6


<<C'è il piacere dell'atto matrimoniale Jongdae>>

«Non so niente del piacere, mio signore, ma mi è molto familiare il senso di delusione.»

«Pensi che sarò io deluso, o che lo sarai tu?»

«Lo saremo tutti e due», rispose Jongdae. «Poi tu ti arrabbierai. È davvero meglio se mi lasci solo.»

Non intendeva certo accettare la proposta. Sembrava che Jongdae sapesse già tutto. Non ebbe bisogno di chiedergli come si fosse fatto una simile opinione. Era ormai evidente che il primo marito doveva averlo maltrattato. Sembrava così dannatamente innocente e vulnerabile. Minseok pensò che era un peccato che Seungwoon fosse morto. Gli sarebbe piaciuto ucciderlo.

Non poteva comunque cambiare il suo passato. Tutto quello che gli era possibile fare era concentrarsi sul loro presente e futuro insieme. Si chinò a baciargli la fronte. Fu un piacere vedere che non sussultava né si ritraeva.

«Questa per te sarà la prima notte...»

Stava per spiegargli che sarebbe stata la loro prima notte insieme, un nuovo inizio per entrambi, ma Jongdae lo interruppe.

«Non sono vergine, mio signore. Seungwoon è venuto tante volte nel mio letto durante il nostro primo anno da sposati.»

Quella affermazione risvegliò la sua curiosità. Si appoggiò indietro e lo fissò negli occhi. «E dopo il primo anno?»

«Andava con altri. L'avevo deluso molto. Non c'è nessuno da cui tu possa andare?»

Quella possibilità sembrava sollevarlo. Lui non sapeva se offendersi o esserne divertito.

«Non voglio altri»

«Perché no?»

Ebbe addirittura la sfrontatezza di mostrarsi imbronciato. Quella conversazione gli sembrava a dir poco bizzarra. Sorrise e scosse la testa. «Perché voglio te.»

Lui sospirò. «Suppongo sia tuo diritto.»

«Sì, lo è.»

Minseok scostò le coperte. Jongdae si ricoprì bruscamente. «Solo un momento, per favore», gli disse. «Prima che cominci vorrei farti una domanda importante.»

Lui si accigliò e l'altro abbassò lo sguardo per non mostrargli il proprio crescente timore nell'attesa di una risposta.

«Qual è la domanda?»

«Vorrei sapere che cosa succede quando sei deluso.» Osò guardarlo di sfuggita negli occhi, poi si affrettò ad aggiungere: «Così potrei prepararmi».

«Non sarò deluso.»

Lui non parve credergli.

«Ma nel caso lo fossi?» insistette.

Lui cercò di non perdere la pazienza. «In quel caso potrei prendermela solo con me stesso.»

Lo fissò per un istante prima di allentare la rigida presa sulle coperte. Sempre guardandolo, si portò le mani sul ventre e chiuse gli occhi. L'espressione rassegnata sul suo volto lo fece vibrare di frustrazione.

Era inevitabile, suppose. Avrebbe fatto a modo suo, e Jongdae era abbastanza intelligente da capirlo.

Non era terrorizzato. Jongdae ricordava il dolore connesso all'atto sessuale; certo non attendeva con gioia quel terribile disagio, ma sapeva che non sarebbe stato insopportabile. Non l'avrebbe ucciso. Aveva già superato prima lo stesso tormento, si ricordò, e poteva farcela anche ora. Sarebbe sopravvissuto.

«Va bene, mio signore. Sono pronto.»

Dannazione era esasperante. «No, Jongdae», disse in un lento e roco sussurro.

Afferrò il nastrino che chiudeva la camicia da notte e sciolse il nodo. «Non sei ancora pronto, ma lo sarai. È mio dovere fare in modo che mi desideri, e non ti prenderò finché non sarà così.»

Jongdae non parve reagire a quella promessa. A dire il vero sembrava sistemato in una cassa di legno. Gli mancavano solo i fiori stretti nelle dita rigide, pensò Minseok. Allora avrebbe avuto la certezza che era morto e pronto per essere sepolto.

Decise di cambiare approccio. Il suo sposo era pallido in modo preoccupante e teso come la corda del suo arco. Era in guardia contro di lui. Non lo preoccupava molto, perché lui capiva le sue ragioni, anche se non riusciva a capirle Jongdae. Doveva solo aspettare che si fosse un po' calmato. Allora avrebbe cominciato il suo gentile assalto. La sua strategia non era complessa: intendeva semplicemente sopraffarlo. Con la speranza che Jongdae non capisse quello che gli stava accadendo se non troppo tardi. Allora si sarebbe trovato senza difese, e una volta accesa la passione, la paura non avrebbe più avuto molto spazio.

Minseok aveva già capito che suo marito era un ragazzo dolce. L'espressione sul suo volto mentre parlava con il bambino aveva mostrato quanto era affettuoso e sensibile. Non poteva dire se avesse una natura passionale, ma era deciso a scoprirlo prima che uno dei due lasciasse quel letto.

Si chinò, lo baciò sulla fronte e tornò a coricarsi sulla schiena chiudendo gli occhi.

Trascorsero alcuni minuti prima che Jongdae capisse che davvero si stava addormentando. Si volse e lo guardò. Perché gli veniva concessa quella tregua?

«Ti ho già deluso, mio signore?»

«No.»

Continuava a fissarlo, in attesa di ulteriori spiegazioni. Lui non disse altro per soddisfare la sua curiosità.

Ignorare le ragioni di quel comportamento non faceva che accrescere la sua ansia. «Che cosa vuoi che faccia?» gli chiese.

«Togliti i vestiti»

«E poi?»

«Dormi. Non ti toccherò per stanotte.»

Teneva gli occhi chiusi, per questo non vide il cambiamento d'espressione sul volto di Jongdae. Lo sentì comunque sospirare, intuì che era un segno di sollievo, e non poté evitare di sentirsi irritato. Dannazione, lo aspettava una notte lunga, lunghissima, prima di trovare soddisfazione.

Jondgae non riusciva a capire la ragione di quell'ordine. Se intendeva lasciarlalo stare, perché gli importava che indossasse o meno i vestiti? Forse era solo un suo modo per salvarsi la faccia, si disse. Non intendeva comunque protestare, non ora, quando aveva appena ricevuto uno splendido regalo.

Dal momento che lui teneva gli occhi chiusi, non doveva preoccuparsi del pudore. Scese dal letto, si spogliò, puegò con cura gli abiti e girò dalla parte di lui per posarli sulla sedia.

L'aria nella stanza si era raffreddata, e il pavimento era gelido contro i suoi piedi nudi. Si affrettò a tornare sotto le coperte prima che le dita congelassero.

Il calore di Minseok lo attirava dalla sua parte, ma fu attento a evitare ogni contatto. Gli volse le spalle, continuando tuttavia ad avvicinarsi.

Gli occorse molto tempo per rilassarsi. Il pensiero di doversi fidare di lui lo spaventava, ma temeva anche di non farlo, perché ora era suo marito e meritava la sua fiducia, almeno finché avesse dimostrato di non esserne degno, ovviamente. Junmyeon si fidava di lui. Suo fratello era l'uomo più giusto che avesse mai conosciuto, dopo suo padre. Ed era anche un ottimo giudice del carattere delle persone. Non gli avrebbe proposto di sposare Minseok se non lo avesse ritenuto un uomo buono e gentile. E a prova di questo, suo marito, non l'aveva preso con la forza. A dire il vero si stava dimostrando oltremodo condiscendente.

Il calore del suo corpo gli scaldava la schiena. Era una sensazione meravigliosa. Si avvicinò ancora un poco, fino a toccare le cosce di lui con le proprie. Pochi minuti dopo era profondamente addormentato.

Il desiderio imperlava a Minseok la fronte di sudore freddo. Rotolarsi sui carboni ardenti non sarebbe stato doloroso come quell'attesa, decise. Ritenne di poter sopportare qualsiasi dolore fisico, ma restare al fianco di Jongdae con i pensieri più lussuriosi che si agitavano nella sua mente rendeva quel momento una sfida insostenibile. E Lui non gli era di molto aiuto. Continuava a premergli le natiche sull'inguine. Era la tortura più dolce che avesse mai provato, e dovette stringere la mascella per resistere.

Il fuoco del camino ardeva ormai solo nei tizzoni, e passata la mezzanotte Minseok decise che aveva aspettato abbastanza. Circondò Jongdae con le braccia e strofinò il volto contro il suo collo. Lui si svegliò di soprassalto. Si irrigidì, ma solo per un minuto o due, poi gli coprì la mano, appena sotto il suo petto, con la propria. Cercava di scostargliela. Lui non si mosse. Era intontito dal sonno, e i baci che gli posava sul collo lo facevano rabbrividire per il calore, non per il freddo. Era troppo piacevole per preoccuparsi. Volendo essere certo che non si concedesse altre libertà, tuttavia, intrecciò le dita con quelle di lui impedendo alla sua mano ulteriori movimenti.

Lui capì le sue intenzioni, e non ne fu turbato. Gli stuzzicò il lobo dell'orecchio con i denti, e poi con la lingua, mentre piano piano liberava la mano dalla stretta di Lui e lentamente cominciava ad accarezzargli il ventre.

Le sensazioni che attraversavano il corpo di Jondgae erano estremamente piacevoli, addirittura sorprendenti. Strano, ma quel tocco gli faceva desiderare di più. Il respiro di Minseok era dolce e caldo contro la sua pelle. Istintivamente cercò di ritrarsi, avvicinandosi però nel contempo. Il suo corpo contraddiceva la sua mente. Finché non sentì la parte irrigidita di lui. Allora fu assalito dai brividi del panico. Si volse per chiedergli di mantenere la parola data. Aveva promesso di non toccarlo. E Lui non l'aveva dimenticato.

«Hai promesso di non toccarmi per questa notte.»

Con un bacio gli cancellò dalla fronte le rughe della preoccupazione. «Me lo ricordo.»

«Allora...»

Lo baciò sul naso. Jongdae d'improvviso si ritrovò avvolto nel calore di lui. L'aveva inchiodato al letto con il suo corpo, ricoprendolo dalla testa ai piedi. Le cosce muscolose riposavano tra quelle di lui. Il membro teso premeva contro il suo basso ventre. La sensazione di quel corpo in tensione contro il suo lo faceva sussultare di timore e di piacere.

«Minseok...»

Lui passò le dita tra i suoi capelli tenendogli il volto tra le mani. Si chinò fino a trovarsi a pochi centimetri dal suo viso, lo sguardo posato sulla bocca.

«È passata mezzanotte, Jongdae. Ho mantenuto la mia parola.»

Non gli diede il tempo di protestare o di spaventarsi. Lo zittì subito con un bacio. La sua bocca era calda e decisa quando scese su quella di lui. La lingua si infilò all'interno per annullare qualsiasi tentativo di discussione.

Minseok voleva fargli dimenticare i suoi timori prima che gli dominassero la mente. Per quanto lo desiderasse, sapeva di non doverlo sopraffare. Se Jongdae non fosse riuscito a superare quella stessa notte la sua paura, allora lui avrebbe aspettato, riprovando il giorno dopo... e quello dopo ancora... e il successivo. Col tempo avrebbe sicuramente imparato a fidarsi di lui e forse, lo sperava, si sarebbe liberato delle sue inibizioni.

Il bacio non fu tenero, ma avido e passionale. Jongdae non gli opponeva resistenza, ma addirittura rispondeva con la stessa intensità. Un gemito di piacere risuonò nella gola di lui mentre l'altra lingua timidamente si strofinava contro la sua.

Quel suono d'approvazione rese Jongdae un pochino più audace. Era tanto perso nella sua reazione al gioco eccitante da non riuscire a pensare. Strofinava incessantemente i piedi contro le gambe di lui, cercando di ricordare che doveva anche prendere fiato.

Il sapore di Jongdae era gradevole come aveva immaginato. Tornò a coprirgli la bocca con la sua più volte, senza rinunciare agli attacchi contro le sue difese. Stuzzicava la sua bocca con la lingua, penetrando lentamente per ritrarsi subito, costringendolo così a rispondere.

Voleva vincerlo, ed era vinto. Pochi minuti dopo già vibrava per il desiderio, il suo membro rigido contro il suo. Quando le sue mani si spostarono sul petto, e i pollici sfiorarono i capezzoli sensibili, Jongdae gemette piano di piacere. Non poteva evitare d'inarcarsi contro le mani di lui, cercando ancora un po' di più di quel dolce tormento.

Minseok dovette costringerlo ad abbracciarlo. Alzò la testa per guardarlo, e sorrise di pura soddisfazione maschile. Jongdae sembrava stordito da quello che gli accadeva. C'era passione nei suoi occhi. Lui riabbassò la testa, quindi gli diede un altro bacio a bocca aperta, le lingue duellanti, solo per fargli sapere com'era soddisfatto di lui. Poi le prese le mani e se le portò dietro il collo.

«Stringiti a me», gli ordinò in un rauco sussurro. «Tienimi vicino.»

Jongdae aveva la forza di un guerriero. Minseok lentamente tracciò con le labbra un percorso fino al suo petto, e si chinò a prendere in bocca un capezzolo per volta. Le unghie di Jongdae per reazione gli graffiarono le spalle. Lui grugnì di piacere.

Fino a quel momento aveva avuto il completo controllo del gioco; ma quando la mano gli scivolò su quel ventre piatto, liscio, e poi più giù a toccarlo intimamente cominciando ad accarezzargli quel fascio di nervi , perse ogni restrizione. Le sue dita, lentamente, s'insinuavano in profondità della sua apertura.

Jongdae gridò di paura, poiché l'intensità del piacere che Minseok gli imponeva era nuova, troppo spaventosa perché potesse capirla o controllarla. Cercò di scostargli la mano, anche se il suo corpo lo contraddiceva muovendosi senza sosta contro di lui.

«Minseok, che cosa mi succede?»

Le unghie penetravano nelle scapole di lui, e la testa si agitava senza sosta mentre lui continuava a muovere le dita. Minseok cambiò posizione per poterlo calmare con un nuovo bacio.

«Va tutto bene», sussurrò quasi senza fiato. «Ti piace come ti senti, vero?»

Non gli diede il tempo di rispondere. La sua bocca riprese possesso di quella di lui. La lingua penetrò proprio mentre le dita si infilavano più profondamente.

Jongdae si sentì perduto. Una passione mai provata prima gli accese il ventre, diffondendosi in tutto il corpo come un incendio. Si aggrappò a suo marito quasi gemendo, chiedendogli con lenti, erotici movimenti di metter fine a quell'insopportabile delizia.

Eppure Minseok resisteva ancora. La pressione che gli saliva dentro era quasi insostenibile. Tutto quello a cui riusciva a pensare era immergersi nell'invitante calore di Jongdae. Lottò contro il proprio furioso desiderio e continuò a stuzzicarlo con la bocca e con le dita. Quando d'improvviso Jongdae lo strinse, capì che era pronto a trovare soddisfazione. Immediatamente cambiò posizione perché il suo membro teso potesse premersi contro la fessura. Si appoggiò sui gomiti, gli prese il viso con la mano e gli chiese di guardarlo.

«Di il mio dome, Jongdae.»

La sua voce era aspra e tesa. L'intensità dell'espressione di lui era una prova dello sforzo che faceva per trattenersi.

«Minseok», sussurrò.

Lui lo tempestò di rapidi baci. Poi scostò la bocca, lo guardò negli occhi e gli disse: «Ora e sempre. Dillo, Jongdae . Dillo subito».

Ogni nervo del corpo di Jongdae reclamava a gran voce soddisfazione. Lui lo afferrò per le spalle spronandolo a rispondere.

«Ora e sempre, Minseok.»

Minseok abbassò la testa contro la spalla di lui. Con una spinta energica, Minseok s'immerse. Era circondato da un calore liquido. Era stretto, e così dannatamente caldo da rendergli quasi insopportabile quella dolce agonia.

Non poteva restare fermo dentro di lui, dandogli il tempo di adattarsi a quell'intrusione e assicurandosi così di non fargli male: ora era impotente di fronte alle richieste del suo corpo. Le spinte non erano controllate ma energiche e pressanti. Jongdae sollevò le ginocchia per accoglierlo più in profondità. Lo circondava e lo stringeva, facendolo gemere di selvaggio piacere. Era un tormento squisito. Impazziva tra le sue braccia. Si teneva incollato al suo corpo e soddisfava le sue richieste inarcandosi contro di lui. Con le cosce lo stringeva e i suoi gemiti, sommessi ma incredibilmente sensuali, gli facevano perdere ogni controllo. Non aveva mai provato prima una simile passione. Jongdae non si tratteneva. La resa totale a lui non faceva che accelerare la sua. Non voleva che tutto finisse subito. Lentamente si ritrasse fin quasi a separarsi da lui, quindi tornò a immergersi.

Minseok ora riusciva solo a pensare a dargli soddisfazione e a trovare la propria. Il suo respiro era aspro e irregolare, e quando avvertì i brividi dell'orgasmo di Jongdae e lo sentì invocare il suo nome in un misto di timore e meraviglia, non poté più trattenersi. Gli riversò il seme dentro con un gemito sonoro, vigoroso.

Il corpo di Jongdae pareva esplodere per l'orgasmo e temette di morire. Mai, neppure nei sogni più selvaggi, aveva immaginato una simile meraviglia. Era un'esperienza fantastica, stupenda.

Si era concesso senza riserve a Minseok ed era stato premiato in un modo sorprendente. Suo marito l'aveva tenuto stretto, al sicuro vicino a lui, durante la furiosa tempesta, e la gioia di quel momento d'amore gli riempiva gli occhi di lacrime.

Era troppo sfinito per piangere. Minseok gli aveva tolto ogni forza. Ora gli era crollato addosso, spingendolo a pensare che forse anchel lui l'aveva sfinito. Notò che lo teneva ancora abbracciato. Benché stremato, cercava nonostante tutto di proteggerlo.

I loro odori si mischiavano impregnando l'aria intorno, e i battiti dei loro cuori si inseguivano freneticamente.

Minseok fu il primo a riprendersi. Subito si preoccupò del marito, gli aveva fatto male?

«Jongdae?» Chiamò a raccolta le forze per sollevarsi sulle braccia e poterlo così guardare. La preoccupazione nel suo sguardo era evidente. «Ti ho...»

La risata di Lui lo interruppe. C'era tanta gioia in quel suono che non poté impedirsi di sorridere a sua volta.

«Sì, l'hai fatto», sussurrò Jongdae.

Quel ragazzo lo confondeva. «Come puoi ridere e piangere nello stesso tempo?»

«Non sto piangendo.»

Lui gli asciugò la guancia con la punta delle dita. «Sì, stai piangendo. Ti ho fatto male?»

Lui scosse lentamente la testa. «Non sapevo che potesse essere così . È stato molto bello.»

Quelle parole lo fecero annuire di arrogante soddisfazione. «Sei passionale, Jongdae.»

«Non ho mai saputo di esserlo... non prima di questa notte. Minseok, è stato stupendo. Mi hai...»

Non trovava la parola giusta per descrivere come si era sentito. Lui fu felice di fornirgliela.

«Acceso?»

Annuì. «Non sapevo che ci fossero mariti a cui piace baciare e accarezzare prima dell'accoppiamento.»

Lui si chinò, gli baciò la bocca, quindi si scostò rotolando di lato. «Si chiama preparazione, marito.»

«È piacevole», sussurrò lui con un sospiro. La preparazione per Seungwoon cominciava e finiva nel gesto di tirare indietro le coperte. Jongdae fermò subito quel ricordo. Non voleva sciupare la bellezza di quanto era appena successo con le terribili immagini del passato.

Non voleva neppure che Minseok si addormentasse. Voleva che facesse ancora l'amore con lui. Non poteva credere alla propria sfacciataggine, -e dovette scuotere la testa per lo scostumato atteggiamento che aveva assunto.

Si coprì e chiuse gli occhi. Un pensiero fastidioso cominciava a tormentarlo. Ora che si erano accoppiati, uno dei due non doveva andarsene? Seungwoon di solito lo raggiungeva a letto e, subito dopo aver finito, se ne andava. Minseok sembrava pronto a dormire, perciò lui pensò che fosse suo dovere allontanarsi.

Avrebbe voluto restare, ma se lui gli avesse ordinato di lasciarlo solo il suo orgoglio ne sarebbe rimasto ferito. Era meglio non dargli l'opportunità di farlo. Jongdae trascorse alcuni minuti lottando con se stessa.

Anche Minseok era preda di pensieri fastidiosi. Il suo astuto piano per sopraffare il marito mentre si trovava senza difese per qualche strano motivo gli si era rivoltato contro. Diavolo, era stato Jongdae a sopraffare lui. Non aveva mai perso il controllo di sé in quel modo, mai, e non si era mai sentito così vulnerabile. Cominciava a chiedersi come si sarebbe comportato suo marito scoprendo di avere tanto potere su di lui. Il solo pensiero lo rese d'improvviso serio.

Jongdae si spostò dalla sua parte del letto e afferrò la vestaglia prima di alzarsi. Girò le spalle al marito mentre la indossava. Le scarpe dovevano essere vicino alla porta.

Esitava a uscire. Non riusciva a capire la propria mente. Si sentiva triste e solo in quel momento, e non sapeva spiegare la sua improvvisa voglia di piangere. I momenti dell'amore erano stati meravigliosi, ma ora era colmo di una nuova incertezza. No, non capiva quel cambiamento in lui, ma pensò che gli restavano ancora diverse ore di riposo per riflettere. Dubitava di poter dormire, e probabilmente l'alba l'avrebbe sorpreso in uno stato di sfinimento.

Minseok sembrava dormire già. Lui cercò di raggiungere la porta nel modo più silenzioso possibile. Stava sfiorando il chiavistello quando la voce di lui lo fermò.

«Dove credi di andare?»

Lui si girò a guardarlo. «Nell'altra camera, mio signore. Suppongo che tu voglia farmi dormire di là.»

«Torna qui, Jongdae.»

Lentamente si avvicinò al letto. «Non volevo svegliarti.»

«Non dormivo.»

Lo prese per la cintura della vestaglia. La sua voce sembrava solo incuriosita quando gli chiese: «Perché vuoi dormire solo?»

«Io non voglio dormire solo», esclamò lui.

Tirando per la manica gli sfilò la vestaglia. Lui rabbrividì per il freddo, e ciò parve divertirlo. A lui sembrava dannatamente calda quella stanza. Tirò indietro le coperte e rimase ad aspettare che Lui si coricasse.

Jongdae non esitò a farlo. Si distese vicino al marito, e Minseok lo cinse con le braccia stringendolo a sé. Il suo viso era appoggiato alla spalla di lui. Minseok lo coprì, sbadigliò sonoramente e disse: «Tu dormirai in questo letto con me tutte le notti. Hai capito, Jongdae?»

Annuendo batté col capo sotto il suo mento. « È normale che due persone sposate dormano insieme?»

La risposta di Minseok non fu diretta: «Diventerà normale per me e per te».

«Sì, mio signore.»

Quella pronta approvazione, sussurrata con tanta fretta, gli fece piacere. Strinse di più suo marito e chiuse gli occhi.

«Minseok?»

Lui rispose con un grugnito.

«Sei contento di avermi sposato?»

Si pentì di quella domanda un istante dopo averla pronunciata. Ora lui avrebbe saputo com'era vulnerabile e terribilmente insicuro.

«La terra adesso mi appartiene. Questo mi piace.»

Era un uomo brutalmente sincero. Probabilmente avrebbe dovuto ammirare questa sua caratteristica. Non era così, però, non quella notte. Voleva che gli mentisse, che gli dicesse quanto era felice di averlo in marito. Stava diventando pazzo. Non desiderava certo essere sposato con un uomo che gli mentisse sfacciatamente. No, certo che no.

Sapeva di non essere affatto logico. Sicuramente la stanchezza era la causa di pensieri così sciocchi e frivoli. Cosa gli importava se lui lo voleva o no? Aveva ottenuto esattamente quello che doveva ottenere sposandolo. Sì, era libero... e al sicuro.

Aveva ricevuto la parte che le spettava in quello scambio, e lui la sua. La terra ora gli apparteneva.

«Sei troppo delicato. Avrei preferito una persona forte, di costituzione robusta.»

Stava per addormentarsi quando udì il commento di lui. Non sapendo cosa rispondere, rimase in silenzio.

Passò un altro minuto prima che Minseok riprendesse a parlare. «Sei troppo fragile per la vita quassù. Dubito che sopravviverai un anno intero. Probabilmente avrei preferito qualcuno più resistente, meno emotivo. Sì, non durerai più di un anno.»

Non sembrava particolarmente turbato da quella conclusione. Lui cercò di non sentirsi offeso. E non intendeva certo convincerlo a cambiare idea. Obiettare che al contrario era molto forte, sarebbe stato inutile. Minseok aveva già una sua opinione, e solo il tempo insieme gli avrebbe dimostrato che non era un fiore d'estate. Possedeva davvero della forza. Aveva già provato a se stesso di saper sopravvivere in condizioni difficili. Col tempo l'avrebbe provato anche a lui.

«Sei timido. Probabilmente avrei voluto qualcuno più deciso.»

A Jondgae occorse una volontà ferrea per restare in silenzio. Gli aveva rivolto una semplice domanda. Un secco no gli sarebbe bastato. Lui invece sembrava trarre godimento dall'elencare tutti i suoi difetti. Il divertimento nel tono di voce era chiaramente udibile. Jongdae stava scoprendo di avere un marito piuttosto villano.

«Hai uno strano modo di ragionare. Probabilmente avrei preferito un marito sempre d'accordo con me.»

Jongdae, irritato, cominciò a tamburellare con le dita sul petto di lui. Minseok gli coprì la mano con la sua per fermarlo.

Jongdae sbadigliò sonoramente. Era un modo per dirgli che doveva lasciarlo dormire. Un marito premuroso avrebbe subito interrotto quella litania di insulti.

Minseok non era particolarmente premuroso. «La minima cosa ti spaventa», continuò, ricordando l'espressione sul suo volto la prima volta che aveva visto il suo cane «Probabilmente avrei preferito qualcuno che si facesse temere dal mio cane, e non viceversa.»

Il calore proveniente dal suo corpo sembrava ubriacarlo. Gli cinse le cosce con una gamba e si strinse di più a lui.

«Sei troppo esile», aggiunse quindi Minseok. «Il primo vento del nord ti porterà via.»

Jongdae aveva troppo sonno per cominciare una discussione col marito. Quelle offese gli rubavano già molta concentrazione. Si assopì ascoltandolo elencare i suoi innumerevoli difetti.

«Sei terribilmente ingenuo, marito», mormorava «Sì, sei davvero ingenuo», ripeté.

Passarono alcuni lunghi minuti prima che Minseok si decidesse a rispondere alla sua domanda.

«Jongdae?»

Lui non gli rispose. Minseok si chinò, lo baciò sulla testa e sussurrò: «A dire il vero, sono contento di averti sposato».

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