[10] Una scelta da intraprendere

>> Rosa's P.O.V. <<
Mi rigiro più volte nel letto, mormorando versi incoerenti — segno che mi sono risvegliata dal mio sonno — e sbatto le palpebre nell'oscurità, riuscendo a intravedere la luce in quel buio nefasto, più raggiante di quanto immaginassi. Mi siedo sul bordo del materasso, coprendo gli occhi col braccio alla ricerca della fonte di questo bagliore: è così che noto solo allora che accanto al letto vi è una finestra che lascia mostrare il cielo sereno che veglia su questo mondo.
Guardando il paesaggio all'esterno, intanto, mi abituo alla luce e di conseguenza abbasso il braccio, scrutandolo con attenzione.
A quel punto, una domanda mi sorge spontanea. Tutta questa radiosità, questa pace, da dove provengono?
Porto le mani ai manichi della finestra, spalancandola cosicché l'aria filtri nella stanza. Da quel momento, il vento passa subito ad accarezzarmi il viso e scompigliarmi delle ciocche di capelli sulla guancia, una sensazione che mi fa rilassare ogni muscolo del corpo.
Guardo in basso, e mi accorgo della vastità di quel luogo. Da quella postazione riesco a osservare delle scale che portano a qualcosa, non si riesce a capire bene cosa, e delle mattonelle che formano un grosso cerchio al centro del giardino.
I timidi raggi del sole si posano di nuovo sul mio volto, e io, istintivamente, copro gli occhi; Presto però mi accorgo che non c'è n'è più bisogno.
Mi giro verso la camera quasi vuota, lasciandomi alle spalle la vista di quel paesaggio. Qui dentro regna un silenzio irreale, e non si percepiscono i minimi rumori lì fuori. In tal caso, decido di alzarmi per controllare la situazione.
Mi avvicino a passi lenti alla porta, allungando la dita alla maniglia. Dopo qualche secondo di troppo in cui sosto a fissarla, la abbasso e il tipico click che si sente dopo mi dà il segno di spingerla, rivelando ai miei occhi un immenso corridoio molto meno luminoso rispetto alla stanza dietro di me. Dove porterà?
Questa è la domanda che fa traboccare il vaso, e che mi esorta a uscire allo scoperto.
《...》
Mi faccio strada in quella via oscura e silenziosa, ad eccezione del rumore dei tacchi che echeggia costantemente intorno a me.
Il mio cammino finisce a una salita per il piano superiore, dalla quale sembra esserci molta più luce.
Esito un po' prima di continuare a camminare, ma poi, avanzo. Quando tuttavia tocco i primi gradini, delle voci mi fermano subito sul posto.
《Da come adesso la vedo sembra non abbia losche intenzioni, e nel suo stato, non ne sarebbe comunque capace.》 afferma una voce femminile. La riconosco: è Aqua.
《Su questo hai ragione.》 risponde una voce maschile, molto più matura. 《Ma stando a quel che mi avete raccontato vi chiedo, almeno per il momento, di tenerla d'occhio. Per quanto mi riguarda, ho preso la mia decisione.》
《Di cosa si tratta, Maestro?》 si unisce alla conversazione una seconda voce giovane e maschile, anch'essa matura.
Le mie gambe cominciano a camminare come se avessero una volontà propria, salendo lentamente le scale. I miei passi vengono uditi all'istante da Terra, Ventus, Aqua e l'uomo baffuto, che si voltano coi loro sguardi puntati su di me. Li guardo a mia volta, ma non posso fare a meno di ignorare un altro particolare.
Ci troviamo tutti in una gigantesca stanza, con finestre altrettanto grandi alla cima delle mura che la costituiscono e dei troni alle loro spalle.
I miei occhi si posano ancora una volta su di loro, e facendo finta di niente, continuo a farmi strada con la testa bassa.
《Buon...giorno.》 dico senza trapelare emozioni, fermandomi a pochi passi di distanza dai quattro.
All'improvviso, l'uomo comincia ad avanzare verso di me. Decido di non muovermi, ma solo mantenere il mio temperamento freddo, in attesa di quel che sarebbe successo a breve. I tre lo seguono con delle espressioni serie dipinte sui loro volti, ad eccezione di Ventus, che sembra ancora un po' scombussolato come quando si è presentato ieri.
《Rosa. Ho alcune domande importanti da farti. Vorrei che le ascoltassi, e che risponda sinceramente.》
Sollevo il capo, guardandolo negli occhi senza proferire una parola e facendo un mezzo cenno affermativo.
Ci fissiamo per dei minuti nello sguardo, l'uno mostrandosi impassibile all'altra e viceversa. Sta pensando a qualcosa e glielo si vede chiaramente in faccia, ma non posso capire cosa.
《Hai detto di non ricordare niente sul tuo conto, di non avere un posto dove andare. Dico bene?》
Annuisco di nuovo, fissando il pavimento sotto i miei piedi. E con questo dove vuole arrivare?
Con un piccolo movimento della testa annuisce, forse alla mia risposta, forse a qualche suo pensiero del momento, guardandomi ancora dritto negli occhi.
《La mia decisione è stabilita. Spetta a te scegliere, ora.》 dichiara con un incremento di volume della voce e più serio di prima, dettando codeste parole: 《Rosa. Accetti di diventare apprendista mia, il Maestro Eraqus, e di combattere l'oscurità per la luce?》
Quella domanda mi coglie impreparata. Evidentemente deve aver visto del potenziale in me, perché a giudicare dalla sua persona, non sembra il tipo da prendere come suoi allievi le prime persone che gli capitano a tiro. Ma mi domando cos'abbia io di così speciale.
È probabile che neppure i tre ragazzi alle sue spalle erano consapevoli che questo momento sarebbe arrivato, leggibile dalle loro facce come libri aperti. E adesso stanno tutti aspettando che prenda una decisione, nonché compiere un importante passo per dare una svolta alla mia vita.
Non ho davvero un posto dove andare, e non capita di certo tutti i giorni di essere addestrati da un Maestro di Keyblade.
Che cosa devo fare? Prendere, o lasciare?  

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