II. Sorpresa!
Quando Lianna entrò in casa, non trovò nessuno nascosto dietro ai mobili a farle gli auguri, nessun regalo a sorpresa, neppure delle decorazioni appese alle pareti.
Quella che aveva tentato di illudersi fosse una festa si era presto rivelata essere nient'altro che una riunione di famiglia.
O quasi...
Daphne era seduta sul divano, con il volto pallido e preoccupato, e le mani intrecciate appoggiate sul grembo.
Ma non era sola: accanto a lei vi era una donna, i cui abiti—simili ad una specie costume da film fantasy—non potevano che essere definiti...singolari.
La ragazza non l'aveva mai vista in vita sua.
Per quanto ci pensasse, Lianna non riusciva a darsi una risposta a quell'unica domanda che in quel momento dominava nel suo cervello: Che cosa significava tutto questo?
"Mamma?"
Per calmare il vortice di pensieri della sua mente si rivolse istintivamente a lei, la donna che l'aveva amata e protetta fin dal primo battito del suo cuore.
Lei le si avvicinò, e le prese la mano nella sua, dolce, familiare.
La ragazza accolse quel calore, che la calmava quando nient'altro ci riusciva...ma non era abbastanza per cancellare la confusione che provava.
"Tesoro...vieni qui, siediti, c'è qualcosa di cui io...ti devo parlare"
"Mamma, mi stai spaventando..." non poté fare a meno di ammettere, "Cosa ti prende? Chi è lei?"
Ogni secondo che passava, sorgevano mille nuove domande, e mille ipotesi per rispondere ad esse, una più folle dell'altra.
Ma non poteva conoscere la verità. Per essere completamente al corrente della situazione, doveva essere Daphne stessa a rivelargliela.
"Cara, calmati, ti prego" le chiese la donna, accarezzandole la guancia teneramente, "Ti dirò tutto, solo...abbi pazienza."
Lianna la guardò negli occhi, così diametralmente opposti ai propri, castani contro azzurri, eppure in qualche modo così uguali. Vedeva parte di sé nello sguardo della madre, forse perché quest'ultima era sempre in grado di cogliere i sentimenti della figlia, di capirla, arrivando sino a provare ciò che provava lei.
Le guardò anche il resto del viso, similmente allo sguardo pervaso dal timore.
Non aveva mai notato quelle leggere rughe che le solcavano il volto, prima di quel momento...Improvvisamente, sua madre pareva più vecchia dei suoi quarantasei anni.
Evidentemente, ciò che si apprestava a dirle stava avendo un impatto anche su di lei.
Aspettò, non sapendo esattamente che cos'era che stava aspettando di sentirsi dire.
Daphne prese un respiro profondo, forse un tentativo di mantenere i nervi saldi, e infine parlò.
"Lei è Amber, Lianna" disse, facendo un cenno verso la donna mora seduta sul divano, "E...era un'amica di tuo padre."
Più che essere una risposta, era stato un modo di confonderla ancor di più.
Che ci faceva un'amica di suo padre a casa loro? Erano passati diciotto anni, diciotto anni senza neppure una visita, un messaggio, una qualsiasi forma di contatto...
E ora donna vestita come se fosse uscita da "Il Signore degli Anelli" che affermava di essere una sua amica si presentava lì, portando notizie apparentemente tanto destabilizzanti da ridurre sua madre in quello stato.
E poi...un altro dettaglio non tornava.
Guardò dritto verso Amber.
"Eri sua amica? Se non siete più in contatto, perché dovresti essere qui a trovare la figlia di cui lui non si è mai interessato?"
Finora, non aveva detto neppure una parola, ma, non appena Lianna le si rivolse, parlò.
"Non e tutto come sembra. Tuo padre ed io eravamo molto amici, ma non è per un semplice litigio che non siamo in contatto..."
"E quindi perché?"
Amber sospirò profondamente, con un'aria triste che di colpo aveva fatto breccia attraverso quella maschera di apparente inespressività, "Mi dispiace dirtelo così, ma...lui è morto, Lianna."
"Cosa?!"
Non lo conosceva, non sapeva nemmeno come si chiamasse, ma sentire della morte di suo padre era, se non altro, una novità per lei.
"E quando?" chiese, "È stato...molto tempo fa?"
"No..." ammise Amber, con un sospiro, "è accaduto pochi giorni fa..."
"Perché non mi ha mai cercata, allora?" Lianna non riuscì a trattenersi dal porre quella domanda, "Ha avuto diciotto anni...Perché venirmi a cercare solo ora?"
Tutto quel tempo, e lei aveva saputo di lui solo ora che era morto.
Non chiedeva che i suoi genitori fossero rimasti insieme, ma gli sarebbe costato davvero molto venirla a trovare, o almeno chiamarla, mandarle una cartolina?
"Crederai che non ti amasse, che non avesse voluto niente a che fare con te, ma non è vero, credimi. Arlan ti ha sempre tenuta d'occhio, e se ti ha tenuta lontana, è stato solo per la tua sicurezza."
"Per la mia sicurezza?"
No, nulla di tutto ciò aveva senso.
Era cresciuta sentendosi dire che suo padre se n'era andato, senza sapere assolutamente nulla di lui...se ci fosse stato un motivo, perché sua madre avrebbe dovuto celarglielo?
Si erano lasciati, ma, se lui l'avesse voluta, perché non dargli la possibilità di crescere sua figlia?
Perché non dare a lei la possibilità di conoscere suo padre?
E soprattutto, perché permetterle di sapere che tutto ciò che le era stato detto di lui era una menzogna a pochi giorni di distanza dalla sua morte, quando oramai non sarebbe servito più a niente?
Non poteva certo credere a quello che diceva questa Amber.
Sua madre le aveva sempre detto tutto...no?
Spostò nuovamente il suo sguardo verso la donna che l'aveva cresciuta, ansiosa di ricevere conferma delle verità a chi aveva sempre creduto ciecamente. In fondo, la mamma l'amava, la mamma non avrebbe mai fatto nulla per ferirla...
Ma nelle iridi color cioccolato di lei non trovò le rassicurazioni che tanto bramava, bensì uno sguardo che dava quasi l'idea di essere...colpevole...
"Mamma, dimmi che mente..." quasi la pregò, trattenendo con tutte le proprie forze le lacrime che minacciavano di scenderle lungo le guance, "Dimmi che non mi hai ingannata per tutti questi anni..."
"Tesoro...mi dispiace."
Rimpianto.
Era questa l'unica emozione che poteva distinguere sul volto della madre, in quel momento.
Ma lei non se ne sarebbe fatta nulla del suo pentimento.
Si sentiva tradita, come mai prima d'allora.
Ci vedeva rosso dalla rabbia, un sentimento tanto forte che Lianna non poté trattenersi.
"Come hai potuto?!" gridò a sua madre, "Tu mi hai tenuta lontana da mio padre! Per tutti questi anni, mi hai fatto credere che lui non mi avesse mai voluta, e invece è stata tutta una tua invenzione!"
Non riusciva più a contenere i singhiozzi. "Perché, mamma? Perché hai voluto farmi questo?"
Finora rimasta in silenzio, dopo che la figlia ebbe finito di sfogarsi finalmente Daphne parlò.
"Lia, ti prego, devi ascoltare..." le disse, "Capirò se sarai arrabbiata, ma prima devi sapere tutta la storia..."
Asciugandosi le lacrime dagli occhi, Lianna prese un respiro profondo, poi fece un lieve cenno di assenso.
Da lì, rimase in silenzio, in attesa.
"Sì, è vero, ti ho mentito" confessò sua madre, "Ma l'ho fatto per te, perché se avessi saputo di tuo padre...saresti stata in pericolo. Non avrei mai voluto renderti parte di questo mondo, ma..." lanciò un'occhiata ad Amber, "non ho scelta, ormai."
"Ha diciott'anni, Daphne, è tempo che lei lo sappia."
Lei annuì. "Avrei dovuto immaginate che sarebbe arrivato il momento..."
Poi si rivolse direttamente a Lianna.
"Vedi...tuo padre non era un uomo comune, tesoro. Il suo nome era Arlan, ed era un principe. So che potrebbe sembrarti folle, ma credimi...Quando lo conobbi, non ne sapevo nulla, e me ne innamorai perdutamente. Presto scoprii di essere incinta di te, e lui, nonostante non ci conoscessimo neppure da un anno, non mi lasciò sola. Voleva davvero costruire una famiglia con me, ma...suo padre non approvava. Fu allora che scoprii la vera identità di Arlan, dopo che lui andò a chiedere a suo padre il permesso di sposarmi e portarmi con sé Oltre il Portale—così diceva lui. Tentai di convincerlo a rimanere, in nome del bambino che portavo in grembo, ma lui disse che non poteva andare contro agli ordini del re. Era l'erede al trono, non poteva abbandonare il Reame Nascosto."
"E quindi...ti lasciò qui."
"Sì, mi lasciò qui, ma con il più bel dono della mia vita." Un flebile sorriso le apparse sul volto, al pronunciare quelle parole. "Non ho più avuto notizie di lui da quel nostro ultimo incontro...L'incontro in cui decidemmo che tu saresti stata meglio qui, tra gli umani, dove non avresti rischiato la vita solo a causa del nome che porti."
Lianna non riusciva a crederci.
Sembrava una di quelle storie che si leggevano nei romanzi, una di quelle cose che assolutamente non potevano capitare nel mondo reale...eppure sua madre e Amber sembravano così serie nel raccontarle ciò, come se fosse tutto normale.
Beh, nulla di tutto questo era normale!
La ragazza non sapeva nemmeno più se ridere o piangere, tanta era la confusione che quel folle racconto aveva generato nella sua mente.
Insomma, ogni volta che si aspettava una spiegazione, le cose diventavano invece ancora più complesse.
Ora volevano addirittura farle credere che suo padre fosse il principe di un regno nascosto, che in qualche modo doveva coesistere con il mondo in cui vivevano, e che lei fosse una qualche specie di principessa segreta.
Quelle cose capitavano solo nei film.
Non poteva che essere un elaborato scherzo. Lei era Lianna Bailey, di Los Angeles. Una liceale come tante altre. Chi si sarebbe mai potuto interessare di lei a tal punto da volerle fare del male per il solo fatto di esistere?
Scosse il capo.
"Mi dispiace, mamma, ma...tutto questo non ha alcun senso. Se mi stai prendendo in giro, dimmelo e basta."
"Lianna, possibile che tu sia sempre così testarda?" sospirò Daphne, portandosi una mano alla fronte.
"Non sono testarda, semplicemente uso la logica" replicò lei, "E la logica mi dice che è impossibile che esista un altro mondo abitato, da qualche parte, di cui nessuno sa niente. Per non parlare del fatto che hai già ammesso di avermi mentito riguardo a mio padre. Perché dovrei fidarmi di ciò che dici? Come so che non è una scusa affinché io ti perdoni per non avermi mai permesso di vederlo?"
"Lo saprai, una volta avuto questo."
Fu Amber a parlare.
L'oggetto a cui si riferiva era una specie di medaglione che teneva tra le mani, forse d'argento o un qualche materiale simile, con una pietra d'ametista appesa a mo' di ciondolo. Da dove veniva? La donna doveva averlo tirato fuori da qualche tasca nascosta nelle pieghe del suo abito, o qualcosa del genere...fatto stava che lo porse a Lianna, la quale non aveva la minima idea del perché lo stesse dando a lei.
Ma in fondo, che male poteva fare tenerlo in mano per un attimo?
Appena le sue dita entrarono in contatto con la collana, tuttavia, successe qualcosa che la ragazza non si sarebbe mai aspettata.
La gemma si illuminò improvvisamente tra le sue mani, e divenne calda, come se irradiasse una qualche forma di energia.
Lianna sussultò per la sorpresa causata da quell'avvenimento, un fatto inspiegabile...
Non trovava un altro modo di definirlo se non...magico.
"Com'è possibile?"
"È possibile, perché tu sei l'erede del Reame Nascosto, Lianna Bailey..." disse Amber, "O dovrei dire, Lianna Ayrefinch?"
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