Incrocio le braccia al petto curiosa ed aspetto che parli.
Mi da un breve sguardo, «ti piace il pericolo, ti affascina proprio. Non ti piacciono le cose monotone. Vuoi vivere la vita giorno per giorno come se fosse l'ultimo e vorresti avere al tuo fianco una compagna o un compagno di avventure che appoggi tutte le tue follie.» Fa una lunga pausa. «I tuoi occhi lo dicono che sei folle.» Aggiunge.
Potrebbe avere ragione, ma rimango in silenzio ripensando alle sue parole. Non mi sono mai posta la domanda su cosa voglia realmente e nessuno mai si era preoccupato al mio posto. In fondo l'unica amica di sempre è stata Candi, le mie pazzie le ho fatte fin da piccola insieme a lei, ma qualcosa mi diceva che Brian non si riferiva alle stesse follie.
«Ora sei costretto a raccontarmi che follie intendi» dico severamente.
Scuote il capo. «Perché dovrei raccontarle ad una come te?»
Gli ringhio contro, «una come me?» Sbotto.
Ridacchia, «non potresti neanche capire. Fumi di nascosto dai tuoi genitori, questa è l'unica trasgressione che sai fare...» si morde il labbro inferiore e posteggia.
Sono già a casa, ma non esco subito dall'auto.
«Adesso puoi andare» dice.
«Non mi conosci e non sai chi sono e come mi comporto.» Lo aggredisco.
Annuisce, «neanche tu.»
«Perfetto. Allora non rompere i coglioni.» Mi metto in piedi fuori dall'auto. «Ucciditi.» Detto ciò sbatto la portiera.
Lui scoppia a ridere. «Non vorresti sapere sul serio come faccio ad avere quest'auto... quindi trattamela bene.» Urla sporgendosi dal finestrino.
Lo evito entrando in casa.

Due giorni dopo sono da Emily. E' sabato, quindi niente scuola. Mi tocca aiutare mia sorella nelle faccende a casa, mentre lei allatta i piccoli.
«Nicholas non dorme mai» si lamenta lei. «Thomas invece sì» aggiunge.
«La reincarnazione di Brandon e Thomas» rido davanti ai fornelli.
«Sai... l'ho pensato anche io» scoppia a ridere mentre li sistema nelle carrozzine dondolandole. «L'altro ieri sei tornata a casa con Brian» sussurra.
«Già... la mamma è una genia, lo sai.» Accenno una smorfia di disapprovazione.
«Brian è grande, Grace» mi avvisa.
Mi volto scattante, «non farti strane idee e poi piace a Candi, non a me.» Mi difendo.
«Ho solo detto che è grande per te, nel caso volessi farci un pensierino... sai è normale che ti piaccia un ragazzo a diciassette anni» sorride tranquilla.
«E ma siccome non mi piace!» Sbotto.
«Meglio così» continua.
«E poi quanti ha? Ne avrà massimo ventuno..» penso ad alta voce.
«Si, ne ha ventuno... ma è sempre grande per te.» Ribadisce mia sorella a denti stretti.
Improvvisamente la porta di casa si spalanca ed arriva mio cognato. Senza neanche salutare si precipita dai bimbi con espressione incantata. Poi si volta a baciare calorosamente mia sorella, palpandole il culo e poi, quando si accorge della mia presenza, mi saluta.

«Mia cognata!» Esclama gettando la valigetta sul divano. Piega le maniche della camicia fino al gomito e controlla cosa c'è per pranzo. «E' passato Brian?» Chiede.
«Doveva passare?» Domanda mia sorella corrucciata.
Lui annuisce, «visto che ieri c'erano tutti i parenti in ospedale non ha visto neanche Nicholas e Thomas e mi aveva detto che sarebbe passato in mattinata» conclude mentre si lava le mani.
Il cellulare di Brady in quell'istante squilla e lui tranquillamente, sfilandolo dalla tasca del giubbotto, appeso sull'attaccapanni, risponde.

«Amico... sì.. sì.. noi siamo a casa, passa quando vuoi... oh, perfetto, ci vediamo tra poco.» Riattacca.

Ecco che sta arrivando Voldemort ed io devo rimanere persino a pranzo lì. Strangolo mio cognato!

«Dai Brady, dai una mano a Grace... sbuccia le patate» gli ordina Emily.
«Ti stavo per dare un bacio e tu mi cacci?» Brady rimane deluso , mentre io me la rido.
«Ti ho detto vai» gli fa cenno con la testa, così sbuffando avanza verso di me. «E' una rompi coglioni.» Mormora a denti stretti.
«Brandon Felton se lo dici ancora giuro che rimango sola con due bambini, perché ti uccido» dice lei minacciosa.
Brady non si volta, prende un lungo respiro e parla: «sì, amore mio. »

Mezz'ora dopo Brian è seduto sul divano affianco ad Emily. Sorregge con un dito la manina di Thomas, mentre Nicholas, stranamente, dorme.

«E quindi Brady com'è la vita da padre?» Domanda sarcastico.
Brady si gratta il capo e sorride, «stanotte non ho dormito, Nicholas ha pianto tutta la notte» si strofina gli occhi e sbadiglia, «stamattina ho preso quattro caffè e non sono bastati» ride infine.
«Ma dai, stanotte se ti sei alzato dal letto mezza volta è stato tanto» si lamenta mia sorella sbuffando.
Brady sgrana gli occhi, «amore fino a prova contraria hai tu il seno e pure prosperoso» accenna un sorriso malizioso, «tu allatti e non io.»
«E' questa la condanna, non ci hanno concesso neanche un lusso» accenna una smorfia.
Nel frattempo Brian se la ride ed io osservo la scena in piedi con le braccia conserte.
«Brian vuoi fermarti a pranzo?» Chiede mia sorella.
In quell'istante in mondo mi cade addosso. Vorrei urlarle contro che la odio e che vorrei prenderla a calci nel sedere, ma attendo ansiosa la risposta di quel viscido individuo seduto al suo fianco. Prego affinché rifiuti l'offerta, fin quando scuote il capo e il mio riprende regolare.
«Inizio a lavorare fra poco fino a stanotte. Un dipendente non sta molto bene e quindi mi hanno chiesto di fare qualche ora in più oggi...» scrolla le spalle.
Dentro di me urlo per la gioia e nel frattempo improvviso un balletto mentale con i sonaglini, i tamburi e i fuochi d'artificio.
«Poi a tua sorella non sto molto simpatico» dice con ironia amara.
Roteo gli occhi ed incrocio lo sguardo corrucciato ed interrogativo di Brady. Gli accenno un sorriso antipatico.
«In realtà mi sei indifferente» dico disinvolta.
Scoppia a ridere, «sei ancora piccina» a quelle parole vorrei sputargli in un occhio.
Mi da un fastidio bestiale sentirmi chiamare "bambina". Non sa un cazzo di me.
«Scusa sto parlando con un quarantenne, hai ragione» alzo le mani in segno di resa.
Scuote il capo mordendosi il labbro inferiore, «ho vent'anni in meno, baby» mormora.
«Brian a mia cognata non sta simpatico nessuno» mi deride Brady. Adesso lo sbatto al muro!
«Non è colpa mia se sono circondata da gente di merda» sospiro con superiorità.
Tutti e tre scoppiano a ridere. Oh, quanto li odio.
Finalmente Brian si mette in piede osservando l'orologio.
«Sarà meglio che vada» dice dando una pacca sulla spalla al suo amico, per poi salutare educatamente con due baci in guancia mia sorella. Accarezza le guance paffute dei miei nipotini e poi mi si para davanti. «Brady controlla questa ragazzina, non ci sta che una così bella bimba si rovini con il fumo e l'alcol.» Mi schernisce, mentre io credo di esser sbiancata. Deglutisco rumorosamente. Emily e Brady mi fissano curiosi, ma Brian interrompe tutto con un applauso veloce. «Va bene, passerò presto... auguri ancora!» Esclama risalutando i presenti. Poi esce.

Mia sorella e Brady sono immobili. Pensavo l'avessero immaginato. In fondo non è poi così strano che io fumi.

«Okay che bevi, ma evita di fumare o lo dico a mamma!» Mi punta un dito contro Emily, mettendosi subito dopo in piedi.
«Il fumo fa invecchiare» dice Brady.
«Ma se sei un belloccio da sempre...tu» mormoro ridacchiando.
Lui si vanta gesticolando e poi si fa serio, «dai sul serio, cerca di smettere. E' meglio per te e per chi ti sta intorno. Io quando sono con tua sorella non fumo più... solo in giro, a lavoro.. e basta» continua con tono severo.
Emily approva con uno sguardo lungo.
Non rispondo e sospiro. «Comunque quel tipo è un tale stronzo» sbotto.
«Brian ha fatto bene a dircelo» risponde scattante mia sorella. Mi viene voglia di schiaffeggiarla! Che nervoso.
«Si, certo... adesso da dove spunta questo?» Domando come una forsennata. «La mia amica è andata per lui e voi due sembra che pendiate dalle sue labbra» concludo.
«E' un bravo ragazzo, non ha avuto un bella infanzia e neanche una bella adolescenza» dice Brady. «Lo conosco dai tempi del college, adesso che si è trasferito qui ho intenzione di portarlo più nella mia vita, perché... perché gli farebbe bene» non allude a nulla e questo mi incuriosisce parecchio.

Angolo autrice:
Scusate il ritardo, mi dispiace, mi sto godendo le vacanze estive che stanno anche giungendo al termine, purtroppo! Comunque, spero vi sia piaciuto come secondo capitolo, attento le vostre recensione per sapere che ne pensate. Baci, a presto.

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