[3] Emozioni negative

Due settimane prima, giorno 2 —
>> Vanitas' P.O.V. <<

L'alba sta sorgendo, e quando succede, sento dei passi irrompere nel silenzio delle aride terre di quella landa.
Girando lo sguardo, constato che sono loro. Il Maestro, e lui.
Che ci fa qui di nuovo? Non doveva andarsene come previsto?
Fatto sta che ora come ora non è più incosciente, ma è in grado di camminare da solo. Viene inondato dalla luce mattiniera, e sembra debolmente conscio soltanto dell'ambiente che lo circonda.
《Cosa? Lo hai riportato indietro?》
Con un sorriso sulla faccia, mi chino per guardare in quegli occhi oppressi che puntano inconsapevolmente al basso. In quel momento, si ritira da me, e nel suo stato inquieto, si rannicchia quasi a pochi centimetri dalla terra.
《Perché?》
Gli assesto un calcio alla schiena, e con un gemito, ruzzola sul terreno. Se non sbaglio, anche se questo ragazzo ha riavuto indietro il suo cuore, è pur sempre un inutile guscio.
Mi rialzo in piedi, guardandolo mentre si contorce, gemiti incontrollati gli sfuggono continuamente di bocca.
Odio.
Lo odio. Perché lo odio così tanto non lo so. Intanto, una presenza oscura comincia a formarsi alle mie spalle: un altro di quei mostri.
Il Maestro è sorpreso dalla sua comparsa, e la guarda dall'alto al basso con interesse.
《Oh, quello...》
《Nesciens. Sono mostri nati da frammenti delle mie emozioni.》
《Splendido.》 non capisco cosa ci sia di così splendido.
Irritato.
《Non fare niente di spericolato, Vanitas.》
Il vecchio raggiunge il ragazzo, ancora raggomitolato sul terreno, lanciandomi minuziosamente uno sguardo truce. I suoi occhi emettono un fievole bagliore.
《Spericolato? Perché? Questo ragazzo è me. Sono i Nesciens che sono splendidi, no? Non puoi semplicemente lasciarlo al suo riposo?》
《La situazione è cambiata. Il suo cuore, ora, è in un'entità più debole.》
Con quello, do le spalle a entrambi. 《Idiota.》
Il suo cuore è stato di nuovo alimentato per via di qualcuno. Ma il Maestro ha soltanto concluso che esso è debole.
Non sono ancora soddisfatto. Certamente lui è parte di quello che sono io. Ma cosa mi porta comunque a odiarlo?
《È una seccatura. Devo liberarmene.》 il mio Keyblade compare nella mia mano, pronto a far piazza pulita di questo guscio senza valore.
《Aspetta. Non so cosa ne sarà di te se lo distruggi.》
《...Quindi cosa, ora? Se devo soffrire stando con quel ragazzo, eventualmente lo elimino.》
Tenendo pronta la mia chiave, continuo a guardare la sua faccia stravolta nel dolore.
《Se è il caso, conosco un posto che fa assolutamente per lui.》
Per un momento, la abbasso inconsapevolmente, affrontando l'anziano dritto nello sguardo. 《Dove vuoi portarlo? Ti comporti come se questo ragazzo fosse così importante.》 ribadisco, deridendolo.
《Altrettanto lo sei tu. Adesso l'esistenza di Ventus è vitale per il mio piano.》
《Piano, uh?》
Senza aspettare che confermasse o negasse la mia domanda, guardo ancora il Maestro, ritirando il mio Keyblade dalla mia mano. Non può importarmene di meno di come voglia utilizzarlo per i suoi scopi.
Dai ricordi che ha lasciato in me questo ragazzo, non sembra aver mai rispettato leggermente l'anziano per il maestro che è. Ma io sono diverso.
《Fa' come vuoi, Maestro.》 dico, dando loro di nuovo le mie spalle e incominciando ad allontanarmi.
《Dove stai andando?》 sento la sua voce a distanza da me, e per fare in modo di soddisfare la sua domanda, mi fermo e giro la testa in sua direzione. Il mio sguardo, col tempo, sta diventando sempre più impassibile, specie per i pensieri che in questo momento mi stanno ronzando in testa.
《A cercare un po' di tranquillità, se posso trovarne in questo mondo.》
Continuo a camminare, e presto i Nesciens mantengono una breve distanza da me, seguendomi in una scia d'oscurità.
Che cosa faccio per disfarmi di questa frustrazione? Sono nato per fare cosa?
Rilevando il mio temperamento, mi acciglio. Arriverà il giorno in cui risolverò questo problema?
Non posso saperlo, non ancora. Per adesso, ho bisogno di scaricare questa rabbia oppressiva che continua a crescere smisuratamente in me. Ma mi sembra che più vada avanti, più questa emozione continua ad espandersi e uscire allo scoperto.
Ho lasciato lì il Maestro e il ragazzo, che senz'altro si starà ancora lamentando, e proseguendo nel mio cammino, mi rendo conto che il mio passo sta accelerando a ogni piede che porto avanti, i Nesciens stanno al mio passo.
Non posso fare a meno di ripensare alla conversazione che abbiamo avuto. E ancora, continuo a ripetermi gli stessi quesiti.
Perché lo odio così tanto? Qual è il mio scopo, la ragione per la quale ora mi trovo qui?
Scuoto la testa, sentendo la frustrazione ingigantirsi al fatto di non potervi rispondere, per quanto cercassi di arrivarci da solo. Ma credo che questo sia impossibile.
Intanto, noto che ho camminato abbastanza da ritrovarmi in un punto da cui il Maestro non è più lontanamente visibile come prima, ma in compenso, penso di aver trovato quel che cercavo. Anche perché a quest'ora se ne sarà già andato con quel rammollito verso una terra che francamente non mi interessa sapere.
Alzo la testa, e i Nesciens si fermano tutt'intorno a me in un cerchio. Il cielo oggi non è nuvoloso, e sorprendentemente, della pace in questa landa a quanto pare ce n'era.
Quindi perché mi sento di nuovo insoddisfatto?
Non posso sapere neanche questo. So per certo però che la rabbia è ancora dentro di me, che aspetta solo di essere scatenata. Guardo le creature muoversi vicino a me, una per una, studiandole più da vicino. Sono agitate. E se sono frammenti delle mie emozioni, capisco perché.
Sento che c'è ancora qualcosa che mi manca, che mi sfugge. Nemmeno qui posso rispondere con certezza a che cosa.
Mordo l'interno della guancia, guardando quello che c'è oltre la fila di rocce a pochi chilometri da dove mi sono fermato senza un motivo specifico. Ci sono così tante cose che aspetto di sapere. Qui, e adesso.  

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