Capitolo 15.
Capitolo 15.
A cena Emily mi fissa in cagnesco, ma non parla di quello che è successo. Brady sembra non accorgersi dell'atmosfera di tensione che si è creata. Gli basta coccolare i suoi figli ed il mondo scompare. Emily vorrebbe schiaffeggiarmi, lo so. Vorrei farlo anche io, in realtà, credo di meritarmi questo, ma poi mi fermo a pensare che anche lei si è concessa tempo fa, da adolescente. Insomma, l'aggiungo alla lista delle cazzate della mia vita, ha raggiunto il podio.
«Avete litigato voi due?» Il bell'addormentato nota le occhiatacce che la fidanzata mi rivolge e ci fissa entrambe indiscreto.
«No, Emily è solo nervosa stasera» mormoro, beccandomi un altro sguardo fulminante.
«Oh si...nervosa» abbozza un sorriso beffardo lei.
Brady continua ad assottigliare lo sguardo, mostrandosi invadente.
«Io dovrei tornare a casa» sussurro mettendomi in piedi, «quindi se posso darti una mano a sparecchiare facciamolo ora.»
«Ehi ehi... cos'è questa tensione?» Brady agita le mani ed entrambe lo fissiamo.
Se Emily parla, con me ha chiuso.
«Nulla, è tutto apposto» schiarisco io la voce.
«E allora smettetela... qualunque litigio abbiate avuto, fate pace. Mi annoiate così.» Ironizza lui.
Lo ammonisco con un sorriso antipatico, mentre Emily ci da le spalle per posare i bicchieri nella lavastoviglie.
«Grace tu dormi qua stasera.» Dice subito dopo con tono severo.
«Voglio dormire a casa Emily» borbotto.
«Ho già detto di no» continua voltandosi di scatto.
«Emily ti odio.» Sbotto.
«Problema tuo» decreta antipatica.
«Basta!» Esclama Brady. «Ora nessuno si muove di qui se prima non mi dite che diavolo succede! Dico sul serio. Piuttosto che sentire le vostre vocine irritanti, vado a dormire in ospedale.» Sentenzia nervoso ed accanito.
Ci manca solo lui.
«Brady ma ti ci metti anche tu?» Sbraita Emily.
«Sì, visto che sono qui e voglio sapere!» Risponde secco.
Sospiro ed abbasso lo sguardo.
«Bè, non rompere anche tu» continua irritata.
«Smettetela di litigare per me, santo cielo» sbuffo aumentando il tono di voce.
«Tua sorella è un'arrogante presuntuosa di merda. Ed il bello è che le ho anche chiesto di sposarmi! Sono matto... completamente matto» parlotta in preda ad una crisi portando le mani sul capo.
«Emily non c'entra niente» deglutisco rumorosamente, «e tu neanche» aggiungo.
«E allora dille cortesemente che stasera può dormire sola» Brady mi fissa mentre si avvia verso l'uscita, acchiappando il cappotto.
«Bè, vattene pure al diavolo.» Lei gli lancia contro una pantofola e lo prende dritto in testa. Sgrano gli occhi incredula.
«Tu sei pazza. Sei un'isterica» urla lui voltandosi in cagnesco.
Mia sorella nera di rabbia, acchiappa un cucchiaio in legno ed insieme ad altre cianfrusaglie simili, gliele lancia addosso. Mi scanso per paura di finire in mezzo, ma quando noto i loro sguardi incazzati, capisco che nessuno dei due sta giocando o scherzando. Si stanno letteralmente prendendo a parole di ogni tipo.«Sei uno stronzo!» Sbraita lei.
«HO SCOPATO CON BRIAN. ORA BASTA.» Urlo.
Entrambi si immobilizzano. Brady mi fissa con sguardo disarmante. Accenna una serie di smorfie e poi respira.
«Tu cosa?»
Socchiudo le palpebre, «non fare finta di non aver sentito.»
«Ti sto dando l'opportunità di cambiare ciò che hai detto, perché mi rifiuto di ascoltare nuovamente.» Incrocia le braccia al petto.
«Ma insomma che volete?» Gesticolo osservando entrambi. «Quando voi due eravate adolescenti vi siete scannati... avete fatto la qualunque insieme e avete fatto l'amore. O sbaglio?» Continuo. «Entrambi avete avuto le vostre esperienze, belle o brutte che siano...» sospiro.
«Brian dov'è?» Chiede lui serrando la mascella.
«Io e Brian abbiamo chiuso e non intendo discutere ancora di lui» mormoro con voce rauca.
«Non voglio sapere il motivo, perché da adolescente le mie cose erano le mie cose, ma sappi che è molto meglio se io non lo scontrassi in giro.»
Annuisco. «Onestamente non mi interessa» scrollo le spalle.
Emily rimane in silenzio per un'abbondante minuto. Poi avanza, mi stringe le spalle e mi spinge verso di sé per abbracciarmi.
«Scusami» sussurra accarezzandomi il capo.
«Va tutto bene» mordo il labbro inferiore.
Un'ora dopo sono nel letto con Emily ed i bambini in mezzo. Brady è stato costretto a dormire in salotto, sul divano. Il tutto fa molto ridere.
Ho un terribile mal di testa, ma non riesco affatto a prendere sonno.
«Quindi Brian è innamorato della sua ex» esordisce Emily.
Emetto un suono gutturale. «Così sembra» sospiro.
«Bè, fregatene... sei giovane, sei bella, sei perfetta.» Sorride accarezzando il pancino di Thomas. «Non hai bisogno di lui» scrolla le spalle annuendo.
Abbasso lo sguardo ed affosso la testa sul cuscino, «questo senza dubbio» borbotto.
Improvvisamente il mio cellulare squilla. Volto la testa ed osservo il display, nel quale compare immancabilmente il nome di Brian.
Emily mi fissa di sottecchi ed io chiaramente lo ignoro.
«Possiamo mettere un film... che dici?» Domanda mia sorella poco dopo.
Annuisco, mentre lei si mette in piedi. Prende il suo MacBook e lo porta sul letto. Sceglie "Burlesque" e collegando con un cavo alla televisione, ci godiamo la visione.
Ammetto che è la prima volta che lo vedo, per lei, invece, sarà la centesima, visto che lo adora.
Il giorno dopo, schiudendo gli occhi, mi ritrovo da sola sul letto. Emily non ha spalancato le tende ed ancora c'è un po' di buio in stanza. Mi metto in piedi, stirando le braccia e sbadigliando. Scalza, percorro il parquet in legno e scendo al piano di sotto. Emily sta preparando la colazione.
«Buongiorno» saluto assonnata.
«Ciao dormigliona» ride lei, dando una breve occhiata ai bimbi sistemati in due ovetti, sul tavolo. I due si sbrodolano e ridono alla mia vista. Che raggi di sole!
Bacio entrambi sul collo, mentre Nicholas mi tira i capelli e Thomas mi stringe l'indice con la sua manina.
«Brady è a lavoro?» Chiedo sedendomi.
Lei scuote il capo, «no, Brian l'ha chiamato e si sono incontrati» si volta per guardarmi.
«Cosa? E perché mai l'avrebbe chiamato?» Sgrano gli occhi.
Lei alza le spalle e sospira, «Brady non era intenzionato a scaraventargli un armadio addosso, tranquilla» abbozza un mezzo sorriso rassicurante. «E così domani ritorni a scuola» ridacchia malvagia.
«Almeno avrò altro a cui pensare durante il giorno» sbuffo, ticchettando le unghie sul tavolo.
«Magari è anche ora di mettersi a studiare» mi rivolge uno sguardo.
«Fammi vivere l'ultimo giorno di vacanza in santa pace.» L'avverto.
«Fra poco arriva la sarta con il tuo vestito, sei pronta?» Sfrega i palmi delle mani con eccitazione.
Sogghigno antipatica, «a vomitare?»
Accenna una smorfia e non mi risponde, «tieni» mi porge un piatto con due toast imburrati, due uova al tegamino, del bacon fritto e quattro pancakes. Poi mi versa del succo d'arancia in un bicchiere e fa lo stesso anche per lei. Si siede di fronte a me soddisfatta del suo lavoro e si gode la colazione.
«Ingrassiamo insomma» rido. «Una buona scusa per gettare il vestito da damigella in un fiume.» Ironizzo.
«Cosa ci scommettiamo che lo adorerai?» Biascica.
«Tutto ciò che vuoi per il contrario.» Rispondo bevendo il succo.
Guarda in alto pensierosa, massaggiandosi il mento, «se non dovesse piacerti uscirò ogni giorno con una minigonna diversa, per tre giorni...» scoppia a ridere.
«Brady non te lo permetterebbe» rido senza fermarmi al solo pensiero.
«E' una bella scommessa, dai... lo faccio sul serio.» Annuisce. «Non c'è niente di male» non ci crede neanche lei.
«Se fosse il contrario... giuro che inviterò un ragazzo ad uscire appena farò ritorno a scuola.» Dico sicura di me stessa. «Sarebbe surreale ed assurdo.» Borbotto poi.
«Accetto» mi porge la mano ed io la stringo con aria minacciosa. «Preparati a perdere bimba» sogghigna.
«Non chiamarmi bimba» l'ammonisco nervosa.
«Okay Liz» sbuffa lei mettendo in bocca il bacon.
«Non chiamarmi Liz» sbotto.
«Brian esci fuori da questo corpo» si ripete a se stessa. Dovrei arrabbiarmi e dare di matto, ma invece la sua faccia buffa, mi fa scoppiare in una sonora risata. «Piccoli, vostra zia è strana forte» accenna una smorfia con il naso, rivolgendosi ai piccoli che emettono suoni divertenti con la bocca.
Quando la chiave della porta di casa si fa spazio per entrare nella serratura, capiamo che Brady è tornato. Entra, si spoglia del giubbotto e ci guarda. Poi sorride e si avvicina.
«Ho fame» osserva i nostri piatti e ci ruba una cosa all'uno.
Emily, stranamente, non obietta. Incrocia le braccia al petto e fissa curiosa il fidanzato. So già che vuole sapere di Brian.
«Brian mi ha chiesto come sta Grace.» Biascica roteando gli occhi.
«Digli pure che starà fantasticamente senza di lui» mia sorella abbozza un sorrisetto malvagio.
«Vipere» mormora a denti stretti Brady.
Lo fulminiamo entrambe con lo sguardo e lui si irrigidisce. «Insomma tutte le donne lo siete. Credo che Brian abbia semplicemente paura.» Scrolla le spalle poi.
«Paura» scoppio in una risata isterica, per poi tornare subito seria.
«Sentite non mettetemi in mezzo in queste faccende adolescenziali.» Sbuffa spaparanzandosi sulla sedia.
«E' semplice la cosa. A me non interessa più un cazzo.» Sbotto.
«Brava» applaude mia sorella.
«Voi fate paura» mostra una smorfia e poi si mette in piedi, indirizzandosi verso i figli.
«Bravo, fai il papà» annuisco compiaciuta.
Sono di fronte allo specchio, con il vestito da damigella addosso. E' color lavanda, ha il corsetto a cuore ricamato , con le spalle scoperte e stretto in vita da un nastro leggermente più scuro. La gonna in tulle è corta poco più sopra del ginocchio. Dietro viene stretto da dei lacci fini.
Emily, alle mie spalle, mi sta guardando e sorride soddisfatta.
«Incanto» sussurra.
Abbozzo un mezzo sorriso e continuo ad osservarmi.
«Detesto ammetterlo ma è... bellissimo.» Dico stupefatta.
«Sì... e ti sta benissimo» morde il labbro inferiore.
«Che bambola!» Esclama Brady fischiando poggiato allo stipite della porta.
Ridiamo entrambe.
«Scendiamo di sotto, la sarta vuole vedere come ti sta» dice Emily che si incammina.
Io mi prendo ancora qualche istante, mi fisso un'ultima volta e li seguo al piano di sotto.
«Okay non credo servano modifiche.» Sorride la signora. «Le sta divinamente» annuisce.
«Grace Elizabeth Stewart sei pronta a pagare la scommessa?» Chiede mia sorella entusiasta.
Le faccio la pernacchia e non rispondo.
Ed ecco che le vacanze giungono al termine e la solita sveglia mattutina suona squillante alle mie orecchie. Mi volto e rivolto sul letto, sperando sia solo un incubo ed invece non lo è affatto. Mia madre, stranamente, non è ancora salita per urlarmi contro di alzarmi dal letto, ma sono certa che presto succederà. Così, per evitare la sua voce irritante di prima mattina, mi metto in piedi e mi reco veloce in bagno.Faccio una doccia rilassante, ma soprattutto risvegliante e ritorno in camera per scegliere cosa indossare.
Mi imbatto in alcuni abiti che Emily mi ha regalato e trovo una maglia vintage a maniche lunghe, ma con le spalle scoperte ed un jeans strappato sulle ginocchia.Indosso delle converse bianche e sono pronta.
Asciugo i capelli alla rinfusa, lasciando ricadere i boccoli creatisi sulle spalle e sul petto e risalto gli occhi con del mascara.
Oggi farò quello che in vita mai non ho mai fatto: chiedere ad un ragazzo di uscire.
E' da pazzi. Sono pazza. Credo di dover bere un secchio di tequila prima di fare ciò.
Corro di sotto, con la borsa in spalla e il cappotto su un braccio. Mia madre e mio padre stanno facendo colazione. Li saluto ed acchiappo un biscotto portandolo in bocca, mentre cerco di indossare il cappotto.
«Oggi non sei salita a chiamarmi» ridacchio entusiasta.
«Sì, ma solo perché è il primo giorno... domani cerca di essere puntuale» mi raccomanda.
«Sì, sì...» sbuffo. «Vado» agito la mano per un saluto ed esco di casa.
Trascorro la solita noiosissima giornata a scuola. Alla terza ora mi reco in bagno per fumare una sigaretta, ma quando entro noto una ragazza bionda accovacciata a terra. E' del mio stesso anno. L'ho sempre vista appiccicata al fidanzato. Ed ora è lì che piange, da sola.
Cauta mi avvicino e mi inginocchio di fronte a lei.
«Tutto bene?» Azzardo.
Lei alza il viso e mi osserva. Ha gli occhi pieni di eyeliner e lacrime.
Frugo nella borsa e le porgo il pacco di fazzolettini. Singhiozzando emette un "grazie".
Mi rimetto in piedi e sospiro. «Se hai bisogno di sfogarti...» mormoro.
«E' un pezzo di merda» stringe i pugni, «dopo tre anni, non solo mi ha messo le corna... mi ha anche detto che stava con me per abitudine ormai» tira su con il naso.
Anche lei, problemi di cuore. E' proprio un hobby lasciare una ragazza senza un motivo valido o meglio ancora usarla fin quando fa comodo.
Mi siedo al suo fianco, ignorando lo sporco sul pavimento.
«Sai... io credo che sia inutile piangersi addosso, chiedersi continuamente il perché... pensarci troppo e non riuscire a darsi una spiegazione» dico schiarendomi la voce, «sei bella, non hai bisogno di lui.» Sorrido.
Lei mi fissa e ricambia il sorriso, «credevo che non ci saremmo mai lasciati. Sai quando sei così offuscata dall'amore che credi non possa mai esserci una fine? Insomma, quando credi che il per sempre possa esistere davvero» balbetta. «Sono stata ingenua» scrolla le spalle asciugandosi le lacrime con entrambe le mani.
«Se può farti stare meglio, credevo di aver conosciuto un ragazzo serio, invece era l'ennesimo coglione che ti usa e ti getta via» abbasso lo sguardo, «mi sono fatta sfuggire le cose di mano, mi sono fatta abbindolare da un po' di bellezza... e sono stata fregata» respiro profondamente, «però qualcuno mi ha detto che non ho bisogno di lui ed è la stessa cosa che dico a te. Non abbiamo bisogno di una persona mediocre... di una persona che non sappia cosa voglia dire tenerci davvero.» Annuisco e lei ricambia.
«Hai ragione.»
«Dai, mettiti in piedi» mi alzo e l'aiuto a fare lo stesso. «Lavati la faccia e metti questo» le porgo il mio mascara.
Lei sembra piacevolmente sorpresa. «Perché lo stai facendo per me?»
«Perché siamo entrambe da sole... perché abbiamo qualcosa in comune e perché mi stai simpatica» dico pensandoci su, «il che è alquanto strano... sei fortunata» ironizzo.
«Grazie....» mi fissa interrogativa.
«Grace... sono Grace» dico ammiccante, «non c'è di che....»«Beth» sorride.
«Oh che coincidenza» scoppio a ridere, mentre lei corruga la fronte, «il mio secondo nome è Elizabeth... qualcuno mi chiama Liz» accenno una smorfia disgustata.
«Sono sicura che odi questo nome» sciacqua il volto e si asciuga con due fazzolettini.
«Afferrato» le schiaccio un occhio. «Ti dispiace se fumo?» Sfilo dalla borsa il pacco di sigarette.
«Ti dispiace condividere?» Assottiglia lo sguardo ridendo.
Glielo porgo e lei ne acchiappa una.
Saltiamo, così, entrambe la prossima ora. Lei mi racconta della sua storia, io le racconto della mia. E' la prima volta che mi apro a qualcuno, tralasciando Brian.
Per me era difficile anche con Candi. Ed invece mi sento rilassata. Beth è una ragazza a cui piace molto ascoltare. Si metterebbe seduta comoda con dei popcorn e darebbe retta a qualsiasi cosa le raccontassi. Mi è bastata una sola ora per capirlo. Non ha proferito parola mentre io mi confidavo, ha ascoltato attenta e ha tratto le sue conclusioni alla fine.
Ovvio che per lei Brian è un coglione, ma, come Brady, anche lei dice che potrebbe aver paura.
«Ho fatto una scommessa con mia sorella... e l'ho persa. Devo invitare un ragazzo ad uscire.» Nascondo gli occhi con entrambe le mani.
Beth sogghigna, «che figata.» Si guarda attorno ed osserva i ragazzi nel corridoio a fine lezione. Si dirigono tutti in sala mensa. «Prova con lui» indica un ragazzo alto, ha i capelli castano – biondo tirati indietro, la carnagione non molto scura ed un bel fisico atletico, risalta l'occhio.
«Troppo bello per chiedere un'uscita...» mugugno.
«Ma su dai, sono sicura che accetterà... provaci» mi da una piccola spinta con la spalla, per invitarmi a farmi avanti.
Mi sento una cretina in realtà.
«Sul serio... ma lo vedi? E' troppo!» Ghigno.
«Grace Elizabeth Stewart ti conosco poco, ma non ti facevo una fifona» mi provoca.
La fisso di sottecchi, così alzo il petto, inarco la schiena, porto i capelli sul seno e sospiro.
«Fifona a chi?» Domando mentre mi avvio.
Mi sto cagando sotto.
Mi vergogno. Lo ammetto. Odio mia sorella ed il suo meraviglioso abito.
Mi volto un ultima volta ed osservo Beth che con la mano davanti alla bocca ride senza smetterla. Cosa ci sarà di tanto divertente, mi chiedo. In fondo, lo sa che anche lei che farò una pessima figura.
Mi faccio spazio fra la folla e quando lo catturo da solo, davanti al suo armadietto, armeggiando con le dita della mia mano per il nervoso, mi avvicino.
«Ehi... scusa, so che probabilmente ti chiederai chi io sia, ma devo chiederti un favore» credo di esser diventata paonazza.
Lui si volta confuso, sogghigna curioso e chiude l'armadietto, sistemando la sacca sulla spalla.
«Okay... dimmi» incrocia le braccia al petto ed abbozza un sorriso sghembo.
Poco bello, insomma.
Mi scrocchio il pollice, poi l'indice, poi il medio...
«Puoi smetterla...» mi posa una mano sulle mie sorridendo e mi invita a calmarmi.
Pessima figura. Direi la peggiore della mia vita, fin ad ora.
«Ho fatto una scommessa con mia sorella... l'ho persa e devo chiedere ad un ragazzo di uscire» sospiro tesa e parecchio agitata. Non è da me, ma non è da me neanche chiedere un appuntamento. Insomma, sono Grace Elizabeth Stewart, la mia fronte recita: MASCHI ALLA LARGA.
«Intanto vorrei sapere il tuo nome, ragazza del mistero» sistema il colletto del giubbotto e mi fissa.
«Grace» gli porgo una mano.
Lui la fisse e me la stringe, «Dylan» pronuncia con sguardo ammiccante. «E come mai hai scelto me, con tutti i ragazzi che gironzolano qui?» Chiede massaggiandosi il mento.
Mi volto per osservare Beth, ma lei non sta guardando me.
«Bè, hai risaltato il mio occhio...» dico impacciata.
«Hmm, quindi adesso dovrei accettare» ride.
«Guarda che ci sono tanti ragazzi qui, posso chiedere anche a qualcun altro.» Sbuffo irritata.
«Uh, che pemalosa... va bene» mostra un enorme sorriso. «Anche se un appuntamento per finta, insomma, per una scommessa... ci tengo a scegliere io il posto.»
«Oh, fai pure» alzo le mani in segno di resa.
«Scrivimi qui il tuo numero e il tuo indirizzo» mi porge il suo iPhone.
Lo prendo fra le mani e digito il mio numero, poi creo un promemoria con il mio indirizzo.
«Addirittura un promemoria... non credo di scordarmi mai di una ragazza impacciata che mi chiede di uscire» ghigna divertito.
«Impacciata dillo a tua sorella» sbotto.
«Lo dico anche a lei, tranquilla» si morde le labbra.
«E comunque non mi conosci» lo fulmino con gli occhi e gli punto il dito contro.
Si scansa lento, ma sarcastico, «avrò modo però» dice convinto.
«Figurati se con un'uscita riuscirai a conoscermi» rispondo secca.
«Vedremo» mi schiaccia un occhio. «Allora a stasera» indietreggia e poi s'incammina verso la mensa.
Prendo un lungo respiro e mi volto per tornare da Beth.
E' frenetica, «allora? Com'è andata?» Chiede indiscreta.
«E' andata. Stasera, non so dove andremo... sceglie lui» roteo gli occhi.
«Ah, lo sapevo!» Esclama ridendo.
Improvvisamente Candi passa al nostro fianco, con sguardo minaccioso e altre due galline dietro.
«Ecco la vipera che sta con il mio ragazzo!» Esclama Beth.
Quasi mi affogo con la mia stessa saliva. Tossisco e schiarisco la voce. «Che cosa?» Domando sgomenta.
«Puttana. E' proprio lei. Le gironzolava sempre attorno.» Beth serra la mascella e stringe i pugni.
Ora capisco il suo sguardo nei miei confronti. Pensa che io mi stia coalizzando contro di lei, quando invece ero completamente all'oscuro di tutto.
«Era mia amica qualche tempo fa» dico sincera.
Beth s'irrigidisce. «Non lo sapevo.»
«Non ti giustificare... è davvero una vipera.» Ghigno con disprezzo.
«Le strapperei ogni filo di capello ed ogni vestiario che sfoggia ogni mattina.» Ringhia Beth.
«Non sprecare energie, non ne vale la pena, fidati... in fondo è una stupida» scrollo le spalle, «può solo rubare gli uomini degli altri» borbotto.
«Se lo capisse anche Scott!» Sbotta.
«Io vado a casa» dico osservandola.
«Va bene Grace, ci becchiamo in giro domattina allora» sorride entusiasta. «Mi racconterai com'è andata la serata.»
«Prevedo già che andrà male...» sbuffo.
«Sii ottimista» mi accarezza una spalla, «buona fortuna!»
La saluto ed esco di lì. Quando in lontananza scovo l'auto di Brian posteggiata nel parcheggio, mi guardo intorno e lo vedo poggiato su di un albero. Sta fissando l'orologio.
Merda.
Corro giù per le scale e nascondendomi fra le auto, cerco di svignarmela.
«Cosa diavolo stai facendo?» Una voce maschile già sentita risuona alle mie orecchie.
Voltandomi mi accorgo di Dylan. Ha un'espressione turbata ed interrotta.
«Sta' zitto» dico a denti stretti, posando l'indice sul mio naso.
Si abbassa alla mia altezza e mi fissa negli occhi, «dovrò uscire con un'internata in una clinica psichiatrica da cui è fuggita?» Parla sottovoce.
Cerco di trattenere una risata, «senti, fai finta di non avermi vista» bisbiglio.
«Va bene, pazzoide» dice in tono sommesso.
Si rimette eretto ed apre lo sportello della sua auto, mentre si guarda attorno. «Se urlassi il tuo nome a squarciagola che succederebbe?» Continua mormorando.
Quando si volta per guardarmi, io sono già sgattaiolata via e sto correndo per la strada, con la speranza di seminare Brian. Non voglio vederlo, né sentirlo parlare.
Arrivo a casa mezz'ora dopo. Avrei fatto prima a prendere il bus. Ho il cuore in gola ed il fiatone. Mi getto sul divano a peso morto, mentre mia madre mi invita a sedermi a tavola e pranzare. Mangio un'insalata ed un hamburger. Dopo di che mi rintano in stanza, dove cerco di studiare letteratura e chimica.
Mia sorella, ahimè, mi distrae chiamando tredicimila volte.
Rispondo all'ennesima chiamata. «Sì, Emily l'ho invitato... ha accettato. Adesso non stressarmi e fammi studiare. Ciao» riattacco.
Metto il telefono in modalità aereo e due ore dopo quando finalmente sono libera dallo studio, lo rimetto disponibile.
Trovo un messaggio di Brian.
Possiamo vederci stasera?
Sono venuto a scuola, ma non c'eri...
Rispondo velocemente.
Lasciami in pace.
Sbuffo e nascondo la testa sul cuscino, mentre il telefono vibra per un altro messaggio.
Mi lasci spiegare almeno?
Nuovamente rispondo.
Mi lasci in pace almeno?
No, smettila di fare la dura.
Rido cattivamente al suo messaggio e rispondo velenosa.
No, forse non hai capito che per te Grace non esiste più.
Adesso smettila.
Osservo l'orario sull'orologio appeso alla parete bianca della mia stanza e decido di prepararmi. Faccio una doccia veloce e poi rimango mezz'ora davanti all'armadio senza avere la più pallida idea di cosa indossare.
Alla fine scelgo una gonna nera a campana, un maglioncino bianco panna corto fino a metà ventre, delle calze nere velate ed un paio di stivaletti bassi. Non è proprio il mio look ideale di comodità, ma non posso farne a meno, almeno per una sera. Poi tornerò ad essere la solita trasandata di sempre.
Metto in una borsetta a tracollo il telefono, il portafoglio, il pacco di Camel e le chiavi.
Scendo di sotto e mia madre mi accoglie stupita.
«Ehi ehi, signorina... dove vai?» Mi viene dietro.
«Mamma ti dirò la verità, ho fatto una scommessa con quella bastarda di tua figlia e l'ho persa. Sono costretta ad uscire con un tipo, ma non farò tardi.» Parlotto veloce mentre indosso il cappotto.
«Ma chi è questo?» Spalanca la bocca.
«Uno della mia scuola...» dico prima di uscire, «non mi aspettare sveglia» chiudo la porta e mi siedo sugli scalini di casa.
Attendo cinque minuti, poi un auto si ferma davanti e Dylan esce la testa dal finestrino.
Scazzata scendo le scale e salgo in macchina.
«Però... per essere un finto appuntamento ti sei sistemata bene» sorride.
Indossa una camicia nera ed un maglioncino di sopra, con dei jeans.
«Ho sfruttato quest'occasione per vestirmi un po' meglio» dico con tono severo.
«Allora perché mai ti saresti nascosta nel parcheggio?» Domanda curioso osservando la strada e diminuendo il volume dello stereo.
«Non sono affari tuoi» rispondo scattante.
«Da chi scappavi ragazza del mistero?» Continua sogghignando.
«Dimmi un po'...quanti appuntamenti del genere hai avuto?» Domando incrociando le braccia al petto.
«Così... come?» Aggrotta la fronte ed arriccia il naso.
«Senza importanza» rispondo tranquilla.
«Bè, tanti... ma non importavano a me» scrolla le spalle. «In questo caso non importa neanche a te, o sbaglio?» Mi da una breve occhiata.
Annuisco con suono gutturale.
«Però la cosa della scommessa è curiosa... per dover pagare così, vuol dire che non esci molto con i ragazzi. E' un caso eccezionale» afferra subito il discorso. Almeno è perspicace.
«Bravo...» borbotto.
«Sei lesbica? Perché se sei lesbica non c'è problema eh... puoi dirlo» dice rilassato.
«Mi fa piacere che tu non sia uno stronzo omofobo, ma no... sono etero.» Abbozzo un sorrisetto infastidito.
Tira un sospiro. «E allora qual è il problema?»
«Il genere maschile in tutte le sue sfumature.» Dico schietta.
«Per non parlare di quello femminile...» ghigna.
«Senti almeno il nostro genere è più vario. Voi alla fine dei conti siete tutti uguali. Volete tutti la stessa cosa e quando la ottenete è finita lì.» Sbotto irritata.
«Uh, svelato l'arcano» inclina il capo da un lato e mi guarda di sottecchi. «Mi dispiace, chi ti ha fatto questo è davvero un cretino» mormora.
«No no, non cercare di commiserarmi, non mi addolcisco.» Decreto.
«Se fossi stata dolce, non avrei accettato il tuo invito» ammette.
«Non mi interessa sapere perché» dico con superbia.
«Spocchiosa» commenta lui e poi posteggia l'auto. Guardo la strada e riconosco il locale nel quale lavora Brian. Prego Dio che non abbia scelto questo posto, sennò trascorrerò la serata più stressante
della mia vita.
Scende dall'auto e poi apre la mia portiera, «non c'era bisogno» dico.
«Potresti anche solo ringraziare, non è una bestemmia» sorride antipatico.
«Qui?» Faccio cenno con il capo indicando il locale di fronte a noi.
Lui annuisce ed avanza per entrare. Lo seguo socchiudendo le palpebre.
Volatilizzarsi sarebbe una bell'idea.
Quando entriamo c'è abbastanza gente, i tavoli sono quasi tutti occupati.
«Non c'è posto, andiamo da qualche altra parte» gli intimo all'orecchio.
Scocca la lingua contro il palato, «ho prenotato un tavolo.»
Brian sta gironzolando con delle portate fra le mani, quando si accorge di me il suo volto s'impallidisce. Si avvicina dopo aver servito dei signori e si sfrega i palmi delle mani. Solo dopo si accorge di Dylan al mio fianco. Le sue labbra si piegano in una smorfia, poi si stringono quasi scomparendo, stringe i pugni e respira profondamente.
«Grace» dice con tono severo.
«Brian» rispondo alla stessa maniera deglutendo rumorosamente.
Angolo autrice.
Buon pomeriggio!
Come state? Eccomi con il nuovo capitolo. Ce n'è voluto di tempo, eh! Scusatemi.
Spero di leggere i vostri pareri. Baci.
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