Capitolo 6. Il suo appartamento

Quando arrivo davanti all'appartamento di Kepa, essere qua non mi sembra più una così grande idea. Non so cosa aspettarmi dalla chiacchierata con lui, ma è anche vero che deve smettere di comportarsi in questo modo, perciò mi obbligo a suonare il campanello, per mettere fine a tutto questo una volta per tutte.

La porta si apre praticamente subito e sul suo viso appare un'espressione confusa, rendendosi conto che sono io, mentre il mio stomaco si stringe in una morsa spiacevole ancora una volta. Perché ogni volta che mi è davanti non riesco a fare come se fosse nessuno? Perché ancora oggi sono così persa per lui? Non capisco...

"Che ci fai qua?"

"Dobbiamo parlare, Arrizabalaga." lui sorride sentendosi chiamare per cognome e poi si sposta dalla porta, lasciandomi lo spazio per entrare. Per qualche secondo lo guardo dubbiosa, ma poi mi accomodo nell'appartamento, trattenendo il fiato quando i ricordi di noi mi piombano addosso. Abbiamo passato così tanto tempo qua dentro, abbiamo vissuto tra i momenti più importanti... ma ora non posso fare a meno di chiedermi se per lui abbiano mai avuto lo stesso valore che hanno avuto per me... probabilmente no.

"Dev'essere importante se ti sei scomodata a venire fin qua da qualcuno che non vuoi né vedere né parlare." mi prende leggermente in giro, chiudendo la porta dietro di sé e posando lo sguardo su di me. "Sto scherzando, smetti di guardarmi come se avessi una bomba in tasca e presto ci farò saltare in aria. Non stiamo più insieme, ma sono pur sempre io, questo atteggiamento impaurito non lo capisco."

Il fatto che si comporti come se fosse tutto a posto, mi fa davvero innervosire. Come fa? Non riesco davvero a capire come si possa eliminare ogni briciolo di sentimento in questo modo. "E io invece non capisco perché ti stia intromettendo nella mia vita! Non stiamo più insieme, l'hai detto tu, quindi come diavolo ti permetti di andare dai miei amici e fare pseudo scenate di gelosia?"

"Pseudo scenate di gelosia?" mi fa eco ridendo "Io non sono geloso, semplicemente ritengo ridicolo che un mio amico possa provarci con una mia ex. Potresti provare a conoscere qualcuno che non devo vedere e frequentare ogni giorno, no?"

"Una tua ex? È questo che sono? Una qualunque ex che ti sei fatto e poi, dopo annoiato, hai mollato come se niente fosse? È questo che pensi di me?" quasi alzo la voce, perché sono stanca di tutti questi pensieri che mi si affollano dentro ogni giorno e mi schiacciano perfino l'anima. "E comunque posso frequentare chi voglio, ma io e Christian non stiamo insieme. Lascialo in pace, fatti gli affari tuoi, e lascia in pace me."

"Non fare queste scenate per favore. Io ho solo detto che sei una mia ex, il resto è una tua aggiunta! Non mettermi parole in bocca che non ho detto."

Mi guarda con rabbia mentre risponde solo alla prima parte del discorso, così io mi avvicino a lui e lo spingo. Lo faccio nervosamente, in un gesto di stizza, stufa del male che sto provando a causa sua e che non merito. "Esci definitivamente dalla mia vita, Kepa."

"Non sono io a essere venuto a casa tua, ma tu da me." ora abbassa il tono di voce e si avvicina nuovamente a me. Le sue mani si posano ai lati del mio viso e io, stupidamente, vengo invasa da un calore familiare che mi manca fin troppo. "Smettila di odiarmi, ti fai solo del male... e io non voglio che tu stia male. Non l'ho mai voluto. Ci tengo a te, un anno della propria vita insieme non si dimentica. Io custodisco tutto dentro me."

Alcune lacrime iniziano a venire giù dai miei occhi, mentre lui me le asciuga prontamente con i pollici. Continuo a guardarlo con confusione, non sapendo cosa provo. Sento un dolore lancinante, un odio fortissimo, ma sento anche quell'amore forte che provo per lui, e sento il male placarsi se lui mi è vicino. E io vorrei combattere tutto questo, ma non riesco. È come se avessi bisogno di lui per tornare a stare bene, e io ne ho bisogno, ho maledettamente bisogno di tirare un sospiro di sollievo, anche se per un attimo.

"Kepa, che intenzioni hai con me?" lo sussurro appena, con la voce rotta dal pianto, mentre lui posa il dito sulle mie labbra e sul mio naso, come a dirmi di fare silenzio.

"Non farti domande, ti prego Ele. Non tormentarti più." mi guarda intensamente con i suoi enormi occhi castani e, senza che io abbia il tempo per ribattere, posa la sua bocca sulla mia. Resto immobile per qualche secondo, scioccata dal suo gesto, ma poi ricambio, come un drogato che dopo tempo riesce a procurarsi un'altra dose.

Il bacio diventa immediatamente passionale e nervoso, quasi violento, mentre il portiere mi leva velocemente la maglia e inizia a baciare il mio collo e poi il mio seno ancora coperto. Io porto la testa all'indietro e gli permetto di agire indisturbato, portando le mani in mezzo ai suoi capelli ricci e tirandoli appena.

"Dimmi se vuoi farlo." annuisco, senza riuscire a parlare per l'intensità del momento, per rispondere alla sua domanda, dopodiché lo faccio sedere sul divano e poi mi siedo a cavalcioni sopra di lui, mettendo le mani sul suo viso e riniziando a baciarlo.

Con facilità mi sgancia il reggiseno e io infilo le mani sotto la sua maglia, accarezzando il suo petto tonico e definito. Accarezzo ogni suo muscolo, ogni centimetro della sua pelle, poi afferro i lembi del tessuto e gli sfilo via la maglietta. Mi abbasso appena e gli lascio alcuni baci sul petto, mentre lui inizia a sbottonarmi i jeans.

In pochi secondi ci liberiamo entrambi degli ultimi indumenti che sono d'intralcio e, subito dopo, lui affonda in me. Mi aggrappo alle sue spalle e mi mordo il labbro inferiore per non produrre alcun suono, mentre lui mi bacia sulla bocca e soffoca così ogni mio gemito.

Sento il cuore andare veloce, quasi esplodermi dentro al petto, quando i nostri corpi iniziano a muoversi all'unisono. Sento lo stomaco contorcersi in una morsa piacevole, sento la mia anima raggiungere quella dimensione che pensavo non avrei mai più visitato e che mi era mancata da morire. Rinizio a respirare, mentre i nostri corpi sono uniti, i miei polmoni tornano a lavorare come non facevano da tempo.

Mi sento morire e rinascere, mentre lui mi sussurra parole dolci e mi bacia sulle labbra. Mi sembra quasi di sognare, mi sembra quasi di toccare il cielo e volare leggiadra. Mi sembra di fare tantissime cose di cui avevo quasi scordato le sensazioni.

"Ti amo, Kepa..." Mi esce da solo dalla bocca, non riesco a trattenermi come invece probabilmente dovrei. Ma è la verità, io lo amo ancora, e per me non è cambiato niente in tutti questi mesi.

Lui non ribatte, ma non gli do peso più di tanto. Troppo presa dal momento e dalle sensazioni che sento esplodermi dentro. Continuiamo così per non so quanto tempo, ma ogni parte di me ringrazia per questo.

Quando raggiungiamo entrambi il massimo godimento, mi accascio sul suo petto e gli lascio un bacio sul collo, ma lui si irrigidisce e poi mi spinge leggermente come a volermi allontanare.

Alzo la testa di scatto e il sorriso mi si spegne sulle labbra quando vedo il suo viso serio, ogni traccia di dolcezza sembra essere svanita. "Stai meglio?" mi fa alzare da sopra sé, mentre mi pone questa domanda, e inizia a rivestirsi. "Ora dovresti andare, perché mi devo preparare per uscire."

"Kepa..." Il suo nome esce come un sussurro dalle mie labbra, mentre lui alza lo sguardo su di me solo dopo essersi completamente rivestito. "Che diavolo significa questo?"

"Eri agitata e abbiamo fatto sesso, sembrerebbe che ora stai meglio, no?" lo chiede come se non vedesse nulla di strano e sbagliato in tutto questo, mentre a me viene ancora una volta una forte nausea. Così mi rinizio a vestire pure io, provando una fortissima vergogna. Per lui è stato un passatempo e io gli ho detto che lo amo? Cosa penserà di me? Che può divertirsi come e quando vuole perché sono ancora innamorata di lui?

Inizio a piangere senza riuscire a trattenermi, sentendo un peso odioso all'interno del mio stomaco. Non riesco a credere di esserci cascata in pieno, non riesco a credere che mi abbia portata a letto per puro divertimento sapendo quanto ancora sto male per lui.

"Mi fai schifo..."

"Beh non sembrava proprio fino a pochi minuti fa, però se vuoi metterla così. E comunque non penso sia il caso che esci con qualcuno della squadra dopo che io e te facciamo sesso, che dici?" si avvicina a me e fa per spostarmi un ciuffo di capelli dietro l'orecchio, ma io mi allontano prima che mi tocchi. Non voglio mi sfiori nemmeno. Mi fa venire il voltastomaco.

"Non merito tutto questo da te. Pensavo fossi diverso. Mi fai davvero schifo."

"Però mi ami." sorride appena, non riuscendo a trattenersi "Mi sai che hai un po' le idee confuse..."

Io scuoto la testa, scioccata e sentendo una fitta fastidiosa al petto, poi decido di uscire da questo maledetto appartamento e di allontanarmi da lui. Non voglio più nemmeno respirare la sua stessa aria. Pensavo non mi avrebbe potuto fare più male di quello che mi aveva già fatto, e invece mi ero sbagliata.

Ma la colpa è solo mia, e me lo ripeto più e più volte quando scendo le scale del suo palazzo e mi allontano. Colpa mia che gli ho permesso di avvicinarsi a me dopo il modo in cui mi ha lasciata. Colpa mia che mi sono fidata come un'ingenua. Colpa mia che continuo ad amare qualcuno che sembra non provare più sentimenti.

E mente piango disperatamente, mi chiedo come potrò calmarmi ora. Ho ancora addosso il suo profumo e ho il suo sapore sulle labbra, e vorrei solamente sparire e non stare mai più così.

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