Un particolare in più
Anche quella mattina Irene s'era svegliata male: in realtà era da quando era cominciato il mese di maggio che i suoi risvegli erano uno schifo.
Sofia sosteneva che si trattasse del fatto che mancava un mese alla maturità, ma forse neanche lei ci faceva troppo caso, alle problematiche della sorella - con Bianca prossima al trapianto di midollo e Alberto che avrebbe mandato a repentaglio l'andamento degli esami per lei; né quest'ultima né la loro madre, infatti, si erano accorte che spesso la giovane non si reggeva in piedi, e il cibo era più quello che rigettava che quello che metteva nello stomaco.
Tuttavia cercava di non dire niente né alla madre né alla sorella perché sospettava - anzi temeva - il motivo di tutti quei malori: quando aveva fatto l'amore con Hans, l'ultima sera dello scambio culturale, non avevano usato precauzioni, e nel fervore di quella prima e ultima notte d'amore insieme, non erano stati attenti; le nausee e i capogiri, nei primi giorni poco vistosi, ma col tempo sempre più insistenti ed invasivi, erano stati per lei un campanello d'allarme, tanto che il pomeriggio precedente era andata in una farmacia parecchio lontana da casa perché nessuno la riconoscesse e aveva comprato un test di gravidanza.
Non appena si alzò dal letto, perciò, se lo nascose sotto la giacca del pigiama e scivolò di corsa in bagno, dove per fortuna non erano ancora entrate né la madre né Sofia.
Aprì la confezione, seguì le istruzioni e, non riuscendo a stare seduta mentre comparivano le tacche, camminò su e giù per il bagno, per poi fermarsi di colpo di fronte allo specchio non appena le apparve davanti il risultato che non avrebbe voluto mai vedere: due tacche rosse. Era incinta.
《Cazzo, no! No!》si lamentò, a bassa voce per non farsi sentire.
Intanto, fuori dalla porta sua madre bussava per reclamare il bagno.
《Irene! Irene, hai finito?》domandò da dietro la porta.
《Sì, ho fatto! Ora esco!》rispose lei, cercando di sembrare convincente.
Buttò il test nel cestino, sperando che fosse finito abbastanza in fondo da essere nascosto dagli altri rifiuti.
***
In prima ora c'era Ugolino, che in quel mese esatto che separava gli studenti dall'inizio degli esami era più carico, minaccioso e sadico del solito: nel suo discorso in III B, sembrava che ci godesse a far venire l'ansia ai ragazzi.
《Ragazzi, come sapete, da dopo metà giugno cominceranno gli esami di maturità. Se fosse per me vi boccerei tutti, perché chiedervi di avere un minimo d'interesse per la Matematica e la Fisica è come cercare di cavare il sangue da una rapa...》esordì, spaziando con lo sguardo per le file dei banchi, dove regnava tutto, meno che l'attenzione per le sue parole: in prima fila a sinistra, Alberto guardava a volte la porta, a volte le finestre, e a volte Bianca, sempre più provata dai cicli di chemioterapia; in seconda fila centrale, Ester chattava senza nemmeno preoccuparsi di mettere la modalità silenziosa, mentre la compagna di banco Irene cercava un'alternativa tra l'aborto e la confessione della sua gravidanza alla famiglia; accanto a loro, ma a sinistra, Davide controllava le visualizzazioni su Youtube del suo reportage sullo scambio culturale, con Sofia che guardava in continuazione nella direzione di Ugolino per non far beccare il compagno di banco, il tutto mentre la sua preoccupazione per Alberto cresceva di minuto in minuto: da quando aveva deciso di sottoporsi alle analisi per verificare la compatibilità del suo midollo osseo con quello di Bianca, al fine di salvarle la vita, era sempre meno concentrato sullo studio per la maturità imminente, e sempre più in balìa del crudele obiettivo del prof Martini di stroncargli la carriera scolastica.
Avevano provato tutti a parlargli: i suoi genitori, suo fratello, lei e Davide, i prof Locascio e Di Nardo, ma lui sembrava dare ascolto a Sognatori, con il suo dannato ottimismo che, in quel momento, strideva con tutto il resto; l'unica cosa che Sofia avrebbe dovuto fare in quel momento era sarebbe dovuta essere pregare il professore di non riempire la testa di Alberto di illusioni, perché se non fossero diventate realtà, il giovane Baldi avrebbe sofferto troppo.
***
Alla fine della seconda ora, Alberto fermò Sognatori in corridoio.
《Prof!》gridò.
Mario si girò: aveva aiutato molto quel ragazzo nella sua lotta contro il tempo per salvare l'amata, ma non intendeva vederlo dimenticare gli studi; tuttavia sapeva che era un adolescente, e che a quell'età i ragazzi vedevano tutto o bianco o nero, per cui cercava di ascoltarlo e consigliarlo, per quanto possibile.
《Alberto... Volevi parlarmi?》domandò.
《Sì, prof... Ho preso una decisione importante: voglio sottopormi a tutte le analisi possibili per vedere se il mio midollo osseo può essere utile per Bianca》dichiarò Baldi.
《Questo ti fa onore, Alberto, ma ci hai pensato bene? Passeresti la maggior parte del tempo in ospedale, ti rimarrebbe il minimo delle energie per lo studio e non voglio essere retorico, ma tra un mese hai la maturità...》replicò Sognatori.
《Della maturità, sinceramente, non me ne frega un cazzo, al momento. Posso avere mille possibilità di passarla in futuro, ma di salvare Bianca c'è solo questa, di possibilità. E io voglio sfruttarla. Lo so cosa pensa: che il prof Martini mi sta col fiato sul collo e ci sguazzerà, nella mia impreparazione. Ma le sue minacce, adesso come adesso, non mi toccano minimamente. Facesse quello che vuole del mio futuro scolastico, io non rinuncio a salvare Bianca!》decretò lo studente.
《Fai quello che ti senti, di certo io non posso impedirtelo, né potrà farlo tua madre, o chiunque altro. È la tua vita, devi decidere tu come viverla》ribattè il giovane insegnante, con un sorriso stanco sul volto, prima di congedarsi.
Sarebbe stato impossibile per Alberto rinunciare ad aiutare Bianca: si sentiva come Dante, e lei era la sua Beatrice.
***
E fu così che il giovane Baldi fece: i suoi genitori avevano dell'apprensione, ma fu Franco a spingerli a non ostacolarlo, in quanto era la prima volta che il loro figlio e fratello minore era motivato da qualcosa.
Così andò a farsi tutte le analisi del sangue per verificarne le componenti e stabilire la loro compatibilità con quelle della Ventoni per essere trasfuse nel suo, di sangue, sempre più bianco: livelli di globuli rossi, di globuli bianchi e di piastrine, gruppo sanguigno ed eventuale presenza o assenza dell'RH.
Bianca vedeva il suo zelo, tutte le volte che usciva dai cicli di chemio: e a ogni sua manifestazione d'entusiasmo da parte del ragazzo, lei si sentiva in colpa perché sentiva di stargli facendo perdere tempo prezioso per il ripasso del programma richiesto per gli esami; tuttavia era anche sbalordita da quella manifestazione d'amore immensa, senza pari, talmente che un pomeriggio, di ritorno dall'ospedale, fece a sua nonna Clelia una domanda singolare.
《Fino a che punto ci si può spingere per amore?》chiese.
La nonna la guardò, interrogandosi sul perché lei stessa a settant'anni compiuti era sana e rampante come una ragazzina mentre sua nipote, che a diciotto anni ragazzina lo era per davvero, stava rischiando la vita.
《Parli di me e di Michele, o di te e di Alberto?》le rispose quindi, con un'altra domanda.
Bianca constatò che a sua nonna non si poteva nascondere proprio nulla.
《Da quando ha saputo della leucemia, non fa che sottoporsi ad analisi continue, con le quali spera che il suo midollo osseo sia compatibile col mio per essere lui l'eventuale donatore. Insomma, sta correndo contro il tempo, contro tutto e tutti per cercare di salvarmi, e io non riesco nemmeno a dirgli che mi sveglio ogni mattina con la paura che potrebbe essere tutto inutile...》confessò sconsolata.
La signora Clelia la guardò negli occhi.
《Tu lo ami come lui ama te?》le domandò allora.
《Io... Penso proprio di sì. Vorrei che il nostro amore fosse unico e indimenticabile, anche se il suo epilogo fosse tragico》rispose la ragazza.
《Non sarà tragico, tesoro, e sai perché?》la incoraggiò la donna.
《Perché?》fece l'una, che ci credeva poco.
《Perché la medicina ha fatto progressi e perché Alberto farà di tutto per salvarti. È la tua carica, la tua salvezza, il tuo appiglio per aggrapparti alla vita》le spiegò l'altra.
La Ventoni pensò che quella chiacchierata con sua nonna fosse stata la chiave per prendere definitivamente una decisione che aveva in mente da qualche tempo, e che era arrivata l'ora di attuare.
***
Erano giorni che Teodoro era strano, dal punto di vista di Valerio: non rispondeva alle chiamate, non visualizzava i messaggi su Whatsapp, e anche a scuola si faceva vedere poco, e quando c'era faceva finta di non farsi vedere.
Il giovane Gracchi si chiedeva quale torto gli avesse fatto, perciò una mattina a ricreazione decise di affrontarlo.
Non appena lo vide arrivare, Antonini fece per andarsene, ma Valerio lo prese per un braccio.
《Eh no! Adesso tu mi dici che ti prende in questi giorni: mi eviti al telefono e dal vivo, mi fai sentire una merda e non so nemmeno il perché!》esordì.
《Come non lo sai? Lo sai benissimo invece!》lo provocò Teodoro.
《In che senso?》chiese stupito l'uno.
《Ti prego, non fare il finto tonto... Ti ho visto qualche giorno fa al bar dei Patriarca, con Rosa... Tutti vicini, quasi intimi...》ribattè velenoso l'altro.
《Ma che intimi, sei scemo? Rosa è un'amica e una confidente, e anche una nostra grande sostenitrice!》gli ricordò lo studente.
《Sostenitrice, ma ti senti? Siamo due persone che stanno insieme, che ci serve la tifoseria? La verità è che sei un bambino indeciso, e io sinceramente voglio un altro tipo di amore, dalla vita...》continuò il tecnico.
《Cosa significa tutto questo? Mi stai lasciando, Teo?》lo incalzò il primo.
《Mi sto prendendo del tempo, Valerio, e se ci tieni a me cerca di rispettarlo. E torna quando e se l'indecisione finirà!》concluse il secondo, voltandogli le spalle.
Se dietro quell'incontro combinato con Rosa c'erano i suoi genitori, con l'obiettivo di allontanarlo da Teodoro, ci erano riusciti alla grande, pensò mentre vedeva andare via l'unico grande amore della sua vita.
***
Quella ricreazione non era particolarmente entusiasmante nemmeno per Ester e Francesco: da qualche giorno la giovane Gherardi lo vedeva strano, distante, assente, proiettato con la mente ad un unico, fastidioso pensiero, ossia la storia d'amore tra Sara e Carlo, che sembravano non conoscere crisi.
Il ragazzo li guardava torvo da lontano, mentre era al fianco di Ester.
《Proprio non ce la fai a digerire la cosa, eh?》fece lei.
《Si vede così tanto?》domandò lui.
《Calcola che nessuno di noi è messo bene in media: Irene è con la testa da un'altra parte, Alberto si è messo in testa di salvare Bianca, Sofia è gelosa ma non lo ammetterebbe nemmeno sotto tortura, tuo fratello proprio non si rende conto che lei non se lo fila, Ugolino minaccia bocciature a tappeto, e si avvicina una maturità per la quale saranno pronte due persone su mille in tutta la scuola. Sinceramente non spicchi nella tua disperazione, ma sono abbastanza esperta di casi umani per capire quello che tu, da settembre, non vuoi proprio ammettere: sei innamorato di Sara, Francesco. È difficile da ammettere per il dongiovanni del Da Vinci, ma è così. Quindi finiamola qui, che tra noi è durata anche troppo》dichiarò l'una.
《Mi dispiace, davvero. Ci abbiamo provato. Ma comunque apprezzo la sincerità》rispose l'altro.
《È che pensavo rimanessimo sempre uguali, noi due, ma tu sei cambiato, e anche in meglio direi》ammise la prima.
《E tu?》chiese il secondo.
《Io cercherò di godermi questi ultimi mesi da liceale con quello che la fauna maschile davinciana ha da offrirmi. Ad ogni modo buona vita, Francesco Altobelli!》decretò la ragazza, dandogli un bacio sulla guancia e rientrando prima che suonasse la campanella di fine ricreazione, e facendo pensare al giovane che forse qualche cambiamento stava avvenendo anche dentro di lei.
***
《Si può sapere da quando il Pigneto è definibile come "sprofondo"?》gridò Andrea inseguendo Cristina per tutto il corridoio del secondo piano.
《Mio padre non ha assolutamente detto che trovarci una casa insieme al Pigneto significa andare allo "sprofondo", ma lo conosci...》ribattè la collega, girandosi di scatto.
《Certo che lo conosco! Per l'ingegner Guarnieri è periferia estrema tutto ciò che supera le Mura Aureliane!》replicò piccato Delpino.
《Adesso sei tu ad essere ingiusto, Andrea!》rispose la Guarnieri.
《Ingiusto io?》fece lui.
《Esattamente! Mio padre voleva solo darci un consiglio!》argomentò lei.
《Tuo padre è un impiccione che va avanti a forza di ingerenze nella nostra vita di coppia, riempiendola di paragoni con tua sorella e il notaio, di cui onestamente ho le palle piene!》esclamò l'uno.
《È la mia famiglia, che ti piaccia o no, e se stai con me devi farteli non dico piacere, ma per lo meno andarci d'accordo un minimo!》continuò l'altra.
《Se cambiassero atteggiamento nei miei confronti lo farei pure!》dichiarò il primo.
《Hai le manie di persecuzione!》decretò la seconda.
E mentre loro si inseguivano, dal lato opposto venivano Laura ed Emma.
《Però, quei due non trovano un attimo di pace... Speriamo proprio di non diventare così, Vito e io...》commentò la Di Nardo.
《Nessuna coppia spera di arrivare mai a quel punto. Ma alla fine è inevitabile》replicò la Castelli.
《È che ci siamo innamorati come due adolescenti, esattamente come i nostri ragazzi. Come tuo figlio, che farebbe di tutto per la Ventoni...》ribattè la docente di Inglese.
《...Anche a mettere a repentaglio la possibilità di essere ammesso alla maturità, con Pietro sempre in agguato, lo so. Per carità, l'amore alla sua età è una cosa bellissima, ma non ti nego che sono preoccupata...》ammise quella di Italiano.
《Prof!》intervenne una voce maschile. Era Valerio Gracchi.
《A proposito di pre occupazioni...》fece la prof all'orecchio della collega. 《Gracchi, che succede?》domandò poi.
《Le devo parlare》disse questi.
《Di cosa?》lo incalzò lei, mentre salutava Emma e si allontanavano.
《I miei genitori hanno organizzato una messinscena per separarmi da Rosario, e adesso lui mi odia, mi considera un ragazzino capriccioso e indeciso!》si lamentò lui.
《Te l'ho sempre detto che i tuoi non ti avevano mai accettato, ma tu giustamente non hai mai voluto perdere la speranza. Solo che stavolta hanno passato il segno. Non ti preoccupare, ci parlerò io con loro》promise la donna.
《Grazie, grazie prof! Se non esistesse la dovrebbero inventare!》la ringraziò il ragazzo, tornando in classe rincuorato.
***
Quel pomeriggio il bar dei Patriarca era veramente affollato.
《100000 visualizzazioni in una settimana, un record!》esclamò Davide rivolto a Sofia, mostrandole il reportage sullo scambio culturale caricato sul suo canale Youtube.
《E ai tuoi proprio non ce la fai a dirlo?》domandò quest'ultima.
《Ma che stai scherzando? Ieri mio nonno ha cominciato a dire quanto vorrebbe vedere me e Francesco alla testa della Altobelli Automobili S.p.A.! Che poi capirai che motivazione... Francesco è l'ombra di sé stesso e io, di passare la mia vita in giacca e cravatta, dietro una scrivania e ad esaminare documenti proprio non mi ci vedo!》ammise Altobelli.
《Secondo me a starti così zitto stai solo incoraggiando le aspettative della tua famiglia su di te!》commentò la Tindari.
《Certo... Ora vado a casa e dico "Papà, mamma, nonno, voglio fare lo youtuber!"》fece sarcastico lui.
《Sarebbe la cosa più intelligente》osservò lei.
《Sarebbe la strada più breve per farmi ammazzare... Il cavalier Giampietro Altobelli non ammetterebbe mai un nipote youtuber!》ribattè l'uno.
《Ma un nipote infelice, quello sì?》replicò l'altra.
《Secondo me ha ragione lei, dovresti buttarti. Il tuo canale è fighissimo, Pasquale e io non perdiamo mai un video. Hai una capacità di raccontare le cose fantastica, se le lezioni le spiegassero a scuola come tu parli su Youtube, prenderebbe voti alti perfino mio fratello!》intervenne Rosa, venendo a prendere le tazzine dei caffè e i bicchieri d'acqua vuoti, e andando via subito dopo.
《E se lo dice la tua spasimante numero uno, significa che è una garanzia!》lo punzecchiò Sofia a bassa voce.
Davide non seppe cosa dire: sia Rosa che Sofia avevano ragione.
***
《Allora, cosa dice il tuo principe azzurro?》fece Valerio a Rosa, mentre la ragazza gli veniva incontro.
《Vuole fare lo youtuber a livello professionale ma ha paura di cosa penserà la sua famiglia...》raccontò la Patriarca.
《Gli Altobelli in generale e il Cavaliere suo nonno in particolare... Minimo lo vorranno vedere ingegnere o avvocato...》osservò Gracchi.
《Così come i tuoi vogliono vederti etero per forza》gli ricordò lei.
《Sapendo quello che hanno fatto nemmeno tornerei a casa, guarda... Però la Castelli mi ha promesso di parlare con loro e convincerli che io sono gay e amo Teodoro》disse lui.
《A proposito, lui è sempre incazzato?》domandò l'una.
《Incazzato nero, tanto che mi evita in tutti i modi possibili e immaginabili》rispose l'altro.
《Ma ancora con la storia che vuole tempo per lui e che ti considera indeciso?》chiese la prima.
《Sì, esatto. E io ho cominciato seriamente a pensare che questa "pausa di riflessione" significhi in realtà che mi ha scaricato e che me lo sono meritato perché non ho saputo difenderlo davanti agli intrighi dei miei》sospirò il secondo.
《Secondo me non è tutto perduto》sorrise Rosa.
《Dici?》fece Valerio.
《Sì, perché si sta avvicinando la maturità, e come insegnano i film di "Notte prima degli esami", è il periodo in cui tutto può essere rimesso in discussione e riaggiustarsi. Io ti darò una mano, ma tu ci devi mettere del tuo》replicò la ragazza.
《Grazie, Rosa. Sei una persona straordinaria. Spero che Davide Altobelli si accorga di te》decretò il giovane.
《Lo spero anch'io...》pregò la Patriarca, osservando Davide e Sofia poco distanti.
***
Nel frattempo Silvia aveva ricevuto un appuntamento da Daniela Patriarca, la madre di Pasquale: aveva urgenza di parlarle.
《Sono preoccupata per mio figlio. Ho paura che mi mente sui voti》ammise la barista pugliese.
《Perché dovrebbe? Gli ho fatto un discorso molto serio mesi fa, pensavo di averlo messo in riga...》disse la Cerullo.
《Lo so che tu sei una brava ragazza, è mio figlio che è un disgraziato. Poi ci sta quel professore di matematica che odiate tutti...》continuò la Patriarca.
《Ugolino?》domandò l'una.
《Eh sì, proprio lui. Ultimamente Pasquale è tornato a casa dicendo che ha preso 5 in matematica ma secondo me ha preso meno... È la verità?》chiese l'altra in tono apprensivo.
《Ha preso 3》dovette ammettere la prima.
《Lo sapevo, quel bugiardo, delinquente e disgraziato. Abbiamo faticato tanto per non farlo bocciare questi anni, non può fare scherzi proprio adesso che deve prendere il diploma...》si lamentò la seconda.
《Non credo proprio che farà alcuno scherzo. Il tempo dei giochi è finito, Ugolino ci potrà dare degli ignoranti ma Pasquale non verrà bocciato, glielo giuro sulle mie origini napoletane, signora. Glielo conterò col contagocce, il tempo libero. Per il resto, non vedrà che i libri e la tesina》promise Silvia, prima di tornare a casa.
《Allora, com'è andata?》domandò Oreste Patriarca, tornando dal magazzino.
《Che lo metterà sotto a studiare. È una santa proprio questa ragazza, una benedizione. Si fossero messi insieme prima...》sospirò Daniela.
***
I Gracchi si presentarono all'orario di ricevimento, incuriositi dalla chiamata della Castelli: d'altra parte il loro Valerio, dal punto di vista scolastico, era sempre stato uno studente ineccepibile, il primo della classe.
Perciò non appena la docente li accolse nella stanza dei ricevimenti, vollero subito sapere il motivo per cui erano stati convocati.
《So tutto》esordì.
《Tutto cosa?》domandò la signora Gracchi.
《Avete fatto una cosa ignobile. Far vedere Valerio con Rosa Patriarca a Teodoro solo per separarlo da lui è un atto di incomprensione di omofobia》continuò la donna.
《Come sarebbe a dire omofobia? Noi accettiamo nostro figlio per quello che è, almeno finché durerà questa fase...》ribattè il signor Gracchi.
《Ma non vi sentite? Una fase! Voi non avete accettate affatto vostro figlio, e siete pronti a sperare che con la prima ragazza che gli capita a tiro si dimentichi di sé stesso! Vergognatevi, vergognatevi davvero!》replicò la professoressa.
《Ma come si permette?》sbottò indignata la madre di Valerio.
《È questa l'educazione che impartite ai ragazzi?》le diede manforte suo marito.
《Mi permetto perché qui, al contrario di quanto pensate, noi li aiutiamo i ragazzi. Li vediamo crescere anno dopo anno e ne andiamo fieri, come voi dovreste andare fieri di vostro figlio: è intelligente, creativo, brillante, talentuoso, innamorato e soprattutto buono, talmente buono che aveva capito che dietro a questa manovra c'eravate voi ma non ci voleva credere! Ora capite chi è Valerio?》rispose energicamente Laura.
《Forse non lo abbiamo mai saputo veramente...》osservò Elena.
《Potrà mai perdonarci nostro figlio?》chiese Maurizio.
《Penso di sì, ma avrete molte cose di cui parlare》sorrise la Castelli, salutandoli e sperando di aver costruito un ponte di dialogo e tolleranza tra di loro.
***
Carlo constatò che quel pomeriggio Sara gli aveva dato appuntamento in un luogo piuttosto insolito: il Policlinico Umberto I.
A primo impatto gli era sembrato strano incontrarsi lì, in quanto sia lui che la Michetti godevano di ottima salute; forse aveva accompagnato Concetta insieme a Rachele ed Enrico, e voleva farsi raggiungere lì.
La cercò al reparto di Fisioterapia, da dove stava uscendo Franco Baldi.
《Scusi, ha visto una ragazza con i capelli castano chiaro e gli occhi nocciola, che accompagnava un'amica a fare fisioterapia?》domandò.
《Veramente Concetta Fabbri ha finito poco fa, e ad accompagnarla erano stati un ragazzo e una ragazza che non è quella che cerchi》rispose il fratello maggiore di Alberto.
Carlo stava per chiedergli se l'avesse vista da un'altra parte, quando gli arrivò un messaggio su Whatsapp:
Sono al reparto di Oncologia. Raggiungimi lì. Sara.
Non appena lesse la parola Oncologia sbiancò: la sua fidanzata aveva forse scoperto di avere un tumore? In preda all'ansia e ai dubbi si diresse al reparto indicato, dove Sara lo aspettava, guardando attraverso un vetro le persone che affrontavano i cicli di chemioterapia.
《Sara! Oddio, che ti è successo? Perché mi hai voluto vedere qui?》domandò agitato, abbracciandola.
《Ehi, va tutto bene... Volevo solo mostrarti una cosa... Guarda lì...》esordì la giovane, sciogliendosi dall'abbraccio e mostrando a Neri, attraverso il vetro, Alberto che faceva compagnia a Bianca durante la chemio.
《Quelli non sono il figlio della Castelli e la figlia del preside?》fece il ragazzo.
《Esatto. E lui la ama talmente tanto che non si allontana un minuto da lei, al punto da sottoporsi a delle analisi per donarle eventualmente il suo midollo osseo per salvarla dalla leucemia. È una dimostrazione d'amore grandissima, e io non so se riuscirò mai a dimostrarla a te...》sospirò lei.
《Sei innamorata di Francesco, vero?》indovinò allora lui.
《Non credo di avere mai smesso di amarlo. Mi dispiace, Carlo. Credimi, mi dispiace davvero...》ammise l'una.
《Non ti preoccupare, io l'avevo capito. E penso proprio che lo abbia capito anche lui...》sorrise l'altro.
《Non credo. Quelli come Francesco non cambiano mai》dichiarò la prima.
《Credo che invece dovresti dargli fiducia》ribattè il secondo.
E dopo che la ebbe salutata e se ne fu andato, Sara continuò a guardare Bianca e Alberto al di là del vetro: se l'amore faceva davvero miracoli, allora sarebbe stato un miracolo anche cambiare la natura del giovane Altobelli.
***
Un'ora dopo la fine della lezione di laboratorio teatrale, Irene era ancora a scuola: non appena era finito l'incontro, era subito corsa in bagno a vomitare dopo essersi trattenuta anche troppo a lungo.
Erano giorni che sentiva di trovarsi di fronte ad un bivio: aveva paura di dire a sua madre di essere finita come lei, incinta di un semisconosciuto; ma non aveva nemmeno il coraggio di abortire, né di portare avanti la gravidanza per poi affidare il bambino ad un'altra famiglia.
Una cosa sola le era chiara, alle sei del pomeriggio di quel 20 maggio del 2018: tutta quella situazione era troppo pesante per i suoi diciannove anni compiuti da poco, e la stava schiacciando talmente tanto che si sedette a terra in corridoio, chiudendo gli occhi per sopportare quel dolore che non andava via.
《Irene!》esclamò una voce maschile a lei nota. La Tindari levò gli occhi verso Youssef, che si stava chinando verso di lei.
《Youssef! Che ci fai qui?》domandò allora.
《Mi sono un po' portato avanti con le scenografie per lo spettacolo di fine anno. Tu invece? Ester è andata via da un po'...》osservò Beshir.
《Non sono andata con lei, non ho il coraggio di tornare a casa...》confessò la Tindari.
《Che vuoi dire?》chiese lui.
《Ricordi Hans Fabricetti? Il ragazzo che stava sempre con me durante lo scambio culturale?》esordì lei.
《Come dimenticarlo... Non vi scollavate mai, tanto che Enrico e Pasquale non facevano che ripetermi: "La tua spasimante non spasima più?"》raccontò l'uno.
《L'ultima sera prima che la scolaresca austriaca tornasse a Vienna, Hans e io ci siamo dileguati. Abbiamo fatto l'amore, ma non siamo stati attenti, e io qualche giorno fa ho scoperto di essere incinta》ammise l'altra.
《E lo hai detto a qualcuno?》volle sapere il primo.
《No, tu sei l'unico che lo sa al momento. Anche perché io non so che fare... Non posso avere un bambino adesso! Sono troppo giovane, e poi non so nemmeno chi è mio padre, non voglio che mio figlio abbia il mio stesso destino...》si disperò la seconda.
《Non lo avrà. Ti starò vicino. Diremo che il padre sono io e mi prenderò cura di voi...》promise il giovane.
《Davvero lo faresti?》domandò la ragazza.
《Ma certo. Sei una ragazza speciale, Irene. Sono io ad averlo capito troppo tardi...》le sorrise Youssef, cingendole le spalle con un braccio; Irene posò la testa sulla spalla destra di lui, mentre un lampo squarciava il cielo, dietro le finestre del corridoio, subito seguito da un tuono e poi da una pioggia scrosciante. Era un temporale estivo.
《Visto? Anche il temporale è venuto a suggellare la mia promessa...》commentò questi.
Irene sorrise: accanto a lui non avrebbe potuto avere più paura di niente.
***
In quei giorni accaddero due fatti significativi: il primo fu la nascita dell'amore tra Carlo Neri ed Ester Gherardi; i due, dopo la fine delle rispettive storie con Sara Michetti e Francesco Altobelli, avevano scoperto di potersi consolare a vicende, trasformando quel rapporto di mutuo soccorso in qualcosa di più.
Il secondo fu l'inizio della preospedalizzazione di Bianca: i primi di giugno avrebbe dovuto sottoporsi al trapianto di midollo osseo, per cui Alberto non era risultato compatibile, ma per fortuna ne era arrivato uno.
Il giovane Baldi era stato sempre accanto a lei, in quel percorso che l'avrebbe condotta verso la guarigione, se tutto fosse andato per il verso giusto.
Ma poiché la Ventoni aveva paura di un esito negativo, che non aveva il coraggio di ammettere col ragazzo, aveva maturato una decisione che decise di attuare la sera prima dell'operazione.
Il campanello di casa Baldi suonò: quella sera Alberto era da solo.
Fu stupito nel vedersi comparire davanti Bianca.
《Ciao... Come mai qui?》domandò spiazzato, mentre la faceva accomodare.
《Vedi, Alberto... Domani è una giornata importante, per me. Potrebbe andare a finire in qualunque modo, e se non dovesse andare a finire bene...》cominciò lei.
《Andrà a finire benissimo!》decretò lui, non volendo sentire altro.
《...se non dovesse andare a finire bene, voglio che ricordi questa notte per sempre...》continuò lei, prendendolo per mano e conducendolo nella sua camera da letto.
Lo stereo era acceso su Radio Italia, e proprio in quel momento veniva trasmessa la canzone "Futura" di Lucio Dalla:
Chissà, chissà domani
Su che cosa metteremo le mani
Se si potrà contare ancora
Le onde del mare
E alzare la testa
Non esser così seria, rimani...
La ragazza cominciò a spogliarsi lentamente: prima si tolse la maglietta, poi i jeans e infine la biancheria intima; Baldi rimase per qualche minuto a contemplarla, per poi fare lo stesso.
E chissà come sarà lui domani
Su quali strade camminerà
Cosa avrà nelle sue mani, le sue mani
Si muoverà e potrà volare
Nuoterà su una stella
Come sei bella
E se è una femmina si chiamerà Futura
Bianca lo condusse verso il letto, che aprì, per poi sdraiarsi; Alberto la seguì emozionato: finalmente avrebbe fatto l'amore con la ragazza che amava.
Stava per chinarsi su di lei, quando la ragazza lo fermò.
《Aspetta...》fece. Si tolse la parrucca, rimanendo completamente calva.
《Sei bellissima》disse lui, apprezzando il suo coraggio e baciandola.
Ma non fermarti, voglio ancora baciarti
Chiudi i tuoi occhi, non voltarti indietro
Qui tutto il mondo sembra fatto di vetro
E sta cadendo a pezzi come un vecchio presepio
Si baciarono ancora e ancora, e ai baci aggiunsero le carezze e i sospiri, finché lui non entrò dentro di lei, finché non furono una cosa sola.
Se ne andò così com'era venuta, all'alba della mattina successiva, mentre Alberto ancora dormiva.
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