20



«Ne sei sicuro?»

Minseok sussurrò la domanda perché suo figlio non si svegliasse. Jun dormiva sopra un materasso al centro della stanza. Solo la sommità della sua testa faceva capolino da sotto la montagna di coperte che secondo Jongdae gli servivano per restare al caldo.

Erano a letto. Minseok lo stringeva tra le braccia. Era un tale sollievo il fatto che finalmente reagisse, che Jongdae si lasciò sfuggire un sospiro. Aveva dato a Minseok la bella notizia almeno un'ora prima, poi aveva aspettato che lui gli dicesse quanto era felice. Ma fino a quel momento non aveva detto una parola.

«Ho tutti i sintomi», gli sussurrò. «Da principio non ci credevo, ovviamente, perché per molto tempo mi ero creduto sterile. Sei contento, Minseok?»

«Sì.»

Lui sospirò ancora. Era troppo buio nella stanza per vedere il volto di lui, ma immaginò che sorridesse.

Jongdae sbadigliò. Minseok gli stava accarezzando la schiena. Quel massaggio lo intontiva. Lui gli chiese qualcosa, ma era troppo stanco per rispondergli. Chiuse gli occhi e un minuto dopo dormiva già profondamente.

Minseok non si addormentò per almeno un'ora. Teneva stretto Jongdae, e pensava al bambino. Doveva desiderare un maschio, perché un uomo non aveva mai abbastanza figli che lo aiutassero nella costruzione di un regno, ma in fondo sperava in una femmina, sicuro che figlia sarebbe stata sfacciata quanto Jongdae.

Si addormentò col sorriso sulle labbra.

Il signore dei Kim il mattino dopo annunciò a tutta la famiglia l'arrivo del nuovo bambino. Jongdae era di fianco al marito sul gradino più alto della scalinata d'ingresso. Jun era vicino a lui. Sia i Kim sia i Park applaudirono alla notizia. Jongdae e Minseok l'avevano già detto a Jun, che però non aveva mostrato molto interesse per il nuovo fratellino o sorellina, e ciò aveva convinto i genitori che il piccolo si sentiva al sicuro.

Faticò a restare fermo durante l'annuncio. Suo padre aveva promesso di condurlo a cavallo, e per un bambino di quattro anni un minuto d'attesa durava un'ora.

Quando Minseok ebbe congedato i festanti, Jongdae si rivolse a Chanyeol e a Jongin.

«Ho in mente diversi nomi che mi piacerebbero...»

«Non potete dirci il nome del bambino», lo fermò Jongin.

Il soldato Kim era sbalordito per la sua ignoranza. Jongdae non sapeva che il nome del bambino non doveva assolutamente mai venire svelato prima della nascita? Superato il momento di stupore, glielo disse. Lui rispose che non lo aveva mai saputo.

«Non mi sono mai interessato delle tradizioni riguardanti i bambini», gli spiegò.

«Come mai?» chiese Chanyeol. «Quasi tutte le persone sposate si preoccupano di seguire le tradizioni.»

«Io credevo di essere sterile.»

«Ma non lo siete», osservò Jongin.

Lui sorrise. «No, non lo sono.»

«Allora faremo del nostro meglio per spiegarvi l'importanza del nome che sceglierete.»

«Il nome di un uomo è molto più di un semplice nome», dichiarò Chanyeol.

Prima che Jongdae potesse chiedergli che cosa mai volesse dire con quelle parole, Jongin catturò la sua attenzione. «Se un'altra persona venisse a conoscenza del nome prima della nascita, potrebbe utilizzarlo per fare qualche incantesimo al bambino.»

Chanyeol annuì.

Jongdae capì dalle loro espressioni serie che non stavano scherzando. Davvero credevano a quelle assurdità. «Ma questa è tradizione o superstizione?»

«Se vostro figlio vedrà la luce a mezzanotte o al crepuscolo, ovviamente avrà il dono della chiaroveggenza. Il cielo l'aiuti se invece nascerà al tocco dell'ora, poiché in quel caso avrà la facoltà di vedere spiriti e spettri a noi tutti nascosti.» disse Luhan avvicinandosi a Jongdae.

«Papà, non sei ancora pronto per andare?» chiese Jun.

Minseok annuì. Ordinò a Jongdae di non stancarsi, si chinò e prese suo figlio sulle spalle, dirigendosi alle scuderie.

Kyungsoo e Baekhyun attraversarono il cortile: passando vicino al signore chinarono la testa in segno di saluto e si affrettarono per andare a congratularsi con Jongdae.

«È una splendida notizia», dissero in coro.

«Sì, è vero», convenne Luhan. «Stavo proprio dando a Jongdae qualche informazione», spiegò.

«E io cercherò di ricordare tutto», promise Jongdae.

Jongin scosse la testa. «Dubito che ci riuscirete», disse. «Avete dimenticato che giorno è. Portate di nuovo il colore sbagliato.»

«Comincio a chiedermi se non lo fa di proposito», osservò Chanyeol. C'era una sfumatura di divertimento nella sua voce. Non appena il soldato Kim aveva cominciato a parlare, Kyungsoo deliberatamente gli aveva voltato le spalle. Teneva lo sguardo fisso a terra. Jongdae notò il suo atteggiamento e ne fu incuriosito.

«Luhan, Baekhyun mi ha detto che sapete tagliare bene i capelli», disse.

«Credo davvero di avere del talento.»

«Yixing potrebbe aver bisogno del vostro aiuto. I Jeon l'hanno quasi pelato.»

«Lo so», disse Luhan. «L'hanno fatto perché chiunque lo vedesse sapesse della sua vergogna.»

Jongdae non intendeva aprire una lunga discussione su Yixing. «È così», disse. «Ma il padre Yixing arriverà oggi, e io mi chiedevo se poteste...»

«Non dite altro. Sarò lieto di prendere le forbici per provare a rendere quel ragazzo un po' più presentabile.»

«Grazie», rispose Jongdae. «Kyungsoo, per favore, non andare subito via», aggiunse vedendo che il giovane Park si avviava con Luhan.

«Dal momento che oggi Jongdae indossa i tuoi colori, suppongo sia sotto la tua responsabilità», disse Chanyeol a Jongin.

«So badare a me stesso, signori», intervenne Jongdae. «Voi due sprecate il vostro tempo prezioso seguendomi.»

Entrambi ignorarono le sue proteste. «Sì, è sotto la mia responsabilità», disse Jongin.

Jongdae decise di parlare a Minseok di quella sua assurda disposizione. Gli uomini avrebbero comunque continuato a sorvegliarlo fino a ordine contrario del loro signore.

Chnayeol s'inchinò e si congedò per tornare ai suoi incarichi. Jongin stava per tornare in casa, ma Jongdae lo fermò posandogli una mano sul braccio.

«Jongin, posso avere un minuto del tuo tempo? Mi piacerebbe presentarti Kyungsoo.»

Lui lo guardò come se fosse impazzito. «Conosco Kyungsoo da molto»

Non poté fare a meno di lanciare un'occhiata al giovane Park pronunciando il suo nome. Jongdae si girò verso Kyungsoo, che continuava a guardare con modestia per terra. «Kyungsoo, conosci Jongin?»

«Sapete che lo conosco», mormorò Kyungsoo.

«Allora ditemi, per favore, perché vi comportate come se non vi foste mai visti prima. Sono molto curioso, e probabilmente non dovrei interferire, ma vi assicuro che lo faccio con le migliori intenzioni. Ho pensato, da come evitate di guardarvi, che dovete provare qualcosa l'uno per l'altro.»

«Lui è un Kim.»

«Lui è un Park.»

«Per favore, scusatemi», disse Jongin, la voce brusca. «Ci sono dei doveri che mi aspettano. Non ho tempo per sciocchi discorsi.»

Non fece neppure un cenno del capo a Kyungsoo prima di allontanarsi. Lui continuava a non guardarlo. Jongdae gli sfiorò il braccio. «Mi dispiace. Non volevo turbarvi. Jongin ti è caro, vero?»

Lui annuì seccamente. «Ho cercato di non provare certi sentimenti», bisbigliò. «Ma sembra che io non ci riesca.»

«Penso che Jongin senta qualcosa per te, Kyungsoo.»

«No», replicò «Non permetterebbe mai a se stesso di provare qualcosa per un Park.»

«Non pensavo che la separazione tra i due famiglia arrivasse a questo punto.»

«Come potevate ignorarlo? L'atteggiamento degli uomini quando sbagliate colore dovrebbe dimostrarvi l'importanza che danno all'argomento. Cerchiamo tutti di andare d'accordo pur restando divisi.»

«Ma perché dovete restare divisi?»

Kyungsoo confessò di non saperlo. «Apprezziamo la pazienza del signore», ammise. «Ho sentito quello che dicevate a tavola riguardo alla terra. Tutti ne parlavano. Per alcuni di noi ciò che avete detto è giusto, ma i soldati Kim non hanno ascoltato con piacere la verità.»

«Sai che cosa penso? Abbiamo un colore di troppo.»

«Sì, è vero», approvò Kyungsoo. «Ma nessuno delle due famiglie rinuncerebbe ai propri colori, per quanto possiate pregarli.»

«Io non intendo pregare nessuno», disse Jongdae. «Posso farti una domanda? Se Jongin fosse un Park, ti corteggerebbe?»

«Spero di sì», rispose l'altro. «Ma non è un Park, e comunque non prova nulla per me.»

Jongdae cambiò argomento. «Ti piacerebbe tornare alla fortezza per aiutare in sala di tanto in tanto?»

«Oh, sì,  mi piacerebbe. Potrei vedere...» Si fermò per non tradirsi.

Jongdae non si lasciò ingannare. «Certo, potrai vedere Jongin più spesso.»

Kyungsoo arrossì. «Il signore non vuole che io...»

«Vuole, sicuramente vuole», lo interruppe Jongdae. «Vieni a cena, Kyungsoo. Ti siederai vicino a me. Dopo mangiato parleremo delle tue nuove mansioni.»

«Sarà un onore sedere alla vostra tavola», mormorò Kyungsoo. Aveva la voce tremante per l'emozione.

«Ora devo andare perché tocca a me assistere Yixing. Ci vediamo questa sera, Kyungsoo.»

Jongdae si affrettò a salire le scale e andò direttamente nella stanza di Yixing. Congedò Baekhyun, che era salito precedentemente, e si sedette vicino al giovane.

«Siete salito senza aiuto?» volle sapere Baekhyun.

«Certo», rispose Jongdae, sorpreso dal tono di rimprovero nella voce.

«Avreste potuto cadere», osservò l'altro «Non dovreste correre rischi.»

«Baekhyun, ci sono già tante persone che si preoccupano per me. A dire il vero impazzirò se continueranno a seguirmi giorno e notte. Mi sono tenuto alla ringhiera», aggiunse, vedendo che Baekhyun stava per protestare.

«Siete malato Jongdae?» chiese Yixing.

«È in attesa, come voi», sbottò Baekhyun. Annuì, poi uscì richiudendosi la porta alle spalle.

«Congratulazioni. Spero che darete a vostro marito un bel maschietto.»

Yixing si alzò faticosamente a sedere sul letto. Jongdae gli sistemò le coperte prima di riaccomodarsi.

«Una bambina andrà altrettanto bene», disse.

Yixing scosse la testa. «Io non vorrei una bambina. I maschi sono avvantaggiati, e le femmine si usano per gli scambi. Non è così?»

«Sì», convenne Jongdae. Si strinse le mani in grembo e sorrise al Zhang.

Yixing era serio. «Allora perché ne volete una? Vivrete nella paura che vostro marito la dia in sposa a un uomo crudele, così trascorrerà il resto della vita...»

«Terrorizzata?»

Yixing annuì. «E ferita», mormorò.

«Mio marito non darebbe mai volontariamente la figlia in sposa a un mostro», disse. «Vostro padre lo sapeva che Jeon è un uomo crudele?»

Yixing alzò le spalle. «Gli interessava solo unire le due famiglie.»

Jongdae fu colpito da quella risposta. «Ma vi vuole bene?»

«Quanto qualsiasi padre dovrebbe volerne a una figlio», replicò l'altro.

«Le ragazze sono più intelligenti»

«Eppure vengono percosse e umiliate>>

Jongdae si appoggiò allo schienale della sedia. «Non resterei qui se mio marito mi trattasse male.»

Yixing non parve credergli. «Come potreste andarvene?»

«Un modo lo troverei», dichiarò Jongdae. «Yixing, durante il mio precedente matrimonio, ogni notte speravo di non concepire. Non volevo dargli una figlia perché sapevo che l'avrebbe maltrattata ogni volta che doveva sfogare la sua rabbia, e non volevo dargli un figlio maschio perché sapevo che mi sarebbe stato tolto per farlo crescere a somiglianza del padre. Non volevo che un tale atteggiamento venisse tramandato, capite?»

«Venivate picchiato?»

«Sì.»

«Com'è morto? L'avete ucciso?»

Jongdae fu sorpreso da quella domanda. Scosse la testa. «C'erano volte in cui avrei voluto ucciderlo, ma non volevo essere come lui, Yixing. Mi sentivo in trappola, è vero, ma mi resi conto di essere abbastanza intelligente da poter trovare una via di fuga.»

«Com'è morto?»

«L'imperatore mi ha detto che è caduto da una rupe vicino alla città delle acque. Io non sapevo neppure che avesse lasciato la capitale.»

Yixing annuì. Jongdae decise di cambiare argomento. «Tra poco arriverà Luhan con le forbici. Cercherà di sistemarvi i capelli.»

«Quando arriverà qui mio padre?»

«Lo aspettiamo nel pomeriggio.»

«Non voglio sistemare i capelli. Voglio che mio padre veda quello che hanno fatto i Jeon a suo figlio.»

«E vostra madre?»

«È morta», rispose Yixing. «Quattro anni fa. È un bene che in questo momento non ci sia. Le si spezzerebbe il cuore a trovarmi in queste condizioni.»

«Il bambino che vi portate in grembo... vostro padre...»

«Ora sono stanco. Vorrei riposare.»

Jongdae lo fissò per un istante. Il giovane Zhang chiuse gli occhi. Fingeva di dormire.

«Yixing, non potrete continuare così ancora per molto», disse. «Dovrete parlare prima o poi di quello che è successo.»

«Sto soffrendo. Non avete pietà?»

Jongdae annuì. «So che soffrite.»

«Allora, per favore...»

«Yixing», lo interruppe Jongdae. «Mio marito attende con ansia che gli diciate chi è il soldato Kim...»

«Non farò il suo nome.»

Yixing scoppiò in lacrime. Jongdae gli prese la mano.

«Andrà tutto bene» sussurrò. «Non dovete temere nulla.»

«Avete detto che vi sentivate in trappola, e io mi sentivo proprio così. Non potevo sposare quel bruto. Non potevo. Ho fatto qualcosa che ora vorrei...»

«Sì?»

Yixing scosse la testa. «Non fa nulla», mormorò. «Presto verrò smascherato. Per favore, lasciatemi riposare, ora. Non sono abbastanza forte per parlare di quanto è successo.»

Jongdae si arrese. Luhan bussò alla porta ed entrò. Aveva in mano una spazzola e un paio di forbici. «Vediamo quello che si può fare», disse.

Jongdae si alzò. «Yixing ora non si sente di badare ai capelli.»

«Volete dire che tutta la fatica che ho fatto per trovare le forbici è stata inutile?»

«Non direi, Luhan. Potrei approfittare io del vostro talento. Da tanto desidero tagliarmi i capelli. Venite in camera mia, e potrete usare le forbici su di me.»

Luhan fu lieto della proposta. La sua fatica dopotutto non era stata inutile. Lui e Jongdae si ritrovarono comunque a discutere sulla lunghezza del taglio dei capelli.

«Devo ammettere che il taglio vi dona»

«Non sapevo fossero tanto ondulati.»

«Era il peso che non permetteva ai riccioli di formarsi», spiegò Luhan.

«E quel peso mi procurava anche l'emicrania», aggiunse Jongdae. «Grazie mille, Luhan.» Si passò le dita tra i capelli e rise. «Non so come sono a vedersi, ma la sensazione è splendida.»

«Minseok andrà su tutte le furie vedendo quello che ho fatto?» chiese.

Jongdae capì dal suo sorriso che stava scherzando.

«Dubito che se ne accorgerà.»

«Se ne accorgerà, vedrete. Lui nota tutto di voi. Sorridiamo sempre osservando come vi scruta. Vi vuole bene.»

«Spero che continui a volermene anche stasera. Di certo si irriterà quando lo raggiungerò a tavola. A dire il vero tutti saranno scandalizzati per la sorpresa che ho ideato.»

Ovviamente Luhan s'incuriosì. «Che cosa avete in mente?»

«Non posso dirvelo», replicò Jongdae. «Dovete aspettare per vedere.»

Luhan insistette ancora per qualche minuto prima di rinunciare. «Volete scendere? Vi prenderò sottobraccio per essere certo che non cadiate sulle scale.»

«No, rimango qui. Vi dispiace prestarmi le forbici? Ve le restituirò questa sera.»

«Tenetele qui», disse Luhan. «Quando Yixing vorrà sistemarsi i capelli, saprò dove trovarle. Buona giornata.»

Luhan aveva già la mano sul chiavistello quando Jongdae lo fermò con una domanda.

«Tutti hanno gli stessi disturbi quando sono in attesa?»

Luhan si voltò. «La maggior parte», rispose. «Perché lo volete sapere?»

«Mi stavo chiedendo quando si comincia a vedere.»

«Dipende», rispose Luhan. «Per qualcuno al quarto mese, altre invece arrivano al quinto prima di ingrossare. Comincerete col perdere il giro vita. Vi succede già?»

«Sì», rispose Jongdae.

Ringraziò ancora Luhan. Non appena la porta si fu richiusa dietro si lui Jongdae cominciò a lavorare alla sua sorpresa. Allargò sul letto un abito con i colori dei Kim, quindi lo tagliò a metà. Fece lo stesso con uno dei Park. Poi si sedette e cucì insieme le due metà. Quando ebbe terminato, era impossibile dire dove finisse il tessuto dei Kim e iniziasse quello dei Park.

Jongin probabilmente si sarebbe messo a letto per una settimana alla vista di quello che aveva fatto. Jongdae raccolse i pezzi di tessuto rimasti e li infilò sotto il letto. Nascose anche il nuovo abito appena confezionato. Non intendeva sfoggiarlo prima di cena.

Finito il lavoro sbadigliava. Aveva bisogno di fare un pisolino. Si tolse l'abito che indossava, lo posò sulla sedia con la cintura vicino e si coricò sul letto. Sarebbe stato un riposino di qualche minuto.

Si addormentò pensando a Yixing. Quel ragazzo aveva cominciato a raccontare qualcosa, poi però aveva cambiato idea. E sembrava terribilmente spaventato.

Certo era un mistero. Che cosa intendeva dire sostenendo che entro breve l'avrebbero smascherato?

Dormì per tre ore. Quando aprì gli occhi trovò Jun profondamente addormentato vicino a lui, la testa sul suo braccio. Pensò che era un dormiglione, e sperò che il suo futuro bambino riposasse bene quanto lui.

Si alzò lentamente per non disturbarlo, e quasi scoppiò a ridere scoprendo Dogo addormentato in fondo al letto.

Non poteva ordinargli di scendere senza svegliare Jun. Si alzò, si lavò e indossò l'abito dei Kim. Le ondate di nausea rendevano quel semplice compito infinito. Jongdae dovette sedersi diverse volte nell'attesa che il malessere passasse.

Minseok aprì la porta mentre Lui si stava allacciando la cintura. Vide che il figlio dormiva ancora e col dito fece segno a Jongdae di raggiungerlo in sala.

Gli parve che gli avesse fissato i capelli con espressione poco entusiasta.

Pensò che la rabbia gli sarebbe passata. Si affrettò a uscire nel corridoio, sorridente. Minseok richiuse la porta e si fermò a guardarlo.

«Sei pallidissimo», mormorò.

«Per questo mi sembri così serio, signore?»

Lui annuì. Lui si pizzicò le guance per colorirle. «Non hai notato nient'altro?»

«Il padre di Yixing è stato avvistato sulla collina.»

A quella notizia Jongdae rinunciò a farsi fare un complimento per i capelli.

«Voglio che tu e Jun restiate in camera finché Zhang e i suoi uomini non saranno partiti.»

«Quanti soldati lo accompagnano?»

Lui scrollò le spalle. «Abbastanza», rispose.

Minseok stava per voltarsi quando notò che Lui scuoteva la testa. «Desidero parlare con il padre di Yixing», disse Jongdae.

«Non sarà dell'umore giusto per ascoltarti. Fai come ti ho detto.»

«Il signore è in collera con i Jeon, non con noi», gli ricordò.

«No. La sua furia è diretta contro tutti i Kim. Ci accusa di aver disonorato suo figlio.»

Il colorito di Jongdae mutò radicalmente. Ora non era più pallido. In un istante il suo volto si fece rosso per la rabbia.

Non chiese al marito come avesse ottenuto quell'informazione. Se diceva che Zhang incolpava tutti loro, doveva essere vero. Minseok non era tipo da azzardare conclusioni senza conoscere i fatti.

«Chi si trova con Yixing adesso?»

«Hyuna», rispose lui. «Torna in camera. Non ti voglio vicino ai Zhang infuriati.»

Lui non disse né sì né no e Minseok pensò che avrebbe ubbidito. Jongdae tornò in camera, ma ci rimase solo qualche minuto, il tempo che poteva servire al marito per scendere ad aspettare il padre di Yixing. Poi tornò nel corridoio e raggiunse la camera del giovane, chiedendo a Hyuna di trasferirsi da Jun.

«Vostro padre arriverà fra poco, Yixing. Volete vederlo da solo, o preferite che rimanga anch'io?»

Yixing si alzò faticosamente a sedere sul letto. Gli sfuggì un gemito. Jongdae non capì se fosse dovuto al dolore causato dal movimento o alla notizia ricevuta. L'espressione spaventata di Yixing era penosa a vedersi.

«Per favore, rimanete», mormorò.

Jongdae sistemò le coperte, più per nascondere il proprio nervosismo che per mettere Yixing a suo agio.

«Non so che cosa dirgli.»

«Raccontategli semplicemente quello che è successo», consigliò Jongdae.

Gli occhi di Yixing si riempirono di lacrime. «Non posso», gemette.

La risposta colpì Jongdae con la violenza di un urto. Fu una fortuna che la sedia si trovasse vicina. Vi si abbandonò sopra pesantemente.

«Voi non capite, Jongdae.»

«Oh, credo invece di capire. Vi siete inventato tutto, vero? Non c'è stato nessun Kim... voi non siete in attesa...»

Yixing cominciò a piangere. Scosse la testa, cercando inutilmente di negare ancora. Il terrore nei suoi occhi tuttavia contraddiceva qualsiasi tentativo di mentire oltre.

«Vi sbagliate», protestò.

«Davvero?» chiese Jongdae. «Tutte le volte che qualcuno di noi ha provato a interrogarvi, vi siete finto troppo debole per rispondere.»

Yixing non gli permise di continuare, «io ero davvero molto debole», si difese.

Il timore del ragazzo era quasi palpabile. Jongdae avrebbe voluto confortarlo, ma non lo fece. Cercò al contrario di essere insensibile al suo dolore, perché era ben deciso a ottenere la verità. Solo così avrebbe veramente aiutato Yixing.

«Vi siete tradito, lo sapete.»

«Non è vero.»

«Mi avete detto di esservi sentito in trappola, e di aver fatto qualcosa che sapete verrà scoperto. Fingendo una gravidanza alla fine si viene smascherati, no? Non avete pensato che tutti si sarebbero accorti che non diventate grosso?»

Yixing ora singhiozzava. «Non ho pensato niente», confessò.

Jongdae si appoggiò lentamente allo schienale. «Come usciremo, da questo pasticcio?»

«Usciremo? Sarò soltanto io a pagare quando mio padre scoprirà che ho mentito.»

«Perché avete inventato una storia simile?»

«Ero disperato», ammise Yixing. «Non capite? Era orribile vivere laggiù. Ogni giorno peggio del precedente.»

«Capisco», disse Jongdae. «Ma...»

Yixing lo interruppe. Era ansioso di spiegarsi, così Jongdae non l'avrebbe condannato.

«Mio padre mi ha condotto dai Jeon perché mi abituassi a loro. Avrei dovuto sposare il figlio del signore sei mesi dopo. Non mi è servito molto tempo per capire quanto erano orribili. Sapete che il signore ha due figlie più grandi? Sono nate prima del prezioso maschietto», si affrettò ad aggiungere. «Una serva mi ha detto che ogni volta che gli veniva annunciata la nascita di una femmina, il signore irrompeva in camera e picchiava la povera moglie. E spirata dopo aver dato alla luce il maschio. Probabilmente ha salutato la morte con gioia. So che io l'avrei fatto se fossi stata sposato a un simile mostro.»

«E il figlio è identico al padre, vero?» Jongdae sapeva già la risposta. Ricordava perfettamente il giovane signore in piedi davanti a Yixing con le mani strette a pugno.

«È peggio», disse Yixing, la voce disgustata. «Non potevo sopportare l'idea di sposarmi con lui. Cercai di parlarne con mio padre, ma lui non voleva ascoltarmi. Sono fuggito a casa, capite, ma...»

Yixing non riusciva a continuare. I suoi singhiozzi spezzavano il cuore. Jongdae trovò difficilissimo mantenersi impassibile. Yixing non solo era stato lasciato nelle mani di un mostro, ma era stato anche tradito da suo padre. Per Jongdae era impensabile una cosa del genere, perché suo padre avrebbe ucciso Seungwoon se solo fosse stato vivo e avesse saputo dei tormenti patiti dal figlio.

«Vostro padre vi ha riportato dai Jeon, vero, Yixing?»

«Sì», mormorò «Non credo di essermi mai sentito così abbandonato... o disperato. Qualche giorno dopo ho sentito parlare i soldati Jeon. Dicevano di aver avvistato dei guerrieri con il colore dei Kim che varcavano il confine.»

«In quel momento vi è venuta l'idea?»

Yixing scosse la testa. «Gli uomini non sapevano che li avevo uditi. Mentre bisbigliavano il nome di vostro marito, ho capito quanto lo temessero. Allora ho deciso di partire alla ricerca di quei soldati. Non so che cosa sarebbe accaduto se li avessi trovati. Non avevo un piano, Jongdae. Volevo solo che qualcuno mi aiutasse.»

«Certo», disse Jongdae, la voce appena un sussurro. Passò a Yixing un fazzoletto perché si asciugasse il volto, quindi gli prese la mano. «Avrei fatto la stessa cosa.»

«Davvero?»

«Sì.»

Il tono deciso della risposta rassicurò Yixing. Jongdae sentiva un forte legame con il ragazzo. Ora erano uniti, perché il ricordo degli incubi passati li metteva fianco a fianco contro le atrocità che erano state costretti a subire da parte di uomini arroganti e crudeli.

«Già una volta ero stato picchiato per la mia insolenza», disse Yixing. «E sapevo che sarebbe accaduto ancora. Non trovai i soldati Kim, e quando decisi di rinunciare alle ricerche, era ormai buio. Rimasi tutta la notte nella capanna abbandonata di un contadino. Che paura ho avuto. Ero terrorizzato all'idea di tornare al castello dei Jeon, e altrettanto spaventato all'idea di non farlo. Mi trovarono il mattino dopo.» Yixing stringeva così forte la mano di Jongdae da fargli male.

«Vi sentivate impotente, vero?»

«Oh, sì», rispose Yixing. «Comunque non avevo ancora pensato a quella bugia. Passarono tre mesi, poi un mattino il signore annunciò che aveva deciso di anticipare la data delle nozze. Woonsik e io ci saremmo sposati il sabato successivo.»

La voce di Yixing era roca per la fatica e per il pianto. Jongdae pensò di andare a prendergli un bicchiere d'acqua, ma Yixing non gli lasciava la mano.

«La mia bugia non era programmata. Chiamai a raccolta tutto il coraggio che avevo, e affrontai Woonsik. Gli dissi che non lo avrei mai sposato. Lui s'infuriò. È un uomo geloso e possessivo. Sapevo che non mi avrebbe mai voluto scoprendo che mi ero concesso volontariamente a un altro. Mi tornarono alla mente i soldati Kim che avevano passato il confine, e ripensando al timore che provavano i Jeon per il vostro signore, mi venne l'idea della bugia. Sapevo di fare una cosa sbagliata, e mi spiace di avervi mentito. Siete stato così gentile con me, Jongdae. Hyuna mi ha raccontato quello che avete fatto a Woonsik. Vorrei che la freccia gli avesse trafitto quel suo cuore nero. Quanto lo odio. Odio tutti gli uomini, persino mio padre.»

«Avete ottime ragioni per disprezzare Woonsik», disse Jongdae. «Col tempo supererete il vostro odio. Magari arriverete addirittura a compatire quell'uomo.»

«Non sono così generoso.»

«Yixing, so che non siete dell'umore giusto per ascoltarmi, ma devo consigliarvi di non biasimare la maggioranza degli uomini per i peccati di pochi.»

«Non avete odiato il vostro primo marito?»

Jongdae sospirò. «Sì», ammise. «Ma non ho odiato tutti gli uomini. Mio padre, se fosse stato vivo, mi avrebbe protetto da Seungwoon. Da lui avrei trovato rifugio. Mio fratello Junmyeon mi è venuto in soccorso quando ha capito che cosa succedeva.»

«Quando l'ha capito? Non glielo avete detto dopo le prime percosse?»

«È difficile spiegarlo, Yixing», rispose Jongdae. «Seungwoon non era come Woonsik, e io ero molto giovane. Le percosse non sono cominciate subito dopo il matrimonio. Prima si è preoccupato di distruggere la fiducia che avevo in me stesso. Ero ingenuo, e spaventato, e quando ti senti definire di continuo indegno e ignorante da qualcuno che dovrebbe amarti e proteggerti, beh, col tempo una parte di te comincia a credere un po' a quell'assurdità. Non l'ho detto a mio fratello perché mi vergognavo troppo. Continuavo a sperare di migliorare le cose. Non ho mai pensato, però, di meritarmi quel trattamento, e finalmente ho capito che Seungwoon non sarebbe cambiato e che dovevo trovare un modo per andarmene. Intendevo raggiungere Junmyeon, ma non ho avuto bisogno di farlo. Mio marito è stato ucciso.»

Jongdae si fermò per respirare profondamente. «Non odiereste Junmyeon se l'aveste conosciuto. È per merito suo che ho sposato Minseok. E non potete odiare mio marito. A dire il vero, non capisco come qualcuno potrebbe farlo.»

«Infatti non lo odio», disse Yixing. «Mi sta proteggendo, e lo apprezzo. Però mi spaventa. Ovviamente voi non notate che è un uomo possente, e che i suoi modi sono un po'... bruschi.»

«Vi possono sopraffare, ma solo se voi lo permettete», replicò Jongdae con un sorriso. «Yixing, avete mostrato un grande coraggio affrontando Woonsik. Sapevate quello che poteva succedere. Vi siete quasi fatto uccidere.»

«Il gioco è finito, vero? Dirò a mio padre la verità. Lo prometto.»

«Vi farà tornare dai Jeon?»

«Non lo so», disse Yixing. «Lui vuole quell'alleanza.»

Jongdae si sentì quasi male. Il pensiero del ragazzo costretto a tornare nelle grinfie di Woonsik era troppo atroce. Una cosa era sicura nella sua mente: non lo avrebbe permesso.

«Non dite ancora la verità a vostro padre. Devo pensarci. Non posso permettere che torniate là. No, non lo consentirò. Dobbiamo unire i nostri sforzi per trovare una soluzione.»

«Perché ve ne preoccupate? Vi mettete in pericolo ospitandomi. La vostra compassione vi spingerà nei guai. Mio padre...»

Jongdae non lo lasciò finire. «Yixing, credo abbiate già vinto la sfida più difficile.»

«Quale, Jongdae?»

«Eravate in una situazione insostenibile, e avete fatto il primo passo, il più importante. Io non avrei scelto quella strada, ma ora non ha importanza. Ne siete uscito. Non capite? Ora non potete pensare di tornare indietro.»

«Che cosa accadrà quando i soldati di mio padre scenderanno in guerra contro i Kim a causa della mia bugia?»

Jongdae scosse la testa. «Troveremo un modo per evitare il conflitto.»

«Quale?»

«Non lo so... non ancora, ma siamo tutte e due intelligenti. Possiamo escogitare un sistema per mettere ordine in questa confusione.»

«Ma perché trascinare la vostra famiglia in una situazione tanto rischiosa?»

«Perchè so cosa hai provato, e voglio aiutarti»

Il rumore di passi che si avvicinavano nel corridoio pose fine alla conversazione. Yixing sorprese Jongdae, perché non sembrava più spaventato. Lasciò la sua mano, raddrizzò le spalle e si lisciò le coperte.

La porta si aprì mentre gli sussurrava: «Insieme».

Jongdae annuì e ripeté la promessa: «Insieme»    

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