Capitolo 11

Superato l'improvvisato gruppo di cantanti sessantenni muniti di karaoke, Erin camminò seguendo il sole che tramontava oltre i boschi, ai confini di Edwynville, quando sopraggiunse nei pressi del giardino di uno dei suoi coetanei, il poco sveglio McEnroy. Lì, leggermente in disparte rispetto al gruppo dei Noble Deers della sua scuola, c'era Bonnie, poggiata contro il cofano di un'auto e tra le dita una sigaretta accesa. Ignorando completamente i compagni di squadra di suo fratello Blythe, Erin fu spinta dalla volontà inattesa di avvicinarsi alla sua ex amica. Calpestò qualche foglia resa gialla dall'autunno, provocandone il crepitio e procurandole l'attenzione di Bonnie, che ispirò il fumo dalla sigaretta e tornò a guardare davanti a sé. Senza alcun bisogno di aprir bocca, Erin si dispose accanto a lei, e guardò l'erba del prato ai propri piedi.

«Ne avresti una per me?» chiese quindi alla ragazza bruna, indicando rapidamente la sigaretta nella sua mano. Bonnie estrasse il pacchetto e l'accendino dalla tasca, porgendoglieli.

«Grazie.» Non fece alcun caso al suo persistente silenzio, così continuò: «Ho saputo cos'è successo prima, con tuo padre.»

Le sue parole le valsero nuovamente l'attenzione di Bonnie, che dopo un momento cominciò: «Te lo ha detto Garrett?»

«Ci parlo a malapena, e non è il tipo che andrebbe a raccontare certe cose. Hai raccolto una discreta attenzione e le voci sono corse via, lontano lontano fino ad arrivare alla sottoscritta.»

«Tutto questo nel giro di mezza giornata.»

«Siamo ad Edwynville.» Erin vide la nuvola di fumo dileguarsi in pochi secondi davanti ai propri occhi grigi. «E' triste, o perlomeno deve esserlo, dover subire le frustrazioni di qualcuno che non è riuscito ad andare oltre il dolore di una perdita.»

«Specie quando quel 'qualcuno' è tuo padre, e la perdita è tua madre.»

«Sì, specie in quel caso, il tuo caso.»

«Quindi alla fine giungiamo alla conclusione che c'è tristezza in me. Non vedo alcuno spunto positivo.»

«Non volevo dartene» fece Erin nel suo tono delicato e leggermente rauco.

«Quindi sei qui per far pesare anche di più la mia condizione?»

«No, non so perché sono qui. Sai, questo male, questo dolore appartengono a lui, dovresti smetterla di sentirti oppressa.»

«E' così facile a dirsi-»

«-Lo so,» la interruppe Erin, «convivere con questa situazione, il disagio che provi stando in sua presenza, tutto quanto non è affatto semplice. Ma tuo padre è inferiore a te.»

«Inferiore a me? Sembra così strano sentirlo dire da te» mormorò Bonnie, passandosi le dita fra i lunghi capelli bruni.

«Proprio perché sono io stessa a dirlo dovrebbe avere un peso maggiore, dato che non scorre più buon sangue tra noi.» Erin avrebbe preferito evitare di toccare o anche solo sfiorare il discorso del loro passato comune, ma le parve necessario per enfatizzare meglio il proprio messaggio. «Tu sei riuscita a fartene una ragione, lui no. Se dentro di te senti di doverti biasimare, beh non dare ascolto a queste voci. Tua madre sarebbe fiera se riuscissi a riempire il vuoto che hai dentro e che tuo padre continua a scavare inconsapevolmente.»

«E come si può riempire questo vuoto?» Bonnie la guardò dritta negli occhi per la prima volta, in una maniera incerta, quasi avesse il timore di rivolgere quella domanda.

«Non posso dirtelo con certezza, ma la risposta potrebbe essere nell'amore. Trovare altro amore che subentri al precedente potrebbe essere la soluzione. Tutto sta nel tentativo.»

«Il tentativo...» Bonnie esaminò la cicca fra le proprie dita, ancora lievemente fumante.

La ragazza bionda, invece, diede un'occhiata all'orario sul telefono, e fece per muoversi. «Devo andare, fra poco è il mio turno sul palco.»

Mentre si allontanava, Erin sentì un 'grazie' giungerle alle spalle, pronunciato in maniera sospesa e non del tutto certa. Ma stavolta, memore di ciò che Bonnie le aveva causato, preferì tacere e continuare per la sua strada.

*

Quando il sipario calò sulla scena, sul palco edificato per l'occasione in una piccola piazza delimitata da ogni lato da edifici perlopiù datati, il pubblico si lasciò andare ad un lungo applauso per il successo di "La piccola città", e con esso anche Aaron, Olivia, Zoe e il suo ragazzo, Damien. Accanto a loro, Garrett sospirò asciugandosi con la manica del giubbotto la fronte sudata per la tensione.

«E' andata, ce l'abbiamo fatta.»

«Certo che ce l'avete fatta! E' stato un grandissimo spettacolo, davvero» disse Zoe, con il braccio di Damien che le cingeva le spalle.

«Già, alcune cose potevano essere fatte meglio, ma non posso lamentarmi» riprese Garrett.

«Qui il più esperto in materia sei tu,» cominciò Olivia sorridendo, «quindi se ci sono stati degli errori li avrai notati soltanto tu. A me è piaciuto molto!»

«Grazie, Olivia.»

Aaron non poté fare a meno di notare l'espressione estasiata sul volto dell'amico occhialuto; sapeva bene che le parole di Olivia stavano assumendo, man mano che passava il tempo, un effetto non paragonabile a quelle di loro altri. «Ora basta crogiolarti, se quello che mi hai detto è vero, Erin massacrerà lo spettacolo tuo e della signora Hutchinson con la sua esibizione.»

Olivia lo interruppe assestandogli una gomitata.

«Stavo scherzando!»

«Sei un vero stronzo» ribatté Garrett scuotendo il capo. «In ogni caso io me ne vado, la mia giornata può finire qui.»

«Ma come? Ed Erin te la perdi?» chiese deluso Aaron.

«Non ci tengo granché.»

«Neanche io» intervenne Zoe. «Odio doverla vedere che si atteggia ad entità superiore, seduta al piano a raccogliere gli applausi di tutti e infine a rigettarli come se non fossero abbastanza per lei. Ce ne andiamo, vero?» chiese quindi guardando Damien.

«Assolutamente.»

«Vedi? Vienitene con me, piuttosto, e raccontami di cosa hai fatto con Lotte» disse Garrett, mettendo una mano sulla spalla ad Aaron.

Il ragazzo ripensò per un attimo al bacio di quel pomeriggio, prima di ribattere: «Magari la prossima volta. E se vuoi renderti utile, trova un ragazzo alla sua amica, Marlee, così non dovrà correre da lei ogni volta che ne ha bisogno, come successo oggi.»

«Ah già, Marlee, gran bel culo.» Gli altri risero alle parole di Garrett. «Ma ha la testa solo per Doug. Beh, comunque sia, io vado. Olivia, vuoi restare con questo romanticone di tuo fratello?»

«Sì, gli faccio compagnia ancora un po'.»

«Che peccato. E va bene Aaron, ci si vede domani.»

Il gruppo composto da Garrett, Zoe e Damien si incamminò fra la folla. La luna, in quel cielo ora privo di nuvole, si stagliava sopra gli occhi di Aaron come un faro puntato sulla sua persona, quando lui la guardò. Nel mentre sul palco, un presentatore poco efficace annunciava l'ingresso sulla scena di Erin Fisher, mentre un pianoforte veniva disposto con calma al centro dell'unica luce rimasta accesa per l'occasione, un po' come quella luna sulla testa di Aaron. Il ragazzo guardò sua sorella, gli occhi scuri che cercavano qualcosa o qualcuno tra la folla.

«Ora che siamo soli...» cominciò lui, cercando nella sua testa le parole più adatte.

«...si?»

«Dì un po', quand'è che sei diventata così amica a Blythe Fisher?» chiese Aaron, catturando l'attenzione di Olivia.

«E chi ti ha detto che sono così amica?»

«Ti ho visto parlarci, un attimo prima della Danza delle Fanciulle.»

«Mi sorvegli?»

«Sono pur sempre tuo fratello maggiore.» Aaron le sorrise. «Quindi rispondi alla domanda.»

«Da quando hai portato lui e Garrett al motel e a casa per quelle ripetizioni di scienze, diciamo che lui ha mostrato attenzione nei miei confronti.»

«E quando lo avrebbe fatto?»

«Ogni volta che passava a fare rifornimenti di biscotti in cucina, e io ero lì a studiare.»

«Ah, ora sì che si spiega la sua buona volontà di alzare il culo dalla sedia!»

Olivia sorrise, inclinando il capo coi capelli che le ricaddero su una spalla.

«Ma comunque, di che genere di attenzione parli?»

«Oh andiamo, quando scopri di essere preso da qualcuno gli dimostri una certa attenzione, ecco, quella!»

«Okay, ci stiamo girando attorno.» Aaron scosse il capo e gli venne in mente ciò che Lotte gli aveva detto sul conto di Blythe e Bonnie. Tacque un momento, prima di stabilire che fosse meglio farle menzione della cosa: «Non lasciarti abbindolare dal suo carisma, qualunque esso sia-»

«-Ma se in questi giorni lo hai rivalutato anche tu, o sbaglio?»

«Sì, è vero. Però... Lotte tempo fa mi disse di averlo visto appartato con Bonnie. E pare che la cosa sia continuata anche dopo.»

Olivia lo guardò, sgranando gli occhi e con la bocca semiaperta. Aaron non immaginava di poterle suscitare una simile reazione, ma la sorella reagì in un modo anche più imprevisto: «E allora? Come hai detti tu, siamo amici. Non ci sto mica flirtando o che, con lui. Piuttosto non è quello che stai facendo tu con Bonnie?»

«Come?! Di che parli?» Stavolta fu lui ad avere l'espressione esterrefatta. Guardò sua sorella dall'alto del suo metro e ottanta: se ne stava in silenzio a fissarlo col bacino leggermente inclinato - il jeans nero che lasciava intravedere le forme snelle tipiche della sua famiglia - e le mani sui fianchi, in una posa e in una comunicazione del viso che sembravano chiedere spiegazioni. Cercò quindi di ricomporsi, lisciandosi il ciuffo bruno di capelli e sgranchendosi le ossa delle mani. «Hai... Visto qualcosa anche tu?»

«Anche io? Chi altro l'ha vista uscire dal motel?»

«Ottimo, Erin.»

«Quella Erin?» chiese Olivia incredula, e indicò la ragazza sul palco che aveva appena cominciato a suonare la Fuga in Do minore di Bach.

«L'unica e sola. Lo so, è un gran casino.»

«Non sembra che tu lo sappia con certezza. Pensavo che ti piacesse Lotte, ed è evidente che tu piaci a lei. Ora non so che genere di sviluppi ci sono stati fra voi, ma non penso che Lotte sarebbe contenta della "questione Bonnie",» fece Olivia, virgolettando con le dita, «e nemmeno tu dovresti esserlo. Chissà quanta gente condivide questo genere di relazione con lei, oltre te e Blythe.»

«Non saprei, ma non credo ce ne siano altri per ora.»

«Per ora! E anche in due siete tanti!»

«Andiamo Olivia, non sto mica insieme a Lotte.»

«Ma lo vorresti, e io non garantirei per il silenzio di Erin o di Bonnie stessa, anche se non le conosco granché. Quindi potresti precluderti la possibilità in futuro di condividere qualcosa di buono con Lotte.»

«Hai ragione, mio mentore» disse Aaron sbuffando appena. «Vedrò cosa posso fare, ma non garantisco nulla di buono.»

«In ogni caso non importa. Pensandoci, è un bene che tu stia mettendo da parte Claire, con queste relazioni, buone o cattive che siano, e con questo posto.»

Aaron seguì l'espressione del volto di Erin, imprigionata in una sorta di tensione emotiva mentre le sue dita accarezzavano la tastiera del pianoforte. «Non sto... Non la sto dimenticando» mentì. 

Angolo autore:

ciao a tutti amici lettori! Cercando di adattare sempre più ogni capitolo alla sacrosanta (per voi) legge di wattpad secondo cui un capitolo breve è meglio di uno mediamente lungo sulla piattaforma smartphone/tablet, sto producendo quindi capitoli meno corposi. Ma alla fine non è necessariamente un male, permettendomi almeno di aggiornare con più frequenza. Detto questo,  è tempo di riflessioni in questo undicesimo capitolo che coinvolge un po' tutti i protagonisti (compresa Lotte, anche se non fisicamente presente). La faccenda spinosa Bonnie/padre ubriacone entra nel vivo, portando alla scoperta di un lato più emotivo e fragile della "cattiva ragazza" (nella mia testa con le sembianze di Hailee Steinfeld). Per quanto riguarda Aaron e il suo "giro di relazioni" mai stato così ricco in vita sua come lo è adesso, la più perspicace e dalla visione più chiara delle cose sorella, Olivia Lewis, gli sbatte in faccia di sapere anche lei della "questione Bonnie". Chiaramente a questo punto il nostro ragazzo deve cominciare a direzionare le proprie azioni verso qualcosa di meno complicato, ma siamo sicuri che lo farà? E continuando col filo delle domande (che mi piace sempre molto), Erin e Bonnie quale rogna da teenagers avranno avuto in passato che le ha portate alla guerra fredda? Blythe e Olivia cosa combineranno fra loro? Queste e milioni di altre domande avranno risposta e ne nasceranno di altre (ovviamente!), col solito "mistero Claire/passato difficile" e tutta quanta la movida edwynvilliana! Noi ci rivediamo prestissimo, col compito [SPOILER] che Erin ed Aaron devono ancora portare a termine! :) 

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top