21



Minseok fu il primo a entrare in camera. Non sembrò felice di trovarvi suo marito. Scosse la testa, guardandolo. Lui finse di non accorgersene.

«Avete un aspetto migliore oggi», disse Minseok.

Zhang si scostò dal ragazzo per guardare suo figlio. Avanzò verso il letto, poi si fermò bruscamente. «Dannazione», sussurrò, facendosi sentire da tutti.

La vista del volto di suo figlio segnato dalle percosse lo fece impallidire. Jongdae si era preparato a trovarlo antipatico. Lui aveva rifiutato di ascoltare le implorazioni del figlio e l'aveva costretto a tornare dai Jeon. Eppure quella reazione gli faceva ripensare al suo giudizio. Forse lui non aveva capito in che situazione orribile si trovasse Yixing.

No, si disse. Non gli avrebbe concesso il beneficio del dubbio. Non gli importava di non essere abbastanza caritatevole. Nella sua mente lui era responsabile per il misero stato di Yixing, che aveva rischiato la morte, quanto lo era Woonsik.

Non bello d'aspetto, era molto basso, a giudicare dal fatto che Minseok torreggiava su di lui. Doveva avere il doppio degli anni di suo marito, perché i capelli castani erano in gran parte colorati di grigio. Profonde rughe si allargavano all'angolo dei suoi occhi e intorno alla sua bocca. Come il figlio, aveva gli occhi castani. Il naso, grosso e a becco d'aquila, era la parte più evidente del volto. Fortunatamente Yixing non l'aveva ereditato.

Minseok si mise al fianco di Jongdae. La finestra era alle loro spalle.

«Buongiorno, papà.»

Zhang finalmente si riscosse dalla sorpresa iniziale. Si avvicinò al letto, si chinò e prese la mano del figlio.

«Yixing, che cosa ti sei fatto?»

La voce era colma d'affetto, ma Jongdae trovò la domanda scandalosa. Furibondo, andò a mettersi tra padre e figlio. Il signore lasciò la mano di Yixing e arretrò di un passo. Scorgendo la collera sul viso di Jongdae, indietreggiò ancora.

«Chiedete che cosa si è fatto? Davvero pensate che si sia procurato da solo queste lesioni?»

Zhang spalancò gli occhi. Fece un altro passo indietro, con l'evidente intenzione di allontanarsi dall'ira di lui, che gli si riversava contro.

«No, non credo» rispose.

«I responsabili sono Woonsik e suo padre... oltre a voi, Zhang. Sì, anche voi siete responsabile.»

Il padre di Yixing si rivolse a Minseok. «Chi è questo ragazzo?» gridò.

Minseok gli si mise al fianco. «È mio marito», replicò con durezza. «E non provare ad alzare la voce davanti a lui.»

«Non è di queste parti», commentò Zhang con un tono molto più basso.

«Viene dalla capitale.»

«Mi chiedo se tutti i ragazzi nella capitale vengano educate a rivolgersi ai più grandi in modo così poco rispettoso.»

Minseok si girò verso Jongdae. Probabilmente Lui moriva dalla voglia di rispondere alla domanda.

«Parlerà lui», si limitò a dire.

Jongdae continuava a fissare Zhang. «Quasi tutti nella capitale vengono incoraggiati a esprimere la loro opinione», disse. «I padri, sapete, amano i figli. E li proteggono, a differenza di quei signori che considerano le alleanze più importanti della sicurezza e della felicità dei loro figli.»

Il viso di Zhang si tinse di rosso. Jongdae si rendeva conto di provocarlo, ma non sembrava importargli. «Voi amate vostro figlio?» chiese.

«Certamente», replicò il signore. «Mi è molto caro.»

Jongdae annuì. «Vi rendete conto, che vostro figlio ha rischiato di morire?»

L'altro scosse la testa. «Non l'avevo capito», ammise <<la famiglia dei Jeon pagherà per i suoi peccati contro mio figlio», annunciò Zhang, la voce tremante per la collera. «Io parlo di guerra, Kim, non di alleanze. Il tuo luogotenente mi ha detto che anche voi cercate vendetta. Per quale motivo?»

«Woonsik ha osato alzare la sua lama contro mio marito, e l'avrebbe lanciata se non l'avessi fermato io.»

Jongdae non si era ancora reso conto che suo marito pensava alla guerra contro la famiglia dei Jeon. La furia che avvertì nella sua voce mentre spiegava perché cercasse vendetta gli strinse lo stomaco in una morsa.

«Ma non ha toccato tuo marito», sbottò Zhang.

«Che cosa vuoi dire, Zhang?»

«Woonsik appartiene a me», replicò il signore. «È mio diritto vendicare mio figlio.»

Minseok annuì. «Devo pensarci», mormorò.

Annuì anche Zhang. Poi tornò a cercare con gli occhi il figlio. Jongdae gli impediva di vederlo, e lui dovette scostarsi di lato.

«Credevo che esagerassi. Sapevo che non volevi sposare Woonsik, e stupidamente ho creduto che col tempo sareste andati d'accordo. Non avrei mai immaginato che i Jeon ti trattassero così brutalmente. Il loro insulto è imperdonabile... e anche il mio, ragazzo. Ho anch'io una parte di responsabilità.»

«Oh, papà», mormorò Yixing. «Mi dispiace. Ti ho esposto alla vergogna con...» I singhiozzi le impedirono di continuare. Jongdae si affrettò a porgergli un fazzoletto.

«Smettila adesso» ordinò suo padre. «Non voglio vederti piangere.»

«Mi dispiace», ripeté ancora Yixing. «Non riesco a smettere.»

Il signore scosse la testa. «Avresti dovuto costringermi ad ascoltarti quando sei fuggito a casa, figlio mio, invece di lasciarti disonorare da un Kim. Farti mettere in attesa non era una soluzione. Ora dimmi il nome di quel cane, e se la vedrà con me.»

«Scusate l'interruzione», disse Jongdae, «ma pensavo che Yixing fosse tornato da voi dopo le prime percosse. Non è così?»

«Non c'erano lividi», replicò il signore. «Ho creduto che si fosse inventato la storia per impietosirmi. Sono un uomo che ammette i suoi errori.»

«Dimmi chi è stato, Yixing.»

«Papà, mi dispiace di averti deluso. Non devi accusare i Kim, perché la colpa è stata tutta mia.»

«Io voglio il suo nome, ragazzo.»

Jongdae non badò al tono aspro del signore. Si mise tra padre e figlio.

Minseok vide l'espressione sul suo volto e subito lo prese per il braccio. Anche Zhang capì le sue intenzioni.

«Volete proteggere mio figlio da me?» chiese sbalordito.

Jongdae non gli rispose. Cercò di distrarlo.

«Vi ho mal giudicato, poiché ora so che amate vostro figlio. Yixing adesso ha bisogno di riposo. Ha ricevuto molti colpi alla testa, e si sente debolissimo. Non vedete che fatica a tenere gli occhi aperti?»

Sperò che Yixing capisse. Annuì al signore per dare più enfasi alle parole dette e si scostò perché lui potesse vedere il figlio.

Yixing aveva capito il suo piano. Teneva gli occhi chiusi, e sembrava già addormentato. Jongdae abbassò la voce e disse:

«Vedete, signore? Ha bisogno di riposare se vogliamo che si riprenda. Potrebbe ancora morire».

«Io pensavo di riportarlo a casa», bisbigliò l'altro in risposta.

«Qui viene assistito benissimo», disse Jongdae. «Vostro figlio non mi sembra abbastanza forte per andare da qualche parte. Meglio lasciarlo tranquillo. È sotto la protezione del signore dei Kim. Non potrebbe avere di meglio.»

«Ha già di meglio», disse Minseok.

Per la prima volta Zhang sorrise. «Lo vedo bene. Quell'uomo sposerà mio figlio. Voglio la tua promessa, Kim.»

Minseok si accigliò. «L'ho chiesto a ognuno...»

Jongdae lo interruppe. «L'ha chiesto a qualche soldato», esclamò. «Ma non a tutti, ovviamente. Ce ne sono... così tanti, e alcuni non sono ancora tornati... dai loro incarichi. Non è così, marito?»

Minseok non batté ciglio sulla bugia del marito. «Esattamente», confermò.

«Ma io voglio sapere, Kim, se sarai dalla mia parte riguardo al matrimonio», mormorò Zhang. «Chiederai al soldato responsabile di aver disonorato Yixing di sposarlo?»

«Sì.»

Zhang sembrava soddisfatto. Il padre diede al figlio una goffa pacca sulla spalla e si girò per uscire. Minseok, prima di seguirlo rivolse a Jongdae uno sguardo del tipo 'aspetta di essere solo con me e vedrai'.

«Kim, tu hai accolto mio figlio, l'hai protetto, e tuo marito gli ha dato comprensione. Se ci fosse un matrimonio non ti dichiarerò mai battaglia. Potremmo stabilire una buona alleanza...»

Quando gli omini finalmente uscirono dalla stanza Jongdae si abbandonò sulla sedia con un profondo sospiro.

«Ora puoi aprire gli occhi, Yixing» disse con la nuova confidenza nata dalla loro complicità.

«Che cosa faremo, Jongdae? Dovrò dire a mio padre la verità.»

Jongdae si fermò a riflettere sul problema mordicchiandosi il labbro inferiore.

«Ora almeno sappiamo che non verrai rimandato dai Jeon. Tuo padre prima poteva essere accecato dal desiderio di alleanze, ma certo adesso ha aperto gli occhi. Quando ha visto i lividi sul tuo viso si è convinto. Ti vuole bene, Yixing.»

«Anch'io ne voglio a lui», mormorò Yixing. «Non parlavo seriamente quando ti ho detto di odiarlo. Ero... arrabbiato. Ah, che pasticcio ho combinato. Non so che cosa farà il quando scoprirà che non sono aspetto nessun bambino.»

Passarono in silenzio alcuni lunghi minuti. Poi Jongdae si riscosse. «C'è una sola soluzione.»

«Lo so», disse Yixing, immaginando che il ragazzo le stesse proponendo di raccontare la verità. «Devo...»

Jongdae sorrise. «Sposarti.»

«Cosa?»

«Non stupirti, Yixing. È un'ottima soluzione.»

«Chi mi prenderebbe? Tutti mi credono in attesa, ricordi?»

«Siamo abbastanza intelligenti da trovare una soluzione», insistette Jongdae. «Troveremo la persona adatta.»

«Io non voglio sposarmi.»

«Sei sincero o solo cocciuto?»

«Entrambe le cose, credo», ammise Yixing. «Il pensiero di sposare qualcuno che somigli lontanamente a Woonsik mi da il voltastomaco.»

«È naturale, ma se trovassimo qualcuno che capisce il tuo valore e ti tratta con rispetto, allora saresti felice di sposarlo?»

«Un uomo così non esiste.»

«Mio marito è così.»

Yixing sorrise. «È già sposato.»

«Sì, è vero. Ma ci sono uomini quasi altrettanto perfetti», aggiunse in un sussurro.

«Tu sei così fortunato, Jongdae.»

«Perché, Yixing?»

«Perché ami tuo marito.»

Jongdae non disse nulla per un istante. Poi si appoggiò allo schienale e abbandonò ogni esitazione o insicurezza.

«Sì, lo amo.»

Lo stupore nella sua voce fece sorridere Yixing. «L'hai capito solo adesso?»

Jongdae si riscosse. «Lo amo», ripeté. «E adesso mi rendo conto di amarlo da tanto tempo. Non è strano che io non abbia ammesso i miei sentimenti neppure a me stesso? È stato stupido cercare di proteggermi», aggiunse con un cenno del capo. «A nessuno piace sentirsi vulnerabile. Lo amo con tutto il cuore.»

Il suono della sua risata riempì la stanza. Era tanto gioioso che Yixing si ritrovò a ridere anche lui.

«Immagino che tu non gli abbia mai detto quello che provi», disse.

«No», rispose Jongdae.

«Allora che cosa gli rispondi quando lui ti dice che ti ama?»

«Oh, Minseok non mi ha mai detto di amarmi», spiegò Jongdae. «Non se ne rende conto, capisci, non ancora. Un giorno capirà di amarmi, ma dubito che me lo dirà mai. Adesso che tuo padre ti ha visto, permetti a Luhan di sistemarti i capelli.»

Yixing accettò l'idea. Jongdae si alzò per andarsene.

«Racconterai a tuo marito la verità su di me?»

«Sì», rispose Jongdae. Poi si affrettò ad aggiungere: «Al momento giusto».

«E lui che cosa farà?»

Jongdae aprì la porta prima di rispondere: «Urlerà, e poi mi aiuterà a trovare una soluzione».

In quel momento Hyuna arrivò con un vassoio di cibo per il paziente. Jongdae si scostò per far passare la cuoca.

«Il signore dei Zhang è partito», annunciò Hyuna. «Vi lascerà qui finché sarete abbastanza forte da tornare a casa con lui, ragazzo. Jongdae, vi attendono per cominciare la cena. Gli uomini sono affamati, fareste meglio a scendere.»

Hyuna posò il vassoio in grembo a Yixing. «Ragazzo, dovete mangiare fino all'ultimo boccone, e io intendo restare qui per controllarvi. Avete bisogno di riprendere le forze», aggiunse con un cenno del capo.

Jongdae si voltò per uscire, poi d'improvviso si fermò. «Se doveste udire del frastuono proveniente dalla sala, per favore, non preoccupatevi. Ho studiato una sorpresina, capite, e qualche soldato potrebbe restare un tantino sconvolto.»

Sia Hyuna sia Yixing chiesero quale fosse la sorpresa, ma Jongdae scosse la testa. «Lo scoprirete molto presto», promise.

Non diede loro modo di insistere. Andò in camera sua e si cambiò infilando l'abito nascosto sotto il letto. Jun entrò mentre Lui si aggiustava le pieghe sotto la cintura.

«Sbrigati a chiudere la porta», gli ordinò.

«Perché?» chiese Jun.

Non sembrava volere spiegazioni particolari, e non notò neppure qualcosa di strano nell'abito. Il piccolo corse al suo letto, sollevò il materasso, e prese una lunga spada di legno.

«Woojin mi insegna a duellare», disse.

«Hai già cenato?»

«Ho mangiato con Woojin», rispose Jun correndo alla porta.

«Un minuto, per favore.»

Lui si fermò bruscamente. «Vieni a salutarmi con un bacio», gli ordinò Jongdae.

«Non devi andare via.»

Aveva quasi gridato. Jongdae si affrettò a rassicurarlo. «Non vado da nessuna parte.»

Jun non parve convinto. Lasciò cadere la spada e corse da lui, gettandosi nelle sue braccia e tenendolo stretto.

«Non devi andare via», ripeté sconsolato.

Che cosa aveva fatto? «Jun, ora che sono tuo papà, quando ti allontani mi piacerebbe che mi dessi un bacio. Capisci? Tu mi hai detto che andavi da Woojin, e per questo ti ho chiesto un bacio.»

Gli servirono altri dieci minuti per convincere il bambino. Gli accarezzò la testa finché non fu pronto ad andarsene.

«Non vado via», gli disse il piccolo allora. «Vado solo qui fuori.»

«Stai comunque uscendo», rispose «E allora ti chiedo un bacio.»

Si chinò, e Jun in punta di piedi gli diede un bacio sulla guancia.

Presa la spada, il bambino corse alla porta. «Tu dovresti stare vicino al fuoco e cucire, papà .»

«Che cos'altro ti ha detto tuo padre?» 

Jongdae lo sapeva, quelle erano parole di Minseok.

Jun si voltò e puntò il dito su di lui. «Dovresti restare dove ti lascia. Te lo ricordi?»

Doveva fare quattro chiacchiere con Minseok a proposito di quello che riferiva a loro figlio.

«Me ne ricorderò», rispose «Vai adesso. Non vorrai far aspettare Woojin.»

Jun dimenticò di chiudere la porta. Jongdae finì di sistemarsi l'abito, fece un profondo respiro e scese le scale.

Baekhyun stava salendo per venire a chiamarlo. Alla vista di quello che Jongdae indossava cadde quasi contro la balaustra.

«Non potete avere tanto freddo da mettere due abiti, . L'aria qui è addirittura soffocante.»

«Non ho messo due abiti», spiegò Jongdae. «Ne indosso uno solo.»

Baekhyun salì ancora qualche gradino per osservarlo meglio. «Vi siete fatto un nuovo Abito. Il signore lo sa?»

«Non ancora», rispose Jongdae.

Baekhyun sospirò. Jongdae cercò di spiegargli: «Sono sicuro che mio marito mi darà il suo completo sostegno. Le mie opinioni e i miei suggerimenti sono importanti per lui. Sì, sono certo che mi difenderà in questa situazione».

Baekhyun sospirò un'altra volta. Evidentemente non ne era molto convinto, ed era sicuro che i soldati avrebbero creato un putiferio. 

Jongdae, esasperato, promise: «Andrà tutto bene», e subito aggiunse, visto che l'altro si preparava per un nuovo sospiro: «Smettila».

«Nessuno vi ha ancora visto», farfugliò Baekhyun. «C'è il tempo di indossare un abito come si deve.»

«Sarebbe assurdo», replicò Jongdae. Cercò di mantenere un'espressione serena. In realtà la reazione di Baekhyun l'aveva reso un po' nervoso. Raddrizzò le spalle e riprese a scendere. Baekhyun, si affrettò a seguirlo.

«Dove vai?» chiese Jongdae vedendo che si avviava verso il corridoio retrostante.

«A prendere qualche ciotola. Ho la sensazione che ve ne serviranno almeno cinque prima di ottenere la collaborazione degli uomini.»

Baekhyun scomparve dietro l'angolo prima che Jongdae potesse dirgli che non aveva intenzione di lanciare niente. Luhan stava entrando in quel momento. Si girò a sorridergli, e lui lo guardò sbalordito.

Rimase in attesa che il ragazzo si riprendesse dallo stupore.

«Buona sera, Luhan.»

Non rispose al saluto. Sembrava ancora sbalordito. Vederlo reagire così lo mise in apprensione.

«Pensi che mio marito e i suoi soldati ne saranno sconvolti?»

Il ragazzo gli rivolse un largo sorriso: «Credo proprio di si»

«Mi aspetto che all'inizio siano un po' turbati», spiegò. «Ma solo un po'.»

«Sì», convenne lui. «Ditemi, avete risolto tutti i vostri doveri qui sulla terra?»

«Perché me lo chiedi?»

«È preferibile morire senza rimpianti.»

Il sorriso di Jongdae era forzato. «Esageri quella che sarà la reazione degli uomini. Nessuno oserà farmi del male.»

«Io non stavo pensando agli uomini. Pensavo alla reazione di vostro marito. Andiamo, sono ansioso di assistere alla battaglia che scatenerete.»

«Si faranno passare la rabbia tutti quanti.»

«Alla fine, magari», concesse il ragazzo. «Le famiglie considerano sacri i loro colori, Jongdae.»

«Oh, non avrei dovuto...»

«Avete fatto benissimo», disse lentamente Luhan mente era occupato a staccarlo con la mano dalla balaustra.

«Luhan, tu sei favorevole o contrario a questo cambiamento?»

«Inizialmente ero sorpreso», rispose il ragazzo. Scoppiò a ridere subito dopo. «Ma capisco il vostro obbiettivo, e mi trovate favorevole...Ma non posso promettervi nulla per...»

Non finì la frase. Jongdae gemette. «Mi state rendendo terribilmente nervoso», confessò.

«Perdonatemi. Non volevo canzonarvi. Comunque sapete che alla fine dovrete staccarvi da questa balaustra.»

«Mi comporterò come se non ci fosse niente di insolito», dichiarò infine «Che cosa ne pensate del mio piano?»

«Se mi è permesso, è pura ignoranza», rispose il ragazzo.

«Ecco quello che farò.» Jongdae lasciò la balaustra e si avvicinò di più a Luhan «Prenderò a pretesto l'ignoranza. Grazie. Mi avete dato un ottimo suggerimento.»

«Se fossi in voi, prenderei a pretesto piuttosto l'infermità mentale.»

I soldati erano in piedi intorno ai tavoli. Minseok si trovava vicino alla dispensa, intento a parlare con Chanyeol e con Jongin. Lo notò prima degli altri.

Lo guardò a occhi stretti, poi li richiuse e provò a guardarlo ancora. Lui sorrise e continuò a camminare verso il suo posto.

Chanyeol e Jongin si voltarono contemporaneamente.

«Che cos'ha fatto?» gridò Jongin.

«Devo credere ai miei occhi?» esclamò Chanyeol quasi nello stesso istante.

Tutti si girarono a guardare Jongdae. Un sussulto collettivo riempì l'aria.

Jongdae finse di non notare l'espressione inorridita sul volto degli uomini.

«Vi avevo detto che tutto sarebbe andato bene», sussurrò Jongdae vantandosi con Luhan.

Minseok si appoggiò al muro continuando a fissare il marito.

«Minseok fareste meglio ad agire in qualche modo, prima che scoppi l'inferno», disse Chanyeol.

Minseok scosse la testa. «È troppo tardi», commentò. «Ed era ora che uno di noi facesse qualcosa.»

Il volto di Jongin era rosso fuoco. «Jongdae, che cosa avete combinato?»

«Cercavo di farti piacere, Jongin.»

Lui sussultò. «Pensavate di farmi piacere unendo il colore dei Park al mio? Come potevate pensare... come potevate credere che avrei...»

Ormai stava balbettando. Lui sperò fosse colpa dello stupore e non dell'indignazione. «Sai che non riesco a ricordare i giorni. Avrai notato questo mio difetto, vero?»

«Difetto?»

«Ho la memoria debole», spiegò «Vieni a sederti accanto a me, Jongin, e ti darò la giusta spiegazione del mio gesto tanto sfacciato. Chanyeol, prendi il posto di Jongin all'altro tavolo.»

Jongdae continuava a lanciare occhiate al marito, che però non mostrava alcuna reazione... non ancora.

«Minseok, sei pronto per sederti?» gli gridò.

«Dimenticavate che giorno è, ed è per questa ragione che indossate due abiti?» volle sapere Junmin.

«È un abito solo», spiegò Jongdae. «Li ho tagliati a metà e li ho cuciti insieme formandone uno. I colori si armonizzano bene.»

Raggiunse la sua sedia e guardò Minseok. Era ancora appoggiato al muro, e lo fissava.

Il suo silenzio lo rendeva ancor più nervoso. «Minseok?»

Non gli rispose. Jongdae non vedeva l'ora di sapere che cosa ne pensasse della sua impudenza. «Per favore, dimmi come ti sembra questo cambiamento», gli chiese.

«Sono molto contrariato.»

Lui abbassò gli occhi sul tavolo. Cercò di nascondere il suo dolore e la sua delusione. Aveva sperato nel sostegno di lui, naturalmente. Era vero, ci aveva sperato. La delusione quasi lo sopraffece.

Udì diversi versi di approvazione. Non alzò gli occhi per vedere da chi venissero.

Minseok si avvicinò al tavolo. Gli sollevò il mento, poi gli pose le mani sulle spalle.

«Avrei dovuto pensarci io, Jongdae.»

Gli occorse un istante per capire che gli stava dando il suo appoggio.

«Sei molto più intelligente di me», aggiunse lui.

Avrebbe voluto ringraziarlo per quel complimento, ma non ci riuscì. Scoppiò in lacrime.

Tutti cominciarono a gridare nello stesso istante. Chanyeol accusò Jongin di aver reagito bruscamente alla vista dell'abbigliamento di Jongdae, facendolo così disperare. Jongdae con la stessa forza ribatté che anche Chanyeol aveva espresso la sua sorpresa.

Minseok sembrava l'unico a non provare ansia per il pianto di suo marito. Gli ordinò di sedersi, quindi andò dietro di lui. Gli appoggiò una mano sulla spalla e rivolse l'attenzione ai soldati.

«Vedere mio marito che indossa entrambi i colori mi ha aperto gli occhi. Solo un istante fa ho capito fin dove si era spinto Jongdae nel tentativo di accontentarvi tutti. Gli è stato detto che colore indossare, su quale poltrona sedersi, con chi camminare e così via, e Lui non ha mai fatto altro che cercare di compiacervi. Dal giorno del suo arrivo qui, ha accettato tutti, i Park come i Kim. Ha riservato a Jongin e a Chanyeol lo stesso affetto. A tutti ha dato la sua devozione e la sua lealtà. L'avete ripagato con le critiche e col disprezzo. Da qualcuno è stato addirittura definito codardo, eppure non si è mai rivolto a me per lamentarsi. Ha sofferto ogni umiliazione in silenzio, provando così di essere molto più comprensivo e generoso di quanto potrei mai essere io.»

Dopo le parole del signore scese il silenzio. Minseok strinse la spalla del marito prima di continuare. «Sì, è stato dannatamente accomodante», ribadì. «E lo sono stato anch'io.» Ora la sua voce era dura, irata. «Ho cercato di essere paziente con voi, ma ho capito che è un compito durissimo, perché io non sono un uomo paziente. Ne ho abbastanza di questa situazione e, ovviamente, lo stesso vale per Jongdae. Da questo momento, siamo uniti in un unica famiglia. Voi mi avete accettato come signore, ora dovete accettarvi fra voi. Chi non si sente di farlo ha il mio permesso di partire alle prime luci dell'alba.»

Un lungo silenzio seguì le parole del signore. Poi Junmin fece un passo avanti. «Kim, quale colore indosseremo?»

Minseok guardò il soldato. «Mi avete dato la vostra promessa di fedeltà. Mi chiamate Kim, ma mio padre non mi ha riconosciuto, lo accetto in rispetto di queste terre. Sono entrambi, sia Kim che Park, perciò come ha proposto mio marito uniremo i nostri colori in uno solo»

Jongin annuì. «Io vi seguo, signore.»

«Anch'io, signore», esclamò Junmin. «Ma mi chiedo che cosa ne faremo dei vecchi abiti»

Minseok stava per suggerire di bruciarli, ma si fermò in tempo. «I colori appartengono al vostro passato», disse. «Li tramanderete ai figli col racconto della vostra storia. Il colore dei Park che metterete domani segna l'inizio del vostro futuro. Uniti, diventeremo invincibili.»

La tensione in sala si spezzò con le ultime parole del signore. Si levò un grido collettivo di acclamazione.

«È il momento di festeggiare», annunciò Baekhyun.

«Un brindisi», approvò Minseok.

«Senza rovesciare nulla», ordinò Jongdae.

Per qualche ragione gli uomini trovarono molto divertenti le sue parole. Non poteva immaginare perché si comportassero così, poi si disse che forse stavano semplicemente ridendo di sollievo. C'erano stati dei momenti difficili durante il discorso di Minseok. O perlomeno Lui si era preoccupato.

Si asciugò gli angoli degli occhi con il fazzoletto, imbarazzato perché non riusciva a smettere di piangere.

Com'era felice di aver sposato Minseok. La sua vita era stata così squallida e desolata. Non aveva mai conosciuto la gioia prima che vi entrasse lui.

Quei pensieri lo facevano solo piangere di più. Ora gli uomini non gli prestavano più attenzione. Udì Jongin mormorare che era colpa del suo stato se dava quella dimostrazione poco dignitosa dei suoi sentimenti intimi. Chanyeol annuì.

Subito dopo Jongdae scorse Kyungsoo fermo sulla soglia. Si alzò e gli fece segno di avvicinarsi.

Kyungsoo sembrava esitare. Tutti gli uomini erano in piedi col boccale in mano, e lo riempivano passandosi l'un l'altro la brocca. Jongdae girò intorno al gruppo e incontrò Kyungsoo al centro della sala.

«Hai sentito...»

«Oh, sì, ho sentito», lo interruppe Kyungsoo. «Vostro marito ha pronunciato parole molto belle e solenni.»

«Vieni a sederti a tavola vicino a me, Kyungsoo.»

«Ma io sono un...», sussurrò l'altro.

Arrossì dopo aver fatto quel commento. Jongdae sorrise. «Sei un Park, ma sei anche un Kim. Jongin non avrà più scuse per non corteggiarti ora», aggiunse in un sussurro.

Il rossore di Kyungsoo si fece intenso. Jongdae lo prese per mano e si avviò verso il tavolo.

I soldati avevano appena finito di brindare al loro signore e al loro futuro. Stavano per accomodarsi quando Jongdae chiese l'attenzione.

«Intendo fare qualche cambiamento nella disposizione dei posti a tavola», cominciò.

«A noi piace dove ci sediamo» disse Minhyun.

Lui ignorò quel commento. «E molto più utile che entrambi i comandanti siedano col loro signore. Jongin siederà alla sua sinistra, e Chanyeol alla destra.»

Minseok scosse la testa. «Perché no?» chiese.

«Tu ti siederai vicino a me.»

Il suo tono non ammetteva repliche. «Va bene», gli disse. «Jongin, siediti al mio fianco. Kyungsoo, andiamo. Tu ti siederai vicino a Jongin. Chanyeol sarà al fianco di mio marito, e Baekhyun accanto a lui. Questa storia di sedersi separati deve finire»

Jongdae non aveva ancora finito con i cambiamenti. A lavoro concluso, i Park e i Kim si alternavano uno dopo l'altro a ogni tavolo.

Jongin e Chanyeol si mostravano felici della nuova sistemazione, perché ora sedevano entrambi al fianco del loro signore.

«Perché ha importanza dove ci sediamo noi altri?» chiese Junmin.

Non voleva dirgli che nei suoi piani c'era l'eliminazione completa di ogni divisione tra i membri della famiglia. Non avrebbe più sopportato di vedere i Kim tutti stretti a un tavolo mentre i Park sedevano all'altro.

Il soldato ripeté la domanda quando Jongdae non gli rispose prontamente. Non gli riusciva di trovare una risposta logica, dunque gliene diede una illogica. «Perché arriva mia mamma. Ecco perché.»

Junmin annuì, quindi si voltò per ripetere la spiegazione al Park seduto accanto a lui. «Arriva sua madre. La signora vuole tutto così.»

Il soldato annuì. «Sì, è vero.»

Jongdae abbassò lo sguardo sul tavolo perché gli uomini non lo vedessero sorridere. Stava per scoppiare in una risata per l'ingenuità di Junmin, ma riuscì a non farlo.

La cena fu un grande successo. Jongin e Kyungsoo la cominciarono rigidi come pezzi di legno, ma quando giunsero alla fine non facevano che bisbigliare. Jongdae si stava sforzando di ascoltare quello che dicevano quando Minseok capì il suo intento e l'attirò a sé.

«Presto avremo un matrimonio», disse lui, accennando a Jongin.

Jongdae sorrise. «Sì», mormorò.

L'idea del matrimonio gli fece tornare alla mente Yixing.  Zhang aveva bisogno di un marito, e agli occhi di Jongdae c'erano diverse possibilità di scelta fra gli uomini seduti a tavola.

«Chanyeol? Non hai...»

Lui non lo lasciò finire.

«Aspettavo che foste voi a parlarne», disse.

Lui spalancò gli occhi, sorpresa. «Davvero?»

«Era mio dovere dirlo al signore. Ho cercato di mantenere la promessa, e mi sono sentito anche un po' responsabile per l'offesa delle donne Park, ma alla fine della giornata mi ero ormai reso conto che la mia fedeltà era per Kim.»

«Di cosa stai parlando?»

Jongdae non aveva mai visto prima un uomo adulto arrossire. Chanyeol era purpureo per l'imbarazzo.

«Non importa»

Non intendeva certo lasciar cadere il discorso. «Che cosa hai detto esattamente a mio marito?»

Fu Minseok a rispondere. «Mi ha raccontato di quel soprannome, Jongdae, e di come Luhan l'aveva inventato...»

Non lo lasciò finire. «Era molto dispiaciuto, marito. Non devi parlargliene. Promettimi di non dirle nulla al riguardo.»

Dal momento che Minseok ne aveva già parlato con Luhan, non gli fu difficile fargli quella promessa.

Lui annuì soddisfatto. «Mi chiedo come hai saputo che venivo chiamato codardo», disse allora. Si voltò accigliato verso Chanyeol. «Non avrei mai creduto, comunque, che l'avresti detto a mio marito. Pensavo che qualcun altro avesse sentito Luhan e fosse andato dal signore a riferirlo.»

«Era suo dovere dirmelo», intervenne Minseok. «Lo devi ringraziare, marito, non rimproverare.»

«Tutto quello che è venuto a galla si è appianato», commentò Jongdae.

«Cosa diavolo significa?» chiese Minseok.

«Ci sta dando un'altra lezione», spiegò Jongin con un sorriso.

«Capisco», rispose Minseok.

«No, non capite. Nessuna delle lezioni di vostro marito ha senso.»

Jongdae gli avrebbe spiegato che cosa intendeva dire con quelle parole se Jun non fosse entrato di corsa in sala. Vide la sua espressione impaurita e subito si alzò.

Jun girò intorno al tavolo e si gettò nelle sue braccia, nascondendo il volto nell'abito.

«Che cos'è successo, Jun?» gli chiese preoccupato «Hai fatto un brutto sogno?»

«C'è qualcosa sotto il letto. L'ho sentito.»

Minseok alzò gli occhi esasperato. Si allungò per allontanare il piccolo da Jongdae. Lui gli rimase aggrappato finché suo padre non gli ordinò di lasciarlo.

«Tu dormi sul materasso sopra il pavimento, Jun», disse Minseok. «Non è possibile che qualcosa si infili sotto.»

«No, papà», protestò Jun. «Io ero nel tuo letto. È lì sotto. Aspettava che chiudessi gli occhi per prendermi.»

«Jun...» cominciò suo padre.

«Faresti meglio a salire con lui per guardare sotto il letto, marito. È l'unico modo per convincerlo. E poi potrebbe davvero esserci qualcosa là sotto.»

«C'è», insistette Jun.

Minseok sospirò in modo teatrale prima di esaudire le richieste dei suoi familiari. Si alzò, prese il figlio in braccio e uscì dalla sala.

Jongdae tornò a sedersi, sorridendo ai soldati. Gli serviva un marito per Yixing. Era lieto di potergli parlare senza Minseok. Suo marito di certo sarebbe intervenuto nella conversazione.

«I bambini», disse lentamente. «Sono una tale gioia. Quando sarai sposato e avrai una famiglia tua, capirai cosa dico. Intendi sposarti un giorno, vero, Nayeon?»

«Sì, mia signora», rispose lui. «Penso l'estate prossima. Shunya ha accettato di diventare mia moglie.»

«Ah.»

Non riuscì a nascondere la propria delusione. Abbassò gli occhi e pensò di puntare su Minhyun.

Lo colse in un momento in cui lo stava fissando. Lui sorrise, Lui annuì. «I bambini», cominciò. «Sono meravigliosi, vero, Minhyun?»

«Se lo dite voi.»

«Oh, certo che lo dico», replicò «Quando vi sposerete, capirete. Pensate di farlo, un giorno, Minhyun?»

«Prima o poi», rispose lui scrollando le spalle.

«Avete qualcuno in mente?»

«Vi interessa combinare matrimoni?» chiese Jongin.

«Che cosa te lo fa pensare?»

«Io al momento giusto sposerò Heun», intervenne Minhyun. «Gliel'ho già detto, e lui accetta di aspettare.»

Jongdae si accigliò. Le possibilità cominciavano a ridursi. Si rivolse a Junmin.

«I bambini...» iniziò.

«Combina matrimoni», dichiarò certo Chanyeol.

Fu come se avesse dato l'allarme. I soldati balzarono letteralmente dagli sgabelli. Si inchinarono a Jongdae e lasciarono la sala in un minuto. Non gli diedero neppure il tempo di ordinare loro di ritornare al proprio posto.

Rimasero solo quelli già impegnati.

Minseok rientrò in una sala quasi vuota. Si guardò intorno stupito, alzò le spalle e si sedette per terminare il pasto.

Sorrise a suo marito.

«Allora?» chiese.

Lui finse noncuranza. «C'era davvero qualcosa sotto il letto.»

Lui rise, convinto che lo stesse canzonando. Poi lui continuò: «Dogo si era infilato là sotto».

Kyungsoo e Jongin si alzarono insieme. Kyungsoo s'inchinò al signore. «Grazie per avermi concesso l'onore di pranzare con voi», disse.

Minseok annuì. Kyungsoo si fece rosso «Grazie anche a voi, Jongdae»

«È buio», disse Jongin.

Non dovette aggiungere altro. Jongdae cercò di non sorridere. «Magari potreste accompagnare Kyungsoo a casa», suggerì, «dal momento che è buio.»

Il soldato annuì. «Come volete.»

Jongin invitò con un gesto Kyungsoo a precederlo. Jongdae si voltò verso il marito. Fu allora che Chanyeol attirò la sua attenzione. L'espressione sorpresa sul suo volto indicava che solo in quel momento aveva capito che tra Kyungsoo e Chanyeol stava nascendo un sentimento.

Vide che sorrideva maliziosamente, si alzava, s'inchinava al signore e diceva a voce alta:

«Aspetta, Jongin, veniamo con te» disse afferrando il polso di Baekhyun cominciando a trascinarlo.

Jongdae notò il suo tono divertito. Jongin non parve affatto contento dell'offerta di Chanyeol.

«Non occorre che...»

«Oh, ma per me è un piacere», gli disse l'altro. Si affrettò a raggiungere la coppia. «Fuori è così buio.»

Kyungsoo continuava a camminare, Baekhyun lo aveva affiancato. Jongin cercò di cacciare Chanyeol, che comunque non si fece allontanare. Lasciarono la sala continuando a urtarsi con i gomiti.

«Mi chiedo se quei due impareranno mai ad andare d'accordo», disse Jongdae «Signore, il vostro discorso di questa sera è stato ottimo. Perché hai aspettato tanto? Perché non l'hai pronunciato uno o due mesi fa? Mi avresti risparmiato diversi fastidi, marito.»

Minseok si appoggiò allo schienale della sedia. «Allora non erano pronti, Jongdae.»

Lui era ancora confuso. «Che cosa li ha resi diversi questa sera?»

«Tu li hai preparati ad accettare questo cambiamento.»

«E come ho fatto?»

«Sei in cerca di complimenti», disse Minseok.

«Non cerco complimenti, voglio solo capire», disse , scandendo lentamente le parole.

«È stata la tua sfida silenziosa» spiegò infine Minseok.

«Spiegami qual è stata la mia sfida silenziosa.»

Minseok scoppiò a ridere. «Non mi farai mai credere che non eri in grado di tenere il conto dei giorni e dei plaid», disse. «Li confondevi di proposito, non è vero?»

«Minseok, nessuno dimentica di proposito.»

«Non davi importanza a quei turni»,

Lui sospirò. «È vero», ammise. «Mi sembrava una stupidaggine, ma io...»

«Una sfida silenziosa», ripeté Minseok.

Jongdae sospirò. Sapeva di non dover lasciar credere a suo marito che Lui avesse deliberatamente indossato l'abito sbagliato solo perché gli uomini capissero in che modo ridicolo si stavano comportando, con la loro determinazione a mantenersi separati gli uni dagli altri. Non sarebbe stato onorevole accettare elogi per qualcosa che non aveva fatto.

«Non sono così intelligente», disse.

«Sì, che lo sei», ribatté suo marito. «Hai convinto Zhang ad aspettare un altro paio di settimane prima di riportarsi a casa il figlio.»

«Yixing non era prontoo per affrontare un lungo viaggio.»

«E tu mi hai impedito di dirgli che nessun Kim ha toccato suo figlio. Sapevo che stavi prendendo tempo perché Yixing potesse rimanere, e sono rimasto zitto. Ma quando Zhang tornerà, dovrò dirgli come stanno le cose.»

«E dovrà dirglielo anche lui», osservò Jongdae. «Allora sarà abbastanza forte.» E speriamo anche sposato, si disse, se gli riusciva di trovare una possibilità conveniente.

Minseok poteva rivelarsi d'aiuto. «Trovo bello che tu abbia tanta fiducia nei tuoi soldati. Sostenere senza ombra di dubbio che nessuno di loro ha toccato Yixing...»

«Da dove ti viene questa idea?»

«Da te», replicò, stupito dalla domanda.

«Suvvia, Jongdae, non puoi credere che i miei uomini non avrebbero accettato quello che veniva loro offerto.»

«Ma tu li hai difesi convincendomi che nessuno può averlo toccato.»

Sembrava esasperato. «Stiamo parlando di due cose diverse» spiegò. «Non credo che nessuno dei miei uomini rinuncerebbe all'opportunità di portarsi a letto qualcuno di consenziente», disse. «Tuttavia credo che se uno l'avesse fatto, non l'avrebbe poi abbandonato là. Se lo sarebbe portato a casa.»

Non capiva, ma non voleva neppure discutere col marito. Dal suo punto di vista, lui stava complicando il problema molto più del necessario.

«Sei diventato la salvezza per i Kim».

Gli sembrò la cosa più bella che Minseok gli avesse mai detto. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Non pensava però di mettersi a piangere. Non era così privo di dignità.

Minseok, tuttavia, vanificò ogni suo desiderio di controllarsi.

«E la mia, Jongdae. Sei la salvezza anche per me.»

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