Capitolo 17 - Seconda Parte
Sollevando un braccio e tracciando con il palmo della mano un brevissimo arco nell'aria in segno di saluto, Garrett forzò un sorriso nella direzione di Doug, ma prima ancora che questi potesse pronunciare anche una sola parola, Blythe gli piazzò le sue grosse mani sulle spalle, in quello che poteva a primo impatto tradursi in un gesto paternalistico di conforto, e lo trascinò con sé lontano da loro, scuotendo nel mentre il capo in direzione del ragazzo occhialuto con evidente malcontento.
Con i ragazzi ormai a qualche metro di distanza da loro e nascosti da gente festante, Garrett si sistemò gli occhiali sul viso e si asciugò il sudore freddo sulla fronte, prima di raccogliere la propria roba e di trascinare con sé Marlee fuori dal locale.
Lasciato alla spalle il fracasso e lo schiamazzo di quel luogo, i due percorsero con lentezza le vie notturne di una sonnolenta Edwynville. Marlee aveva smesso di ridacchiare da un pezzo, optando per un silenzio non più imbarazzante come quello di qualche ora prima, e lo stesso aveva fatto Garrett. Il ragazzo si tastava le tempie con una mano e con l'altro braccio teneva in piedi la compagna, avvolgendole, senza più alcun impedimento, il bacino dalle forme sinuose.
«Questo è l'unica fase in cui riesco ad apprezzare il vento gelido di questa città» disse lui alla fine, con qualche difficoltà nell'articolare le parole che in quel momento premevano per sgorgare dall'interno della sua testa in ripresa.
«Non ti seguo.»
«Intendo il post sbornia. E' che mi fa bruciare la testa, anche qui, all'altezza del naso, e mi fa mancare l'aria. Invece questo vento mi rischiara la mente, e le narici.» Garrett rise, mentre Marlee starnutì senza alcun contegno. «Salute.»
«Grazie. Ma perché lo fai, allora?»
«Cosa?»
«Bere. Perché bevi se ti fa sentire così?»
«Non è un buon motivo per non farlo. Avevo detto ad Aaron che avrei smesso,» rise di nuovo, «ma la verità è che ora non ne sono capace. Mi dà sollievo, mi fa sentire diverso da quello che sono sempre stato. E non parlo solo del bere, parlo di tutto quanto.»
«Frena, sono ancora parecchio brilla. Se generalizziamo troppo rischio di perdermi oltre la barriera» fece Marlee, respirando a pieni polmoni una folata di vento che fece flettere appena gli alberi del parco centrale.
«Hai detto sul serio "oltre la barriera"?»
«Ehi, mister so-tutto-io, te l'ho detto che seguo Game of Thrones. Non hai il diritto di atteggiarti solo perché saresti in grado di citarmi a memoria mezza serie di Firefly.» Marlee lo spintonò con un gomito di lato, mentre superavano l'ultimo angolo verde che si apriva sull'ampia e circolare fontana centrale.
«Lo sai che sei molto più interessante così, da ubriaca?»
«Non sono più così ubriaca, e comunque vaffanculo!»
«Ehi, vaffanculo tu!»
«No, vacci tu! Anche tu sei meno interessante da sobrio, o forse non lo sei per niente.»
Garrett rise, fermandosi ai piedi della fontana. Una piccola foglia cadde sulla superficie d'acqua, generando piccoli cerchi concentrici che presero a diradarsi con estrema lentezza. «Dovremmo smetterla di approfittarci del nostro momento di disinibizione, potremmo farci del male con le parole.»
«Di questo non avevamo tenuto conto, prima di agire.»
«C'è un prezzo per tutto.»
Marlee annuì.
«Prima... Ti sei accorta della presenza di Doug nel locale?»
Annuì di nuovo.
«E che hai pensato?»
«A niente» rispose lei, facendo spallucce. «O meglio, ho pensato solo di averti potuto rompere qualcosa, il naso, magari.»
«Non puoi rompermi il naso con uno schiaffo.»
«Avevo un grosso anello di metallo al dito.»
«Già, quello ha fatto parecchio male» fece Garrett, sentendo la guancia tornargli a bruciare non appena ripensò all'accaduto.
«Odio quando arriva l'autunno, Edwynville diventa spaventosamente fredda. Quanto vorrei che uno come Robb Stark fosse qui adesso ad abbracciarmi, la mia testa che affonda nella sua spalla ricoperta dal morbido mantello nero, e i ricci scarlatti della sua barba che mi solleticano il viso...»
Garrett sollevò un sopracciglio con fatica, non avendo ancora riacquisito il pieno controllo del suo corpo. «Un momento, ti sei presa una cotta per Robb Stark? Non credevo che quella serie potesse farti un effetto così.»
«Tu non credi molte cose delle persone. Hai la mente sempre impostata ai settaggi iniziali delle impressioni che ti fai quando conosci qualcuno.» Marlee barcollò un po', riassestandosi e volgendo un indice al ragazzo, in volto un'espressione accusatoria.
«Forse hai ragione, ma non posso lasciare che tu mi sminuisca così tanto. Sai una cosa? Il tuo Robb Stark non durerà per molto, la sua fine sarà brutale.»
«Cosa hai detto?» Marlee sgranò gli occhi il più che poté.
Quando Garrett le rivolse il sogghigno più cattivo del suo repertorio, la vide mutare espressione in quello che poteva tradursi in un feroce livore. Così fece un passo indietro, finendo coi talloni delle scarpe contro il bordo esterno della fontana.
«Sai cos'hai appena fatto?»
«Potrei averne una vaga idea.»
«Non si spoilera così brutalmente qualcosa che mi è ora caro!» Marlee pose con forza l'indice sul petto del ragazzo, ricoperto dal soffice strato del suo bomber blu.
«Troverò il modo di farmi perdonare, ora però spostiamoci da qui» parlottò Garrett, mentre con la coda dell'occhio gli pareva che le acque alle sue spalle si facessero sempre più vicine.
«Ho un'idea. Dammi il tuo telefono» replicò lei, stavolta con tono assolutamente bilanciato e volto quasi a voler intraprendere una civile conversazione.
«Perché?»
«Tu dammelo, possiamo sistemare tutto.»
Garrett estrasse il telefono dal taschino interno del giubbotto e glielo porse con estrema cautela.
«Grazie.» Con altrettanta cautela, Marlee si piegò verso il basso e poggiò il telefono sul prato. Rialzatasi, sorrise al ragazzo e prima che questi potesse pronunciare anche una sola parola che aveva bloccata in gola, lo baciò.
Colto con assoluta impreparazione, Garrett lasciò che le labbra sottili di Marlee premessero contro le sue, e solo quando queste si aprirono delicatamente per seguire il loro movimento, sentì la ragazza allontanarsi un po', coi suoi capelli corti che non gli accarezzavano più il viso. «Marl... Cosa-»
La ragazza lo spintonò con i palmi sul suo petto, mentre le gambe contro il bordo della fontana si piegarono facendolo capitolare di spalle nell'acqua ghiacciata.
Riemerso immediatamente col viso da quella superficie cristallina, Garrett fece per sputare l'acqua che aveva ingerito nella caduta, e gridò: «Tu sei folle! Tu sei assolutamente folle! Fanculo il tuo Robb Stark!»
Marlee era piegata sulle ginocchia, mentre rideva platealmente del gesto compiuto.
«Non c'è nulla da ridere! E se lo avessi fatto io? Come avresti reagito?» Garrett si sollevò pian piano, cadendo poi carponi e smuovendo ancora un fiotto d'acqua tutt'intorno.
«Non avresti potuto farlo in alcun modo, non è nelle tue possibilità.»
«Dammi una mano ad uscire, fa un freddo cane!» esclamò lui, allungando un braccio inzuppato verso di lei.
Marlee gli si avvicinò, sforzandosi di soffocare la sua risata. «Direi che così hai un certo fascino, sembri uscito da BayWatch.»
«Preferirei da Aquaman, ma cosa vuoi saperne tu. Il tuo telefono è impermeabile?» domandò quindi lui, non appena richiuse la mano attorno a quella della ragazza.
«Certo che lo è. Aspetta un attimo-» Marlee finì per scontrarsi frontalmente con la superficie acquatica, trascinata dal movimento vigoroso della bracciata di Garrett.
«Tu! Brutto...!»
Prima che potessero iniziare o anche solo concludere quella che si era configurata come una "pericolosa faida", entrambi colsero celermente la vettura dello sceriffo di Edwynville che seguiva il perimetro del giardino centrale, senza che però avesse identificato le due figure nella fontana, e sussurrandogli qualcosa di incomprensibile all'orecchio, Marlee prese Garrett per un braccio e lo trascinò con movimento furtivo lontano da quel posto, lasciando che una scia di acqua gelida inumidisse il terreno verdeggiante ai loro piedi lungo tutta la via.
Riaccompagnata Marlee nella sua tenuta di campagna fuorimano, quella notte, lungo le vie descritte da un univoco canto civettuolo nato nelle profondità dei boschi tutt'intorno, Garrett ripercorse la strada di ritorno a bordo della sua Samurai con estrema lentezza, un po' per cautela del suo stato appena sufficientemente salubre, un po' per la riflessione che gli era sorta immergendo gli occhi nelle rotondità della luna di fronte a sé. Sorrise quando si strinse un po' più nella coperta che aveva sempre conservato per le "grandi occasioni" nel bagagliaio dell'auto, ma che, date le circostanze, aveva assunto l'inaspettata funzione di tenerlo al caldo e lontano dal rischio di assideramento. Pensò al momento in cui aveva lasciato che Marlee uscisse furtivamente dall'auto per tornare di soppiatto nella sua stanza, al "sobrio" saluto che gli aveva concesso, ai suoi capelli umidi e di quell'arancio ora spento.
Pensò alla mancanza che stava cercando di colmare, quella stessa mancanza di cui aveva discusso con Aaron. Era passato un po' da quando aveva intrapreso la via della novità, del cambiamento, seppur momentaneo, per provare a conoscere una nuova parte di sé, non circoscrivibile al quasi assoluto accademismo di quei diciotto anni di vita. Si chiese se davvero tutta quanta quell'esperienza, insieme alla sera trascorsa con Marlee, si potesse rivelare come estrema illusione di qualcosa che non gli apparteneva e competeva, una vita diversa, con schematismi logori e vacillanti.
Sospirò, ritenendo di non avere ancora la capacità di dare una risposta ad un quesito ancora troppo ampio per poter essere risolto. Eppure percepì una certa fiducia in sé. Forse, pensò, forse poteva farcela. Volse un'occhiata ai piedi del sedile del passeggero e intravide la bottiglia di vodka che rotolava qua e là, seguendo le traiettorie della strada. La raccolse con cautela, riportando gli occhi davanti a sé. Abbassò il finestrino e con un deciso movimento del braccio la gettò oltre l'asfalto nero, confidando che quell'ebbrezza preservata in un pezzo di vetro sparisse nell'intimo buio del bosco.
Angolo Autore:
allora, che ne pensate di questa Marlee? Proprio banalotta non è, dai, ma questo dovete essere voi a dirlo! E per quanto riguarda Garrett? Ha i suoi problemi tutti intimi, un po' come Aaron, ed è anche per questo che i due si prendono alla grande. Detto questo, i prossimi capitoli (specie il 19esimo, il 18esimo è un po' più rilassato, ma comunque intimamente intenso) saranno incentrati su un piuttosto TOSTO Ringraziamento! E sapete bene che non c'è occasione migliore in America per mettere tanta carne (tacchino!) al fuoco, creando un caos in puro stile edwynvilliano! Bene, restate sintonizzati, noi ci vediamo alla prossima! :)
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