X. Il Ballo

Non poteva credere ai propri occhi.
Non era possibile, giusto? Forse lo stava immaginando...
Eppure doveva essere lui. Aveva gli stessi capelli neri come la pece, gli stessi occhi violetti, lo stesso sorrisetto misterioso, velato da una punta di ironia che lo rendeva quasi irritante...
A quel punto, l'incredulità lasciò il posto alla consapevolezza.
Era talmente ovvio! Come aveva potuto essere così cieca? Avrebbe dovuto capirlo prima.
Gli indizi c'erano stati eccome, eppure Lianna non lì aveva colti, e questo l'aveva portata ad essere lì davanti a lui, a fissarlo con sguardo da pesce lesso. Stava facendo la figura dell'idiota.

"Che c'è? Sorpresa di vedermi?" chiese il ragazzo con tono punzecchiante, rivolgendole un mezzo sorriso. "Avrei credito saresti stata più felice."

Lianna si schiarì la voce, scrollandosi di dosso la sorpresa.
"Beh, sai," replicò, incrociando le braccia al petto, "io non amo i segreti. Mi hai colta di sorpresa, Damon. O dovrei forse chiamarti Principe Nero?"

Gli lanciò un'occhiataccia, ma Damon non parve per niente colpito.

"Per favore."
Rise, come se si stesse prendendo gioco di lei.
Le fece venire voglia di dargli un cazzotto in pieno viso.
"Se vuoi avercela con me per non averti detto che ero il principe, perché non sono stato del tutto trasparente con te dopo averti vista una sola volta, io potrei dire la stessa cosa di te, Lianna Ayrefinch."

"Non è-"

"Non è la stessa cosa?" Damon scosse la testa, senza smettere di ridersela tra sé e sé. "Andiamo, è la migliore scusa che tu sia riuscita a trovare? Non ci credo."

"Se sapevi già chi fossi, perché dovrebbe importarti che te lo dica io? Capirai che non potevo fidarmi del primo tizio che passava per strada."

Egli alzò le spalle, e fece un cenno di assenso. "D'accordo, te lo concedo. Tuttavia, questo non ti da il permesso di fare l'offesa. Tu non mi hai detto tutto, tanto quanto io non ho detto tutto a te. Ma-" Il suo sguardo si fissò in quello di lei, e il ragazzo ammiccò. "A questo potremo rimediare col tempo, non trovi?"

Lianna alzò gli occhi al cielo. Era sul punto di rispondergli, e non in modo molto cortese, quando...

"Scusate per l'interruzione... Voi due vi conoscete?"
Alinna li stava guardando. Solo quando proferì parola, tuttavia, Lianna se ne rese conto. Lo sguardo curioso della principessa elfo si spostò dall'una all'altro. Un piccolo sorriso apparve sulle sue labbra. Sembrava che stesse cercando di nasconderlo, ma con scarsi risultati.
Poi, la perplessità si fece strada sul suo volto, e ad essa seguì la domanda: "Come fate, esattamente, a conoscervi?"

Lianna si strinse nelle spalle. "Oh, non è importante... Ci siamo incontrati in città, tutto qui."

"Così mi offendete, mia regina" esalò Damon, portandosi una mano al cuore, con fare oltremodo drammatico.

Riuscì persino a strapparle una risata. "Speravi forse in un grande ringraziamento?" replicò, sollevando un sopracciglio.

"Sì, in effetti." Il principe parve considerare la cosa, senza che quella sua aria di superiorità svanisse per un secondo dal suo volto. "Mi sembra dovuto, dopo che ti ho salvato la vita."

"Non esageriamo, me la sarei cavata lo stesso."
Non era vero, ma il mondo intero non doveva per forza venire a sapere che era quasi morta per mano di una specie di gang di vampiri.
"E poi, mi sembra di averti già ringraziato più volte" gli ricordò, facendo spallucce. Poi, ridacchiando tra sé e sé, domandò: "Ma se ci tieni tanto... come potrò mai ripagare il mio debito?"

Il ragazzo le porse una mano, con un'espressione compiaciuta dipinta in volto. "Potresti cominciare con quel ballo, biondina."

Lianna alzò gli occhi al cielo. "Odio quel soprannome" borbottò.
Tuttavia, accettò di seguirlo sulla pista da ballo, anche se non gli prese la mano.
Era un tantino spocchioso, forse, ma non sembrava poi tanto male. Sicuramente, non dava l'impressione di essere pericoloso, come alcuni, stando ai racconti di Alinna, sostenevano che fosse.

"Sai, per la cronaca, non mi aspettavo di trovarti a spasso per il quartiere dei vampiri di Kerden" constatò il ragazzo mentre prendevano posizione per iniziare la loro danza, circondati da un turbine di gonne e colori.

Lianna lo guardò. "Dovrebbe interessarmi?" chiese, appositamente per infastidirlo come lui infastidiva lei.

"Credevo ti avrebbe fatto piacere sapere che non ti ho seguita." Damon le rivolse un sorrisetto sicuro di sé. "Ho deciso di venire in tuo soccorso per pura bontà del mio animo. Non c'è bisogno che mi ringrazi di nuovo, d'ora in poi."

Lianna si lascio sfuggire una piccola risata di scherno. "Sono felice che ci troviamo d'accordo, allora, perché non avevo alcuna intenzione di farlo."

"Io ci ho provato" fece lui, alzando le spalle.
E tutto ad un tratto, così rapidamente che Lianna a malapena registrò il suo spostamento, la prese e la fece volteggiare su se stessa, provocando il fruscio della lunga gonna purpurea del suo vestito.

"Ehi!" esclamò la ragazza, "Che cosa credi di fare?"

"Ballo" replicò Damon, un sorrisetto da so-tutto-io dipinto sulle labbra, quasi la stesse schernendo. "Mi sembra ovvio. Sai, c'è un motivo per cui questo genere di festa si chiama ballo, dopotutto, biondina."

"Beh, mi correggo. Credevo fossi soltanto un po' arrogante, ma... per Dio, tu hai un ego fuori misura!" Lianna sbuffò, incredula. "Sta' attento. Se continui ad alimentarlo, rischi che fuoriesca ogni volta che apri bocca."
Damon non rispose. Eppure, qualcosa nel suo sguardo le disse che era meglio lasciar perdere. C'era una certa intensità nei suoi occhi.
Non molto rassicurante, pensò Lianna.
"Che c'è?" gli chiese, accigliata, mentre continuavano a piroettare per la stanza.

"Dovresti pensare prima di insultare le persone. Non tutti sanno perdonare. E, da queste parti, avere il nemico sbagliato potrebbe portare a conseguenze ben poco piacevoli."
Sembrava quasi volesse... avvertirla.
Lianna aprì la bocca con l'intento di rispondere ma, prima che potesse pronunciare una sola parola, Damon riprese a parlare, piegandosi in avanti, di modo che il suo labbro sfiorasse la guancia di lei. 
"A meno che non ti piaccia essere soggetta ad incantesimi e roba simile" mormorò, "Alcuni lo trovano eccitante, sai?"

Lianna arricciò il naso in una smorfia che era un misto tra la confusione e il disgusto. "E mi dici questo perché...?"

"Questo sta a te stabilirlo."

"Sai, quest'aria di mistero che ti ostini a mantenere inizia a diventare fastidiosa."

"Dovrai abituartici" replicò Damon, rivolgendole un sorrisetto enigmatico, "Io e te ci vedremo molto più spesso, d'ora in poi."

La ragazza aprì la bocca per chiedergli che cosa volesse dire, ma fu interrotta da una voce di donna.
"Lianna, hai conosciuto il principe Damon..."

Con la cosa dell'occhio, la ragazza vide Amber avvicinarsi nella loro direzione.
Colta di sorpresa da quell'apparizione improvvisa, smise di danzare nel mezzo di una piroetta, finendo per inciampare sull'orlo del suo abito.
Sarebbe rovinata a terra, trascinando il suo partner di ballo con sé, se lui non avesse mantenuto i piedi saldi a terra, stringendola per la vita e facendola discendere in un casqué prima di rimetterla dritta.
"E ora siamo a due" le sussurrò all'orecchio mentre lei risaliva, compiaciuto, prima di staccarsi da lei.

Due volte che l'aveva soccorsa da una fine ben poco lusinghiera.
Lianna non sapeva che cosa farsene di quella consapevolezza.
Così, si limitò a volgere gli occhi verso Amber e rispondere alla sua domanda. "Sì..." disse, perplessa dall'espressione sul volto della donna a quelle parole. "Perché tutti paiono esserne talmente sorpresi?"

"Oh, io non ne ho idea" intervenne Damon, "Dopotutto, come stavo tentando di dirti, biondina..." Fece una pausa d'effetto, durante la quale quel sorrisetto misterioso che lo caratterizzava si formò sulle sue labbra, prima di rivelare: "Io vivo qui."

Lianna quasi scoppiò a ridere per l'ovvietà della sua risposta. "Sì, me ne sono resa conto, ma che cosa-"

Lui non la lascio finire. "Qui, al castello, permanentemente" precisò. "D'altronde, immagino si possa dire che siamo fratelli, in un certo senso."

Che cosa?!
Non poteva credere di averci sentito correttamente.
Lianna rimase a bocca aperta, boccheggiando come un pesce fuor d'acqua, ma neanche un suono uscì dalle sue labbra.

"Un peccato, no?" Il principe fece un sorrisetto. "Avremmo potuto divertirci, io e te."

Ma lei non gli prestò attenzione.
Fratelli. Aveva detto di essere suo fratello.
Non era possibile. Amber le aveva detto...
Si girò immediatamente verso di lei. "Tu mi avevi detto che ero l'unica erede! Mi avevi detto che mio padre non aveva avuto altri figli!"

"Non li ha avuti."
Amber pareva perfettamente calma, gli occhi sereni, le mani intrecciate l'una con l'altra di fronte a lei.

La cosa non fece che aumentare la confusione di Lianna.
"E allora come..."

"Il principe Damon qui presente è il tuo fratellastro, Lianna." Lo sguardo che la donna rivolse al ragazzo fu tutt'altro che gentile. "Il figlio della regina Zadya Vyskren di Nephys, erede al trono dei vampiri."

"Tu." Lianna non riuscì a nascondere la sorpresa. "Tu sei suo figlio."
Non ricordava neppure se ne avesse mai sentito parlare prima, del figlio di Zadya.

Damon si strinse nelle spalle. "Non l'ho mai tenuto segreto, biondina. Ti ho dato il mio nome il giorno in cui ci siamo incontrati per la prima volta, e sono certo tu abbia conosciuto mia madre, la regina."

Non appena egli pronunciò quelle parole, Lianna non poté fare a meno di sentirsi un'idiota.
Certo, avrebbe dovuto ricordare, avrebbe dovuto capire subito con chi stava avendo a che fare. Ma non riusciva ad abituarsi a tutti quei nomi dalla pronuncia che si avvicinava all'incomprensibile...
Amber diceva che fosse nata per regnare, eppure lei non apparteneva a quel luogo. Non riuscivo a neppure a comprenderne la lingua nativa.
Di fronte a Damon, tuttavia, non si concesse di mostrare il suo sconforto. "Solitamente non ricordo i nomi di tutti coloro che incontro per strada, principe. Soprattutto di quelli che non vogliono farsi conoscere."

"Oh, così mi spezzi il cuore, Lianna" replicò lui, un sorrisetto sulle labbra pallide. "Non è così che si tratta la famiglia, tantomeno qualcuno che ti ha salvato la vita."

Lei lo fulminò con lo sguardo. "Ancora con questa storia?" sibilò.
Amber non ne sapeva niente, e avrebbe voluto che le cose restassero tali.

Ma ormai, era tardi per questo.
"Quale storia?" inquisì la strega, passando lo sguardo dall'una all'altro. "Salvato la vita da cosa, Lianna?"

Lei si rifiutò di guardarla negli occhi. "Niente."

"Lianna, sei la Somma Regina di un intero popolo, l'ultima della tua stirpe. Non puoi andartene in giro a caccia di pericoli e tornare come se fosse niente."

"Ho detto che non è accaduto niente."
Sentì un formicolio sotto la pelle, sulle mani, come se qualcosa dentro di lei stesse cercando di risalire in superficie. Dando una veloce occhiata in basso, scoprì la luce violetta che iniziava a sgorgare dalle punte delle sue dita e, rapidamente, serrò la mano a pugno, nascondendola dietro la schiena.
Non voleva ferire nessuno, ma non riusciva a controllarlo.
Prese un respiro profondo prima di guardare Amber.
"Sai, su una cosa hai ragione" affermò. "Sono la Somma Regina. E una regina non deve rendere conto a nessuno di ciò che fa nella sua vita privata. Dunque, la cosa non ti riguarda. Ora, voglio che tu te ne vada. Desidero godermi la festa."
Perché se fosse rimasta ancora, non aveva idea di quanto a lungo ci sarebbe voluto prima che la magia dentro di lei esplodesse.

"Lianna..."
Amber tentò di avvicinarsi.

La giovane le diede le spalle, e fece cenno a Damon con il capo verso il centro della pista da ballo. Il principe non se lo fece ripetere due volte, fosse perché voleva aiutarla o forse semplicemente per i propri egoisti motivi.
Poco importa, decise Lianna quando il principe la prese a braccetto, conducendola nella mischia.

Soltanto quando furono ben lontani dalla donna, che pareva non aver tentato di seguirli, Lianna esalò un respiro e si sentì immediatamente più rilassata.
La sensazione non durò a lungo, tuttavia, poiché Damon presto riprese a parlare: "Tre salvataggi nell'arco di pochi giorni. Sto iniziando a credere che tu sia una persona molto sfortunata, Lianna Ayrefinch."

"Se speri in qualche ricompensa, mi dispiace deluderti" replicò Lianna. "Non riceverai un centesimo da me."

Il ragazzo fece spallucce. "Me ne farò una ragione. L'oro non mi manca."
Poi non parlò più, limitandosi a condurre la danza—danza di cui, Lianna si rese conto in quel momento—lei non conosceva un passo. Tuttavia lasciò che Damon la guidasse, e sperò che nessuno notasse la sua incompetenza.
Per un attimo le parve che tutto stesse andando per il verso giusto.
Dovette ricredersi quando Damon le chiese: "Non lo sai controllare, vero?"
Lianna alzò lo sguardo, incontrando i suoi occhi violetti come la magia che le scorreva nelle vene. Ancora scossa dalle sensazioni che essa le provocava, non riuscì ad elaborare il senso delle sue parole.
"Il tuo potere," continuò il mezzo vampiro, "non crederai che non l'avessi visto."

"Io non volevo fare del male a nessuno."
A quel punto, le parole sorsero spontanee, perché era vero, eppure temeva che le persone non le avrebbero creduto.
"Non mi era mai capitato, prima di... prima di venire qui, nel Regno Nascosto. Ma non era mia intenzione, davvero..."

"Non ti biasimerei se volessi dare una lezione a quella strega" replicò invece Damon, divertito. "Non ha alcun rispetto per i suoi superiori. In particolare, non per me o mia madre. Il suo disprezzo per la razza dei vampiri è evidente."

Lianna evitò di commentare. Damon avrebbe potuto anche iniziare a starle simpatico, ma Zadya... Un solo incontro le era bastato per capire che con la regina dei vampiri non ci sarebbe mai stato un rapporto civile.

Il ragazzo sollevò un sopracciglio. "Se non parli," la punzecchiò, "potrei iniziare a sospettare che tu condivida le sue opinioni."

"La cosa non ti riguarderebbe, comunque."

"Oh, invece mi riguarda eccome. Mi piace vivere a Kerden, biondina, e sarei uno stupido se non cercassi la tua amicizia, dato che a tutti gli effetti sei la nuova capofamiglia."

Lianna sbuffò. "Non ti caccerò di casa, se è questo che ti preoccupa. Ora puoi lasciarmi in pace?"

"Potrei, ma non sarebbe divertente." Damon sorrise. "Sai, potrei persino aiutarti se me ne dessi la possibilità. Nella magia, e in qualsiasi altro bisogno possa insorgere in te durante la tua permanenza qui..."

In risposta, Lianna gli pestò il piede.
Fu quasi certa che il mormorio indistinto che uscì dalle labbra di Damon fosse un'imprecazione.

Le lanciò un'occhiataccia a cui lei rispose con un sorriso falso. "Ops, sono proprio sbadata."

"Oh, fai la difficile," sibilò il principe. Si piegò in avanti, gli occhi illuminati di malizia. "Ho sempre creduto che ci volesse un po' più di eccitazione a corte. E fortunatamente per me, trovo che le cose difficili siano le più stimolanti."

"Non era mia intenzione divertirti, stanne pur certo."

Damon continuò come se non l'avesse udita: "Certo, puoi sempre limitarti a pestarmi i piedi. Non è piacevole, lo ammetto. Tuttavia, se vuoi farmi male davvero, ti conviene accettare la mia proposta. Allenati con me, e forse un giorno sarai abbastanza brava da darmi del filo da torcere."

Lianna sollevò un sopracciglio. "Perché dovresti insegnarmi come batterti?"

Lui sorrise con quella sua espressione insopportabile. "Perché la vita di corte può risultare terribilmente noiosa. E io non sono fatto per restarmene con le mani in mano a discutere di politica, biondina."

E Lianna comprese in quel momento che non aveva via di scampo. Era bloccata con lui, probabilmente per il resto della sua vita.
Farò meglio a vedere il lato buono della situazione, decise. Ma non riuscì a trattenere una punta di irritazione quando gli rispose: "Non mi lascerai stare finché non acconsentirò, non è vero?"

Damon annuì. "Vedo che inizi a capire."
La fece volteggiare e, quando si ritrovarono nuovamente faccia a faccia, l'aria parve farsi carica di elettricità.
"Io e te ci divertiremo molto insieme, me lo sento" le sussurrò all'orecchio il principe.
E come se le parole non bastassero, strinse la presa sulla sua vita con un sorriso ferino, le dita premute contro la schiena di lei come artigli conficcati nella preda.
Un brivido le percorse la spina dorsale, e Lianna ebbe la pessima sensazione che la sua vita stava per diventare ancora più complicata di quando già non fosse.

"E per la cronaca, cerca di sorridere. Ci guardano tutti."

Forse fu la conseguenza dell'apprensione che la sua scoperta le aveva appena causato, forse il fatto che Damon era terribilmente irritante di per sé, ma Lianna non poté trattenersi: "Se soltanto osi aprire la bocca un'altra volta, ti prenderò a pugni tanto velocemente che non avrai neppure il tempo di utilizzare quei tuoi bei trucchetti."

Con suo grande stupore, il mezzo vampiro rimase in silenzio.

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