Capitolo 17
Capitolo 17.
Sono con Beth in bagno, stiamo fumando una sigaretta, quando improvvisamente le arriva uno strano messaggio.
Corri in palestra, hanno dato un cazzotto a tuo fratello.
Legge a voce alta e corrucciata mi fissa. Scuoto il capo ed alzo le spalle. Sembra confusa.
«Che cazzo...?» Avanza per uscire e la seguo spegnendo la cicca sul lavandino.
Quando arriviamo in palestra mi sembra strano l'impatto con tutti quei ragazzi sudati, mezzi nudi. Poi osservo Dylan che sanguina dal naso e mi avvicino.
«Chi è stato?» Lo sorregge dal mento, mentre lui si dimena per essere lasciato in pace.
«Oh, nessuno, porca puttana» si mette in piedi brutalmente e con una pezza sul naso si allontana negli spogliatoi.
Involontariamente gli vado dietro correndo. E' la prima volta che entro in un posto del genere. Fortuna che sia vuoto.
Trovo Dylan seduto su una panca lunga in legno. Ha la testa alzata e gli occhi rivolti verso il soffitto. Mi fissa di sottecchi e non parla.
«Ti va di parlarne?» Chiedo incrociando le braccia al petto.
«Niente, mi sono immischiato in qualcosa di grande» mugugna.
Inizialmente penso a qualcosa di losco, qualcosa di serio, poi mi siedo al suo fianco e ripenso in silenzio.
«A cosa ti riferisci?» Lo costringo a guardarmi.
Così si volta e mi abbozza un sorriso, «sei grande per qualcuno Grace Elizabeth Stewart» sussurra ambiguo.
Continuo a non capire.
«Il tuo amico ha pensato di farmela pagare» scrolla le spalle, «non sa che in realtà quello è stato il nostro unico e solo appuntamento.» Accenna un mezzo sorriso.
Deglutisco rumorosamente, «Brian ti ha fatto questo?» Mi metto in piedi socchiudendo le palpebre.
Mi guarda intimorito dall'alto, «Grace non c'è bisogno di fare altri teatrini» si alza.
«Sicuro» decreto severa indietreggiando.
«Grace forse vuole proprio questo no? Che tu vada da lui» gesticola.
«Sì, vado a prenderlo a cazzotti» stringo i pugni nervosamente.
Lui ride, «devi farti male?»
«Ci puoi scommettere» mi volto e mi incammino verso l'uscita, ma quando le sue braccia mi attanagliano la vita, non mi consente di fare un altro passo.
«Non mi ha fatto niente...» mi sussurra. «Non ti prendere la briga di farti male per me» allenta la presa ed io riesco a voltarmi.
«Dylan quello che non hai capito... anzi non avete capito è che odio profondamente queste cose» ringhio.
«Okay, io l'ho capito... ma non c'è bisogno di prenderlo a cazzotti» sorride tranquillo.
Ma come fai ad essere così sereno? Io non lo capisco.
«Come mai non hai risposto al pugno?» Domando curiosa.
Sospira, «che senso avrebbe avuto?» Incrocia le braccia al petto. «Pensi che ne sarebbe uscito qualcosa di buono?» Domanda osservandomi.
Abbasso lo sguardo. «Nessuno deve prenderle a causa mia. Nessuno.» Sbotto.
«Io sto bene. E' tutto okay.» Ripete.
Qualche minuto dopo anche Beth fa la sua entrata furiosa. Guarda il fratello e sospira.
«Potevi difenderti almeno» incrocia le braccia al petto.
Smorzo un sorriso. Dylan mi fissa e poi sposta gli occhi sulla sorella. «Nah» alza le spalle.
«Allora lo farò io» Beth si scrocchia le dita fomentata.
Spalanco gli occhi incredula.
«Certo che voi donne siete indomabili» bofonchia Dylan.
«Beth dovrei farlo io, solo che tuo fratello» calco il tono sull'ultima parola osservando lui di sottecchi, «non me ne da la possibilità.»
«State facendo un dramma per un cazzotto» sbuffa, «l'unico che dovrebbe prendersela sono io.» Sbuffa spogliandosi della canotta.
Resto per un attimo interrotta. Beth mi da una breve occhiata e subito abbasso gli occhi respirando profondamente.
«Dicono che gli hai detto che non finisce qui» borbotta lei.
«Credi che non mi verrà nuovamente a cercare?» Domanda con un risolino amaro.
«Posso impedirlo.» Ribatto io.
Lui mi osserva, «no» decreta.
«Tutto questo per un'uscita insieme?» Chiede Beth guardando prima l'uno e poi l'altro.
Dylan scrolla le spalle, «gelosia» sospira.
«Gelosia un cazzo» sbotto nevrotica. «Andrò da lui e non mi interessa cosa pensi anche tu» mi rivolgo a lui, poi mi volto ed esco.
«Ovvio che vengo con te» mi segue correndo.
Prendiamo il primo bus che ci porta davanti casa sua. Mia madre mi ucciderà se scoprirà che ho saltato le lezioni. Beth esce per prima ed io la seguo a ruota.
Un raggio di sole mi oscura la visuale e così cerco di avviarmi nascondendomi il viso.
«Bel posto» commenta lei sarcastica.
«Seguimi» le ordino entrando. Salgo le scale velocemente ed una volta trovatami davanti la porta di casa attendo qualche secondo prima di bussare. Beth mi incita con gli occhi a farlo, così faccio.
Un attimo dopo davanti a noi c'è una spilungona, vestita con abiti prettamente casalinghi, i capelli legati con una coda ed un'espressione interrogativa.
Mi si blocca il respiro.
«Dov'è quel Brian?» Parla Beth.
«Chi lo cerca?» Chiede lei assottigliando lo sguardo.
«Io» sottolineo con tono enfatizzante.
«Brian se la passa bene a New York allora» ci squadra da capo a piedi.
Beth ed io ci fissiamo sorridendo beffarde, dopo di che le molliamo un ceffone a testa. Lei indietreggia sbalordita ed ansima.
«Chiamo la polizia se non ve ne andate» balbetta.
«Non ti conviene» cerco di intimorirla avanzando verso di lei, «lascio un messaggio per Brian» le parlo a poca distanza dal suo volto, «sta combattendo una guerra inutile» dico.
«Andatevene adesso» deglutisce rumorosamente.
«Basta che non ti caghi sotto principessa» la schernisce Beth.
Rido ed indietreggio prendendo subito dopo le scale. Beth mi viene dietro.
Una volta fuori, noto l'auto di Brian posteggiata davanti casa. Sfilo dalla tasca la chiave di casa e percorro tutta la fiancata strisciandola contro.
«Ciao Brian» alzo il petto e mi incammino.
«Mio fratello mi ha mandato un messaggio» mi para il telefono davanti al volto e leggo a bassa voce:
Che ne dite se tornate a scuola e la smettete con queste pagliacciate?
Rispondo così con una nota vocale.
«Caro Dylan non so che idea ti sia fatto di me, ma riesco ad essere più pericolosa di un uomo se voglio.»
Beth ne invia un'altra.
«Stiamo tornando comunque.»
Un'ora dopo siamo in sala mensa. Dylan agita una mano da lontano e Beth lo riconosce subito. Mi acchiappa da una mano costringendomi a seguirla. Sbuffo e con passo felpato cammino verso quel tavolo di soli maschi.
«Potete sedervi» dice Dylan.
«Grace gli ha graffiato tutta la fiancata destra dell'auto» esordisce Beth mettendosi a sedere. Rimango in piedi ed incrocio le braccia al petto.
Tutto il gruppetto mi fissa incuriosito.
«E' stato un gesto inutile» biascica Dylan mordicchiando una patatina.
«Dylan avresti dovuto tirargli un pugno tu» commenta un suo amico affianco.
«Non mangi?» Chiede lui evitando l'amico e guardandomi dal basso.
Sospiro e mi metto a sedere vicino Beth. Mi sorreggo il volto con una mano pensierosa, ma quando il piatto di Dylan viene spinto da lui stesso verso di me, rimango meravigliata.
«Prendi il panino» dice annuendo.
Scuoto il capo, «no, non ho molta fame» sospiro.
«Mangia» mi ordina severo.
«Non ho fame» rispondo allo stesso modo.
Lascia il piatto a metà e continua a mangiare le sue patatine fritte fissandomi di sottecchi. Mi sento talmente a disagio in un tavolo del genere che solo Dio può capirmi.
Non sono abituata, che posso farci? Da quando ho chiuso con Candi, pranzo a casa, prima, invece, ci sedevamo isolate o in cortile e consumavamo in santa pace.
E adesso, improvvisamente, mi ritrovo accerchiata da gente sconosciuta e per di più di sesso maschile e come se non bastasse mi sento gli occhi di Dylan puntati addosso.
«Vado fuori a fumare una sigaretta» mormoro ad Beth e poi me la svigno.
Mi siedo sugli scalini d'entrata ed accendo la sigaretta. Trascorro in solitudine dieci minuti abbondanti, poi rientro e mi reco in bagno. Sciacquo le mani ed alzo i capelli in una coda alta. Esco di lì e Dylan è poggiato sul muro di fronte, con le braccia conserte e gli occhi bassi.
«Mi segui?» Domando avanzo verso di lui.
Alza la testa e mi sorride, «come mai sei scappata via? Odi proprio stare in mezzo ai ragazzi?» Ironizza nascondendo le mani nelle tasche del jeans.
«Volevo stare un po' da sola» sfrego le mani l'una contro l'altra.
«Puoi parlarmene, se ti va» sussurra tranquillo, facendomi cenno di seguirlo fuori.
Si mette a sedere negli scalini, nei quali c'ero prima io ed io mi affianco a lui.
«Ho capito come sei, se per te è un problema parlarmi o salutarmi, non farlo» non mi guarda.
«Sono stufa di avere a che fare con voi... fate solo scemenze, stavo così bene da sola qualche mese fa» borbotto e poi sbuffo.
Lui sogghigna, «ti sembra così strano avere un amico maschio?» Mi osserva curioso.
«Sì» annuisco, «non ci credo molto all'amicizia tra uomo e donna, perché poi ci scappa sempre il bacio o qualcos'altro... secondo me è inevitabile» spiego cauta.
«Noi due siamo usciti insieme... nessun bacio, nessun abbraccio... quindi non è strano» sospira alzando le spalle.
Non rispondo.
«Sei innamorata di quel tipo?» Domanda qualche secondo dopo.
Boccheggio, «non lo so» ammetto. «Non ho mai amato nessuno» continuo. «Però se penso che sono stata a letto con lui e che un secondo dopo è scappato via come un codardo, mi sento solo mancare il respiro» socchiudo le palpebre per cacciare via quel ricordo.
«E' venuto a letto con te e poi è scappato via?» Domanda incredulo.
Annuisco con tono gutturale.
«Vabbè allora è un coglione» sospira.
Rimango silenziosa, con gli occhi dritti verso il nulla, poi sento la sua mano sul mio capo. Lo accarezza ed io involontariamente sorrido.
«Non mi guardare» ordino superba.
«Ecco, magari questa cosa che ti imbarazzi così facilmente... potresti fartela passare» ridacchia divertito.
«Odio essere guardata» sbuffo, sciolgo la coda e nascondo il viso con i capelli.
Lui scoppia a ridere, «che stupida» commenta ironico.
«Ehi voi due, che ne dite se stasera mangiamo una pizza insieme a casa?» La voce entusiasta di Beth ci fa scattare. «La mamma ha il turno di notte, Grace potrebbe restare da noi» sorride, le brillano gli occhi.
E' la prima volta che una ragazza sembra felice di avermi fra i piedi.
E' impossibile rifiutare l'offerta.
Dylan mi da una lunga occhiata per cercare una mia approvazione, poi quando annuisco, lui sorride sghembo.
«Perfetto» lei mi schiaccia un occhio e rientra dentro.
«Stai cercando di crederci allora?» Chiede Dylan scostandomi una ciocca di capelli dal volto.
Mi irrigidisco, «a cosa?»
«Alla nostra amicizia» scherza.
Scuoto il capo socchiudendo le palpebre, «no» accenno una smorfia con la bocca e lui arriccia il naso.
Dopo scuola corro a casa, mia madre è in dormiveglia sul divano. Mi avvicino e le soffio in viso, lei sussulta ed apre gli occhi.
«Disgraziata» mugugna. «Hai pranzato a scuola? Ti ho chiamata venti volte» dice assonnata.
Mi getto al suo fianco, spaparanzandomi. «Sì mamma» sbadiglio. «Senti vedi che non ceno e non dormo a casa» la fisso.
Lei aggrotta la fronte e si sistema per guardarmi meglio, «hai trenta secondi per spiegare tutto per filo e per segno, sennò non ti muovi di casa» dice arrogante.
«Ho conosciuto una ragazza in questi giorni... a scuola.» Esordisco. «E mi ha invitato a casa sua, visto che sua madre ha il turno in ospedale stanotte» spiego serenamente.
Lei ci pensa per qualche istante. E' inutile, tanto faccio ugualmente di testa mia, anche se mi rispondesse di no.
«Siamo sicuri che vai da un'amica?» Non si fida, al solito.
«Mamma dove dovrei andare? A raccogliere limoni?» Sbotto sarcastica.
Mi fa un finto sorriso, «Elizabeth se mi avessero detto che avrei dovuto avere tanta pazienza con te, non ci avrei creduto» si strofina gli occhi.
«Lo so che sono il tuo amore bellissimo, ma puoi stare tranquilla, non vado a prostituirmi o a drogarmi» abbozzo un sorriso, «non ci terrei comunque» bofonchio.
«Va bene, va bene... tanto scapperesti lo stesso, anche se ti dicessi di no» scuote il capo senza speranze.
Rido, mi avvicino per darle un bacio e corro per le scale, «faccio la borsa» sbraito.
Metto in uno zaino il pigiama, le pantofole e il ricambio per il giorno dopo. Faccio una doccia veloce, asciugo i capelli con il phon e li lego con una mollettina, lasciando ricadere il resto sulle spalle. Saluto mia madre ed esco di casa, incamminandomi verso quella di Beth. Secondo le indicazioni non è molto distante dalla mia.
«Grace» una voce alle mie spalle mi costringe a bloccarmi.
La riconosco. Prendo un lungo respiro e non mi volto per nessuna ragione al mondo.
«Mi devi lasciare in pace» decreto a denti stretti.
Si avvicina e mi si para davanti. Non riesco a frenare il mio istinto, così, senza pensarci troppo, gli lancio lo zaino in faccia, nella speranza di avergli fatto male. Lui, però, rimane impassibile.
«Ti stai comportando come una bambina» sbuffa irritato.
«Io voglio che tu mi lasci in pace, che non tocchi minimamente le persone che mi stanno intorno» la sua risata amara mi impedisce di continuare.
«Quello se l'è cercata» ringhia.
«Se non ti levi di mezzo ti prendo a pugni» lo avverto, osservando altrove.
«Fai pure» alza le mani in segno di resa, «ti fa sentire meglio?»
Ritorno a guardarlo. «Non sfiorare mai più Dylan, è chiaro?» Lo fisso minacciosa.
«Non mi dai ordini e non mi intimorisci» risponde schietto e con atteggiamento di superiorità
Peccato che questo con me non attacchi. «Non ti intimorisco?» Dopo di che gli sgancio un destro in un occhio. Lui boccheggia per qualche istante, scuote il capo e ride amaramente.
Cazzo, che male. Osservo le nocche arrossate ed accenno una smorfia di dolore.
«Vabbè, vai pure a fanculo Liz» sbotta aumentando gradualmente il tono di voce, «mi sono rotto» borbotta massaggiandosi la guancia.
«Ed io dovrei starmene con le mani in mano mentre tu ti comporti come cazzo ti pare?» Sbraito. «Hai sbagliato, non sono la tua bambolina. Tu non ti alzi e te ne vai dopo quello che è successo tra di noi e non ti permetti di immischiarti nella mia vita, dopo che hai voluto tu stesso allontanartene» aggiungo ansimante.
Lo lascio senza parole. Indietreggia, annuisce serrando le labbra e si incammina. Non ci posso credere. Se ne sta andando sul serio. Questo ragazzo mi convince un giorno per due che devo starne completamente alla larga. Non voglio neanche provare a capirlo, sono sconcertata.
«E comunque vai a farti fottere insieme alla tua cara amica!» Sbraito.
Non si volta.
Arrivo da Beth molto silenziosa. Mi deposito sul suo divano e rimango lì per mezz'ora, mentre lei e il fratello ordinano la pizza e sistemano casa. Dylan passa l'aspirapolvere nel salone, mentre Beth sta lavando il bagno. Sono una catena.
«Grace fai come se fossi a casa tua davvero» urla dal bagno.
Dylan è nel suo mondo. Ha le cuffie e muove il bacino a ritmo di musica. Poi ondeggia con il corpo e la testa, si morde le labbra, si blocca, fa qualche passo di ballo a modo suo e socchiude le palpebre. Mi viene da ridere. E' piacevole guardarlo.
Così, per pensare ad altro, decido di divertirmi riprendendolo con il telefono. Lui neanche se ne accorge ed io non la smetto di ridere, soprattutto quando inizia ad intonare un pezzo, sbraitando come un forsennato.
«Grace non farci caso, fa un concerto, soprattutto quando è nella doccia» esce dal bagno e osserva prima il fratello e poi me, «se se ne accorgesse, non ti parlerebbe per il resto della sua vita» ridacchia. Incrocia le braccia al petto e singhiozzando dalle risate si gode lo spettacolo.
Quando si volta verso di noi ed apre gli occhi rimane interrotto. Abbassa le cuffie e spegne l'aspirapolvere.
«Elizabeth» decreta con un vocione, «cancella subito» avanza verso di me.
Rido a crepapelle e nascondo il telefono dentro la maglia, in mezzo alle tette.
Beth continua a divertirsi, mentre Dylan sogghigna, «ehi ehi giochi sporco così» mi minaccia puntandomi il dito contro ed inclinando la testa da una parte.
«E' il miglior posto nel quale nascondere una cosa importante» mi metto in piedi e poso le mani sui fianchi.
Lui fa lo stesso a qualche metro da me, «dai Grace» getta il capo all'indietro sorridendo, «eliminalo» mi implora.
Rifiuto scoccando la lingua contro il palato, «neanche per sogno» mi mordo le labbra.
Sospira portando le mani fra i capelli, si sfrega il viso più volte e sbuffa. «Che bastarde» mugugna.
«Beth vuoi una mano?» Domando smorzando un risolino.
Lei si asciuga le lacrime ed annuisce, facendomi cenno di seguirla. In quell'istante Dylan prende la rincorsa verso di me, mi attanaglia la vita e mi serra i polsi con una sola mano.
«Scommetto che soffri il solletico» commenta ironico.
Scuoto il capo soddisfatta.
«In qualche parte del corpo lo soffrirai» sbuffa.
«Non te lo dirò mai» gli faccio la linguaccia.
«Lo scoprirò» mi guarda di bieco. Poi si dilegua.
Quando arriva la pizza ci sediamo a cerchio a terra, su di un tappeto e Beth mette alla tv Jurassic Park. Dylan continua a ripetere che è il suo film preferito, ma sembra più impegnato a fissarmi di sottecchi che guardare il film. So che sta cercando un modo per rubarmi il telefono. In quell'istante avverto qualcosa vibrare sul petto.
Tiro fuori l'iPhone indiscretamente, mentre Beth scoppia a ridere, Dylan mi osserva con malizia.
E' un messaggio di Brian.
Non ti dirò cosa sei perché sono veramente incazzato e potrei dare di matto.
Sappi solo che ti odio. Grazie per aver dato un tocco di classe alla mia auto.
Sospiro e rispondo.
Grazie per avermi fatta sentire una stupida. Grazie per la bella sorpresa che ho trovato a casa tua. Grazie per le tue scuse. Grazie per essere continuamente e dannatamente un codardo di merda. Grazie per avermi fatto credere in qualcosa che non esiste né in cielo né in terra. Grazie per avermi aperto gli occhi e grazie per avermi fatta tornare la dura che sono sempre stata.
Butto parole a caso, ma sono sincera. Non mi accorgo neanche di avere gli occhi lucidi ed un terribile magone. Ingoio per cacciarlo via e sbatto le ciglia più e più volte. Prendo un lungo respiro e dopo aver premuto "invio", getto il cellulare dall'altra parte del tappeto.
Quando alzo gli occhi entrambi sono immobili che mi osservano. Dylan si sorregge con la mano da terra ed è sporgente verso di me. Mi guarda dritta negli occhi. Sono vulnerabile al momento. Beth, invece, non sa che fare. Scrocchia le dita nervosamente e si morde le labbra.
«Ragazzi è tutto okay» sorrido delicatamente.
Dylan prende la lattina di birra fra le mani e distogliendo lo sguardo da me, la sorseggia.
Beth riprende a mangiare. «I maschi dovrebbero morire» borbotta.
Dylan tossisce quasi affocandosi. Sgrana gli occhi e fulmina la sorella.
«Non mi guardare così» sbuffa lei.
«Se scegliete sempre le merde che cazzo volete» sbotta nervosamente. Si mette in piedi ed avanza verso la cucina.
Beth mi mima qualcosa del tipo "che rompicoglioni" e sorrido.
«Vi lamentate come delle galline, piangete e rompete il cazzo e non vi rendete conto che siete proprio voi le artefici di tutto» ritorna borbottando, «se invece di farvi abbindolare dai cretini, apriste un po' gli occhi... sarebbe una cosa intelligente» si siede nuovamente al suo posto, ma sembra irritato dalla discussione. Apre un'altra lattina e ritorna a bere.
«Okay Dylan, abbiamo capito che odi il genere femminile» sorride antipatica la sorella.
«Non vi odio, ma siete delle stupide» sbuffa infastidito. Non mi guarda stranamente.
«Ha ragione» alzo le spalle ed addento una fetta di pizza.
Ed è così che mi degna uno sguardo.
«Non scegliamo noi chi deve piacerci, però possiamo scegliere cosa è giusto o sbagliato per noi...» sospiro.
Lui mi guarda ammiccando. «Amen» Dylan alza gli occhi al cielo.
Qualche ora dopo recupero il telefono che avevo evitato precedentemente.
Non c'è alcun messaggio da parte di Brian, ma il silenzio è già una risposta abbastanza valida per confermare le mie idee.
Mi raggomitolo sul divanetto, nel mezzo fra Dylan e Beth. Lui sta dormendo e russa, anche se non infastidendoci. Lei è attenta a guardare la televisione.
«Credo che a mio fratello piaccia qualcuna» esordisce lei tranquilla.
La guardo e non parlo.
«Lo vedi come ha reagito prima? Santo cielo...» sbuffa agitando le mani.
Scrollo le spalle, «forse sarà colpa di qualche delusione precedente» suppongo delicata.
Lei sogghigna, «ma che, le ha sempre lasciate lui... non è mai stato innamorato di qualcuna.» Mormora a denti stretti.
«E' strano» dico pensierosa.
«Da quando mio padre non c'è più, per lui esistiamo solo io e mia madre... non fa molto caso alle ragazze» ammette sincera, «quelle con cui è stato le piacevano, sì... ma non abbastanza» prende un lungo respiro.
«Perché se sei un tipo super protettivo hai lasciato che uscisse con me?» Ridacchio incuriosita.
Lei abbassa la testa sorridendo, «mi hai fatto simpatia e poi ho capito che a te non interessa avere una relazione e a lui neanche, quindi ho detto... perché no?» Arriccia il naso in maniera buffa.
«Sei sicura che sta dormendo?» Domando osservandolo. Ha le braccia conserte, i muscoli del braccio in bella vista ed un'espressione angelica. Sembra dorma beatamente.
Beth si sporge per osservarlo ed annuisce, «sì, non sentirebbe neanche se ci fosse una sparatoria» ghigna. «Vado a fare una doccia io» si mette in piedi, si stira le braccia e sbadiglia. «Aspettami qui, guarda quello che vuoi» mi porge il telecomando e si avvia di sopra.
Cambio canale e lascio su un documentario di animali. Andrà a finire che mi addormenterò. Inaspettatamente avverto un respiro pesante, mi volto e Dylan ha aperto gli occhi. Boccheggia, strizza gli occhi lasciandone uno ancora chiuso e mi fissa. Getta la testa indietro e si mette a ridere.
«Quanto ho dormito?» Mugugna.
«Un po'» dico sogghignando, «tranquillo nessuna foto o nessun video nuovo» lo rassicuro.
Si sistema per osservarmi meglio, «Beth?»
«Doccia» rispondo scattante. Rivolgo lo sguardo al televisore, ma ancora mi sento i suoi occhi puntati addosso. «Hai una brutta abitudine» sbuffo lamentosa.
Ride, «non me ne rendo conto, scusa» continua imperterrito. «Mi piace osservare la gente che mi incuriosisce.»
Lo guardo anche io. «Facciamo a chi ride per primo?» Dico assottigliando gli occhi.
«Perderesti in un batter d'occhio» ghigna.
Incrocio le braccia al peto grintosa. «Ti sfido.»
Mi ispeziona gli occhi attentamente, accenna qualche smorfia con le labbra ed io rimango seria a testa alta. Nel frattempo fa dei versacci provocandomi.
Tutto il silenzio viene interrotto dal suono di un messaggio proveniente dal mio iPhone.
Entrambi lo osserviamo di sottecchi e poi torniamo a guardarci.
«Sarà il tuo amico» si schiarisce la voce.
Non fiato.
«Dai che la voglia di guardare il telefono supera quella di continuare a fissarmi» si alza e si allontana.
Mi arresto per qualche secondo e poi leggo il messaggio di Brian.
Grazie per non avermi lasciato spiegare. Grazie per essere un arrogante di merda ed una presuntuosa senza eguali. Grazie per essere semplicemente Grace Elizabeth Stewart e per farmi andare in bestia come un animale.
Il mio cervello è andato completamente. In tilt.
Stavolta sono io a non voler rispondere. Ripongo il telefono dov'era prima ed alzo gli occhi. Dylan è poggiato sullo stipite del muro, poco più distante. E' straordinariamente strano che questo ragazzo non la smetta di fissarmi. Sembra non riesca a farne a meno. E' più forte di lui. Gli sorrido dolcemente, come probabilmente non ho mai fatto con nessuno e gli faccio cenno di avvicinarsi. Così torna a sedersi al mio fianco e rimaniamo in silenzio.
Nessuno fiata. Ci sono solo i nostri respiri ed i nostri occhi puntati l'uno sull' altro.
Angolo autrice.
Ma buonasera! Eccomi qui, siete contente? Non credo proprio visto l'evolversi della storia ahah! Comunque sono curiosa di sapere cosa ne pensate fino ad adesso.
Dai, fatevi sentire.
Buona serata a tutte. Baci!
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