Capitolo 16.

Capitolo 16


«Io avrei prenotato un tavolo per due» dice Dylan rivolgendosi a Brian.
Lo fissa con la bocca serrata. E' serio. Si prende qualche istante prima di rispondere.
Tanto che Dylan mi rivolge un'occhiata interrogativa.
«Scusa...» gli agita una mano davanti al viso.
Brian socchiude le palpebre e sospira, «intanto togli questa mano» gli ordina minaccioso.
«Intanto dimmi dove sedermi» risponde arrogante l'altro.
Andiamo bene.
«Brian, che stai facendo?» Chiede un signore alle sue spalle.
«Scusi avevo prenotato un tavolo per due...» Dylan si rivolge all'uomo.
«Prego, seguitemi» gli fa cenno.
Così, dopo essermi beccata tremila occhiate omicide di Brian, seguo Dylan.

Ci sediamo, mi spoglio del cappotto irrigidita ed afferro il menù.

«Che problema aveva quel tipo?» Chiede lui infastidito.
«Lascialo perdere... non è normale» borbotto osservando le pietanze scritte. «Che cosa prendi?»
«Un panino credo... tu cosa vuoi?» Porta i capelli indietro con entrambe le mani e poi mi fissa.
«Vediamo...» leggo il menù, mentre di sottecchi vedo Brian al bancone.
Alzo lo sguardo e lo osservo. Ci sta fissando indiscreto, senza preoccuparsi che possa accorgermene. Non gliene frega nulla.
Lava i bicchieri ed ha lo sguardo dritto su di me.
Vuole la guerra? Guerra sia.
Mi avvicino ancora di più a Dylan e lo guardo. «Dimmi qualcosa di te, in fondo dobbiamo trascorrerla la serata» dico.
«Allora... vivo con mia madre e mia sorella da sempre. Mio padre è morto quando avevo dodici anni. Sono stato rimandato l'anno scorso a scuola e frequento nuovamente l'ultimo anno...» parlotta divertito massaggiandosi il mento, «non ho una vita semplice, mia madre è infermiera ed è difficile vivere solo con quello stipendio, però io e Beth ce la caviamo insieme» sorride tranquillo. «Tu invece?» Assottiglia lo sguardo, scrutandomi attentamente.
«Beth?» Domando sbalordita.
Lui annuisce, «mia sorella, perché? La conosci?»
Rimango interrotta per qualche istante. Ripenso alla mattina e mi viene da ridere.
«Scusa mi stai dicendo che Beth è tua sorella?» Domando sogghignando. «Biondona che si è appena lasciata con il fidanzato?» Aggrotto la fronte.
Annuisce lui confuso. «Rompicazzo a tempo pieno» aggiunge.
«Non ci posso credere» nascondo il volto con entrambe le mani ridendo.
«Che è successo? Che c'è da ridere?» Domanda preoccupato.
«Ho conosciuto tua sorella stamattina, per puro caso. Le ho raccontato di me e lei la stessa cosa, poi quando le ho detto della scommessa... ha puntato il dito su di te ed era sicura che accettassi!» Sogghigno ancora incredula. Non posso crederci.
Lui abbozza un sorrisetto e scuote il capo. «Bè, sei fortunata. Beth non fa avvicinare nessuno a me, è super protettiva. Gelosa fino al midollo.» Decreta. «Le sarai piaciuta davvero tanto» dice ammiccante.
Prendo un lungo sospiro, sposto i capelli da un lato e mordo le labbra.
«E' piacevole guardarti.» Commenta curioso. «Hai uno strano modo di approcciarti con la gente, ma quando sei immersa nei tuoi pensieri riesci ad essere terribilmente seducibile» accenna una smorfia buffa.
Lo guardo seria. «Bè, non ho intenzione di sedurre nessuno» sbuffo irritata.
«E il barista?» Mi fa cenno verso il bancone, alzando leggermente gli occhi.
Scrollo le spalle, «che barista?» Non mi volto.
«Sai, odio quando la gente mi fissa. Suppongo tu lo conosca...» si massaggia le labbra con la mano.
Così sono costretta a rivolgere lo sguardo su Brian, che imperterrito ci sta osservando.
«Non so che voglia, veramente» mormoro.
«Era lui il motivo per il quale non volevi entrare» si sistema sulla sedia e distoglie lo sguardo da me.
«Ma che ti importa? Possiamo semplicemente parlare di altro?» Sbotto alzando i capelli in una coda.
Ghigna, «non ti agitare» mi scruta.
«Non mi guardare» sbuffo.
«Perché? Ti imbarazzo?» Sfiora con la lingua l'angolo delle sue labbra.
Odio i maschi.
«Ditemi» il vocione di Brian risuona al mio orecchio. Tengo gli occhi bassi sul menù e lascio che sia Dylan ad ordinare per primo.
Dylan però rimane silenzioso, così mi prendo un minuto per osservarlo.
Entrambi si guardano negli occhi infuocati.
Brian sembra rabbioso, Dylan ostinato a non distogliere lo sguardo.
«Due panini» parlo io. «Questi» indico nel menù un nome strano. Non so neanche cosa ci sia dentro.
Brian mi degna di uno sguardo e scrive sul blocchetto.
«Due birre» aggiunge Dylan.
«Altro?» Chiede subito dopo sospirando.
«Sì, cortesemente sposta lo sguardo altrove.» Risponde Dylan furibondo.
Brian sogghigna con tono spietato, si abbassa sul tavolo per guardarlo meglio. «Io faccio quello che voglio, quando voglio e come voglio.» Decreta. «Chiaro?» Domanda poi dandogli uno schiaffetto in viso.
Dylan si agita sulla sedia, ma la mia mano che si posa sul suo braccio lo invita a non muoversi di mezzo centimetro.
Brian, finalmente, scompare.
«Non vi azzardate a fare scenate perché vi arriva una sedia all'uno in testa» lo minaccio severa.
E qui si volta per sorridermi. «Agguerrita» commenta sarcastico.
«Non mi piacciono queste cose.» Sentenzio.
Alza le mani in segno di resa, «ha cominciato lui» incrocia le braccia al petto.

Io e Dylan ci conosciamo, discutiamo, battibecchiamo per una mezz'ora abbondante. Fin quando Brian ritorna al tavolo con le nostre portate. Li sistema sul tavolo e rimane immobile davanti ad esso per qualche secondo. La mia occhiata omicida lo allontana subito e così possiamo cenare in santa pace.

«E così tu hai una sorella ed un fratello» biascica Dylan. «E tua sorella è un'insegnante nella nostra scuola» continua.
Rispondo annuendo con suono gutturale, mentre mastico il mio panino.
Improvvisamente sentiamo squillare un telefono. Riconosco che non è la mia suoneria, così lui sfila il suo dalla tasca del giubbotto e legge sottovoce il nome della sorella.
«Beth» risponde sorseggiando la birra. «Sì» ride osservandomi. Poi lo passa a me, «vuole te» alza le spalle.
Lo prendo fra le mani e lo porto all'orecchio. «Carissima» ironizzo.
«Mio fratello non è un figo?» Ride.
«Non è proprio il mio tipo. Troppo perfettino...» scherzo, «come primo appuntamento, bocciato» continuo.
Dylan assottiglia lo sguardo e mi fa una smorfia.
«Scusate se vi ho interrotti, vi lascio... buona serata.»
«Okay Beth, buonanotte» riattacco e glielo ritorno.
«Che ti ha detto?» Chiede strofinandosi un occhio.
«Niente, dice che se scappo di qui il prima possibile faccio bene» scoppio a ridere.
«Che simpatica» sorride antipatico. «Comunque quando finisci andiamo a fare due passi, questo panino era decisamente molto pesante...» si massaggia il ventre, spaparanzandosi sulla sedia.
«A me fa un po' schifo... » accenno un versaccio con la bocca, mentre lui ridacchia. «Andiamo dai...» attanaglio la birra fra le mani ed indosso il giubbotto.
Ci mettiamo in piedi e percorriamo il locale, fino alla cassa. Brian è poco più in là, mi guarda furioso. Dylan paga e gli passiamo di fronte per andare via.
«Sei morto» sussurra Brian a denti stretti.
Credo di averlo sentito soltanto io, dal momento in cui Dylan è rimasto impassibile ed ha continuato a camminare.
Mi volto per fulminare Brian, mentre lui getta uno straccio sul bancone con prepotenza e violenza. La sua collega lo fissa sconcertata e gli chiede qualcosa, ma io sto già mettendo piede fuori dal locale.

Percorriamo una strada a piedi, fino al Central Park. Lui nasconde le mani nelle tasche dei jeans ed io sfrego i palmi l'uno con l'altro per il gelo.
«Quindi hai pagato la scommessa» esordisce lui.
«Sì» rispondo tranquilla sorseggiando l'ultimo sorso di birra.
«Mi vorrai vedere più dopo stasera?» Si ferma e mi guarda.
Faccio lo stesso. «Bè...» arriccio il naso, «diciamo che non sei proprio il mio tipo» parlo cantilenante.
Lui alza le sopracciglia e gli occhi al cielo. «Giusto, il tuo tipo è quel barista di prima» annuisce.
Ghigno. «Brian è il motivo per cui non frequenterò più nessun altro» abbasso lo sguardo.
«Cosa è successo tra di voi?» Chiede incamminandosi nuovamente.
Sto al suo passo, «mi dispiace ma non mi va di parlarne» schiarisco la voce.
«Come vuoi» sospira lui. «Penso si sia parecchio ingelosito stasera, può farti piacere questo» dice.
«Non mi interessa» decreto dura.
«Tu sei proprio un mistero... non riesco a capirti assolutamente.» Ride respirando profondamente.
«Bè, se mi stai sul cazzo si capisce subito» scrollo le spalle sincera.
Si blocca, «non mi sembra ti stia sul cazzo» aggrotta la fronte.
Scuoto il capo sorridendo. «No, no.»
«Almeno... » commenta. Si siede su di una panchina e si guarda attorno.
Lo guardo dall'alto, «stanco?»
Osserva il sedile in legno e legge a bassa voce delle dediche, così mi avvicino e mi metto a sedere al suo fianco.
«Lascio qualcosa anche io adesso» esce dalla tasca la chiave dell'auto e incide qualcosa. Solo dopo riesco a leggere.

L'appuntamento più strano della mia vita.
D.

Scoppio a ridere e decido di fare lo stesso, rubandogli la chiave dalle mani. Ci penso un po' su e poi scrivo accanto:

Il mio primo ed ultimo appuntamento.
G.E.S

«G.E.S? Sta per..?» Chiede curioso.
«Grace Elizabeth Stewart» sorrido tranquilla.
Mi guarda quasi incantato, «Elizabeth... non ti chiamerò mai così...» ghigna, «mi ricordi troppo quella rompicazzo di Beth» scuote il capo.
«Già va meglio» gli do una pacca sulla coscia schiacciandogli un occhio.
«Comunque non può essere l'ultimo... sono cazzate» commenta.
Aggrotto la fronte, «al momento sì.»
Osserva l'orologio, «a che ora il coprifuoco?»
«Non ho un orario ben preciso, ho detto a mia madre di non aspettarmi sveglia... ormai si è rassegnata ad avere una disgraziata come figlia» rido soddisfatta. «L'unico problema è alzarsi domattina presto» dico angosciata.
«Durante le vacanze ho fatto la miglior vita. Mi alzavo il pomeriggio, pranzavo e poi uscivo con i miei amici e tornavo la notte a casa.»
«Io avrei voluto fare lo stesso solo che l'unica amica che avevo si è dimostrata una vera stronza, quindi...» scrollo le spalle.
«Una come te le fa scappare le amiche» mi provoca divertito.
«Potrei darti ragione» abbozzo un sorrisetto.
«Dai però io ancora non sono scappato» sogghigna.
«Evidentemente sei un po' bisbetico anche tu.» Commento.


POV BRIAN

Ho appena terminato il turno. Sto uscendo dal locale e sono esattamente le quattro del mattino.
Monto in auto, poggio la testa sullo sterzo ripensando alla serata trascorsa. Avrei dovuto aspettarmelo da una ragazzina un atteggiamento simile. Esattamente il contrario di un comportamento maturo, ma tutto ciò non cambia il fatto che mi rode profondamente.
Rosico tremendamente a vederla sorridere con un altro che non sia io.

Metto in moto e parto per far ritorno a casa, ma giunto lì un auto cattura la mia attenzione.
Holly è in città. Holly è qui. Scendo veloce e corro dentro, ma nello stesso momento riconosco la sua sagoma di spalle, davanti all'ascensore.
Lei si volta scattante, avvertendo dei passi. Mi guarda ed abbozza un mezzo sorriso.
«Holly» dico con voce rauca.
«Brian» risponde lei, portando la mano su di un fianco. «Sono venuta perché volevo vedere cosa aveva di tanto speciale questo posto, da farti restare.» Commenta curiosa.
Grace. «Sai ho un lavoro, quindi mi conviene» annuisco.
«Sai benissimo che tuo padre ti aiuterebbe anche in Virginia» inclina il capo da una parte e quando la porta dell'ascensore si apre, mette un piede dentro, facendomi cenno di seguirla.
Sospiro ed entro anche io.
«Sicura che è questo il motivo per il quale sei venuta?» Chiedo osservandola.
Sorride, «Brian ti conosco da una vita e sei cambiato così tanto» mi sfiora una guancia con la mano.
Mi scanso, «appunto, non mi conosci più» decreto.
«Sei diventato un bravo ragazzo... non è merito tuo questo, c'è lo zampino di qualcuna» incrocia le braccia al petto.
«Holly» la richiamo severo. «Non ho intenzione di raccontarti della mia vita e poi anche tu sei cambiata abbastanza» commento.
«Sono cresciuta, ma sono rimasta la tua Holly» mormora.
Si aprono le porte e finalmente scendiamo di lì. Avanzo verso l'entrata di casa ed apro la porta.
«La solita Holly che mi ha messo le corna» rido amaramente.
«Brian è una storia vecchia. Ero una ragazzina...» dice chiudendo la porta dietro di sé.
Mi spoglio del giubbotto e mi incammino verso la cucina.
«Storia vecchia o no, la storia è questa.» Decreto.
«Giurami che non hai provato niente quando mi hai visto a casa dei tuoi» mi guarda dritto negli occhi.
Non riesco a mentirle. E' vero. Ho provato qualcosa. Rabbia, rancore.
«Vedi... lo sai anche tu che quello che c'era tra di noi c'è ancora» mi attanaglia il viso con entrambe le mani costringendomi a guardarla.
La scanso lentamente, «non lo so Holly.» Schiarisco la voce. «Sono cambiate tante cose» ammetto.
«Almeno lei ti apprezza? Ti ama come ti ho amato io?» Chiede quasi disperata. «Ti guarda come ti guardo io?»
«Smettila Holly!» Alzo il tono di voce gesticolando. Non riesco minimamente a paragonare lei con Grace. E' vero si somigliano. Hanno lo stesso taglio di capelli e qualcosa nel volto di Grace, mi ricorda sempre di Holly. Ma Grace è Grace. E' genuina. Il suo essere piccola la rende diversa in ogni sfaccettatura.
«Non puoi dimenticare il primo amore Brian, quello che abbiamo provato e passato insieme» sussurra scuotendo il capo.
«Non l'ho dimenticato» ammetto. «Comunque sono stanco, ho bisogno di riposare... per favore» chiedo gentilmente.
«Non so dove stare» dice tranquillamente.
Questo mi fa saltare i nervi! Odio queste sorprese del cazzo.
«Se credi di comprarmi con colazioni deliziose, regalini, sorpresine a letto e cazzate del genere... sei completamente fuori strada.» L'avverto. «Puoi dormire sul divano, ma nient'altro. Io faccio colazione per i fatti miei e tu per i tuoi... non frugare fra la mia roba, non mi fare il bucato, non pulire, non toccare niente.» Le punto l'indice contro.
Lei alza le mani in segno di resa ed annuisce.
«Se è quello che vuoi» sussurra.
Le porgo delle coperte e le indico il bagno. Poi mi chiudo a chiave in stanza.

Ripenso a come mi sono comportato con Grace. A come sono scappato. Al codardo che sono stato. Ripenso a come ho lasciato che le cose mi sfuggissero di mano.
Ho avuto paura. Paura di quello che stavo provando in quell'istante e di quello che avevo provato in Virginia. Holly non mi è affatto indifferente, con lei c'è un precedente, una lunga storia, fatta di alti e bassi, c'è un vissuto pesante e non si può cancellare.
Abbiamo trascorso momenti bellissimi. Siamo cresciuti insieme, abbiamo imparato tutto insieme. Con lei il primo bacio, la prima volta, con lei è nato Brian.
Ha cercato di tirarmi fuori dai brutti giri cento volte. A volte la trascuravo, per paura di metterla in mezzo, altre volte si metteva in mezzo e qualcuno si faceva male. Poi finì. Come finiscono tutti gli amori adolescenziali. Come terminano tutte le storie che non riescono a stare più in piedi. Eravamo due veri e propri ragazzini, persi nelle nostre faccende, persi nel nostro essere piccoli e nessuno dei due si rese mai conto davvero di come tutto si stesse sgretolando in mille pezzi, di come i nostri mondi si stessero dividendo e stessero prendendo strade letteralmente opposte.
Lei andò al college, io restai un altro anno in Virginia a far altri casini. Poi venni qui e lentamente Brian cambiò.

E adesso sono qui, più complessato di un tempo, con il mio primo amore intorno.

Mi addormento in mattinata e mi risveglio alle otto. Esco dalla stanza in boxer, non ricordando di avere per casa Holly. Lei, ahimè, si è ben sistemata. E' seduta davanti al tavolo con solo una camicia addosso, le cosce scoperte ed il seno leggermente in bella vista. Ha i capelli alla rinfusa, aggrovigliati con una matita e sta per addentare un biscotto, mentre con l'altra mano sorregge una tazza.
«Se speri che una ragazza bussi alla mia porta e tu apra in questa maniera, così che lei possa farsi una strana idea su di noi... ti freno subito» avanzo tranquillo, mentre lei mi fissa ammiccante, «nessuna ragazza busserà e nessuno ti vedrà mai così» concludo con un sorrisetto malvagio.
Improvvisamente qualcuno bussa alla porta. Entrambi ci immobilizziamo. Lei scoppia in una fragorosa risata e scrolla le spalle.
«Holly stai buona dove sei» l'avverto minaccioso.
Indosso il primo pantalone di tuta che mi capita davanti agli occhi e corro impacciato verso la porta. Quando di fronte a me trovo Brady mi sento sollevato, ma anche un po' deluso.
Cosa mi aspettavo alla fine? Di trovare Grace?
«Vestiti, dobbiamo parlare» dice serio.
«Brian chi è?» Quella stronza di Holly urla dall'altra parte della stanza.
«E'... è la televisione...» balbetto.
Brady mi fissa corrucciato. «Quanti anni pensi che io abbia?»
«Non è nessuna di importante» continuo.
«Brian ti ho aggraziato ieri e non ti ho preso a calci in culo, ora però avrei tanta voglia di farlo» sbotta incazzato. Brady che mi punta il dito contro, con quello sguardo da omicida mi intimorisce. Lo ammetto. «Ti do dieci minuti. Muoviti» sospira.
«Non è come pensi vedi» metto le mani avanti, «comunque arrivo» socchiudo la porta e corro in stanza a cambiarmi, mentre Holly mi viene dietro.
«Chi è?»
Mi vesto evitandola.
«Brian, potresti anche rispondermi» borbotta.
«Lasciami fare la mia vita in santa pace» sbotto mettendo le scarpe.
«Va bene» annuisce distanziandosi. «Tornerai?»
«No, devo andare in palestra da mio zio» rispondo frettolosamente indossando il giubbotto. «Non toccare niente» le ribadisco prima di uscire di casa.
Brady mi aspetta di sotto, in auto. Entro e lui mette subito in moto.
«Grace sta uscendo con un ragazzo» esordisce.
«Lo so» mugugno.
Mi da una breve occhiata corrucciata, «e ti sta bene?»
Alzo le spalle.
«Dio, ma solo io quando mi toccavano Emily diventavo Hulk?» Ringhia dando una manata allo sterzo, mentre l'auto sbanda.
«Brady, senti tua cognata è una bambina, che senso ha uscire con un altro per fare un dispetto a me? Sono venuti nel locale nel quale lavoro!» Esclamo imbestialito.
«E allora ti brucia» sogghigna, «ti avverto che stai venendo in ospedale con me...» aggiunge.
«Non mi brucia.» Schiarisco la voce, mentre nel frattempo mi arriva uno schiaffo in testa.
«Sveglia!» Esclama Brady.
«Mi hai fatto uscire di casa solo per questo motivo?» Chiedo sbuffando.
«Si, adesso fingi che non te ne frega un cazzo, fai un po' l'orgoglioso. Poi quando la vedi cerchi di fare il macho della situazione e provochi il ragazzetto che frequenta. Bravo, sei maturo» applaude sfottendomi.
Sospiro, strofino gli occhi e porto i capelli indietro. «Grace è indomabile.»
«Non direi visto che è venuta a letto con te» accenna una smorfia di dispiacere e disprezzo.
«Che vuoi dire?» Mi agito infastidito.
«Ehi Lady Oscar stai calmo eh» continua a schernirmi. «Poteva andare con chiunque altro e invece ha scelto te come prima volta... e tu nonostante noi due avessimo già discusso di questo, ti fai trovare a casa con un'altra ragazza...» borbotta, «spero fosse vestita, rimango con il beneficio del dubbio» aggiunge.
«Era Holly. La mia ex» dico.
Brady mi lancia un'occhiataccia, «il primo amore non si scorda mai, giusto bimbo?» Mi scompiglia i capelli.
«Brady lo sai che sei proprio un vero stronzo?»
Risponde con un sorrisetto beffardo. Posteggia l'auto e scende prima di me, raggiungendo il suo amico, Marcus.
«Ciao bro» Brady saluta l'amico con un abbraccio veloce e poi entrano in un bar.
Li seguo e mi avvicino per prendere anch'io un caffè.
«Brian mi hanno detto che hai fatto breccia nel cuore di ghiaccio di Grace» dice Marcus con tono effusivo.
Rispondo con uno sguardo severo.
«Questo morde» si rivolge all'amico a denti stretti. «Stai tranquillo, sei solo immischiato in una faccenda più grande di te... andrà bene» mi da una pacca sulla spalla sarcasticamente.
«Perché?» Chiedo sorseggiando il caffè.
«Amico le Stewart sono delle rompicoglioni... non hai conosciuto Emily ai tempi del liceo» ridacchia osservando Brady, «hanno un loro fascino, ma se non parlassero sarebbe un bene per il genere maschile» conclude.
«Marcus ti sta solo dicendo che Grace ti romperà il culo quando scoprirà che la tua ex è in città» riprende il discorso Brady.
«Ma lei è impegnata con qualche altro, quindi... 'sti cazzi» rispondo scattante.
«Io ti ho avvertito» scrolla le spalle poi. «Devo iniziare il turno» osserva l'orario.
«Tra l'altro il ragazzetto con cui esce lo alleno io... è un tipo tosto» mi schiaccia un occhio Marcus. «A proposito di allenamento devo correre a scuola.»
«Io fra due ore devo allenare in palestra da mio zio» esordisco, «se venissi con te Marcus? E' un problema?» Azzardo.
Marcus assottiglia lo sguardo, cerca l'approvazione dell'amico che annuisce ed infine accetta. Sono proprio curioso di vedere questo Dylan un po' più da vicino.


Entriamo in palestra ed i ragazzi si stanno riscaldando. Mi sembra di tornare al liceo, a qualche anno prima. Mi guardo attorno e seguo Marcus. Poi noto Dylan. Sta ridendo con altri tipi. Fanno stretching ed improvvisamente si fermano a fissarmi. Dylan sussurra qualcosa agli amici, che imperterriti non mi tolgono gli occhi di dosso.
Li massacro.
«Forza. Prendete la palla, non vi distraete idioti» Marcus sbraita e gli lancia due palloni contro.
«Coach ha portato compagnia?» Chiede il ragazzo alla destra di Dylan. Quest'ultimo ha le mani sui fianchi e non la smette di fissarmi.
«Brian è un mio amico, fatevi i cazzi vostri.» Dice severo.

Inizia l'allenamento ed io sto di passo a Marcus, a volte mi siedo, altre volte sto in piedi.
Quando casualmente Dylan, che attende gli venga passata la palla, sta davanti a me, non riesco a trattenere il mio impulso.
«Sta lontano da Grace» dico a denti stretti.
Lui mi sente benissimo e si volta lentamente. Ha il fiatone.
«Scusa?» Domanda alzando le sopracciglia.
«Hai capito bene» lo guardo di sottecchi.
«Murphy» lo richiama brutalmente il loro coach.
Dylan prende la palla fra le mani e tra un gioco e l'altro arriva fra le mie mani. Quando viene a riprenderla mi paro davanti alla faccia. Gli spingo il pallone contro l'addome ed aggrotto la fronte.
«Se ti rivedo con lei ti spacco il culo» lo minaccio a denti stretti.
Ride fragorosamente e si riprende il pallone, «buffone» mi schernisce.
A quel punto non ci vedo più, lo acchiappo dalla canotta e lo avvicino a me, mentre con l'altra mano gli carico, impetuosamente, un cazzotto in faccia. Lo spingo verso gli amici, che sono accorsi a massa e lo fisso in cagnesco. Marcus lo soccorre ed io osservo la scena stringendo ancora i pugni.
Ha il labbro inferiore tagliato e gli esce del sangue anche dal naso.
«Non finisce qua» mi anticipa torvo.
Annuisco, sotto lo sguardo seccato di Marcus. «Puoi contarci» rispondo schietto.
Dopo di che indietreggio ed esco. 

Angolo autrice.
Ciao belli! Sono stata velocissima stavolta, dai ammettetelo! Aahah
Attendo i vostri pareri e spero vi sia piaciuto. Vorrei proprio sapere che ne pensate di Dylan ed Holly.
Alla prossima, un grosso bacio!

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