25
Lo condussero alla fortezza dei Jung. Seungwoon e il suo esercito avevano superato il confine territoriale della famiglia ed erano stati subito attaccati. Quei guerrieri erano coraggiosi in battaglia, ma la valutazione di Zhang era fondata: restavano un gruppo d'uomini male addestrati, e loro era bastato un giorno per conquistare terre e castello.
Il signore dei Jung e trenta dei suoi uomini erano adesso rinchiusi nelle celle sotto la sala grande. Gli altri erano imprigionati nell'ala destinata alle truppe, affacciata sul cortile inferiore.
La resa di Jongdae era stata immediata. Sceso a cavallo dalla collina, si era offerto ai nemici che l'avevano subito circondato.
Benché fosse a due passi da Seungwoon, non gli parlò. Rimase semplicemente in sella al suo cavallo, con le mani strette, in attesa delle mosse di lui.
Gli riusciva difficile guardarlo. Il suo aspetto non era cambiato molto. Gli occhi erano scuri come prima, la pelle sempre immacolata, solo qualche ruga dell'età ora gli solcava le guance scarne. Solo una cambiamento notevole c'era stato : i capelli, colore del grano maturo l'ultima volta che li aveva visti, ora erano grigi.
«Andiamo a casa adesso, Jongdae, e ci lasceremo alle spalle tutta questa storia.»
«Sì», approvò subito lui.
Quella risposta gli piacque. Spronò il cavallo perché si avvicinasse al suo e allungò una mano a sfiorargli il volto.
«Sei diventato più bello», disse. «Mi sei mancato, amore mio.»
Jongdae non lo guardò negli occhi, perché era certo che i suoi tradissero il disgusto. Chinò la testa in un gesto che confidò sembrare di sottomissione.
Seungwoon apparentemente ne fu soddisfatto. Girò il cavallo e diede ordine di partire.
Non si fermarono né per bere né per riposare, e raggiunsero la fortezza dei Jung nel tardo pomeriggio.
Jongdae si dichiarò subito esausto. Seungwoon l'accompagnò all'interno. L'entrata era stretta, e la scala che portava alle camere del piano superiore si apriva proprio di fronte a lui. Al piano terreno a destra c'era la sala, una grande stanza quadrata circondata da balconate su tutti i lati. Per Jongdae si trattò di una brutta sorpresa, capì che non sarebbe potuto uscire senza venire notato dalle guardie della sala.
Gli venne assegnata la terza camera. La porta era al centro della balconata, e Seungwoon l'aprì per lui. Sempre a testa china, Jongdae cercò di passargli accanto senza toccarlo. Lui lo prese per il braccio e tentò di baciarlo, ma Lui girò la testa, e non gli permise di farlo.
Seungwoon l'afferrò rudemente e lo strinse a sé. Infilò le dita tra i suoi capelli.
«Ti hanno costretto a tagliarli così?»
Non gli rispose. «È ovvio che l'abbiano fatto», disse lui. «Tu non li avresti mai tagliati spontaneamente, perché certo ricordavi quanto mi piacevano.»
«Lo ricordavo», mormorò.
Lui sospirò. «Ricresceranno.»
«Sì.»
Seungwoon d'improvviso rafforzò la presa su di lui. «Perché hai fatto annullare il nostro matrimonio?»
Il dolore che gli stava infliggendo o fece sussultare. «L'imperatore voleva che sposassi il ministro Wang. Ho chiesto l'annullamento per guadagnare tempo. Non credevo alla notizia della tua morte.»
La risposta soddisfece Seungwoon. «L'imperatore non mi ha detto che Wang ti voleva in sposo. Quel bastardo ti desidera, vero? E a te non è mai piaciuto.»
«Ho molto sonno», disse allora Jongdae. «E non mi sento bene.»
Seungwoon finalmente lo lasciò libero. «La tensione è stata troppa per te. Sei sempre stato debole, Jongdae, e solo io so prendermi cura di te. Vai a letto ora. Questa notte non ti disturberò. Ti ho lasciato un vestito dei tuoi sul letto. Lo metterai domani. Quando mi raggiungerai di sotto, avrò una sorpresa da farti.»
Finalmente lo lasciò solo. La porta aveva la serratura, ma era priva di chiave. Decise di trovare qualcosa per bloccare l'entrata. Non si fidava della promessa di Seungwoon di lasciarlo stare; se avesse provato a infilarsi furtivamente in camera sua durante la notte, sarebbe stato pronto a riceverlo. Che provasse a toccarlo, e l'avrebbe ucciso... o sarebbe morto provandoci.
Fino a quel momento Jongdae aveva avuto il completo controllo sulle sue emozioni, e pur essendo esausto per lo sforzo, si sentiva orgoglioso di sé perché non aveva permesso alla collera o ai timori di prendere il sopravvento. Suo unico dovere era proteggere il bambino finché Minseok non fosse arrivato a prenderlo. Sì, era il suo unico dovere.
Non appena era stata avvistata l'armata nemica, alcuni messaggeri erano partiti alla ricerca di Minseok. Jongdae sperava che non dovessero arrivare fino alla capitale per raggiungere il loro signore.
Ormai dovevano esser pronti anche gli alleati dei Kim. Il giorno dopo, o al massimo la notte, sicuramente sarebbe stato liberato.
Si dispose dunque a difendere la sua cameretta da un'eventuale intrusione. Per bloccare la porta vi sospinse contro un baule vuoto. Sapeva di non poter impedire a nessuno l'ingresso, ma sperava che il rumore del battente contro il baule l'avrebbe svegliato, nel caso si fosse appisolato.
Si affrettò a raggiungere la finestra, scostò la tenda e guardò in basso, lasciandosi sfuggire un'imprecazione. Non c'era nessuna possibilità di fuga da quella parte. Erano al secondo piano, e la parete di pietra era troppo liscia per offrire qualche appiglio.
La stanza era umida e fredda. D'improvviso Jongdae si sentì così debole da doversi sedere. Si avvolse nel mantello. Quindi si distese sul letto.
Allora vide il vestito allargato sulle coperte. Gli bastò un attimo per riconoscerlo. La debolezza svanì, sostituita da una furia mai conosciuta prima. Ne fu completamente sopraffatto, e l'unica cosa che avrebbe voluto fare era gridare come un guerriero pronto a lanciarsi in battaglia.
Era il suo abito da sposo. C'erano anche le scarpe indossate quel giorno.
«È pazzo», mormorò.
E determinato, aggiunse tra sé. Gli aveva detto che l'aspettava una sorpresa il mattino dopo, e ora capiva bene cosa lui avesse in mente. Quel matto credeva davvero di risposarlo.
Jongdae afferrò il vestito in preda all'ira, e lo scagliò dall'altra parte della stanza.
E le scarpe lo seguirono.
La collera ben presto assorbì le sue restanti forze. Si coricò sul letto, si tirò le coperte fin sulla testa, prese il pugnale che teneva nel fodero legato alla coscia e lo strinse con entrambe le mani.
Si addormentò pochi minuti dopo.
Lo svegliò lo stridio del baule trascinato sul pavimento di pietra. La luce del sole filtrava nella stanza passando ai lati della tenda che copriva la finestra. Il pugnale doveva essergli caduto durante la notte. Lo ritrovò in una piega dell'abito, ed era pronto a colpire quando si alzò a sedere.
«Posso entrare, signore?»
La domanda sussurrata proveniva da una donna anziana. Teneva in mano un vassoio, ma esitò sulla soglia finché non ebbe il permesso di entrare.
«Venite pure», rispose Jongdae.
La donna entrò subito, richiudendosi la porta alle spalle col tallone.
«Il ministro Seungwoon mi ha ordinato di servirvi», disse avvicinandosi.
«Siete una Jung», indovinò Jongdae notando l'abito sgargiante.
«Sì», rispose la donna. «E voi siete il marito del signore dei Kim, vero?»
«Sì», confermò Jongdae. Era stato un po' brusco, perché ora aveva fretta di ottenere dalla donna qualche informazione che sarebbe potuta tornarle utile.
«Ci sono sentinelle fuori da questa porta?»
«Ce n'è una», rispose la serva.
«E quante in sala, qui sotto?»
«Troppe per poterle contare», rispose la donna. Posò il vassoio in fondo al letto. «Il mio signore è rinchiuso nei sotterranei. Lo trattano come un comune delinquente. Vi manda un importante messaggio. Mi è stato consentito di portargli del cibo questa mattina presto, e lui mi ha sussurrato le parole che voleva ripetessi a voi.»
«Qual è il messaggio?!»
«Kim saprà vendicare questa atrocità.»
Jongdae sorrise. La domestica sembrava in attesa. «Il vostro signore aspetta una risposta?»
«Sì.»
«Allora ditegli di sì, che Kim di certo saprà vendicare questa atrocità.»
La donna annuì seccamente. «E così sarà», mormorò.
«Come vi chiamate?» chiese Jongdae.
«Yora», rispose la donna.
«Siete buona e coraggiosa, Yora», mormorò. «E ho un favore da chiedervi.»
«Tutto quello che posso per aiutarvi. Sono vecchia e debole, ma farò del mio meglio per servirvi.»
«Devo trovare un modo per restare il più a lungo possibile in questa stanza. Siete capace di mentire?»
«Quando è necessario», rispose Yora.
«Allora riferite al ministro che dormo ancora profondamente. Ditegli che avete posato il vassoio senza disturbarmi.»
«Lo farò», promise Yora. «Il ministro non mi sembra impaziente di vedervi scendere, signora. Cammina ansioso avanti e indietro, ma solo perché l'uomo che ha mandato a chiamare non è ancora arrivato.»
«Quale uomo?»
«Non ho afferrato il suo nome», rispose Yora. «Ma ho capito chi è. Si tratta di qualcuno per celebrare un matrimonio.»
Il cuore di Jongdae batteva all'impazzata. « Ditemi, come lo sapete?»
«Nessuno mi presta attenzione perché sono vecchia. Posso fingermi stupida se mi torna utile. Ero in un angolo della sala quando i soldati hanno fatto irruzione impadronendosi della casa del signore. Il ministro non ha perso un minuto, e ha dato subito istruzioni perché sei uomini partissero a spron battuto per trovare qualcuno per il matrimonio.»
Jongdae si strofinò le braccia per scacciare i brividi. Seungwoon era sempre stato un freddo ragionatore nei suoi piani. Si chiese quali altre sorprese fossero in serbo per lui.
«Sarà meglio scendere prima che il ministro noti quanto sono rimasta quassù, e voi dovreste tornare sotto le coperte, in modo che la guardia vi veda dormire quando apro la porta.»
Jongdae ringraziò la domestica e si affrettò a ubbidire. Rimase a lungo coricato, attendendo che qualcuno lo venisse a chiamare.
Seungwoon lo lasciò stare. La graditissima tregua si protrasse fino al pomeriggio. Jongdae trascorse gran parte del tempo guardando dalla finestra. Le colline erano gremite di soldati. Probabilmente circondavano la fortezza da ogni lato.
Come poteva Minseok raggiungerlo?
Raddrizzò le spalle. Quanto desiderava che si sbrigasse.
Yora tornò in camera nel tardo pomeriggio, con un altro vassoio di cibo.
«Non hanno mai smesso di andare e venire. Ora gli uomini portano una vasca di legno e secchi d'acqua calda. Il ministro ha ordinato un bagno per voi. Perché mai si preoccupi del vostro conforto proprio non lo capisco.»
«Pensa che lo sposerò», spiegò Jongdae. «Chiunque debba celebrare il matrimonio è arrivato vero?»
«Sì», rispose Yora. «C'è anche un altro ministro con loro. Ho sentito il suo nome, si chiama Wang. È davvero brutto con quei capelli crespi color dello sporco e quegli occhi così neri. Lui e il ministro Seungwoon hanno discusso per gran parte del pomeriggio. Era una discussione accesa. Non sarebbe stata una grazia se si fossero uccisi a vicenda risparmiando la fatica a vostro marito?»
Jongdae sorrise. «Sarebbe stata davvero una grazia. Yora, per favore, restate a guardarmi la porta mentre farò il bagno.»
«Dunque intendete accontentare quel pazzo?»
«Voglio apparire a mio marito più grazioso possibile», spiegò Jongdae. «Arriverà da un momento all'altro.»
«Vi metterete quel vestito?» chiese Yora. Indicò l'abito che Jongdae aveva gettato in un angolo.
«No»
Yora annuì. «Vi porterò anche della biancheria pulita, col sapone e gli asciugamani.»
Jongdae era ben deciso a indossare l'abito con i colori di Minseok. Sapeva che Seungwoon si sarebbe infuriato, ma era anche certo che non l'avrebbe percosso davanti a testimoni. Doveva solo assicurarsi di non restare solo con lui. Non sapeva però come riuscirci e, dannazione, dov'era Minseok?
Rifiutava assolutamente di considerare la possibilità che suo marito non riuscisse ad arrivare in tempo, e ogni volta che un pensiero tanto spaventoso gli faceva capolino nella mente, Lui lo respingeva.
Si lavò con calma, anche i capelli. Poi si sedette sul bordo del letto per strofinarli con le salviette che gli passava Yora.
La chiamata giunse un'ora più tardi. Yora gli ripeté l'ordine torcendosi le mani. Jongdae, invece, era estremamente calmo. Sapeva di non poter rimandare oltre il confronto.
Si infilò il pugnale nella cintura e lo coprì con una piega dell'abito, quindi si avviò verso la scala.
Lo lasciarono in attesa sulla porta per almeno dieci minuti prima di accoglierlo in sala. Seungwoon e Wang erano in piedi accanto a un tavolo rotondo all'altro capo della stanza, e discutevano per un foglio che Wang agitava in mano.
I due ministri, opposti quanto ad aspetto, erano identici nel temperamento. Si aggredivano come cani furiosi, l'uno con la sua criniera di capelli bianchi, l'altro con i suoi riccioli bruni e l'anima nera. Ai suoi occhi erano entrambi orribili.
Jongdae notò un movimento in alto. Alzò gli occhi e vide Yora che si affrettava lungo il corridoio. La serva si fermava a ogni camera e ne apriva la porta prima di continuare. Probabilmente gli era stato ordinato di arieggiare le stanze.
«Ma io dichiarerò che questo matrimonio è solo una formalità, un rinnovo del nostro voto, se preferisci», tuonò Seungwoon con tanta violenza che Jongdae lo udì.
In quel momento Seungwoon si volse e notò Jongdae sulla soglia. Si accigliò vedendo quel che indossava.
Wang gli ordinò di avvicinarsi. Lui non attraversò tutta la sala, ma si fermò a pochi passi da loro.
Lui gli fece un cenno col capo. Jongdae lo ignorò, subito notato da Wang.
<<Che grandissimo piacere rivedervi Jongdae>> disse Wang.
<<Non posso dire lo stesso>> rispose Jongdae serio.
<<Come osi rivolgerti a me in questo modo?>> digrignò i denti l'uomo.
<<Non credo di dovervi alcun rispetto>>
«Stasera, quando sarai di nuovo mio marito, imparerai che conviene tenersi le proprie opinioni», annunciò Seungwoon. Annuì a Wang e avanzò verso di lui.
Jongdae non arretrò. «Sei uno stupido, Seungwoon. Io non accetterò nessuna pretesa di risposarmi. Ho già un marito. A quanto pare devi essertelo convenientemente dimenticato.»
«Non può desiderare di restare con quel barbaro», intervenne Wang. «La sua mente deve essersi guastata, Seungwoon»
«Dovrà essere purificato prima che rinnovi il suo voto», dichiarò. «Qualcuno vada a prendere il bastone. Dovrò percuoterlo fino a fargli riprendere il senno.»
Uno dei suoi uomini uscì dalla stanza. Jongdae non reagì alla minaccia appena pronunciata, ma quasi sorrise. Voleva davvero percuoterlo davanti a Wang? Cercò di mantenere l'espressione più serena possibile.
Seungwoon lo fissava. «Non sembra spaventarti quello che ti succederà tra poco.»
Jongdae tornò a guardare lui. Sembrava arrabbiato e confuso nello stesso tempo. Lui rise. «Sei tu, Seungwoon, il pazzo, se pensi che potrei preferire te al mio signore.»
«Non è possibile che amiate quel selvaggio», sbottò Wang.
Lui rispose tenendo lo sguardo fermo su Seungwoon. «Oh, ma io lo amo», dichiarò deciso.
«Sarai punito per le tue affermazioni di tradimento e infedeltà nei miei confronti», sibilò Seungwoon minaccioso.
Lui non si lasciò impressionare, e meno ancora spaventare. Piegò la testa studiando l'uomo che l'aveva tanto terrorizzato in passato. Seungwoon gli faceva pena, e d'improvviso fu pervaso da una tale ripugnanza che la sola vista di lui gli riuscì insopportabile.
Non avrebbe mai potuto distruggerlo. Mai.
«Credi sinceramente che tu e Wang siate superiori a mio marito e i suoi uomini? Ma allora siete davvero stupidi», aggiunse, scuotendo la testa.
«Siamo i più vicini consiglieri dell'imperatore», gridò Wang.
«Ah, sì, dell'imperatore», lo schernì «Voi tre siete degni compagni l'uno dell'altro.»
La derisione nel suo tono di voce fu per Seungwoon uno schiaffo. Ora tremava visibilmente per la collera. «Che cosa ti è successo?» chiese in un rauco sussurro. «Non ti saresti mai rivolto a me in modo tanto irrispettoso prima. Ti senti al sicuro perché non siamo a casa nostra? È così, Jongdae? Oppure mi credi tanto felice di riaverti da ignorare le tue calunnie? Faresti bene a ricordare il dolore subito in passato a causa delle necessarie punizioni che mi hai costretto a darti. Sì, faresti meglio a ricordarlo.»
Non si fece piccolo per la paura. Seungwoon era confuso dal suo comportamento. Non c'era il terrore nei suoi occhi. Vi si scorgeva anzi un'aria di sfida.
«Questa sera ti mostrerò che cosa succede a un marito che ha dimenticato qual è il suo posto», lo minacciò.
Pensava di averlo finalmente spaventato, ma capì di essersi sbagliato quando Lui si limitò a guardarlo scuotendo la testa.
«Che cosa ti è successo?» chiese ancora.
«Sei troppo ignorante per poterlo mai capire», rispose.
«Sono stati quei barbari a fargli questo!» gridò Wang.
Seungwoon annuì. «Non c'è alcuna somiglianza tra noi e quei rifiuti », mormorò.
Lui annuì. Quel rapido assenso zittì Seungwoon per un istante. Poi Jongdae chiarì la sua posizione. «Hai detto per la prima volta una cosa giusta. Non c'è somiglianza tra voi e il mio Minseok. Tu hai dichiarato di amarmi mille volte in passato, e poi hai usato su di me i tuoi pugni per mostrarmi quanto era profondo il tuo sentimento. Minseok non me l'ha mai detto, eppure so che mi ama. Non alzerebbe mai una mano su di me, o su qualsiasi altra persona che non se lo meriti. È un uomo d'onore, ed è coraggioso, e ha un cuore e un'anima puri. Oh, no, voi due certo non vi somigliate.»
«Come osi pronunciare simili parole!» Seungwoon aveva le vene del collo gonfie per aver gridato con forza.
Sapeva di provocarlo, ma non riusciva a trattenersi. Si sentiva troppo offeso perché lui aveva osato dichiararsi superiore a Minseok. L'opinione che quell'uomo aveva di sé era perversa, e Lui era deciso a farglielo capire.
«Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Mia madre mi ha insegnato questa importante lezione, ma io dubito che uno di voi due riesca a comprenderne il significato. A me capita di avere degli ottimi compagni. Gli uomini di mio marito sono la mia famiglia, e ognuno di noi morrebbe per tenere gli altri al sicuro. Sono tutti uomini e donne prodi e leali.»
Scosse la testa fissando i due ministri. Il disgusto riecheggiava nella sua voce quando continuò: «No, non potete capire. Come potreste, d'altronde? Voi non sapete che cosa sia l'onore. Guardate il vostro compagno. Non potete volgergli la schiena per il timore di ritrovarvi con un coltello tra le scapole. . Tu e Wang cospirate con l'imperatore per commettere un crimine dopo l'altro. Un giorno pagherete, e molto presto anche per avermi costretto a lasciare il mio rifugio. Siete pazzi se credete di poter portare avanti questa atrocità. Se mio marito ha un difetto, questo è l'essere terribilmente possessivo. Oh, Minseok verrà sicuramente a cercarmi. Avete osato portargli via la persona che ama»
La furia di Seungwoon divenne incontrollabile. Il suo ruggito risuonò per tutta la sala. Jongdae si preparò all'attacco e strinse il pugnale.
Seungwoon si gettò verso di lui. Era ormai a pochi passi, il pugno in alto pronto a sferrare il primo colpo.
Una freccia lo fermò prima. Gli aveva trapassato il pugno chiuso. Il grido di rabbia si era trasformato in un grido di dolore. Barcollando Seungwoon arretrò, lo sguardo levato alla ricerca dell'uomo che l'aveva colpito.
Erano dovunque.
La balconata pullulava di guerrieri con il colori dei Kim e dei Zhang e dei loro alleati. Circondavano la sala da tutti i lati. Tutti avevano la freccia già pronta nell'arco. Tutti puntavano sul ministro Seungwoon.
Seungwoon ebbe un istante di lucidità sufficiente per riconoscere il guerriero sul loggiato, esattamente sopra Jongdae. Lo sguardo di Minseok era fermo su di lui. Lentamente prese una seconda freccia dalla faretra.
La freccia successiva mise fine alla vita di Seungwoon, penetrando al centro della sua fronte e raggelandolo in un'espressione terrorizzata. E poi un'altra, e un'altra ancora, trafissero nel silenzio il loro bersaglio. La forza di tante frecce scagliate contemporaneamente spingeva avanti e indietro il corpo di Seungwoon; quando infine si abbatté sul pavimento, ne aveva più di cinquanta conficcate addosso.
Jongdae si girò e guardò in alto. Minseok era al di sopra di lui. Junmyeon si stagliava al suo fianco. Entrambi i guerrieri passarono arco e faretra ai soldati vicini, quindi si voltarono per scendere. Tutti gli altri tenevano ancora le frecce pronte. Il loro bersaglio era il ministro Wang, ora rannicchiato in un angolo.
Non attese che Minseok arrivasse da lui. Non appena lo vide entrare nella sala, lasciò cadere il pugnale e gli corse incontro.
Lui non lo strinse. Non la guardò neppure. Teneva lo sguardo fermo sul ministro Wang.
«Non abbiamo ancora finito», dichiarò rauco. Sospinse Lui dolcemente dietro la schiena. «Più tardi potrai mostrarmi il tuo affetto, marito.»
La risposta di Lui salvò la vita al ministro Wang. Minseok stava già avanzando quando colse il suo sussurro. «E tu potrai spiegarmi la ragione di tanto ritardo, mio signore.»
Un lento sorriso raddolcì l'espressione di lui. Attraversò la sala, afferrò il ministro Wang per le spalle, costringendolo ad alzarsi, quindi lo colpì con un pugno in pieno volto.
«Tu continuerai a vivere per una sola ragione», gli disse. «Porterai un messaggio all'imperatore, risparmiandomi così la cavalcata. Sono stato anche troppo lontano da mio marito, e mi disgusta l'idea di dover guardare in volto l'imperatore.»
Il sangue colava dal naso spezzato del ministro Wang. «Sì, sì», farfugliò questi. «Porterò tutti i messaggi che vorrete darmi.» Minseok lo gettò su una sedia dopo averlo trascinato oltre il tavolo.
La voce di suo marito era troppo bassa perché Jongdae potesse sentire ciò che diceva a Wang. Provò ad avvicinarsi, ma d'improvviso si trovò circondato da soldati che deliberatamente gli impedivano di proseguire.
Anche Junmyeon voleva ascoltare ciò che Minseok diceva al ministro, ma i soldati non permisero neppure a lui di avvicinarsi. Si rivolse quindi al fratello, notò che stava fissando Seungwoon, e subito andò a mettersi davanti a lui.
«Non guardarlo» ordinò. «Non può più farti del male. È morto.»
Era una dichiarazione ridicola, considerato il numero delle frecce che coprivano il corpo di Seungwoon dalla testa ai piedi. Stava per farglielo notare, quando suo fratello riprese a parlare. Il tono era quello di una vanteria, non di una confessione.
«L'ho ucciso io.»
Si fece avanti Jongin. «No, Junmyeon. Io l'ho ucciso», dichiarò quasi gridando.
Chanyeol parlò subito dopo. «Junmyeon, non avevate neppure la freccia pronta quando io l'ho ucciso.»
D'improvviso tutti i soldati in sala gridavano di essere stati loro a metter fine alla vita del ministro Seungwoon. Jongdae non capiva che cosa stesse accadendo, né perché fosse tanto importante per ognuno dichiararsi responsabile dell'omicidio del ministro.
Allora Junmyeon sorrise. Notò la sua espressione confusa, e si affrettò a dargli una spiegazione.
«Tuo marito mi sta proteggendo dall'imperatore, Jongdae. Minseok non l'ammetterebbe mai, è ovvio, ma vuole essere sicuro che io non venga accusato di aver ucciso un ministro come me. Tutti i suoi uomini continueranno a vantarsi dell'omicidio. Comunque», aggiunse quando Jongin annuì, «in realtà sappiamo che l'ho ucciso io.»
«No, figliolo, sono stato io», gridò il signore dei Zhang dalla balconata.
La discussione ricominciò. La sala riecheggiava di grida quando Minseok finì col ministro Wang. Lo rimise in piedi, si guardò intorno e annuì soddisfatto. Attese che le ultime urla si fossero spente, quindi disse a Wang: «Riferisci al tuo imperatore che almeno sessanta uomini si prendono la responsabilità di aver ucciso il suo ministro preferito».
«Sì», rispose Wang. «Lo riferirò.»
«E quando gli avrai portato il mio importante messaggio, ti suggerisco l'ultimo piacere che dovresti farmi.»
«Qualsiasi cosa», promise l'altro. «Qualsiasi.»
Minseok lo fissò a lungo prima di impartirgli l'ordine.
«Nasconditi.»
Non ebbe bisogno di aggiungere altro. Wang aveva capito benissimo la sua missione. Annuì e lasciò di corsa la sala.
Minseok, dopo averlo guardato uscire, si girò. Ordinò che due soldati rimuovessero il cadavere. Junmin e Minhyun si affrettarono a obbedire, afferrarono il cadavere come fosse qualcosa di infetto, e aspettarono che altri due aprissero la grande finestra per lanciarlo giù dal dirupo con piena soddisfazione e un sorriso sul viso.
Junmyeon e Jongdae erano all'altro capo della sala con Jongin e Chanyeol.
«È finita, fratellino», mormorò Junmyeon. Cinse col braccio le spalle di Jongdae e lo strinse a sé. «Non potrà mai più farti del male.»
«Sì», replicò «È finita, e adesso potrai abbandonare i sensi di colpa. Non potevi essere responsabile per quello che mi succedeva in passato. Il mio destino era nelle mie mani, anche nei momenti più difficili.»
Suo fratello scosse la testa. «Io avrei dovuto capirlo», disse. «Avrei dovuto proteggerti.»
Lui piegò il collo per guardarlo in viso. «Per questo hai sposato Yixing? Per proteggerlo?»
«Qualcuno doveva farlo», ammise lui.
<<E il fatto che in realtà ti piace non c'entra nulla vero?>>
<<Non so di cosa tu stia parlando>>
Jongdae sorrise. Pensò che il motivo per cui suo fratello aveva sposato Yixing non era importante. Ciò che contava era il loro futuro insieme. Yixing, Lui ne era convinto, si sarebbe innamorato di Junmyeon. Era un uomo così buono, così gentile. Col tempo avrebbe capito la sua fortuna. E anche Junmyeon avrebbe imparato ad amare Yixing, che era un ragazzo dolcissimo. Sì, decise. Sarebbe stato un matrimonio riuscito.
Minseok lo fissava. Zhang, al suo fianco, gli parlava agitando le braccia. Di tanto in tanto Minseok scuoteva la testa.
«Mi chiedo che cos'abbia sconvolto tanto Zhang», disse Jongdae.
«Probabilmente vorrà razziare il castello prima di liberare Jung dai sotterranei», rispose Junmyeon.
Jongdae non riusciva a distogliere lo sguardo dal marito. Ci stava impiegando molto tempo per raggiungerlo. Non capiva quanto le servisse il suo conforto?
«Perché Minseok mi ignora?» chiese al fratello.
«Non posso leggergli nel pensiero», rispose Junmyeon. «Immagino stia cercando di calmarsi prima di rivolgerti la parola. Gli hai procurato un bello spavento. Faresti meglio a prepararti qualche buona spiegazione. Io mi mostrerei mortificato», suggerì.
«Non riesco a capire perché dovrebbe volere delle scuse.»
Jongin si fece avanti per rispondere. «Non siete rimasto dove vi ha lasciato»
Avviso: il prossimo sarà l'ultimo capitolo....
Eh già...
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