Capitolo 18.
Capitolo 18.
E' da un po' di giorni che rifletto su me stessa. La fine dell'anno si avvicina e mentre tutti, compresi Dylan e Beth, hanno già le idee chiare sui college da frequentare, io sono in mezzo al mare in tempesta, con una misera barchetta in legno e due remi.
Dylan frequenterà Yale, Beth ha scelto Princeton. E' strano trovarmi in questa situazione, senza sapere che cosa fare, che strada prendere. Rimanere in silenzio ad ascoltare delle conversazioni senza poter intervenire.
«Con chi andrete al ballo d'inverno stasera?» Chiede Beth sbadigliando seduta sul prato davanti scuola.
Dylan è sdraiato ed ha le cuffie alle orecchie. Ci fissa e credo ci stia sentendo.
Socchiude le palpebre e sospira.
«Dylan!» Lo richiama con voce stridula la sorella, tirandogli un calcio.
Lui sussulta e sbuffa, alza il busto sorreggendosi dai gomiti e toglie le cuffie.
«Con nessuno Beth» sbotta Dylan. Poi mi rivolge una breve occhiata ed io non distolgo lo sguardo.
«Io credo di non andare, non sarebbe la prima volta» alzo le spalle sospirando.
Beth mi fissa, «ragazzi è il nostro ultimo anno qui, poi chi sa dove saremo...e cosa faremo. E' tempo di divertirci» ci incita. «Prendiamo qualcuno a caso e andiamoci... ci sbronzeremo e fumeremo tutta la notte.» Dice con tono tranquillo.
«Mentre nel parcheggio sono nascosti nelle auto ragazzi che scopano come animali» rifletto accennando un ghigno, «gli faremo la guardia... bello» rido poi.
Dylan mi segue, «ha ragione lei» fa una smorfia e getta la testa all'indietro. «E comunque sono sempre andato ai balli Beth... solo che mi sono rotto il cazzo di dover ingaggiare ragazze scialbe, prive di personalità che parlano come se avessero il becco al posto delle labbra» parlotta gesticolando.
«Ci andrai con Grace» ribatte la sorella, mentre io sgrano gli occhi e mi affogo con la mia stessa saliva. Dylan sogghigna. «Un appuntamento finto in più non fa male e poi siete amici adesso... prendetela così» sorride.
E' matta.
«No, Beth io credo di non venirci proprio... al massimo verrò al ballo di fine anno» intreccio i capelli da un lato, creando una lunga treccia. Noto che Dylan sta fissando le mie mani ed il mio passatempo. Così lo osservo anche io e quando si accorge di ciò scoppia a ridere scuotendo il capo.
«Beth verrò da solo se proprio devo» annuisce osservando la sorella.
Quest'ultima sbuffa. «Sono pronta ad una notte in coma con la mia bottiglia di Tequila fra le mani» distende le gambe e le incrocia osservando il cielo sopra di noi.
Oggi è una bellissima giornata. Il sole splende e non c'è neanche una nuvola. Nonostante ciò, il freddo non manca.
«Beth almeno non farmi passare una notte come quella del ballo di inizio anno» sbotta Dylan.
Lei sogghigna.
«Raccontate» rido curiosa.
Dylan mi guarda, «l'ho trovata a terra davanti la mia auto, fuori da scuola che cantava a squarciagola... mentre dei tizi la stavano riprendendo con il telefono» parla con tono severo guardando lei di sottecchi.
Beth nasconde la bocca con le mani e trattiene un risolino. «L'hanno caricato in un blog» mormora.
«Siccome il suo caro ex fidanzato quella sera era a casa con la febbre, lei ha ben pensato di darsi alla pazza gioia» scuote il capo lui.
«Ma che vuoi, pensa per quello che hai fatto tu... hai fatto un rutto così rumoroso che persino il gruppo delle galline cheerleader si sono sconvolte» lo ammonisce.
«Oh ma sicuramente poi mi sono fatto perdonare» ironizza schiacciandole un occhio.
«Te l'hanno pure data!» Esclamo spalancando la bocca.
Dylan abbassa la testa, «bè, sì... ma non è stato così entusiasmante rinchiusi negli spogliatoi della palestra» fa una smorfia le labbra ed arriccia il naso.
Scuoto il capo, «assurdo» sussurro.
«Grace dovresti venire... ci divertiremo» annuisce Beth quasi supplicandomi. «E dai non lasciarmi sola con mio fratello che rimorchierà qualcuna e scomparirà per il resto della serata» fa un faccino da cane bastonato e non riesco a non ridere.
«Gli occhi dolci di mia sorella sono velenosi» commenta Dylan stirandosi le braccia. Gli si alza la maglia. Osservo i suoi addominali e sorrido scuotendo il capo.
«Verrò da sola però» le punto un dito contro. «Non fare scherzi Beth» assottiglio lo sguardo.
Lei mostra un sorriso soddisfatto ed annuisce con suono gutturale. «Non te ne pentirai.» Mi schiaccia un occhio.
Dylan mi fissa, facendomi la pernacchia. «Te ne pentirai eccome» ghigna. «Avrai cento ragazzi che ti ronzeranno intorno come zanzare» dice.
«Bè, non è un problema... ho un modo mio per cacciarli via» scrollo le spalle.
«Diventerai un maschiaccio stasera per tenerli alla larga?» Sorride mordendosi le labbra.
Ci penso su, «credo sia una buona idea» lo guardo ammiccando.
I suoi capelli biondo scuro vengono scompigliati dal vento, ma in un nano secondo li porta tutti indietro e torna a guardarmi, con quegli occhi così piccoli e allo stesso tempo immensi.
«Allora non farti troppo bella» si mette in piedi, portando la sacca su una spalla, «vado al corso di chimica, donzelle» si sfrega la faccia con entrambe le mani e sbadiglia. «Ci vediamo stasera» dice prima di allontanarsi.
Lo guardo andare via. Si ferma davanti un gruppo di ragazzi, si scambiano delle risate, poi si dilegua salutando anche loro.
«Hai qualcosa da mettere?» Chiede Beth mangiucchiandosi le unghie.
Rifletto e scuoto il capo. «Però qualcuno potrebbe aiutarmi» mi alzo e le faccio cenno di seguirmi.
«Dove andiamo?» Chiede cercando di tenere il mio passo svelto.
«Ti faccio conoscere una vipera» ridacchio.
«Ho paura» sussurra sarcastica.
Prendiamo un autobus e ci fermiamo non molto distante dall'abitazione di mia sorella.
Corro nel vialetto, mentre Beth è alle mie spalle.
«Wow» commenta «che bellezza» aggiunge meravigliata.
«Già» dico salendo gli scalini e bussando alla porta.
Beth mi si affianca. Quando Brady apre la porta e mi vede sbuffa. «La scuola per te è un optional.» Mi fa spazio per entrare. «Emi» sbraita, «c'è Satana» continua sorridendo come un ragazzino. «Non mi presenti?»
Beth è a bocca aperta sia per la visione angelica di mio cognato senza maglia, che per la casa e l'arredamento chic.
«Brandon lei è Beth... Beth lui è mio cognato» dico indicandoli.
Beth annuisce come una stupida e gli stringe la mano. «Piacere» balbetta.
Emily nel frattempo scende le scale con una vestaglia addosso e i capelli alla rinfusa.
«Ehilà» sorride. Sembra uscita da un film horror. Sicuramente ho interrotto qualcosa.
«Capisco che vogliate farmi un altro nipote... però ho bisogno di te sorella» sospiro alzando i capelli in una coda alta.
Emily imbarazzata mi fulmina. Brady si massaggia il mento con malizia e sorride, beccandosi l'occhiataccia di mia sorella.
«Sei arrivata in un momento veramente inadeguato» dice lui a denti stretti.
Emily gli lancia la pantofola e lui si lamenta dileguandosi.
«Scusa... io sono Emily» dice presentandosi a Beth, mentre lei ridendo come una matta non riesce a dire il suo nome.
«E lei è Beth» dico.
«Scusami davvero» Beth cerca di giustificare la sua risatina e dopo un allenamento facciale che fa sorridere anche me, ritorna seria.
«Ho bisogno di un vestito non troppo serio per un ballo» dico gesticolando.
Lei rimane zitta per un secondo. Riflette e poi scoppia a ridere. «E' uno scherzo?» Spalanca la bocca. «Andrai al ballo d'inverno?» Applaude sconcertata ed entusiasta. «Oh mio Dio, che stregoneria è questa?»
«Smettila di fare la scema, dammi qualcosa» sbuffo roteando gli occhi.
«Ma se andassimo a comprarlo invece?» Scrolla le spalle e mi guarda ammiccando. «Ci vuole qualcosa di bello e moderno...» dice pensierosa. «Datemi qualche minuto. Mi cambio e partiamo.» Corre di sopra, mentre noi ci sistemiamo sul divano.
Beth mi mima che è tutto bellissimo e poi indica mio cognato che in lontananza sta bevendo del caffè e mi fa intendere quanto per lei sia un gran figo.
E come darle torto?
Mia sorella ritorna poco dopo. Indossa la giacca, la sciarpa, un berretto e prende la borsa.
«Amore i bimbi stanno dormendo...» avanza verso di lui, «a più tardi» gli stampa un bacio sulle labbra, mentre lui indiscreto le palpa il sedere. Come al solito.
Eppure è piacevole guardarli. Forse mi fanno credere che da qualche parte nel mondo, in uno spazio in cui io non entrerò a farne parte, lontano dal mio ego, esista l'amore.
Poi ritorno nel mio Universo dove esisto solo io e... io.
Ci rechiamo in un centro commerciale con l'auto di Emily. In mezzo a tutti quei negozi è impossibile non trovare un abito adatto, anche se avrei preferito qualcosa di usato, piuttosto che spendere soldi per qualcosa che metterò solo una volta in vita mia.
Emily, però, insiste che è importante, che i balli studenteschi non ricapitano più e l'unica cosa che mi attende dopo il liceo sono feste supersoniche a suon di alcol ed erba.
Insomma nulla che abbia a che vedere con abiti, tacchi, trucchi e quant'altro.
Forse è più il mio ambiente.
«Prova questi» Emily mi porge una montagna di abiti.
«E questi» fa lo stesso Beth.
Mi spingono dentro il camerino, mentre loro si posizionano comode in un divanetto fuori.
Indosso il primo abito rosso con delle decorazioni a fiore. Ha le maniche lunghe di tessuto ed uno scollo rotondo.
Esco e mi schiarisco la voce per attirare l'attenzione di quelle due.
Emily scuote il capo, Beth accenna una smorfia di disapprovazione.
Sbuffo e rientro indossandone un altro. Questa storia va avanti per un'abbondante mezz'ora. Fin quando ne acchiappo uno bianco, decorato con intrecci celesti sul corpetto con uno scollo profondo fino a metà ventre. La gonna è svasata, corta davanti e lunga dietro. Il velo scende fino alle caviglie. Infilo le scarpe a sandalo con il tacco procurate dalla commessa ed esco per l'ennesima volta.
Emily spalanca la bocca, Beth sorride entusiasta annuendo.
«La fine del mondo» scandisce ogni parola quest'ultima.
«E' meraviglioso» dice mia sorella mettendosi in piedi. «Prendiamo anche le scarpe, stanno benissimo» mi invita a guardarmi allo specchio.
Mi osservo prima da una parte e poi dall'altra. Di essere bello lo è sul serio.
Improvvisamente i miei occhi si spostano sulla vetrina. Una figura maschile attira la mia attenzione. Brian è fuori e mi sta fissando. Anche Emily se ne accorge, sospira e mi spinge nuovamente dentro il camerino con violenza.
Dopo di che la sento borbottare fuori con Beth.
Quando usciamo di lì Brian non c'è più. Si è volatilizzato.
Nel frattempo Emily paga ed io raggiungo Beth.
«Quel tipo ti fissava» bisbiglia. «Sai quando da bambina ti regalavano il giocattolo che desideravi? Ecco in quel modo.» Sospira.
«Brian deve lasciarmi in pace» dico indossando il cappotto.
«Fai bene» annuisce, poi ghigna, «sono proprio curiosa di vedere cosa metterà mio fratello stasera» commenta.
«Li prende lui i biglietti?» Chiedo avanzando verso l'uscita.
Lei mi segue ed annuisce.
Un'ora dopo sono a casa. Mamma non la smette di chiedermi come mai andrò al ballo, con chi e soprattutto se c'è qualcosa di losco sotto questa straordinaria decisione di partecipare al ballo d'inverno.
Nel frattempo io cerco di ripassare biologia.
«Sai, da quando non ti vedo più con quel Brian... mi sembri cambiata» mormora mentre sistema la biancheria intima nei miei cassetti.
La evito.
«Non so, adesso studi, frequenti gente nuova... esci» aggiunge, «sei più rilassata» decreta.
Ripeto sottovoce quello che ho appena studiato e socchiuso le palpebre.
«Va bene, la mamma parla troppo» si dilegua uscendo dalla stanza e socchiudendo la porta.
Sbuffo e mi getto sul letto a pancia in su. Osservo il soffitto e penso alle sue parole.
Forse ha ragione. O forse no.
Un messaggio però irrompe nei miei pensieri e subito mi viene in mente Brian.
Osservo il display e non sbaglio. E' proprio lui.
E' così speri di essere eletta reginetta?
La mia risposta acida non si fa attendere.
Dovrei ridere?
Buon divertimento Liz. In fondo sei come tutte le altre...
Sgrano gli occhi e serro la mascella alla vista di quel messaggio. Vorrei prenderlo a calci. Santo cielo.
E allora entrambi ci siamo fatti un'idea sbagliata l'uno dell'altro.
Stammi bene.
Cerco di mantenere la calma e di rendere il tono del mio messaggio freddo e distaccato, ma in realtà avrei solo voglia di menarlo e cancellarlo dalla faccia della Terra.
Invidioso del cazzo.
Chiudo direttamente l'iPhone, riponendolo sul comodino e vado a sciacquarmi sotto la doccia. Trascorro una mezz'ora abbondante e poi ritorno in stanza in accappatoio per continuare a studiare. E' vero. Forse sono cambiata, ma il pensiero che a breve dovrò prendere una decisione sul college da frequentare mi rende nervosa e vogliosa di fare di più per migliorare la mia situazione scolastica. Per la prima volta mi sento come una normalissima adolescente alle prese con la scuola e gli amici.
Non sto molto a sistemarmi. Indosso l'abito e mamma mi aiuta a sistemare i boccoli nei capelli, con una piastra. Trucco gli occhi con un filo di eyeliner ed infine sono pronta.
Mio padre mi accompagnerà fino alla palestra della scuola e lì dovrei ritrovare Beth e Dylan, si spera almeno.
Ed ecco che scendo dall'auto. Dylan ha le mani dentro le tasche del pantalone e si guarda curioso intorno. Indossa una camicia grigio perla. Beth, invece, sistema i tacchi sorreggendosi dalla spalla del fratello. Saluto mio padre riferendogli di non aspettarmi sveglia ed avanzo verso di loro. Ammetto di essere un po' impacciata conciata così. Insomma tacchi, trucco, vestito... non mi ci vedo e non riesco a sentirmi per niente adeguata e soprattutto al mio agio.
In ogni caso li raggiungo svelta ed a testa alta, non preoccupandomi delle occhiate di altri studenti. Dylan alla mia vista boccheggia per qualche secondo, poi sospira e Beth mi schiaccia un occhio.
«Era ora!» Esclama lei acchiappandomi per il braccio. Mi trascina dentro, mentre il fratello mi saluta con un breve cenno di mano, venendoci dietro.
All'entrata ci scattano una foto. Io sono nel mezzo, i due al mio fianco. Odio tutta questa formalità.
Una volta dentro, Beth sfila da sotto il cappotto la sua bottiglia di tequila sorridendomi.
«E' tempo di divertirsi» la apre e la porta alla bocca sorseggiando. Poi me la porge ed io faccio lo stesso. La gola mi brucia terribilmente, strizzo gli occhi e mando giù il brutto boccone. Diciamo che non è proprio l'alcol che preferisco, però va bene. Dylan ci fissa di sottecchi e si allontana, ritornando qualche minuto dopo con due cocktail fra le mani. Si avvicina al mio orecchio e mi porge il bicchiere.
«Non bere questa tequila scadente, mia sorella potrebbe farti morire» sogghigna, «prendi questo, un po' più leggero» poi mi accarezza il capo sarcastico, scompigliandomi i capelli.
Beth si scatena in pista sbraitando come una forsennata ed agitando la bottiglia con la mano. Volteggia su se stessa, ma quando incrocia lo sguardo dell'ex fidanzato, affianco di Candi tutto il suo mondo cessa di girare. Si blocca impietrita, li fissa, mentre solo Candi le lancia sguardi di sfida. Il ragazzo le stringe la mano e si allontanano nuovamente, scomparendo. Avanzo verso Beth, l'acchiappo dalla spalla e la spingo poco più in là.
«Ehi il tuo motto era divertirsi no?» Le dico mentre osservo i suoi occhi come ghiacciati, fissi contro il nulla.
«Non ce l'ho fatta» mormora abbassando la testa. «Non ci riesco ad essere forte come te» continua. «Ti prego, insegnami. Insegnami a fregarmi della gente e se c'è di bisogno di tirare cazzotti a random.» Mi supplica. «Ne ho davvero bisogno.»
Sogghigno, «te lo insegnerò, ma questa non è la sera adatta» la consolo.
«Vi unite al gruppo dei miei compagni?» Chiede Dylan posando una mano sul mio fianco e quello della sorella da dietro.
Entrambe sussultiamo ed annuiamo. Andiamo dietro di lui e raggiungiamo un gruppetto di tutti ragazzi. Stanno bevendo e fumando come pazzi. Ridono ed urlano.
«Dylan è questa la misteriosa ragazza?» Domanda uno ridacchiando.
«Jace» lo ammonisce lui a denti stretti ed occhi bassi.
Accenno un mezzo sorriso, ma non parlo.
«Gran gnocca» commenta poi.
Avanzo come una pantera, lo acchiappo dalla camicia da quattro soldi che indossa e lo guardo fissa negli occhi.
«Cicciobello che ne dici di finirla?» Domando assottigliando lo sguardo.
Gli amici ridono di lui, mentre lui si distanzia ricomponendosi. Mi fissa curioso.
«Oddio morde» mormora a denti stretti, «amico, in bocca al lupo» da una pacca sulla spalla a Dylan, che in imbarazzo si massaggia il mento e tiene l'altra mano poggiata sul fianco.
Mi da un'occhiata mimandomi un "mi dispiace". Scrollo le spalle e mi avvicino.
«I tuoi amici sono proprio degli idioti» dico ghignando. Osservo nel frattempo Beth che ridacchia con un tizio poco più in là.
«Scusa, Jace è un mio caro amico, ma quando beve non capisce più un cazzo» sbuffa.
«Tranquillo, capisco» annuisco osservandolo, ma lo sta facendo già anche lui, come al solito.
«Certo che mordi eh...» ride poi, «attenzione ai complimenti» mugugna.
Gli do una spinta, «dipende dai complimenti e da come sono fatti.»
Si avvicina al mio orecchio lentamente, «Sei bellissima stasera Elizabeth» mormora con voce rauca.
«Stasera però» mi distanzio.
Lui getta la testa all'indietro e sorride. «Niente, non ti farò mai più un complimento» sbuffa.
«Non vivo per quelli » dico con tono altezzoso.
«Oh sua maestà, mi dispiace farle credere che lei non sia sempre uno splendore, un raggio di sole che illumina il mio cammino, la stella che mi indica il viaggio da intraprendere» non riesce più a sorreggere la farsa e scoppia in un fragorosa risata.
Scuoto il capo ridendo senza smettere, «sei proprio un cretino» decreto.
«Ma ti ho fatta ridere» dice ammiccando.
Roteo gli occhi e lo prendo dalla mano, «balliamo» lo trascino in mezzo alla pista. Sembra meravigliato.
Si scatena muovendo il bacino, come quando ha l'aspirapolvere fra le mani. Ruota su se stesso e mi costringe a fare lo stesso tenendomi la mano.
Poi avvicina il mio corpo al suo, facendolo combaciare. Si muove a ritmo di musica, comprimendo il suo basso ventre al mio. Mi sorreggo dalle sue spalle larghe ed ondeggio senza guardarlo.
«Questo è il tuo momento Dylan» gli urlo all'orecchio, «solo che al posto dell'aspirapolvere hai me» rido.
«Non so cosa sia meglio» dice.
«Ah molto bene» inclino il capo da una parte ed abbasso gli occhi.
«Cosa faresti se ti dicessi che all'entrata c'è Brian?» Chiede con tono di voce severo.
Mi pietrifico. Deglutisco e lo guardo dritto negli occhi. «Ti chiederei di portarmi svelto altrove» sentenzio.
«Sei sicura? Tu lo vuoi Grace... non fingere che non ti interessi» mi guarda fisso dolcemente. «Hai gli occhi di chi vorrebbe darsela a gambe, ma allo stesso tempo andare da lui e chiarire» dice.
«Dylan portami via di qui» gli dico seria.
«Ci ho provato» non se lo fa ridire, mi serra la mano, intrecciando le sue dita alle mie e facendosi spazio fra la folla, mi guida verso gli spogliatoi.
Mi spinge dentro e siamo al buio.
«Dylan?» Improvvisamente non sento più la sua presenza al mio fianco. «Dylan se vuoi mettermi paura questo non è carino» borbotto voltandomi su me stessa.
POV BRIAN
Sono in mezzo ad una massa di ragazzini vestiti a cerimonia. Cerco invano gli occhi di Grace. Mi sento sperso. Improvvisamente intravedo quel Dylan venirmi incontro.
Serro la mascella, stringo i pugni pronto ad agire. Lui, però, sbuffa ed avanza verso di me.
«Quello che sto facendo non lo faccio per te, non mi stai simpatico, penso che tu sia un gran coglione...» sbotta, «lo faccio per lei, perché sono sicuro che muore dalla voglia di vederti e parlarti. Probabilmente mi odierà, ma è importante che le cose si chiariscano.» Dice severo.
Corrugo la fronte confuso. «Superman che cazzo stai dicendo?»
«Seguimi» sbraita e si volta per incamminarsi.
Gli vado dietro ancora perplesso e diffidente.
Quando arriviamo davanti ad una porta lui si blocca.
«Grace è qui» sussurra.
Sto per entrare, ma lui mi serra il braccio. Mi fissa in cagnesco.
«Lei non merita del male» abbassa gli occhi.
«Lo so» borbotto, «ora togliti di mezzo» continuo aggressivo.
«Sappi che non mi interesserà chi le prenderà di più se la farai stare male» decreta.
Non rispondo alla sua minaccia ed entro.
E' buio pesto, ma io avanzo ugualmente. Non l'ho mai detto a nessuno, ma io fin da bambino sono terrorizzato dal buio. Non riuscirei a stare in una stanza completamente oscura da solo. Potrei morire d'infarto.
E adesso sono qui. Chi sa dov'è lei, ma sono qui.
«Liz» sospiro.
Nessuna risposta.
«Liz» dico nuovamente prendendo un lungo respiro.
«Vattene» la sua voce è così vicina. «Ora» dice.
«No» decreto con un vocione. «Non sono venuto a letto con te per passatempo. Non l'avrei mai potuto fare.» Esordisco. «Holly è stata la mia prima ragazza, la prima con la quale sono cresciuto e sono diventato quello che sono oggi» aggiungo. «La sua vista mi ha sconvolto, è vero... e quando sono tornato volevo cancellare tutti i miei pensieri e concentrarmi su di te. Sulla ragazza che avevo baciato qualche giorno prima.» Mi schiarisco la voce. «Quando siamo stati insieme sono stato bene, non potevo desiderare di meglio... ma la mia confusione mi martellava nel cervello. Tu eri il presente, l'unica che dopo un po' di tempo era riuscita a stravolgermi, con delle parole, con degli sguardi, con il tuo semplice essere te stessa.» Rifletto. «Lei invece era il passato e non era semplice come situazione» sospiro.
«Ora lo è?» Domanda.
«Non lo so... non voglio prenderti in giro. Non voglio perderti Liz.» Ammetto onesto.
«Non ho bisogno di nessuno, figurati se mi serve nella mia vita qualcuno che non sa prendere una posizione» dice aggressiva, «quindi non mi interessa che tu prenda una decisione a riguardo. Non aspetto nessuno nella mia vita. Le persone vanno e vengono, i treni passano e se riesci a salire sei fortunato, altrimenti pazienza... ne passerà un altro, diverso da quello precedente e magari migliore» il suo tono di voce è basso.
«Non rinuncerò a te» sentenzio.
La sua risposta è il silenzio.
«Ciao Liz» dico prima di voltarmi e ritornare nella palestra.
Grace è particolare. E' testarda e presuntuosa. Non me la darà mai vinta.
La sua forza sarà la mia rovina.
Angolo autrice.
Ma buongiorno! Eccomi qui con un altro capitolo! Che ne dite? Che ne pensate?
Aspetto i vostri pareri.
Alla prossima. Bacioni.
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