𝟏𝟏. 𝐍𝐢𝐠𝐡𝐭 𝐀𝐦𝐨𝐧𝐠 𝐓𝐡𝐞 𝐁𝐨𝐨𝐤𝐬

Wiped Out! - The Neighbourhood
"Put your head to my head"


Una sera, Aiden mi invitò a visitare una biblioteca di Londra, un luogo di magia letteraria immerso tra gli angoli più suggestivi della città. Era consapevole della mia passione per i libri e sperava che questo luogo incantato potesse creare una connessione ancor più profonda tra di noi.

L'entrata della biblioteca era affascinante: una porta di legno scuro con intarsi dorati, incorniciata da lampade a luce soffusa. Appena varcammo la soglia, ci trovammo in un mondo di silenzio dorato e scaffali alti pieni di tomi antichi. La luce proveniente da lampadari intricati illuminava poltrone di velluto rosso e tavoli di legno massello.

Mi condusse tra i corridoi della biblioteca, dove la polvere danzava in fasci di luce come particelle di stelle. I libri, con le loro spalle dorate e pagine ingiallite dal tempo, sembravano custodire segreti millenari. Era un luogo che catturava l'essenza della conoscenza antica e del fascino intramontabile della lettura.

Rimanemmo tra quegli scaffali per ore, immergendoci nei libri come in un mondo parallelo. Le parole riecheggiavano nelle sale silenziose, creando un sottofondo incantevole. Aiden, con la sua passione per le storie, mi guidò attraverso gli scaffali, condividendo le sue opere preferite e scoprendo insieme nuovi tesori letterari.

Tuttavia, la magia della biblioteca si trasformò in un'esperienza straordinaria quando, nel buio della sera, ci rendemmo conto che eravamo rimasti bloccati all'interno. La porta principale si era chiusa con uno scatto, privandoci di uscire fino all'indomani poiché era chiusa a chiave. Inizialmente, la situazione ci colse di sorpresa, ma presto si trasformò in un'avventura inattesa.

Con la notte che scendeva fuori e la biblioteca avvolta nell'oscurità, Aiden e io ci trovammo soli tra i libri e le ombre. Nella penombra, i volumi sembravano prendere vita, sussurrando storie dimenticate e creando un'atmosfera di mistero. La luce fioca delle lampade ci offriva un rifugio sicuro, e ci ritrovammo ad affrontare la notte insieme.

Le conversazioni tra di noi fluirono naturalmente, passando dai libri alle nostre vite. In quel momento di condivisione, il tempo perse il suo significato. Parlammo dei nostri sogni, delle paure nascoste e delle passioni che ci facevano sentire vivi. Le parole diventarono un ponte tra i nostri mondi, creando una connessione ancor più profonda.

Aiden, con la sua eloquenza, raccontò storie personali che risuonavano nell'atmosfera intima della biblioteca. Ogni racconto era un frammento della sua anima, una parte di sé che rivelava la complessità e la bellezza della sua esistenza. La mia risposta fu un'intima condivisione di esperienze, creando un dialogo che abbracciava la vulnerabilità e la verità.

Nella quiete della biblioteca, l'emozione cresceva come una sinfonia in crescendo. La notte trascorse tra risate e riflessioni profonde, tra condivisioni di sogni e confessioni di paure. La biblioteca, che all'inizio sembrava solo un rifugio letterario, si trasformò in un teatro dove le nostre anime danzavano insieme, avvolte da storie condivise.

Con il passare delle ore, il freddo della notte si fece sentire. Tuttavia, la vicinanza di Aiden e il calore delle nostre conversazioni fungevano da scudo contro il gelo. Ci avvolgemmo con i nostri giubbotti, le uniche cose calde che avevamo, creando un rifugio improvvisato in un angolo della biblioteca.

«Althea, stai tremando. Senti ancora molto freddo?» Chiese Aiden notando le mie braccia che tremavano per il freddo.

«No tranquillo, sto bene così.» Non volevo che facesse quel solito gesto romantico che facevano tutti i ragazzi con le ragazze che morivano di freddo. Non volevo che lo facesse e non lo fece.

«Come vuoi tu.» Mi guardò con un sguardo come se mi avesse compreso in qualche modo.

Il sonno ci sorprese avvolti nella magia di quella biblioteca, così ci addormentammo più presto del dovuto. Ci risvegliammo nel silenzio della biblioteca all'alba, quando i primi raggi di luce filtrarono attraverso le finestre, rivelando una biblioteca rischiarata da una nuova giornata.

Con il passare del tempo, la porta della biblioteca fu finalmente aperta da un custode che, sorpreso dalla nostra presenza, ci liberò dall'antica biblioteca. Uscimmo e finalmente odorammo l'aria fresca del mattino, lasciando la biblioteca alle spalle come un luogo di avventure straordinarie e connessioni indelebili.

Mentre il sole sorgeva nel cielo di Londra, Aiden e io lasciammo la biblioteca consapevoli che quella notte aveva intessuto un capitolo indimenticabile nella storia della nostra connessione. Così chiamavamo quello che c'era tra di noi.

La città si risvegliava intorno a noi, ma dentro di noi vibrava ancora l'eco delle parole sussurrate tra gli scaffali di una biblioteca che aveva unito le nostre anime. Era un nuovo inizio, un capitolo che si allargava come le pagine di un libro ancora da scrivere.

La luce dell'alba baciava la città mentre ci dirigevamo ognuno per la propria casa. Camminando silenziosi per le strade risvegliate dalla mattina, la magia della notte si dissolse lentamente, ma la connessione tra me e lui rimaneva intatta.

Arrivati davanti a casa mia, il silenzio che ci aveva avvolti si interruppe, lasciando spazio a domande non dette. Aiden, con uno sguardo tenero, mi abbracciò prima di congedarsi, lasciandomi con il cuore ancora colmo di emozioni.

Varcai la porta d'ingresso, ritrovandomi immersa nell'accogliente calore del mio focolare. Mentre stavo per salire le scale, i miei genitori, preoccupati per il mio ritorno inaspettato, apparvero nella penombra del corridoio.

«Eravamo preoccupati, Althea! Dove sei stata?» Chiese mia madre con voce ansiosa, mentre mio padre mi guardava con occhi preoccupati.

Con un sorriso, cercai di calmarli: «Sono stata in una biblioteca della città... insieme ad un amico e siamo rimasti bloccati lì dentro fino a stamattina, ma va tutto, davvero.»

Loro mi scrutarono con occhi che mescolavano apprensione e curiosità. «Chi era questo tuo amico con cui eri?» Chiese mio padre.

«Aiden. Solo un amico,» risposi cercando di catturare la magia di quella serata in una risposta semplice. Mia madre, con un sospiro di sollievo, disse: «Eravamo preoccupati. Ma vedo che sei sana e salva.»

Con il cuore ancora impregnato della magia della notte trascorsa con Aiden, mi diressi nella mia stanza. La luce del mattino filtrava attraverso la finestra, come ogni volta, dipingendo toni caldi sulle pareti, ma il mio stato d'animo era in sintonia con la quiete della notte appena passata.

Mentre mi lasciavo cadere sulla sedia accanto alla scrivania, presi il telefono in mano e, con un sospiro, lo sbloccai per controllare eventuali messaggi. Tra le notifiche, spiccava un messaggio da Aiden. Con un sorriso anticipato, aprii la conversazione.

AIDEN:
"Il risveglio è stato un po' meno incantato, vero?"

Sembrava leggermente freddo rispetto alla calda serata trascorsa insieme.

Sorpresa dal messaggio risposi: "Sì, la realtà del mattino è decisamente diversa. Ma i ricordi della notte sono ancora vividi."

Aiden sembrava distante, e i suoi messaggi, solitamente impregnati di un po' di calore, stavano assumendo una sfumatura più fredda. "È stato un incontro interessante," scrisse, il che mi sorprese ancora di più, essendo abituata alla sua abituale franchezza.

IO:
"In che senso 'interessante'?"

Stavo cercando di cogliere il significato nascosto dietro le sue parole, ma nulla. Aiden rispose dopo un breve silenzio.

AIDEN:
"Forse mi aspettavo qualcosa di diverso. La magia della notte spesso sfuma con la luce del giorno."

Senza parole tentai di dissolvere l'insolita tensione.

IO:
"È stata una serata speciale per me, Aiden. Non tutte le magie svaniscono con l'alba."

Tuttavia, la risposta di Aiden continuava a trasmettere una distanza improvvisa.

AIDEN:
"Forse ho frainteso qualcosa. In ogni caso, è meglio lasciare che quella notte rimanga un bel ricordo."

La mia confusione cresceva, e i messaggi di Aiden sembravano proiettare un'ombra sul legame appena formato.

IO:
"Aiden, cosa sta succedendo? La nostra connessione non era reale?"

La risposta di Aiden fu secca, mi colpii ancora, come una raffica di vento freddo.

AIDEN:
"Forse la magia della notte passata è stata solo un'illusione. Dobbiamo tornare alla realtà."

L'atmosfera di intimità condivisa nella biblioteca sembrava evaporare, sostituita da un senso di smarrimento. Cercando di metabolizzare la svolta inaspettata, risposi anche io con un po' di freddezza.

IO:
"Se è così che lo vedi, Aiden. Grazie per la serata."

Aiden terminò la conversazione con un semplice "Ciao, Althea."

Rimasta sola con la confusione e l'amarezza che ci stavamo insinuando, mi ritrovai a riflettere sulla fugacità della magia e su come alcune connessioni, come stelle cadenti, potevano brillare intensamente solo per svanire rapidamente nel buio.

Quella sera, dopo la giornata strana e deludente, mi ritrovai a fissare il soffitto della mia camera. Non riuscivo a togliermi dalla testa la conversazione con Aiden. Le sue parole fredde continuavano a risuonare nella mia mente come un eco incessante. Mi sembrava che tutto quello che avevamo vissuto nella biblioteca fosse stato spazzato via in un istante, e non riuscivo a capire cosa fosse andato storto.

Il mio telefono vibrò, interrompendo il mio flusso di pensieri. Guardai lo schermo e vidi il nome di Aiden che lampeggiava. Esitai per un attimo, incerta su cosa aspettarmi da quella chiamata. Con un respiro profondo, accettai la videochiamata.

Aiden apparve sullo schermo, seduto nella sua stanza poco illuminata. Il suo volto era serio, ma c'era qualcosa nei suoi occhi che non riuscivo a decifrare. Prima che potessi dire qualcosa, lui parlò.

«Ciao, Althea», disse con una voce che sembrava al contempo dolce e provocatoria.

«Ciao», risposi piano, cercando di mantenere la calma. «Non mi aspettavo una tua chiamata.»

«Immagino di doverti delle spiegazioni», disse, fissandomi intensamente dallo schermo. «Ma prima voglio sapere come stai. Non ci siamo lasciati bene questa mattina.»

Sentii le guance scaldarsi leggermente. La sua improvvisa attenzione e il modo in cui mi guardava attraverso lo schermo mi mettevano a disagio. «Sto bene», risposi, cercando di nascondere il mio nervosismo. «Anche se sono ancora un po' confusa da tutto quello che è successo.»

Aiden fece un sorriso che era un misto di divertimento e sfida. «Lo so, Althea. E forse è anche colpa mia se le cose sono andate così.»

«Forse?», ribattei, alzando un sopracciglio. «È stato più che forse, Aiden. Non capisco perché sei stato così freddo con me oggi.»

«Ho i miei motivi», disse, senza mai distogliere lo sguardo. «Ma ora voglio chiederti una cosa...»

«Che cosa?» chiesi, sentendo un brivido lungo la schiena per il modo in cui stava parlando.

«Cosa pensavi di me mentre eravamo in biblioteca?» Le sue parole erano lente, misurate, e contenevano una sorta di sfida che non riuscivo a decifrare completamente.

«Cosa intendi?» cercai di prendere tempo, ma il mio cuore batteva all'impazzata.

«Voglio sapere se in qualche momento hai pensato a qualcosa... di diverso», disse con un sorrisetto. I suoi occhi brillavano di un'intensità che non avevo mai visto prima.

Le mie guance divennero immediatamente rosse. «Aiden, non so di cosa tu stia parlando.»

Lui rise, un suono basso e profondo. «Oh, credo che tu lo sappia perfettamente. Non fare la finta tonta, Althea.»

Iniziai a giocherellare con una ciocca di capelli, cercando di nascondere il mio imbarazzo. «Non capisco davvero cosa vuoi da me», dissi, cercando di mantenere la voce stabile.

«Voglio sapere la verità», disse, il suo tono diventando improvvisamente più serio. «Voglio sapere se anche tu hai sentito quella... tensione tra di noi.»

Il mio cuore fece un tuffo. Non sapevo cosa dire. La verità era che sì, avevo sentito qualcosa, ma non sapevo come ammetterlo, né se volevo farlo. «Aiden, non so cosa vuoi che dica.»

«Dimmelo e basta», insistette. «So che l'hai sentita. La sento adesso, anche attraverso questo schermo. È innegabile, Althea.»

Non riuscivo a guardarlo negli occhi. Sentivo il suo sguardo bruciante su di me, anche attraverso la distanza. «Forse», sussurrai alla fine, la voce appena udibile.

«Forse?», ripeté lui, con un sorriso malizioso. «Non penso che sia solo un forse. Lo so, perché lo vedo nei tuoi occhi adesso.»

Arrossii ancora di più. «Aiden, basta. Stai andando troppo oltre», dissi, cercando di riprendere il controllo della situazione.

«Troppo oltre? O forse è proprio dove vogliamo andare?», rispose lui, la sua voce diventando un sussurro. «Perché non ammetti che ti piacerebbe che fossi lì con te, proprio ora?»

Il mio respiro si fermò per un istante. Le sue parole erano così dirette, così intense, che mi sentii travolta. «Non... Non so cosa dire», balbettai, completamente disarmata dalla sua franchezza.

«Non devi dire nulla», rispose, la sua voce diventando ancora più morbida. «Voglio solo che tu sappia che io sono qui... e che sento quello che senti tu.»

Ci fu un momento di silenzio, carico di un'intensità quasi palpabile. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi attraverso lo schermo. Sentivo il mio cuore battere forte e il mio corpo rispondere a quella tensione che, anche se non volevo ammetterlo, era sempre stata lì.

«Aiden...», iniziai a dire, ma lui mi interruppe.

«Shh», disse. «Non devi dire niente, Althea. Solo... pensa a me stanotte.»

Ci fu un altro momento di silenzio tra di noi, un silenzio pieno di tensione, di pensieri non detti e di desideri nascosti. Il suo sguardo, sempre più penetrante, non mi lasciava scampo, e io non sapevo se volevo fuggire o lasciarmi travolgere da tutto quello che stava accadendo.

Aiden ruppe il silenzio con una voce bassa e seducente. «Dimmi una cosa, Althea... ti ho mai detto quanto mi piace vederti arrossire?»

Il mio respiro si fermò di nuovo. Sentii le guance riscaldarsi ancora di più, e non potei fare a meno di distogliere lo sguardo dallo schermo. «Aiden, per favore..»

«No, no, non nasconderti adesso», insistette lui. «Voglio sapere cosa ti passa per la testa. Voglio che tu mi dica quello che senti.»

Ritornai a guardarlo, la sua espressione era provocatoria, sfacciata. «È così difficile per te?» chiese, inclinando la testa di lato con un sorriso leggermente malizioso.

Scossi la testa, cercando di mantenere la mia voce calma, anche se sentivo il cuore battere all'impazzata. «Non è che sia difficile, è solo... strano. Non capisco perché ti comporti così.»

«Perché non posso smettere di pensare a te», ammise, e questa volta il suo tono era quasi dolce, ma ancora carico di quella sfida che sembrava definire ogni suo gesto. «Non posso smettere di immaginare cosa avresti fatto se fossi stato più vicino, se ti avessi toccata, baciata...»

Quelle parole mi colpirono come un pugno allo stomaco. Era tutto così diretto, così disarmante. Sentivo il sangue pulsare alle tempie, e cercai di prendere un respiro profondo per mantenere la calma. «Non avrei fatto niente», dissi piano, anche se non ero sicura che fosse la verità.

«Ne sei sicura?» continuò lui, senza lasciarmi un attimo di tregua. «Perché io sono sicuro che avresti fatto qualcosa. Sono sicuro che avresti ricambiato ogni mio tocco, ogni mio bacio...»

La sua voce era un sussurro, quasi come se stesse cercando di ipnotizzarmi. E in qualche modo, ci stava riuscendo. «Aiden, smettila», sussurrai, ma non c'era convinzione nella mia voce. Forse perché una parte di me voleva che continuasse.

«No», disse lui, la sua voce stava diventando ancora più intensa. «Non voglio smettere. Voglio che tu pensi a me stanotte, voglio che immagini cosa avremmo potuto fare, cosa potremmo ancora fare...»

Le sue parole mi lasciarono senza fiato. Sentivo il calore diffondersi in tutto il mio corpo, un misto di imbarazzo, desiderio e confusione. Non sapevo cosa dire, come rispondere a quella provocazione. «Aiden...»

«Sì, dimmi», disse lui, il suo tono ormai completamente sicuro. «Dimmi a cosa stai pensando, Althea. Non devi vergognarti. Puoi essere onesta con me. Voglio sentirti dire quello che provi.»

La mia mente era in subbuglio. Non riuscivo a capire come fossimo arrivati a questo punto, ma allo stesso tempo non potevo negare l'attrazione che sentivo, l'attrazione che mi spingeva a voler giocare a questo gioco pericoloso. «Non lo so...», dissi infine, la mia voce un sussurro. «Non so cosa dire...»

«Allora lascia che te lo dica io», rispose Aiden, il suo tono improvvisamente più caldo, più intimo. «Lascia che io ti dica quanto desidero vederti. Quanto desidero toccarti. Quanto desidero fare di te il mio piccolo segreto proibito.»

Le sue parole mi colpirono come una scossa elettrica. Era troppo, troppo tutto insieme, eppure non potevo fare a meno di sentire un brivido di eccitazione corrermi lungo la schiena. «Aiden, sei un dannato provocatore», mormorai, cercando di mantenere un minimo di controllo.

«Forse», ammise lui, ridendo leggermente. «Ma so che ti piace. So che, in fondo, anche tu vuoi questo. Vuoi che io ti sussurri parole proibite all'orecchio. Vuoi essere il mio sporco piccolo segreto, Althea.»

Non sapevo più cosa dire. Le sue parole erano un mix di dolcezza e seduzione, di sfida e intimità. Mi sentivo come se fossi sospesa in un limbo, tra il desiderio di respingerlo e quello di lasciarmi andare completamente. «Forse hai ragione», sussurrai infine, abbandonandomi a quel gioco pericoloso. «Forse voglio essere il tuo segreto. Il tuo sporco piccolo segreto.»

Lui sorrise, un sorriso trionfante ma gentile. «Allora è deciso», disse con un tono conclusivo ma leggero. «Saremo il segreto l'uno dell'altra. Un segreto che nessun altro conoscerà mai.»

Con quelle parole, la tensione tra di noi sembrò sciogliersi leggermente, a rimase un'intensità latente, un filo invisibile che ci legava ancora più strettamente di prima.

«Sai cosa mi eccita di più?» domandò con quel suo tono che sapeva toccare ogni nervo scoperto del mio corpo.

Il respiro mi si bloccò per un attimo, e poi sorrisi tra me e me. Cercavo di mantenere il controllo, ma la tensione tra noi era palpabile, anche a distanza.

«Dimmelo,» dissi coraggiosa e incuriosita, ma con un tono leggero rispetto al suo che era più deciso.

«Il fatto che, anche se non sei qui, posso sentire quanto mi desideri.»

Chiusi gli occhi, mordendomi il labbro, mentre il calore attraversava ogni parte di me. Il silenzio tra di noi era elettrico, carico di tutto ciò che non avevamo detto. «Non sai quanto» risposi, la mia voce appena un sussurro, ma carica di significato.

Sentii il suo respiro diventare più profondo. «Vorrei essere li,» disse, la sua voce così bassa che mi fece rabbrividire. «Vorrei farti vedere cosa potremmo fare insieme, adesso.»

Mi morsi il labbro, il cuore mi batteva all'impazzata. «Allora, perché non lo fai?» risposi, il desiderio ormai impossibile da nascondere. Non c'era più spazio per i giochi, solo per la tensione che cresceva, colmando la distanza tra noi.

«Se solo fossi li...» sussurrò, la sua voce colma di desiderio trattenuto.

Chiusi gli occhi, il suo tono mi faceva rabbrividire. «Vorrei che fossi qui adesso,» mormorai, lasciando cadere ogni resistenza, ormai consapevole che lo volevo davvero.
Ci fu una pausa, solo il suono del suo respiro dall'altro lato del telefono.

«Non posso venire,» disse, la sua voce un po' più roca, «ma puoi immaginare che ci sia... proprio accanto a te.»

Mi mordicchiai il labbro, sentendo il vuoto che lasciavano le sue parole e, allo stesso tempo, la scossa di eccitazione che mi attraversava. «Lo immagino già,» sussurrai, con un mezzo sorriso, lasciando che l'intimità della sua assenza parlasse per noi.

«A domani, Aiden», dissi piano, non sapendo più che dire dall'imbarazzo. «A domani, Althea», rispose lui, il suo sguardo ancora fisso su di me, come se volesse memorizzare ogni dettaglio. «Sogni d'oro.»

Chiusa la chiamata, rimasi per un attimo a fissare lo schermo nero del telefono, il cuore che batteva ancora forte e i pensieri che si accavallavano confusi nella mia mente. Le parole di Aiden continuavano a risuonare come un'eco persistente, il loro tono seducente e provocatorio mi aveva lasciata disorientata, eppure affascinata.

Mi alzai lentamente dal letto, sentendo il corpo ancora scosso da una strana elettricità. Camminai fino alla finestra e guardai fuori, le luci della città che brillavano nell'oscurità della notte. La stanza era silenziosa, e in quel momento mi sentii completamente sola con i miei pensieri, con le mie sensazioni.

Cercai di scacciare dalla mente l'immagine di Aiden, di spegnere quel fuoco che aveva acceso dentro di me con le sue parole. Ma era impossibile. Sentivo ancora il suo sguardo su di me, quel sorriso sfacciato, quelle parole che mi avevano fatto arrossire e rabbrividire allo stesso tempo.

Mi sdraiai sul letto, chiudendo gli occhi e cercando di calmare il respiro. Ma più cercavo di allontanare quei pensieri, più essi tornavano prepotentemente alla mente, come onde che si infrangono contro la riva, incessanti e irresistibili.

Le sue parole mi avevano colpita nel profondo, avevano risvegliato qualcosa che avevo cercato di nascondere, qualcosa che non volevo ammettere neanche a me stessa. Ma ora, con il buio della notte che mi avvolgeva e la solitudine della mia stanza, mi ritrovai a cedere a quella sensazione, a lasciare che i miei pensieri vagassero liberamente.

Le mie mani si mossero quasi da sole, scivolando lungo il mio corpo, esplorando lentamente, delicatamente. Ogni tocco era un piccolo brivido, ogni respiro un sussurro di desiderio. Immaginai le mani di Aiden su di me, il suo tocco sicuro e deciso, il suo corpo vicino al mio.

Il mio respiro diventava sempre più rapido, il mio corpo sempre più caldo. Sentivo un piacere crescente che si diffondeva attraverso di me, come un'onda che sale e travolge tutto.

Chiusi gli occhi più forte, lasciando che la mia immaginazione mi portasse via, oltre la stanza, oltre la realtà. Vedevo Aiden davanti a me, il suo sorriso provocante, i suoi occhi che mi scrutavano con quella intensità che mi faceva sentire nuda e vulnerabile. Lo sentivo sussurrarmi all'orecchio, le sue parole basse e roventi, parole che mi facevano tremare e che accendevano ogni parte di me.

La mia mano si mosse più veloce, seguendo il ritmo del mio respiro, seguendo il ritmo dei miei desideri. Sentivo il mio corpo rispondere, i miei sensi che si accendevano, un fuoco che si propagava dentro di me. Ogni movimento, ogni pensiero mi portava più vicino a quell'orlo, a quel punto di non ritorno.

Immaginai le labbra di Aiden sulle mie, la sua lingua che esplorava, che assaporava. Immaginai le sue mani che mi stringevano, che mi facevano sentire desiderata, amata. Mi persi in quell'illusione, in quel sogno ad occhi aperti che mi faceva dimenticare tutto il resto.

Il piacere montava, cresceva, un crescendo di sensazioni che si accumulavano in me, pronte a esplodere. E poi, in un attimo, tutto si fermò, tutto si concentrò in un punto, in un istante di puro, assoluto piacere. Sentii il mio corpo contrarsi, il mio respiro fermarsi, e poi lasciarsi andare completamente, travolto da quella marea di sensazioni.

Rimasi immobile per un lungo momento, il cuore che batteva ancora forte, il respiro affannato. Lentamente, aprii gli occhi, guardando il soffitto sopra di me. Mi sentivo esausta, ma anche stranamente leggera, come se avessi lasciato andare qualcosa che avevo tenuto dentro per troppo tempo.

Sorrisi leggermente, ancora con il respiro pesante, e chiusi gli occhi di nuovo, lasciandomi andare alla dolcezza di quel momento e alla calma che seguiva la tempesta.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top