VII. Il Trono di Luce e Tenebre
"Domani?! Che cosa vuol dire che sarà domani?"
Lianna non poteva crederci. Non riusciva ancora ad accettarlo. Fino a poco tempo fa, non sapeva neanche di essere una principessa, ed ora, tutto ad un tratto, dopo un solo giorno in cui era a conoscenza dell'esistenza del regno oltre il portale, volevano che ne fosse incoronata regina.
Lei ed Amber erano rimaste sole per discutere i dettagli dell'incoronazione, ma non appena la strega più anziana aveva esordito con la data per cui era stata fissata la cerimonia, Lianna era andata in panico.
"Non credo che sia una buona idea..." disse, tentando di dissuaderla, "E poi, come si può organizzare una celebrazione tanto importante in poche ore?"
Era una scusa bella e buona, ma doveva pur avere un senso, pensò la ragazza.
La donna, invece, le sorrise come se niente fosse. "Non siamo più sulla Terra, Lianna. Qualche ora è più che sufficiente, per noi. Tuttavia..." Si voltò, facendo cenno a Tyllia di avvicinarsi. "Questa non è una scusa per attendere fino all'ultimo istante. Tyllia, per favore, aiuta la nostra giovane sovrana a scegliere un abbigliamento adeguato per la cerimonia dell'Ascesa."
La fatina annuì. "Certo, Milady."
Si rivolse poi a Lianna. "Se volete seguirmi, Vasylissa."
"Ma...Io..." balbettò lei, senza riuscire a tirar fuori una frase di protesta che avesse un minimo senso.
Amber le posò una mano sulla spalla, come a volerla calmare. "Lianna, ti prego, non tirarti indietro adesso" le disse. Sembrava quasi supplicarla. "Il popolo del Reame Nascosto conta su di te. Tuo padre contava che, al momento giusto, avresti preso il suo posto sul Trono di Luce e Tenebre. Sai, Vasylissa vuol dire Somma Regina, e Arlan sapeva che tu saresti stata in grado di adempiere a questo nobile compito."
"E tu? Tu lo pensi? Una Somma Regina con un minimo di abilità politiche non si sarebbe lasciata sopraffare dalla rabbia come ho fatto io con Zadya..."
"Zadya è brava a provocare gli altri" rispose Amber. Una smorfia di disprezzo le balenò sul viso. "Io per prima non tollero quel suo modo di fare arrogante. Si comporta come se fosse già regina di tutta Aldrys, e credimi, sarebbe ingenuo auspicare che lo diventi. Sarebbe come offrire una mano ad un leone e aspettarsi che non si prenda l'intero braccio." Sospirò, e la guardò negli occhi. Un'ondata di malinconia sembrò attraversare le sue iridi grigie, come se stesse pensando a qualcosa. Lianna inclinò la testa di lato, confusa, e solo allora Amber parve riprendersi. "Ma non è solo per questo che voglio che sia tu ad indossare la corona" le disse, "Lo voglio perché era questo il desiderio di tuo padre. Ti ha tenuta d'occhio, anche se tu non potevi vederlo, e si fidava di te. Se non lo avesse fatto, non saresti stata portata qui. Dunque ora vai, preparati alla cerimonia di Ascesa,e divertiti alla festa. Non temere ciò che verrà dopo. Avrai dei consiglieri ad aiutarti nelle decisioni, e con il tempo imparerai."
Lianna inspirò profondamente, e riuscì a farsi uscire un lieve sorriso. "Grazie, Amber."
Non era ancora sicura di poter fare quello che le veniva chiesto, ma non poteva far altro che tentare.
Così si voltò per raggiungere Tyllia, che nel mentre si era allontanata, andando ad attendere dietro la porta, forse per lasciare loro un po' di privacy.
Seguì la fata attraverso i bianchi corridoi adornati da finestre mosaicate e ricche tende in broccato.
Tuttavia, mentre si addentravano nel castello, non riconobbe la strada.
"Non...stiamo tornando nella mia stanza?" chiese, corrugando le sopracciglia con aria confusa.
Tyllia disse "No, non ancora. Prima devo portarvi alla sala dei sarti per l'abito, dopodiché alla camera blindata del castello. Lì sono conservati i gioielli della famiglia Ayrefinch, tra cui potrete scegliere."
"Non puoi semplicemente fare quella cosetta con la polvere di fata?" chiese Lianna, puntando all'abito che indossava. Ricordava come era apparso dal nulla al posto dei suoi vecchi vestiti. Sicuramente, qualcosa di simile lo poteva fare.
"Io non posso creare gli oggetti dal nulla, Vasylissa, posso soltanto alterarne l'aspetto. I cimeli della vostra famiglia, tuttavia, non possono essere semplicemente congiurati per magia. E, già che ci siamo, sarebbe opportuno che una fata più esperta si occupi del vostro guardaroba reale."
Lianna alzò le spalle e annuì. "D'accordo." Non aveva molta altra scelta, così andò dietro a Tyllia attraverso i corridoi del castello, finché non si trovarono di fronte ad una porta in legno, su cui erano dipinti fiori dorati ed altri elaborati ghirigori, tra cui steli e foglie e farfalle svolazzanti.
Pareva un ingresso particolare, artistico, ma non particolarmente impressionante. Quando Tyllia aprì la porta, tuttavia, la ragazza si trovò davanti il più grande assortimento di vestiti che avesse mai visto. Non riuscì a nascondere la propria espressione di sorpresa, nel trovarsi faccia faccia con una simile stanza. Sembrava uscita da una fiaba.
E così i vestiti contenuti in essa.
In quella stanza ottagonale dalle pareti marmoree, grande più o meno quanto la palestra del suo liceo, vi erano interminabili file di appendiabiti dai quali pendevano lunghe gonne sfavillanti e corpetti intarsiati di pietre preziose, farsetti riccamente ricamati e mantelli sgargianti.
Tra quella nuvola di tele e tessuti variopinti, apparve la figura minuta di una donna dalla pelle verde menta e i capelli bianchi come la neve, legati in uno chignon mezzo disfatto. Sulla schiena aveva un paio di ali da libellula, color del mare, che sembravano luccicare come pietre d'acquamarina sotto la luce del sole che veniva dalle ampie finestre.
"Vasylissa," disse Tyllia, "vi presento Fiona, il capo delle fate-sarte di palazzo."
Era una fata, dunque, ma aveva preso una grandezza umana. Forse, suppose Lianna, in tal modo le era più facile prendere le misure dei suoi abiti.
La donna fece una riverenza, sollevando gli orli della gonna e incrociando le caviglie con studiata eleganza. "Bentornata a casa, Vasylissa" disse, con il sorriso sulle labbra, "Il popolo gioisce del vostro arrivo, e attende la vostra incoronazione con trepidazione! E sarà opportuno che abbiate un abito che rispecchi appieno la gloria della vostra dinastia, per un evento di tale portata!"
Lianna non sapeva bene come comportarsi. Il pensiero che le persone di un intero paese stessero aspettando lei affinché li guidasse l'aveva lasciata completamente spiazzata sin dal primo momento, e ricordarlo la terrorizzava. "Beh..." riuscì a dire infine, strofinando nervosamente la punta del piede sul pavimento di marmo candido, "Io...credo che sarai in grado di crearne uno fantastico."
Aveva ammirato il lavoro delle fate, e questo se non altro poteva dirlo.
Fiona le rivolse un caldo sorriso.
"Non potrei fare altrimenti!" disse, "Una cerimonia di Ascesa non è una cosa che accade ogni giorno!"
"Sicuramente non è qualcosa che mi sarei aspettata accadesse a me." Lianna rise nervosamente, portandosi una ciocca di capelli dorati dietro l'orecchio.
"Non preoccupatevi, Vasylissa" rispose la fata Fiona, circondandole la vita con un metro per prenderle le misure, "Voi siete nata per questo. Ed ora, veniamo a noi. Abbiamo un abito regale da realizzare entro domani mattina."
Poi, la sarta fece un fischio, e a quel richiamo altre fatine spuntarono dalla massa colorata degli abiti, piccole come figurine da collezione.
La condussero su di un piccolo piedistallo circolare al centro della sala, sopraelevato rispetto al pavimento. Di fronte ad esso una parete di specchi bordati da una cornice aurea.
Dopo averla fatta salire, presero a misurarle le parti del corpo, a girarle attorno con spilli e aghi e veli di tessuti ricamati, chiacchierando allegramente tra loro mentre lavoravano. La maggior parte dei loro discorsi si incentravano sull'incoronazione, e sui festeggiamenti che l'avrebbero seguita.
Lei non riusciva a condividere la loro eccitazione, ma si costrinse a fare ai sarti un sorriso tirato quando le rivolgevano la parola.
Se doveva fare la regina, non voleva che si dicesse in giro che sua madre non le aveva insegnato l'educazione.
Non ci volle molto perché l'abito fosse finito.
Era un vestito color tempesta dallo strascico che si protendeva per metri lungo il pavimento. Un motivo di rapaci volanti dalle ali spiegate era intessuto sul corpetto in splendente filo d'oro, e una mantellina dorata dai bordi in pelliccia bianca partiva dall'altezza delle spalle, tenuta ferma da due spille auree a forma di piuma.
Quando Lianna vide il suo riflesso allo specchio, non riuscì a trattenere un'esclamazione di sorpresa.
Non aveva mai visto un vestito più elaborato di quello che aveva indosso in quel momento, tantomeno avrebbe mai pensato che un simile capo sarebbe potuto essere suo.
"Vi piace?" le chiese Tyllia. Lianna annuì, senza parole, e la fata sorrise. "E non avete ancora visto i gioielli!"
"Credi che sia proprio-"
"Senza alcun dubbio" la interruppe la fata, come se le avesse letto nel pensiero, "Non crederete di poter essere niente di meno che l'immagine della perfezione, il giorno in cui ascenderete al trono come legittima regina di Aldrys. Dopotutto, ne rimetteremmo tutti noi, se non foste all'altezza delle aspettative."
"Immagino di dovermi aspettare la più sontuosa festa della mia vita" borbottò Lianna, poco entusiasta. Ci sarebbero state tutte quelle persone pronte a giudicare ogni sua mossa, pronte a decidere se era una degna erede di suo padre. Lei non aveva una risposta a quella domanda. Suo padre non lo aveva mai conosciuto.
Poi, però, pensò a come avrebbe reagito la regina Zadya se lei avesse fallito, e quell'immagine la infastidì a tal punto da motivarla.
L'aveva incontrata solo una volta, eppure già non le andava a genio. La vampira avrebbe potuto prendere il suo posto, se lei si fosse rivelata una sovrana inadatta. E forse, per le persone che abitavano il Reame Nascosto, l'esperienza di Zadya sarebbe stata più di valore del simbolismo portato dal nome degli Ayrefinch, nonostante il suo carattere intollerabile. Ma, anche se egoisticamente, Lianna non voleva dargliela vinta così facilmente.
Così, la ragazza prese la propria decisione: ci avrebbe provato, avrebbe fatto il meglio di cui era capace, e poi chissà...Forse sarebbe andata anche meglio del previsto.
Scese dal piedistallo dove le fate l'avevano fatta posizionare per farle indossare il vestito, e disse "Bene, andiamo a vedere questi famosi gioielli."
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Il giorno dell'incoronazione—o come la definivano gli abitanti di Aldrys, l'Ascesa—venne più in fretta di quanto Lianna avesse sperato.
Il giorno prima era solo una studentessa del liceo di Los Angeles. Oggi, era la futura regina di una terra nascosta.
Quando era andata a dormire la notte scorsa, parte di lei aveva sperato che si fosse trattato tutto di un sogno, e che si sarebbe svegliata la mattina nel suo letto, nella sua stanza a casa, con sua madre che la chiamava dicendole che la colazione era pronta.
Invece, il suo risveglio era stato accompagnato da un cielo roseo e i raggi del sole di Aldrys, e dalle vocine melodiose delle fate che circondavano l'enorme letto a baldacchino.
Tutte erano in fermento, chiacchierando allegramente, mentre la ragazza sbadigliava dietro la copertura del palmo della propria mano e tentava di sistemarsi i capelli spettinati dal sonno.
"Ben svegliata, Vasylissa!"
Lianna riconobbe il trillo della voce di Tyllia, e poco dopo riuscì a metterla a fuoco.
"È un grande giorno! Venite, vi renderemo radiosa."
"Preferirei dormire per altri cinque minuti..." borbottò lei.
"Sciocchezze," replicò la fatina, liquidando le sue parole con un cenno della mano, "Non abbiamo tempo da perdere."
Lei e i suoi compagni la costrinsero al lasciare il morbido comfort del materasso, le fecero indossare l'abito di seta blu-grigia e le acconciarono i capelli in una corona di trecce dorate.
Poi vennero i gioielli che aveva scelto il giorno precedente.
Le fate le misero orecchini d'ametista ai lobi, intrecciarono diamanti e oro tra i suoi capelli, anelli preziosi alle dita... Infine, esse le agganciarono al collo l'amuleto con l'ametista incastonata, quello che Amber le aveva presentato il giorno prima, uno dei cimeli di famiglia degli Ayrefinch, quella stirpe magica di cui le persone lì parlavano quasi fosse leggendaria, e di cui apparentemente lei era l'ultima erede di sangue.
Eppure, quando pensava alla famiglia, l'immagine che compariva nella mente di Lianna era quella di sua madre e dei suoi amici più stretti, di Jenna, di Clarissa, di Nate, Nate che non aveva neppure idea del fatto che fosse accaduto qualcosa. Ma non sarebbe rimasto all'oscuro per molto. Se ancora le ragazze non glielo avevano detto, lo avrebbero fatto presto.
Tuttavia, si chiese che cosa avrebbe pensato, che cosa tutti loro avrebbero pensato, quando quell'un bel po' a casa della zia si sarebbe trasformato in mesi, anni...Che cosa avrebbero pensato quando avrebbero finalmente capito che non sarebbe tornata mai più? Avrebbero cercato di contattarla? E, se anche lo avessero fatto, lei che cosa avrebbe risposto?
"Vorrei che fossero qui..." mormorò. Almeno per spiegare loro ogni cosa, per salutarli come si deve prima di essere legata per sempre a quel luogo.
"Perdonate, Vasylissa." La voce di Tyllia le fece capire che non aveva tenuto i suoi pensieri per sé. "Non credo di aver sentito bene..."
"Oh, non è niente che qualcuno di voi possa risolvere." Lianna alzò le spalle in segno di sconfitta, e sospirò. "Avrei sperato che mia madre e i miei amici potessero venire...ma non credo che Amber lo permetterebbe."
"Purtroppo, non è possibile."
Il suono improvviso di una nuova voce la fece sobbalzare.
Si voltò, facendo frusciare la gonna, e allora la vide, in piedi sull'uscita della stanza con indosso un elaborato abito verde smeraldo e i capelli castani tenuti sù da spille di brillanti.
"Amber, avresti...avresti potuto avvisare che eri qui!" esclamò, "Mi hai spaventata!"
"Perdonami, Lianna" disse Amber, "Ero venuta per assicurami che stessi bene, e non ho potuto fare a meno di udire le tue parole. Sai, mi piacerebbe poterti accontentare, far venire almeno Daphne qui per te in questo giorno tanto importante, ma...lei non sarebbe del tutto al sicuro, qui. Tu sei ben voluta dalla maggior parte del popolo, in quanto figlia di re Arlan e membro del popolo magico. Tua madre, invece, potrebbe essere in pericolo fra noi. In particolare, non sottovaluterei il pericolo che Zadya possa fare qualcosa a suo danno. Potrebbe vederla come una minaccia al suo potere, o potrebbe semplicemente odiarla perché umana. In ogni caso, è meglio che Daphne resti a casa, dove a nessun abitante di Aldrys verrebbe in mente di andare durante la cerimonia di Ascesa."
Lianna non poté fare altro che annuire e accettare la decisione di Amber.
Avrebbe voluto poter riabbracciare le persone che amava, ma se sua madre sarebbe stata in pericolo venendo nel Regno Nascosto, lei non poteva insistere affinché ci venisse condotta lo stesso.
"Lo capisco" disse dunque, "Io...andrò a trovarla quando mi sarà possibile."
Sperava che, presto, sarebbe riuscita a mantenere quella promessa.
"Quando sarà il momento" le fece eco Amber, "Ora è il momento di tenere la testa alta e far vedere la grandiosa regina che sarai."
"E se non mi sento grandiosa, fingerò" concluse Lianna, e con sorriso amareggiato aggiunse "Sto iniziando a capire come funziona questa cosa del governare."
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Con diverse fate a sorreggerle lo strascico e Amber al suo fianco, Lianna si avviò verso la sala del trono.
Non vi era mai stata prima di quel momento, e ora era destinata a dare uno spettacolo di potere proprio in quelle stanze. Sarebbe stato quasi divertente, se non fosse stato terrificante.
"Che faccio se mi chiedono di mostrare loro il mio potere?" chiese ad Amber mentre camminavano, giocherellando nervosamente con il pendente d'ametista della sua collana, "Non sono in grado di controllarlo."
"Le tue lezioni inizieranno subito dopo i festeggiamenti per la tua Ascesa" le rispose la strega, "Il cristallo ti aiuterà ad amplificare la magia. Ma per ora, non preoccupartene. Credo che la maggior parte degli ospiti sarà concentrata sul semplice fatto che tu sia qui, che ci sia ancora speranza per la dinastia degli Ayrefinch."
A che cosa serve un nome se non si ha nessun'altra qualifica? si chiedeva Lianna, ma non sarebbe stata di certo lei a farlo notare alle persone riunitesi per la sua incoronazione.
Zadya le aveva dato già abbastanza filo da torcere in un solo giorno, per il solo fatto che sua madre era umana. Non aveva bisogno di altre persone che disprezzassero la sua mera esistenza.
La loro piccola processione li condusse al grande portone di pietra bianca venata d'oro che fungeva da ingresso alla sala del trono.
Dall'altra parte della porta si sentivano i mormorii degli invitati, chiacchiericci indistinti di persone probabilmente curiose.
"Eccoci arrivati" annunciò Amber.
"Eccoci qui..." le fece eco Lianna, la sua voce poco più di un mormorio ansioso. Si voltò a guardarla. "Entrerai con me?"
La donna scosse la testa. "Non posso" disse, "Ma ci riuscirai anche da sola. Dovrai soltanto camminare lungo la navata principale. E...dovrai sopportare la tua matrigna mentre ti posa la corona sul capo. La tradizione vuole che sia il parente di rango più alto ad incoronare il nuovo sovrano, e visto che tua madre non è qui..."
La ragazza la interruppe prima che potesse finire di parlare. "Zadya?!" esclamò, un po' più forte di quanto avrebbe voluto. Rivolse ad Amber lo sguardo più tagliente di cui era capace, e sibilò "Avresti potuto avvisarmi."
"Se lo avessi fatto, saresti potuta scappare e non tornare più indietro."
"Già." Lianna non riuscì a trattenere una risata. "Ammetto che ci avrei pensato. Ma..." Un sorrisetto velato di malizia apparve sul suo volto. "Credo che sarà più soddisfacente vederla rosicare mentre è costretta a cedere il trono a me."
Amber parve non riuscire a nascondere il sorriso formatosi sulle sue labbra. Prima che potesse rispondere, tuttavia, un ragazzo apparve sull'uscio, con indosso una livrea dorata recante il simbolo di un uccello in volo sul petto.
"Vasylissa." Il giovane s'inchinò profondamente. "Siete pronta?"
Per niente, pensò.
Annuì.
Allora, il ragazzo dalla livrea dorata fece un cenno ad Amber, che, dopo un breve saluto a Lianna, lo seguì.
Poco dopo che i due furono spariti dietro l'angolo di un corridoio—probabilmente diretti ad un ingresso laterale della sala del trono—, una fanfara iniziò a suonare all'interno della stanza.
Lianna si raddrizzò, e, quando le porte si aprirono, il suono delle trombe arrivò al suo apice, e poi discese in una melodia di accompagnamento mentre la ragazza percorreva la navata del salone, decorata da un elegante tappeto dorato.
Al suo passaggio, le varie creature in piedi ai suoi lati si inchinarono, alcune più profondamente di altre, ma Lianna non prestò loro monta attenzione. Non era proprio il momento di preoccuparsi di tutte le persone a cui non piaceva. E in verità, fu sul trono alla fine della sala che caddero i suoi occhi. Vi era una pedana rialzata in marmo candido, dominata da due maestosi troni dalla seduta in oro finemente intrecciata con pietre di opale nero. Sembrava uscito dal set di un film...ma era tutto vero.
La seduta alla sinistra di Lianna era leggermente più grande, lo schienale più alto ed elaborato. Doveva appartenere a colui o colei che ascendeva al trono per diritto di nascita, mentre quello alla sua destra...quello doveva essere riservato al consorte reale. Lianna dubitava che sarebbe stato utilizzato molto presto.
La bellezza del trono, però, era in parte oscurata dalla donna vestita di viola che attendeva sulla pedana, con i lunghi capelli neri intrecciati in una crocchia sul capo. L'ultima persona che Lianna avrebbe voluto vedere in quel momento, e, a giudicare dall'occhiata altezzosa che Zadya le rifilò, la ragazza sospettava che il sentimento fosse reciproco.
Ma se la vampira era una Regina, lei stava per diventare la Somma Regina, e la donna avrebbe fatto meglio a ricordarlo.
Lianna le rivolse un sorrisetto acido quando salì le scale che portavano alla pedana.
Con evidente disprezzo, la sua matrigna fu costretta a seguire quello che apparentemente era un protocollo di corte e chinare la testa. "Vasylissa," disse con voce forzatamente cortese, abbastanza piano affinché solo lei ne sentisse il tono tagliente.
Lianna sostenne il suo sguardo mentre si posizionò di fronte a lei, in modo che potesse posarle sul capo la corona che teneva tra le mani, un cerchio d'oro puro, modellato per somigliare a una ghirlanda di foglie d'alloro. Catturava il bagliore del sole, i cui raggi passavano attraverso le grandi finestre del salone, facendola sembrare fatta di luce stessa.
La musica si acquietò, e con essa anche i mormorii delle pero dame radunate tra gli spettatori.
Allora, Zadya parlò. "Lianna Ayrefinch, figlia di Arlan, quest'oggi voi venite a noi come erede al trono di vostro padre. Ma nascere erede non vuol dire nascere pronto a regnare." A Lianna fu impossibile non cogliete la malizia in quella frase. "Accettate voi la corona di Aldrys, giurate di governare con giustizia e saggezza e di proteggere il Reame Nascosto, mettendo gli interessi del regno sopra i vostri? Soltanto così il popolo saprà che siete una sovrana degna di essere chiamata tale."
A suo credito, la ragazza dovette ammettere che la regina non sbandierò il suo disprezzo per lei di fronte a tutti, anche se sarebbe stato chiaro a chiunque le avesse viste interagire che ogni singola parola che Zadya aveva detto era stata una finzione. Una finzione atta a metterla in difficoltà, di certo, ma senza mostrare al mondo quanto potesse essere maligna.
Questo la rendeva ancora più infame. Lianna faticava ad accettare che avrebbe dovuto passare il resto della sua vita a contenere con persone come lei.
Avrebbe ancora potuto rifiutare, disse una parte di lei, una voce che, che sebbene venisse costantemente silenziata, non aveva cessato di esistere, attendendo il suo momento di parlare...La cosa più saggia sarebbe stata rifiutare di regnare e tornarsene a casa da sua madre, dai suoi amici, dal suo ragazzo...Tornare ad essere semplicemente Lianna Bailey.
Ma ciò avrebbe significato deludere tutti coloro che aspettavamo il suo sì, coloro che la volevano lì, tra cui suo padre...Forse Arlan Ayrefinch la stava guardando in quel momento, andassero le anime degli stregoni, attendendo che prendesse il posto a cui era destinata.
E poi, rifiutare quel trono sarebbe stato come darla vinta alla sua orrenda matrigna.
Così, annuì. "Sì, l'accetto. E giuro, giuro che farò tutto il possibile per evitare che questo posto cada in mani indegne."
Guardò la vampira negli occhi, nel pronunciare quelle parole. Se Zadya voleva insultarla velatamente, entrambe potevano giocare a quel gioco.
Modellando il suo volto in una maschera di impassibilità, Zadya le posò la corona d'alloro dorato sul capo, e pronunciò le parole: "Onore a Lianna Ayrefinch, seconda del suo nome, Somma Regina di Aldrys."
Tra la folla, si alzò un coro di "Lunga vita agli Ayrefinch! Lunga vita alla regina!"
Zadya si fece da parte, seppur rigidamente, con quell'espressione di velato disgusto sul volto candido. E finalmente il trono dorato, col suo schienale adornato da centinaia di opali splendenti, si presentò di fronte a lei nella sua gloriosa interezza.
Un passo dopo l'altro, Lianna vi arrivò davanti. Allora, si voltò, e dalla sua posizione sopraelevata guardò la folla radunata di fronte a lei.
Il suo popolo, da ora in poi.
Pese un respiro profondo, raddrizzando le spalle, e si sedette.
E così, con più semplicità di quanto avrebbe mai creduto possibile, Lianna divenne la regina magica di una terra segreta.
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