Capitolo 1.

Capitolo 1.

Sono sempre stata, fin da bambina un peperino viziato. Ho sempre avuto ciò che volevo, grazie ai miei genitori, che, senza troppi se o ma, me l'hanno permesso e mi accorgo giorno per giorno che in quella famiglia sono l'essere più strano ed opposto rispetto agli altri che ne fanno parte.

Ed eccola qui la bimba che veniva sempre accontentata, alla quale venivano comprate tutte le Barbie che desiderava, abituata a non farsi mancare assolutamente nulla.

Ed eccomi qui da adolescente a non aver cambiato esattamente una virgola. Sono cresciuta in statura, in corporatura, i miei capelli sono più lunghi ed insomma... più fighi, il mio seno fortunatamente non fa concorrenza a due pere secche, anzi somiglia a due cocomeri tondi tondi. Insomma, la piccola Grace è cresciuta ed è diventata una donna.
Chi l'avrebbe mai detto? Io, donna? Io con la gonna, tutta in tiro? Io vanitosa?

No, non può assolutamente esser così. No, infatti non indosserò mai una gonna, dovrà esser un evento alquanto raro e non assomiglierò neanche un po' a quella figona spilungona di mia sorella Emily. Sì, lei è bella, lo è sempre stata, ma fortunatamente io e lei siamo due universi a parte, che si incontrano solo per consigli da sorelle e per coccole o tenerezze notturne.

«Grace! Santo Cielo!» Mia madre piomba nella mia camera, disordinata al massimo, mentre io sono sdraiata sul letto con le cuffie alle orecchie, canticchiando ed ondeggiando la testa a ritmo di musica. In realtà la sento borbottare, ma fingo di non averla minimamente sentita e rimango con gli occhi socchiusi a fissare il soffitto.
Quando però la sua manaccia da elefante mi acchiappa un braccio stritolandomelo, sgrano gli occhi e stacco le cuffie con forza, «ma che cazzo fai?» La fisso.
«Grace mi sono stufata, la tua stanza è peggio di un porcile... c'è roba ovunque e santo cielo esci da questo posto!» Sbraita come una forsennata.
Questa casa, da quando è andata via anche mia sorella, è diventata una gabbia di matti. Non si fa altro che urlare, urlare e... ancora urlare. Le mie orecchie ormai ci hanno fatto l'abitudine, anche nel sentirmi dire "tua sorella non era così disordinata e strafottente".
«Mamma ti viene tanto complicato non rompere i coglioni?» Scandisco perfettamente ogni singola lettera, mentre lei arriccia il naso nera di rabbia e ringhiando indietreggia per uscire. «Vado che è meglio!» Sbatte la porta e finalmente ritorna il mio amato silenzio, il quale, immancabilmente, viene interrotto da un'improvvisa chiamata di Candi. Scorro velocemente il dito sul display dell'i-Phone e rispondo.

«Dimmi» sbuffo impietrita.
«Asociale... facciamo in giro? Un gelato? Un succo? Una sigaretta?» Domanda velocemente. «Dai ho voglia di stare con la mia migliore amica» borbotta con tono annoiato.
Ci penso per qualche secondo, «vada per sigaretta» accetto.
La sento esultare, «ci vediamo al Central Park... tra mezz'ora» mi saluta e riattacca.

Scendo giù dal letto con un salto ed apro l'armadio. Emily fortunatamente mi ha ceduto un bel po' di capi suoi che non indossa più, soprattutto per il fatto che non le entrano. Da sei mesi a questa parte la sua pancia si ingrassa un giorno per due. Sicuramente avrò altri due nipotini da coccolare. Forse saranno gli unici uomini che amerò per tutta la vita.
Indosso, così, un jeans strappato che mi ha ceduto lei ed una felpa bianca, accompagnati da un paio di converse sporche e sgualcite. Osservo allo specchio i miei capelli un po' arruffati e li porto sul seno. Senza neanche un filo di trucco esco di casa e raggiungo Candi.

E' seduta su di una panchina con un gelato fra le mani. La prendo alla sprovvista da dietro facendola spaventare e sbadatamente il suo cono si versa a terra.
La sua espressione è quasi distrutta. Lei ama il mangiare, adora tutto ciò che si collega con il cibo, è la ragazza più golosa che abbia mai conosciuto e non si direbbe proprio dal suo aspetto fisico, visto quanto sia magra. Non ha un filo di grasso o di cellulite, odio ed invidio le sue cosce, insomma sembrano due stecchini in confronto alle mie. Non che io sia grassa, per carità, potrei urlare al mondo intero quando sia sensuale il mio corpo, soprattutto nudo, ma... le sue cosce sono troppo perfette, sembrano scolpite.
«Sei davvero una stronza!» Mette il broncio incrociando le braccia al petto ed osservando di sottecchi.
Me la rido convinta, mentre sfilo dalla borsa con le frange un pacco di Camel. Accendo la sigaretta e la porto alla bocca, mentre ne offro una alla mia amica. Fuma di rado, ma quando è nervosa e soprattutto al mio fianco non rifiuta mai. La madre si lamenta sempre che ormai è colpa mia se la figlia non sta mai a casa a studiare. Insomma sono diventata la pecora nera che trasporta Candi in giri loschi.
«Allora che mi dici di letteratura?» Chiede accennando una smorfia mentre smaneggia con l'accendino.
Scoppio in una risata morbosa e la fisso, «se non la prendo domani una C, non la prendo più» bofonchio.
«Grace, dobbiamo metterci a studiare... cazzo» è sempre così, ci mettiamo forza e coraggio a vicenda e nell'atto di studiare non concludiamo mai nulla. Ci riuniamo pomeriggi interi, rimaniamo in biblioteca anche ore per farci entrare qualcosa in testa, ma ogni minima cazzata attira la nostra attenzione. Qualche giorno fa stavo davvero riuscendo a ripetere un argomento di senso compiuto, ma quando gli occhi di Candi caddero sfortunatamente sul fondoschiena di un tipo figo del quarto B, la nostra concentrazione e voglia di fare svanì all'istante, costringendoci ad ammirare il panorama formato dai fusti della stessa sua classe, della squadra di football. E' davvero devastante pensare che con così poco riusciamo a stravolgere le nostre idee. Non che fossi chi sa quanto interessata a quei coglioni, però gli occhi... ahimè son fatti per guardare ed una sbirciatina perversa non guasta mica!
«Lo ripetiamo ogni giorno e puntualmente facciamo tutt'altro... ad esempio adesso potevamo esser nella biblioteca della scuola a studiare per il test di domani ed invece siamo qui a fumarci la nostra bella sigaretta spensierate!» Spiego cauta e con tono rilassato. Non mi sono mai posta problemi in realtà. Mia madre fa visita al preside quasi ogni giorno, dal primo anno di liceo. Ormai, arrivati al terzo anno ha perso le speranze, non sa più come comportarsi e non sa più che dire. Io e Candi siamo devastanti in quella scuola. Quando accade qualcosa, nonostante ci siano altri cinquecento o più studenti, il preside sa già che, probabilmente, la colpa è nostra. E' un po' triste pensare che due ragazze siano così poco tranquille e garbate, ma non si tratta di educazione o femminilità... il fatto è che noi se abbiamo un'idea che ci frulla nella testa non di certo ce la facciamo sfuggire. Ed è per questo che le altre ragazze della nostra classe ci trattano come se fossimo merda. In realtà hanno solo paura che le loro unghie finte e le loro extensions si sfascino a causa nostra. Le odio terribilmente e mi fanno ridere. Credono di essere le regine della scuola, ma in realtà, oltre quei quattro imbecilli che gli vanno dietro come cagnolini arrapati, nessuno se le fila.
«Sai... potremmo chiedere aiuto al coach Adams... in fondo tu hai un bel rapporto con lui no?» Azzarda lei.
La fisso e scoppio a ridere, «Marcus? E come potrebbe aiutarmi? E poi lo direbbe a mia sorella e finirebbe che devo assorbirmi le prediche pure sue...» sbuffo.
«A proposito prima ho visto Brandon» alza le mani al cielo e sorride eccitata. «Mi ha sorriso e mi ha salutato, cazzo quant'è bello!» Ripete ancora con occhi sognanti.
«Tu non hai idea di quanto rompi coglioni siano entrambi insieme» sbotto, «anche se Brady rimane comunque il mio Brad Pitt o il mio Ian Somerhalder... insomma avrei una lista» sogghigno. «A proposito, domani a cena sono da loro... sai che divertimento!» Sorrido pensando a quanto sarà complicato sopportare quella balena arenata di Emily, che non riuscirà neanche a muoversi di mezzo centimetro. Per non parlare delle sue poppe che sono diventate due meloni. E' assurdo pensare che la gravidanza faccia certi miracoli!
«Stavo pensando... ma se stasera andassimo in quel locale figo dell'altro giorno? Fanno il karaoke, beviamo qualcosa... che dici?» Propone lei gettando la cicca a terra.
Sospiro ed annuisco facendo lo stesso gesto suo e calpestando la sigaretta sotto il piede.
«Mia madre un giorno di questi mi lancerà fuori di casa con un calcio in culo, fidati» boccheggio ironica.
«Figurati... mio padre per quante volte me l'ha detto, ormai ci ho fatto l'abitudine!» Ghigna.

Al mio ritorno a casa mio padre comincia con il suo solito discorso nell'essere adulta e responsabile. "Non sei più una bambina, dovresti capirle certe cose... tua madre ha bisogno di una mano a casa. Non studi... almeno sparecchia, pulisci.." Storia di ogni fottuto giorno. Ormai mentre mi spoglio del giubbotto e della sciarpa ripeto le battute a memoria e va a finire che mio padre si arrabbia, si accanisce e ritorna a leggere il suo amato giornale sul divano borbottando.

Salgo in camera e nel frattempo il cellulare vibra dalla tasca dei jeans.
E' Brady.

«Ciao cognato» dico con tono soave mentre mi getto sulla poltroncina di fronte alla finestra.
«Verresti a casa a dare una mano a tua sorella?» Sembra quasi speranzoso e disperato. Mi fa un po' pena.
Guardo l'orologio appeso alla parete di cartongesso e noto che sono solo le sei del pomeriggio. Se adassi da loro, sicuramente resterei per cena...ed onestamente preferisco di gran lunga la balena e il principe, anziché l'isterica ed il povero vecchio.
«Sto arrivando... ma non chiedetemi di passare l'aspirapolvere» sbuffo.
«Affare fatto» il suo tono sembra più rilassato e sollevato, «ti passo a prendere?»
«Oh suvvià... lasceresti la balena a casa da sola? E se le si rompono le acque? Basta già quanto rompe i coglioni...»
Brady ride dall'altra parte del telefono. Lo sa che scherzo. Amo mia sorella più della mia vita, ma non sopporto di vederla in quel modo goffa, mi scatta immediatamente ironia amara e antipatica. Menomale che, avendo come fidanzato Brandon Felton, ha imparato a scherzare... sennò chi la reggeva!
«Allora ti aspettiamo» riaggancia.

Rimango con il mio solito abbigliamento ed inviò un messaggio a Candi.

Ceno da mia sorella... ti raggiungo al Green più tardi.. Anzi, facciamo che quando sono pronta ti chiamo e andiamo insieme... va bene?

Risponde qualche secondo dopo, quando io sto spiegando dalle scale ai miei genitori che rimarrò a cena da Emily. Mia madre ha l'ansia facile da quando lei non è a casa ed è incinta.

«Non sta partorendo vero? Perché lo sapete che voglio subito esserne al corrente...» mi minaccia con un cucchiaio in legno fra le mani.
«Mamma ha solo bisogno di una mano a casa... sta tranquilla, per la miseria» sbotto ed esco di casa senza salutare.

Percorro il vialetto di casa e sbocco subito nella strada centrale, con auto impazzite che sfrecciano e locali dai quali risuona una musica assordante.
Vorrei proprio ubriacarmi e non saperne più di nulla!
Improvvisamente mi imbatto in un negozio di Tatoo. Vorrei tanto farmene uno, ma sono certa che se mamma e papà lo vedessero, mi caccerebbero fuori di casa.
Emily e Nathan non ne hanno mai parlato, io, invece, ho la mania per i piercing e i tatuaggi. E' inutile! Prima o poi lo farò, al diavolo il rimprovero!

«Sei troppo piccola per questo» un ragazzo muscoloso con un tatuaggio che gli ricopre il bicipite esce dalla porta centrale. Lo evito e scuotendo il capo continuo per la mia strada.
«Con chi parlavi Brian?» Una voce femminile alle mie spalle attira la mia attenzione.
«Una ragazzetta fissava i tatuaggi...» ridacchia divertito.
Che coglione! Vorrei tanto voltarmi per dirgliene quattro, ma non voglio casini, così continuo a camminare fin quando non li sento più dialogare. Ma tu guarda, che tipo!

Finalmente sono di fronte la villa dei piccioncini. Quei due hanno risparmiato un botto per comprarla. Emily voleva la piscina, il giardino e tutte le minuzie che la rendessero perfetta.
Lei è sempre stata così, ama la perfezione e come biasimarla... in confronto alla mia confusione, interiore e non, è molto meglio. Il mio mondo non è per niente razionale.

«La mia sorellina» Emily mi accoglie alla porta. Indossa una vestaglia di seta tiffany e delle pantofole pelose. A me fa ridere, ma cerco di soffocare una risata per non creare discussioni. Quando metto piede in casa, il profumo di rosa mi allarga le narici, è buonissimo. Brady sta cucinando qualcosa, lo avverto dall'odorino che inalo. Lo scorgo in cucina e lui sorride.
«Pensavamo ti fossi persa» ironizza, mentre Emily si siede al suo fianco sorreggendosi il ventre e mostrando un espressione di dolore in volto.
«Stai bene?» Mi preoccupo subito, ma lei scuote il capo con fare tranquillo.
Brady la fissa e le accarezza il capo, «siamo agli sgoccioli ormai... non fanno altro che scalciare» dice.
«Ma tu che diavolo ne sai! Mica li porti in grembo...» si lamenta veemente.
Brady le fa una smorfia di dietro e poi scoppia a ridere mordendole il collo. Sono così innamorati quei due.
«Brady» ridacchia lei infastidita scostandosi.
Lui le avvolge il collo con entrambe le mani e con sarcasmo tenta di strozzarla.
«Moriremo tutti e tre... e tu rimarresti come un povero triste fallito sul divano a bere birra e con mille sporcizie intorno» dice lei con superiorità.
«Amore non potrei mai» sussurra dolcemente, mentre lei annuisce antipatica.
Cazzo, la preferivo irritante con le mestruazioni. Con la gravidanza, oltre che una palla di fieno è diventata anche insolente e scorbutica. E ce ne vuole ad esserlo con quel pezzo di ragazzo che ha affianco!
«Ma quindi come mai hai ritardato?» Chiede curiosa mia sorella.
«Hai presente quei tipi antipatici che ti fissano e ti parlano come se fossero gli unici nell'Universo?» Faccio innervosita. Al solo pensiero di quel tipo mi salgono i 5...10...20 minuti.
Lei annuisce.
«Ecco... stavo fissando una vetrina di tatuaggi incantata ed un tipo sfrontato ha cercato di fare un po' il figo sminuendomi!» Esclamo.
Brady abbassa il capo scoppiando a ridere. Lo fulmino con lo sguardo, mentre Emily, comprensiva, decreta: «sono tutti stronzi, che vuoi farci?» Ecco, sono questi in cui avverto che il mio DNA non è poi così opposto dal suo. Adoro l'Emily cazzuta ed aggressiva!
Le batto il cinque e sorrido.
«Voi donne siete la rovina... noi siamo solo vittime.» Scrolla le spalle Brady. «A breve arriverà il mio amico tesoro...» dice in seguito.
La sua frase non mi risuona così strana all'orecchio. Ora capisco perché mi hanno chiamata, volevano una mano per far trovare casa in ordine prima che arrivasse l'ospite. Disgraziati, bastardi, infami, approfittatori!
«E così io dovrei sparecchiare dopo e mettere tutto nella lavastoviglie... e poi magari portarvi il caffè seduti sul divano» sorrido dolcemente, ma poi divento tutto d'un tratto seria, «ma dico... vi è andato di volta il cervello? Mi avete preso per una donna delle pulizie?» Sbraito.
Per placare gli animi bollenti parla Brady. «Il caffè magari no... ma quelle precedenti sì... ma dai, lo so che ci vuoi bene e poi fallo per tua sorella» mi fa gli occhi dolci e vorrei prenderlo a sberle, ma mi trattengo, mentre alla mia sinistra Emily mi fissa implorante d'aiuto.
«E va bene, stronzi» incrocio le braccia al petto e nello stesso istante suona il campanello di casa.
Nessuno si muove. Ci guardiamo tutti negli occhi e poi sbuffo capendo l'antifona.
«Ah... quindi il mio turno come cameriera è appena iniziato?» Domando ironicamente, ma nervosa. «Vi avverto, io più tardi ho da fare» punto ad entrambi il dito contro, mentre Emily mi fissa interrogativa. «No! No! Non ti dirò che da fare ho...okay?» Detto ciò vado alla porta e disinvolta apro. Quando mi volto a guardare, sgrano gli occhi e rimango impietrita.
«La ragazzetta» scoppia in una risata divertita il tipo di fronte a me. E' vestito decentemente stavolta, con una polo azzurra ed un jeans chiaro.
«Brandon!» Lo chiamo sbraitante e lui soccorre velocemente.
Alla vista dell'amico lo abbraccia e si scambiano quattro risate, mentre lui entra dentro ed io rimango ancora sull'uscio della porta, pensando alla disperata serata che si prospetta.

«Quindi questa ragazzina chi sarebbe?» Domanda il ragazzo scrutandomi curioso, mentre porge la bottiglia di prosecco a Brady.
Percorro il corridoio ed arrivo in cucina, dove Emily mi mima cosa sia accaduto. Le faccio cenno che avrei ucciso il fidanzato molto presto e cerco in qualche modo di spiegarle che quel tipo di qualche ora prima era esattamente in questa casa.
Emily, dopo poco, comprende il tutto e non riesce a fare a meno di ridere, sotto le occhiate dei due che interrogativi la fissano.
«Tutto okay, amore..» fissa Brady, «piacere Emily» si presenta al ragazzo.
Quest'ultimo sorride compiaciuto stringendole la mano, «Brian» decreta con tono deciso.
Faccio una smorfia con le labbra e sfilo il cellulare dalla tasca per inviare un messaggio a Candi.

S.O.S EMERGENZA! Voglio svignarmela da qui... cazzo!

Dopo esserci seduti a tavola ed i tre dialogano divertiti sul più ed il meno, mi accorgo che Candi ha risposto già da un po'.

CHE SUCCEDE? Stai bene? Non farmi cagare sotto

Rispondo velocemente.

Poco fa, mentre andavo da mia sorella... un tipo antipatico mi ha rotto un po' il cazzo e guarda caso, si scopre che è a cena da mia sorella e siamo l'uno di fronte all'altro in questo istante.

Oddio! Dimmi almeno che è bono.

Ma che cazzo Candi! E' un minchione. Giuro... se lo vedessi penseresti che è solo un tipo palestrato pieno di se egocentrico e forse pure viziato!

Ha parlato!

Stronza! Ci sentiamo dopo...

Quando stacco gli occhi dall'i-Phone tutti e tre mi stanno fissando.

«Allora? Devo chiamarti "ragazzetta" per tutta la sera o mi dici come ti chiami?» Brian mi squadra ed io mi irrigidisco. Odio quando la gente mi punta gli occhi addosso.
«Sono Grace, la sorella della balena » dico profonda e sincera, ma lascio trapelare quel pizzico di ironia che mi contraddistingue.
Emily sbotta: «ne avrai ancora per poco con questi nomignoli del cazzo» se Emily usa termini volgari allora se l'è presa sul serio! Ops.
«Dai, lo sai che ti voglio bene » le mano un bacio veloce e lei arriccia il naso sarcastica.
«E quindi questa è tua sorella» Brian si rivolge ad Emily, «vi somigliate» dice.
«Tipica affermazione di chi non sa un cazzo» bofonchio.
«No... Brian, sono due poli... sono entrambe due rompi coglioni, ma li rompono in modo diverso.» Brady si massaggia il mento con un filo di barbetta e torna a fissare la sua fidanzata che lo aggredisce con lo sguardo. «Hanno modi di fare diversi, la mia fidanzata è una perfezionista... Grace è una casinista, cazzuta ed antipatica» osserva acuto.
«E quanti anni hai?» Chiede curioso assottigliando lo sguardo.
Mostro un sorriso beffardo, «non credo ti importi, baby» lo ammonisco.
Si morde immediatamente il labbro inferiore ed abbassa lo sguardo, per poi rialzarlo in maniera quasi sexy, troppo sexy per i miei fottuti gusti. Distolgo gli occhi dai suoi e fisso Emily che posa a tavola il roast beef. Ne prendo subito un po' ed ingerisco il tutto molto lentamente. Vorrei scappare dalla mia amica. Giuro che non mi sono mai sentita così fuori luogo e scoglionata.

Finalmente mezz'ora dopo mi tocca sparecchiare il tutto, mentre i tre discutono nel salotto. Improvvisamente avverto le voci farsi più accese.

«Tranquilli voi, lo prendo io il vino» è la voce di quel tipo. Che palle!
Continuo a poggiare i piatti nella lavastoviglie dandogli le spalle, mentre lui esce dal frizer la bottiglia.
«Cavatappi?»
Indico il cassetto al mio fianco senza fissarlo.
«Sai, mi dicono che è educato rispondere alla gente... ma se tu parli a gesti va bene comunque» scherza.
«E allora non rompere le palle se ti va bene comunque» sbotto voltando la testa.
Lui sorride compiaciuto. Ma che vuole? «Che caratterino!» Osserva tornando in salotto.
Odiosamente antipatico.

Il mio lavoro finisce in poco tempo fortunatamente. Quando piombo in salone li fisso e cerco di attirare l'attenzione schiarendomi la voce.
Si bloccano e mi guardano.
«Io andrei Emily» sorrido forzatamente.
Si mette subito in piedi e mi raggiunge accarezzandomi un braccio, «scusami per la serata, vai a divertirti, ma non bere... ti prego. E se dovessi ubriacarti dì a chiunque di portarti qui! Lo sai.» Adoro il suo modo di proteggermi. E' la sorella maggiore che vorrebbero avere un po' tutti. E' capitato diverse volte di essere nel bel mezzo di una sbronza madornale e lei è sempre stata pronta ad offrirmi un letto su cui dormire, un secchiello su cui vomitare ed una pillola contro il mal di testa. Ha sempre nascosto tutto ai miei genitori ed è per questo che, nonostante il nostro carattere completamente differente, riusciamo sempre a collaborare. Ci vogliamo profondamente bene.

Annuisco e saluto con un cenno di mano i presenti, per poi uscire di casa.

Invio un messaggio a Candi.

Sono finalmente evasa! Dammi un'ora per arrivare a casa e cambiarmi e sono da te.

Indosso un pantalone aderente di pelle nero ed una canotta trasparente con di sotto un reggiseno nero che risalta il mio seno. Metto gli anfibi e dopo aver scompigliato i capelli, copro le spalle con un giubbotto ed acchiappo la borsa per uscire.

Mia madre sta quasi per addormentarsi sul divano, ma sente scricchiolare la scala in legno e spaventata spalanca gli occhi. Mi fissa corrucciata.
«Ti prego, almeno non fare tardi» detto ciò affonda la testa sul cuscino ed io sgattaiolo fuori. Sono certa che domani non ricorderà tutto ciò e finirà per scagliarsi contro di me.

Raggiungo Candi ed insieme andiamo al Green dove una band sta suonando.
Ondeggio il corpo a ritmo di musica entrando nel locale, mentre la mia amica canta al mio fianco. Ci avviciniamo al bancone stracolmo di gente, aspettando il nostro turno, mentre ticchettio le dita sul tavolo osservando un punto fisso.
Il barman di fronte alza la testa e mi fissa, «ragazzina non è un locale per te questo» di nuovo lui! E' assurdo.
Faccio come per evitare e alzo un dito per farmi servire dal ragazzo al suo fianco, che, purtroppo, è già impegnato con altri clienti.
«Senti fammi un Jack e cola e sta zitto per favore» lo minaccio.
Candi ci fissa curiosa e doverosa di capire. «A me un Bloody Mary» poi mi da una gomitata, «chi cazzo è?» Bisbiglia a denti stretti.
«Dopo» dico mentre acchiappo il bicchiere di fronte a me e porto la cannuccia alla bocca.
«Vacci piano bimba, sennò sarò costretto io stesso a portarti da tua sorella» dice serio gettando in aria una bottiglia e riprendendola con l'altra mano da dietro la schiena.
Si sente figo?
«Ma poi sei dappertutto tu? Cosa sei?» Domando irritata.
Alza le mani in segno di resa, «è il mio lavoro, anche se da poco...» dice.
Faccio una smorfia per imitarlo e mi allontano con la mia amica in uno dei tavoli il più distanti da quello.

«Grace Elizabeth Stewart! Esigo una spiegazione all'istante.» Batte i pugni sul tavolo la mia amica.
Sorseggio la mia bevanda fresca e cerco in tutti i modi di evitare l'argomento.
«LIZ!» Esclama.
La fulmino. «Lo sai che odio quando mi chiamano così! Lo sai che odio il mio secondo nome!» Borbotto nervosamente mangiucchiando con i denti la cannuccia.
«Sputa il rospo» decreta lei.
Roteo gli occhi sbuffando, «è solo quel tipo di cui ti parlavo, quello odioso... insomma, quello» riesco a dire. Mi annoia parlare di gente che non considero neanche. Lo sa che per tenermi attiva in una conversazione, quest'ultima deve essere allettante.
Lei sposta la testa più volte su lui e me, continuamente. «E' un bonazzo!»
Scrollo le spalle, «ma smettila» corruccio la fronte infastidita.
«Ma scherzi? Ho fissato ogni suo lineamento, è perfetto. Credo che Brandon Felton abbia la concorrenza, cazzo.» Ride infine.
Sposto lo sguardo su Brian. Insomma, non è poi chi sa cosa. Fisico scolpito, come tutti, ormai. Occhi verdi, capelli castano chiaro corti, espressione alla "ce l'ho solo io" . Cos'ha di affascinante? Sarà che io non riesco mai a vedere in un ragazzo qualcosa che mi attiri completamente. Fino a qualche anno fa, ero attratta da molti tipi a scuola. Poi ho sperimentato che sono tutti degli incapaci coglioni e ho deciso di togliermi di torno la maggior parte di loro e adesso va così.

Trascorro la mia serata a contenermi con l'alcol. Ho sul serio paura di esser trasportata in auto da quel tizio, non mi va a genio e poi gliela darei vinta. Non mi ubriacherò!

Rimango lì seduta a scherzare con Candi fino alla chiusura, esattamente alle cinque del mattino.

Brian poi si posiziona di fronte al nostro tavolo indossando il giubbotto.

«Non è troppo presto per voi ragazzine ritirarvi a casa alle cinque del mattino?»
Candi coglie l'occasione per parlare. «Abbiamo diciassette anni, dove sta il problema?»
«Non ricordo che a diciassette anni frequentassi ragazzine così antipatiche, sapete?» Se la ride convinto.
«Senti Candi, andiamo.» Mi metto in piedi e fisso Brian. «Ti ringrazio per averci offerto i drink. Gentilissimo.» Mostro un sorriso compiaciuto e da perfetta stronza sculetto fino all'uscita, seguita dalla mia amica che fatica a tenermi il passo.

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