San Valentino
Quella mattina del 13 febbraio Alberto era entrato trionfante in classe prima dell'inizio della prima ora.
《Ragazzi, ragazzi! Non potete capire che ho trovato...》esordì rivolto a Davide e Sofia, che erano già arrivati.
《Che hai trovato? La Pentola d'Oro alla fine dell'arcobaleno?》chiese la Tindari prendendolo un po' in giro. Doveva mantenere il solito sarcasmo per non trapelare quanto le dispiacesse quello che aveva scoperto e come le pesasse non dire niente, e aveva consigliato ad Altobelli di fare uguale.
《Meglio... Ho trovato la chiave di svolta! Il 14 febbraio apre la pista di pattinaggio sul ghiaccio all'Eur, voglio proporlo a Bianca... Intendo conquistarla prima della maturità, e questa mi sembra la strategia perfetta!》esclamò Baldi.
《Sarebbe ideale se non sapessimo bene tutti e tre che tu non sai pattinare...》gli ricordò sorridendo furbamente Davide.
《Vabbè, dai... Magari nemmeno lei lo è, magari cadiamo di culo sulla pista entrambi, ma almeno stiamo insieme e ci divertiamo...》replicò il figlio della Castelli. 《Bianca!》fece poi, vedendo arrivare la Ventoni.
《Ciao, ragazzi!》salutò quest'ultima. Aveva l'aria palesemente distrutta, ma Alberto sembrava non accorgersi di nulla, innamorato com'era.
《Ciao!》ricambiarono Davide e Sofia.
《Sai una cosa? Domani aprono la pista di pattinaggio sul ghiaccio all'Eur, ti volevo chiedere se volevi venire con me...》propose Alberto.
《Oh sì, mi piacerebbe moltissimo! Io adoro pattinare, ho fatto le gare e sono stata campionessa, sai?》rispose Bianca entusiasta, mentre Altobelli e la Tindari soffocavano a fatica una risata. Baldi lanciò loro un'occhiata con la quale avrebbe voluto fulminarli all'istante.
《Allora domani ti vengo a prendere alle quattro!》disse alla Ventoni.
《Sarà un piacevole San Valentino》sorrise la ragazza dai capelli rossi.
Anche Alberto sorrise, un po' preoccupato al pensiero che avrebbe ruzzolato sulla pista tutto il tempo.
***
Nella classe di fronte, durante l'ora della Castelli, Carlo si girò un attimo verso Sara.
《Ti andrebbe di uscire con me domani sera?》le domandò a bassa voce.
Neri e la Michetti avevano legato molto negli ultimi tempi, da quando lui l'aveva coperta nella sua fuga dalla classe per andare a parlare col fratello psicologo; la ragazza faticava ancora a credere che il giovane dai riccioli neri potesse essere il migliore amico di Francesco: infatti uno era dolce, sensibile e comprensivo, il ragazzo ideale per una storia seria e duratura; l'altro invece era una faccia da schiaffi, un'adorabile canaglia, adatto all'avventura di una sera o, com'era uso lui stesso, di una settimana.
L'indomani sera sarebbe stato San Valentino, la festa degli innamorati, e poiché Carlo le aveva chiesto di uscire proprio in quella data, sicuramente stava a significare qualcosa.
Intanto, Altobelli aveva notato sia gli sguardi, sia lo scambio verbale tra il suo migliore amico e la ragazza che aveva sconvolto il suo modo di pensare; Sara se ne accorse, e immaginò che fosse un segno: perciò rivolse al biondo un sorriso talmente malevolo e successivamente si avvicinò al moro.
《Con moltissimo piacere!》gli sussurrò all'orecchio, continuando a guardare Altobelli, che si sentì colpito e affondato esattamente come lei sperava.
***
A ricreazione la Castelli stava radunando tutte le sue cose per poi andare a ricevimento dei genitori, quando Enrico si avvicinò alla cattedra.
《Prof, ma lei mi vede a fare l'avvocato?》le domandò. Laura guardò quel metro e ottanta e passa di muscoli, buono come il pane, intristito dai lutti, ma sicuramente non portato per eventuali studi successivi al liceo.
《Perché questa domanda, Michetti?》chiese allora.
《Beh, perché è dalle vacanze di Natale che i miei zii Umberto e Giulia mi chiedono se mi piacerebbe fare l'università in generale, e la facoltà di Giurisprudenza in particolare, perché dicono che sia utile per trovarmi un lavoro sicuro allo studio, che di questi tempi non guasta...》confessò il giovane.
《E tu, Enrico? Ti senti veramente portato per la facoltà di Giurisprudenza o sogni qualcos'altro, per te?》volle sapere la docente. Quella storia di far ereditare per forza lo studio legale all'unico Michetti maschio maturando le puzzava di maschilismo.
《Prof, lo sa bene anche lei che è Sara quella studiosa della famiglia. A lei ce la vedrei davvero a fare l'avvocato, con la testa che ha. Io invece vorrei diventare un atleta. Mi sto allenando, sa? Col prof Locascio e con mio zio Paolo, che fa il personal trainer》confidò lui.
Lei gli sorrise di rimando. Quelle parole erano state la conferma della mentalità retrograda dei Michetti; ma poiché venivano a ricevimento poco dopo, li avrebbe sistemati lei.
《Allora segui la tua vocazione, e per la tua famiglia non devi temere: gli parlerò io》lo rassicurò, salutandolo e dirigendosi nella stanza dei ricevimenti.
***
Umberto e Giulia Michetti la attendevano insieme ad uno stuolo di altri genitori, ma non appena videro la professoressa, scattarono in piedi, sostenendo di essere lì per primi: la Castelli aveva sempre pensato che usassero il loro essere benestanti come forma di prevaricazione sociale, esattamente come facevano i Gracchi e gli Altobelli.
《Buongiorno, signori Michetti. Venite con me...》esordì, conducendoli all'interno della stanza dei ricevimenti.
《Siamo venuti qui per i ragazzi》disse Giulia, sedendosi.
《Per entrambi?》domandò Laura.
《Sì, per Sara e per Enrico. Ma penso che di mia figlia non ci sia molto bisogno di parlare. Si è innamorata del tipo sbagliato, è caduta e si è rialzata, e ne ha dato la dimostrazione con la pagella. Il nostro problema più grande adesso è Enrico》continuò Umberto.
《Problema?》fece la Castelli.
《Esatto, un problema bello grosso. Come lei sa, Enrico non è nostro figlio, ma è come se lo fosse. Oltretutto si tratta del nostro unico possibile erede maschio dello studio legale. Durante le vacanze di Natale gli abbiamo suggerito di pensare a iscriversi a Giurisprudenza, l'anno prossimo, ma non lo vediamo particolarmente motivato》proseguì la signora Michetti.
《Noi pensiamo che sia colpa di nostro cognato Paolo Roversi. L'avevo detto al giudice che Enrico doveva essere affidato a noi, ma chissà per quale misterioso motivo ha voluto lasciarlo a quel personal trainer senza arte né parte, che lo sta rendendo tutto muscoli e niente cervello. Quell'uomo è deleterio e deviante, per Enrico, lo abbiamo sempre detto!》sostenne l'avvocato.
《E se proprio con Enrico non ci fosse proprio niente da fare, avete pensato a Sara?》domandò allora l'insegnante, arrivando al punto cruciale a cui stavano girando anche troppo intorno.
《Ma Sara è una donna, l'avvocatura è qualcosa di troppo impegnativo per lei, le toglierebbe il tempo per formarsi una famiglia e per avere dei figli...》dichiarò Giulia.
《Bene. Molto bene. Ho capito tutto》concluse la docente.
《Ha capito cosa, professoressa?》chiese Umberto.
《Ho capito che siete una coppia di retrogradi e maschilisti, che pur di estromettere vostra figlia dagli affari di famiglia solo perché femmina, costringete un ragazzo con ben altri sogni nella vita a fare ciò che non gli piace, condannandolo ad essere infelice per sempre. Avete accolto Enrico nella vostra famiglia, non avete praticamente mai fatto differenze tra lui, Sara e Nicola, e adesso che si tratta delle loro vite future che fate? La selezione naturale? Non conoscete affatto i vostri ragazzi!》esclamò Laura con fervore.
《Ma come si permette di mettere tutti questi grilli in testa a Enrico e Sara? Già basta quel buono a nulla di Paolo...》si indignò la Michetti.
《Forse invece dovremmo lasciar spiegare alla professoressa le sue ragioni》intervenne il marito.
《Io semplicemente vi consiglio di guardarli bene, i vostri ragazzi. Enrico non sarà una cima negli studi, ma è buono, forte e altruista. Dovete vedere com'è atletico, potrebbe diventare davvero la sua professione! E Sara, servono forse parole per descriverla? È un vulcano di idee, con le quali ha risollevato le sorti di una scuola come questa che rischiava di chiudere e che non si sapeva come rilanciare! Siete davvero disposti a recintarli per tutta la vita in ruoli che andrebbero loro stretti?》rispose la Castelli.
I due coniugi scossero la testa. Non sapevano come replicare, la prof aveva ragione da vendere.
Li salutò sorridendo, consapevole di aver vinto lei, mentre accoglieva altri genitori.
***
Ester si stava dirigendo nel cortile interno proprio mentre Enrico era in procinto di finire gli allenamenti con il prof Lojacono.
《Ciao!》lo salutò sorridendo.
《Ester! Come mai da queste parti? Non hai la Locascio a quest'ora?》ricambiò il giovane.
《Parlavo durante la sua ora e mi ha sbattuto fuori. Anche se adesso si è fidanzata rimarrà sempre una zitella isterica!》rispose la ragazza ridendo di gusto.
《Ma lo sai che il prof ha detto che se mi iscrivo allo Iusme e mi alleno seriamente e costantemente posso diventare un atleta professionista?》raccontò Michetti.
《Beh, sarebbe fighissimo. D'altra parte tutto questo bendidio non può mica andare sprecato...》commentò la Gherardi avvicinandosi a questi e sfiorando con la mano la tartaruga sotto la sua maglietta.
Lui si eccitò: conosceva benissimo la nomea della ragazza del III B, ma proprio per questo sapeva quanto potesse essere irresistibile.
《Se poi c'è gente che lo sa apprezzare, tanto meglio...》sorrise perciò.
《Che fai domani sera?》domandò allora lei.
《Nulla, tu?》rispose l'uno.
《Nulla, anche se ti sembrerà strano. Mia sorella esce, e io ho casa libera. Ci vediamo alle nove?》propose l'altra.
《Alle nove》concordò Enrico. Dopotutto avevano diciotto anni, dovevano godersi la vita adesso che erano ancora in tempo.
《Arrivederci, prof!》fecero allontanandosi insieme, mentre salutavano Lojacono.
《Arrivederci, ragazzi!》ricambiò questi, correndo furtivamente verso la palestra e chiudendo la porta.
***
《Ce l'hai fatta, finalmente!》esclamò una voce femminile dietro di lui. Era Giada Grandi, la madre di Rachele, e si era nascosta nel ripostiglio dei palloni da basket. 《Non ce la facevo più a stare in mezzo a tutte quelle palle...》commentò infastidita.
《Avevo gli allenamenti di Enrico Michetti...》rispose l'uomo, avvicinandosi a lei.
《Quel bestione senza materia grigia, è fortunato ad avere le spalle coperte dagli zii! Ma adesso non pensiamoci, ho due ore libere prima di tornare a casa a fare la moglie ineccepibile...》affermò suadente la donna, avvinghiandosi all'insegnante di Educazione Fisica.
《Ma se qualcuno ci scoprisse?》domandò lui, tra un bacio e l'altro.
《Tanto meglio, no? A me fanno impazzire questi incontri clandestini, sempre sul filo del rasoio... A te no?》continuò lei mettendogli le mani sotto la maglietta.
Moglie di un ingegnere e intrappolata in un matrimonio che non la soddisfacente più, si attaccava a qualsiasi opportunità di evasione, riuscendo sempre a confinare gli amanti di turno nei loro ruoli.
Il marito non sapeva di questa sua vena fedifraga, ma la figlia Rachele sì: tuttavia giustificava il tutto convincendosi che sua madre fosse troppo bella per un uomo solo, e più passava il tempo, più si sforzava di voler essere come lei.
《Sì, certo che sì!》decretò Vito, mentre si buttavano sui materassi.
***
《Eh no, i tuoi non possono mettere bocca anche su dove passeremo il San Valentino!》si lamentò Andrea Delpino, inseguendo Cristina Guarnieri all'interno della stanza dei docenti.
《Ma che palle, Andrea! Non hanno mica messo bocca, ci hanno semplicemente dato un consiglio!》ribattè la collega e fidanzata.
《Io la trovo un'ingerenza bella e buona, quella di tuo padre, nonché l'occasione, per tua madre, di ritirare fuori i soliti paragoni con tua sorella e il notaio!》replicò esaurito lui.
《Te le immagini, tutte queste cose! Ti ha talmente dato alla testa questa storia che confondi la realtà!》sbottò lei, mentre entravano Laura ed Emma.
《Qualche problema?》domandò la Castelli.
《Il solito, Andrea ce l'ha con i miei!》dichiarò la Guarnieri.
《Sono loro ad essere impiccioni!》sostenne invece Delpino.
《Fermatevi un attimo e ragionate: ma non vi rendete conto che tutta questa storia sta inquinando la vostra relazione? Vi siete dimenticati di essere principalmente voi due, e che gli altri sono contorno? Tu, Cristina, cerca di non giustificare sempre la tua famiglia e tu, Andrea... Lo sai come sono i padri con le figlie femmine, no? Vogliono solo proteggerle...》ammonì la Di Nardo.
I due innamorati la guardarono, stupiti da tanta determinazione.
《Hai ragione tu, Emma... Scusa, Andre!》disse la Guarnieri.
《Scusa tu, Cri...》rispose Delpino.
Se ne andarono mano nella mano, lasciandole sole.
《Però, sei stata fantastica! Hai risolto immediatamente la loro diatriba!》si complimentò Laura.
《Vorrei esserlo anche per altre situazioni...》sospirò Emma.
《Che vuoi dire?》chiese la Castelli.
《Sono preoccupata per Rachele Grandi... Mi è capitato di sentirla spesso vomitare》confessò la Di Nardo.
《Non è che è incinta di Beshir?》ipotizzò l'una.
《No, non si tratta di quello. Grandi ha sempre avuto i complessi d'inferiorità nei confronti di sua madre, ma quella è troppo impegnata a scoparsi Lojacono per seguire la figlia e ascoltare il suo grido d'aiuto...》rispose l'altra.
《E quindi che intendi fare?》domandò la prima.
《Devo cercare di raccogliere altre prove per fare in modo che Rachele si fidi di me, per poi affrontare l'argomento con la madre》spiegò la seconda.
《Tutto quello che fai è molto bello, ma non credo che Grandi ammetterà tanto facilmente di essere anoressica. Negherà con tutte le sue forze perché non lo avrà accettato ancora nemmeno lei!》replicò la docente di Italiano.
《Troverò il modo, Laura. Noi non insegniamo solo le materie, a questo ragazzi, ma anche a vivere. Non possiamo lasciarli da soli adesso che sono così fragili》sostenne quella di Inglese.
Avrebbe affrontato Giada Grandi e l'avrebbe posta davanti all'evidenza, di questo era sicura.
***
Dopo pranzo Valerio e Teodoro si erano visti al bar Patriarca: da quando stavano insieme avevano decretato che quello era il loro posto; certo, lo era anche di Pasquale e Silvia, ma i due preferivano di gran lunga il retrobottega per soddisfare le richieste dei loro bollenti spiriti.
Il giovane Gracchi aveva parlato ai genitori del suo fidanzamento, e loro avevano accolto la notizia con sorrisi, complimenti e la solita convinzione che la sua omosessualità fosse transitoria e che sarebbe finita nel momento in cui avesse incontrato una ragazza; mai avrebbero capito che non era una cosa a comando, una luce che poteva accendere e spegnere a suo piacimento.
Quel giorno i due parlavano di cosa fare l'indomani per San Valentino.
《Potremmo andare alla Galleria d'arte moderna!》propose Antonini.
《Sarebbe la gioia della prof Locascio!》ribattè sorridendo Gracchi.
《Lo incontrassi pure io un ragazzo che mi fa fare tutte queste cose intellettuali!》commentò Rosa Patriarca, passando di lì.
A diciassette anni, la sorella minore di Pasquale sembrava già una donna, ma conservava la sua fresca genuinità di adolescente.
《Tesoro, te lo dico io, i ragazzi colti si contano sulla punta delle dita! Io sono stato solo fortunato!》rispose Teodoro, sempre estroverso.
《E io becco solo i buzurri come mio fratello...》replicò la ragazza, sedendosi al loro stesso tavolo.
《Ma dai, Pasquale grazie a Silvia sta migliorando, ti dico soltanto che è riuscita nel miracolo di farlo studiare...》raccontò Valerio.
《Quello studia solo invogliato dal viaggio in Puglia dopo la maturità, ve lo dico io!》fece Rosa. Risero tutti e tre insieme.
Quando tornò a casa, Valerio parlò ai genitori di quel pomeriggio piacevole.
《Volesse il cielo che questa ragazza lo fa diventare etero...》si augurò la signora Gracchi.
《Eh sì, speriamo...》concordò il marito.
Se Rosa fosse stata l'ultima occasione di eterosessualità del loro unico figlio, loro sarebbero stati disposti a tutto pur di coglierla.
***
Il giorno di San Valentino arrivò per la gioia di Alberto, che venne a prendere Bianca in motorino per dirigersi insieme alla pista di pattinaggio sul ghiaccio all'Eur.
Il ragazzo non aveva avuto il coraggio di dirle che non era assolutamente capace di pattinare, ed era pronto a fare, una volta arrivati, un'epocale figura di merda, ma si sarebbe comunque preso il rischio, per amore della Ventoni.
《Sai, stasera mia nonna passerà il San Valentino con il signor Castrogiovanni. Sono contenta per lei, il loro amore mi insegna che non è mai troppo tardi. Peccato che mio padre non se ne renda conto...》esordì Bianca, mentre Alberto parcheggiava.
《Sono sicuro che abbia solo bisogno di tempo》affermò quest'ultimo.
《Speriamo presto. Non ha più l'età per fare il figlio geloso》osservò la Ventoni. 《Dai, andiamo!》esclamò poi, prendendo per mano Baldi e conducendolo all'interno del Palasport, dove era stata aperta la pista.
Si fecero dare i pattini, li indossarono e si diressero alla loro destinazione: la ragazza sfrecciò immediatamente e con grazia al centro della pista, mentre il giovane si aggrappava goffamente ai bordi, incapace di avere una stabilità sulla superficie ghiacciata.
Dall'impianto stereofonico si levavano le note di "Simili" di Laura Pausini:
Sono scappata via
Quando mi sono vista
Dentro a un labirinto
Senza decidere
Ospite in casa mia
Con sillabe d'amore tutte al pavimento
Come la polvere
《Dai, raggiungimi!》lo esortò l'una.
《Bianca, io...》cercò di spiegare l'altro, sforzandosi di rimanere in piedi.
《Non sai pattinare, vero?》domandò la prima, avvicinandosi a lui.
《Scusami, ti ho proposto io di pattinare e poi non sono capace, scusami davvero, chissà che figura di merda...》disse velocemente il secondo, arrossendo.
Ma arrivi tu che parli piano
Mi chiedi scusa se ci assomigliamo
Arrivi tu da che pianeta
Occhi sereni, anima complicata
Anima complicata
《Non ti preoccupare, ti aiuto io!》esclamò lei, tendendogli la mano. Lui l'afferrò e in pochi secondi fu trascinato al centro della pista, tenendo anche l'altra mano di Bianca, che cercava sempre di guardare negli occhi e non annegare in tutto quell'azzurro.
Io così simile a te
A trasformare il suono della rabbia
Io così simile a te
Un bacio in fronte e dopo sulle labbra
La meraviglia di essere simili
La sicurezza di essere simili
La protezione tra esseri simili
Più avanzavano verso il centro, più Alberto acquistava sicurezza, con Bianca che lo guidava, sempre sorridendo; poteva fare delle evoluzioni, sfoggiando tutta la sua bravura, eppure era lì, a condurlo pazientemente, come un bambino che imparava a muovere i primi passi: al giovane Baldi sembrava davvero di essere nato solo adesso che l'aveva conosciuta; e all'improvviso tutto - la maturità, i ripassoni imminenti, le simulazioni delle tre prove, le interrogazioni e le minacce di bocciatura da parte di Ugolino - gli pareva lontano e senza importanza.
Arrivi tu che fai passare
La paura di precipitare
Fu un pomeriggio indimenticabile, in cui Alberto non cadde troppe volte sul ghiaccio e Bianca valutò che forse non era ancora il caso di dirgli la verità sulla sua malattia.
***
Nel frattempo Irene e Sofia avevano deciso di scoprire chi fosse il tipo con cui attualmente la loro madre era "in amore": si era lasciata con il prof Di Cataldo dopo le feste, e subito dopo si era rimessa a nuovo, segno che aveva sicuramente un altro uomo.
Così le due sorelle, nei giorni che avevano preceduto il San Valentino, si erano messe in testa di risalire all'identità del nuovo fidanzato della loro madre prima che arrivasse la festa degli innamorati.
Ma non avendo scoperto nulla fino al 14 febbraio, sfruttarono anche quell'ultima giornata di indagini senza sprecarne nemmeno un secondo; così, non appena tornarono da scuola, spiarono tutti i movimenti della madre da dopo il pranzo fino a sera: notarono che s'era truccata, pettinata e scelta con cura il vestito da indossare.
Poi alle otto meno un quarto le salutò, raccomandandosi che cenassero, e scese per le scale, mentre le ragazze si affacciavano alla finestra della loro camera, che dava sulla strada: videro che raggiungeva una macchina bianca e baciava appassionatamente un uomo che loro conoscevano benissimo.
《Oddio, ma è Cristaldi!》esclamò Irene, riferendosi al professore di Chimica e Biologia.
《Ma come abbiamo fatto a non accorgercene?》si stupì Sofia, mentre la signora Maria saliva in macchina con Ottavio e si apprestavano a passare la notte di San Valentino insieme.
***
E mentre molte coppie si suggellavano - Maria e Ottavio, Andrea e Cristina, Alberto e Bianca, Valerio e Teodoro, Sara e Carlo, Pasquale e Silvia, Enrico ed Ester - altre due stavano per trovare il loro capolinea: una era quella formata da Eva e Mario, l'altra quella composta da Nicola e Caterina.
Da quando Sognatori e la Locascio si erano baciati nella stanza dei docenti, durante il periodo degli scrutini, avevano capito che non potevano più fare a meno l'uno dell'altra, e che gli iniziali dissidi non erano che il preludio di un'attrazione fatale.
Gli unici ostacoli erano proprio Eva Gherardi e Nicola Michetti, a cui loro tenevano tantissimo, ma ormai erano consapevoli che l'amore fosse un'altra cosa, e che il sentimento che provavano per i loro partner non gli si avvicinasse neanche un po'.
Si incontrarono alle nove davanti al Colosseo, dopo aver parlato con i rispettivi compagni.
《Io l'ho fatto, e tu?》domandò Mario.
《Anch'io...》rispose Caterina.
I due si lasciarono andare ad un lungo e appassionato bacio, mentre i due lasciati si erano incontrati in un bar per smaltire la tristezza di essere stati lasciati proprio a San Valentino.
《Sono stata proprio una cretina, sai? Ero talmente impegnata a cercare il principe azzurro da non accorgermi che ce l'avevo proprio davanti agli occhi...》commentò la Gherardi.
《Ti stai dichiarando o cosa?》sorrise Michetti.
《Indovina un po'?》fece lei.
《Indovinato mi sa...》replicò lui, e si baciarono, consapevoli che avevano impiegato tanto tempo per cercarsi, ma finalmente s'erano trovati.
***
Anche Davide stava per uscire: Sofia l'aveva invitato a fare compagnia a lei e Irene mentre la madre era "in amore"; non era certo un appuntamento, ma comunque era meglio di niente.
Prima di andare via, però, volle dare un'occhiata a Francesco: così fiacco e soprattutto senza una ragazza tra le mani, specialmente a San Valentino, faceva veramente impressione.
Solo una volta l'aveva visto così, per questo, prima di uscire, andò a dargli un'occhiata.
《Si può?》domandò, trovandolo steso sul letto a guardare il soffitto della stanza.
《Entra, tanto lo so che vai a divertirti, non devi sentirti in colpa...》esordì Francesco con voce atona.
《Capirai che divertimento... Mica siamo soli io e Sofia, e se non ci fosse pure Irene, che tu hai lasciato con un post-it, saresti anche potuto venire...》ribattè Davide.
《La mia solitudine me la sono meritata tutta, fratellino. Avevo tra le mani una persona splendida come Sara ma me la sono lasciata scappare come un coglione, perché forse ho paura d'impegnarmi seriamente non avendo mai superato il trauma di Federica...》confessò l'uno.
Federica Anselmi era una ragazza del Da Vinci più grande di due anni rispetto a Francesco, che aveva sedotto quando lui frequentava la quarta ginnasio e lei la prima liceo, lasciandolo poi dopo una settimana, con un post-it: da allora il giovane Altobelli, per impedirsi di soffrire, non si era più impegnato seriamente con le ragazze, facendo loro quello che era stato fatto a lui.
《Sicuramente sarà così. Ma il fantasma di Federica non può perseguitarti per sempre. Devi andare avanti in un modo o nell'altro》affermò l'altro.
《Lo so. Ma credo che Sara non voglia più saperne di me. Preferivo quando mi dava dello stronzo, adesso mi tratta come se fossi trasparente e questo è peggio, veramente peggio》ammise sconsolato il primo.
《Non ti abbattere, non è da te. Riprenditi, che non ti riconosco più!》lo spronò il secondo, per poi uscire.
Francesco pensò che suo fratello fosse molto più maturo di lui.
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