Capitolo 4. Chiedere spiegazioni

"Ehi, ti cercavo dentro, poi Thiago mi ha detto che ti ha vista uscire qua." Christian si posiziona davanti a me, infilando le mani nelle tasche, e sussulta quando i suoi occhi si posano nei miei, evidentemente rendendosi conto che ho buttato giù qualche lacrima. "Ele, che è successo mentre ero in bagno?"

"Nulla, Chris. Mi piacerebbe andare via. Magari chiamo un taxi, visto che è presto e non voglio costringerti a lasciare la festa per me." parlo velocemente, scrutando attentamente i suoi occhi "Va bene?"

Mi alzo in piedi e faccio per spostarmi e telefonare al taxi, ma la sua mano mi ferma prima che possa compiere un solo passo. "No, non va bene. Primo: possiamo andare via insieme, te l'ho promesso e poi non mi costa niente. Secondo: non è vero che non è successo nulla. Hai pianto e sei qua da sola." la sua mano finisce sul mio viso, accarezzando dolcemente la guancia su cui mi è appena scivolata una lacrima solitaria. "Che hai? Ehi, ti prego parlamene."

"Chris... non posso. Non..." Scoppio definitivamente a piangere mentre parlo e cerco le giuste parole per fargli capire che non mi va di parlarne. È come se non riuscissi più a nascondere come sono davvero andate le cose tra me e Kepa.

Lui sospira debolmente e mi attira tra le sue braccia, stringendomi forte a sé. La sua mano accarezza dolcemente la mia schiena, mentre mi sussurra all'orecchio parole di conforto per far sì che mi calmi. Mi lascio avvolgere dal suo calore e poso il viso sul suo petto, lasciando che le sua carezze mi facciano tranquillizzare un po'. Mi concentro solamente su di lui, evitando di pensare a quanto sia stato stronzo Kepa. Non che sia qualcosa di nuovo.

"Sono qua, Ele. Te l'ho detto e ho intenzione di farlo davvero." le sue dita passano leggere in mezzo ai miei capelli, facendo rilassare i miei muscoli e, dopo pochi minuti, smetto di piangere. Lui si accorge immediatamente e, dolcemente, scioglie l'abbraccio, agganciando i miei occhi. "Stai un po' meglio?" la dolcezza nel suo tono di voce, mi fa sorridere spontaneamente.

"Sto meglio..." Mi asciugo gli occhi e mi maledico quando mi ricordo di essere truccata, immagino che aspetto terribile io abbia in questo momento. Faccio per nascondere il mio viso, ma Chris mi blocca le mani prima che lo faccia, quasi come capendo le mie intenzioni. "Che succede?"

"Non nasconderti da me... lo so che lo fai spesso con quello che provi, non farlo anche nel vero senso della parola." le sue parole mi fanno leggermente trasalire, facendomi quasi sentire fin troppo trasparente, come se potesse capirmi fin troppo senza che io parli "Io non so cosa davvero sia successo dentro, più mi sforzo e più mi rendo conto che non so dare una spiegazione a tutto questo, ma so che è qualcosa che dura da tanto e che ti ferisce molto... vorrei solo che sapessi che di me puoi fidarti e che non ne farei parola con nessuno."

I suoi occhi dolci mi guardano come se davvero volesse farmi capire che posso fidarmi di lui e, per qualche secondo, penso che davvero io possa farlo. Sarebbe bellissimo potessi fidare di qualcuno ancora così profondamente da aprirsi e confessare cosa sento e perché sto male, ma ho paura che se mi lasciassi andare, ancora, otterrei lo stesso che ho ottenuto da Kepa... e io non posso rischiare di essere pugnalata ancora da qualcuno, anche se so bene che tra Christian e Kepa non c'è nessun paragone.

"Lo so, ma davvero è tutto ok. È qualcosa che succede, ma poi passa." uso una mezza verità, visto che è vero che sto un po' meglio quando lo spagnolo non mi è davanti, ma in realtà non passa mai del tutto questo vuoto e questo peso che sento dentro. E mi vergogno terribilmente di essere ridotta ancora così per colpa sua.

Ancora una volta la sua mano si posa tra i miei capelli, ma stavolta non mi chiede ancora cosa non vada, ma decide di lasciarmi spazio, ancora una volta gli sono grata. "Va bene, ora noi salutiamo e poi andiamo via. Andiamo a prendere qualcosa da mangiare e dopo ti riaccompagno a casa, ci stai?"

"Sì, Christian, ci sto." ci scambiamo un sorriso e poi torniamo dentro, saluto velocemente Mason e Maria, inventando una scusa per spiegare il perché io stia abbandonando la festa, poi usciamo da casa di Jorge, per fortuna senza incontrare più Kepa, perciò mi permetto di rilasciare un sospiro di sollievo, capendo che anche per stavolta è finito questo strazio.


*****


Sento suonare insistentemente al campanello e, con poca voglia, mi trascino giù dal letto per andare ad aprire e far cessare questo suono odioso che mi sta facendo innervosire già da ora, aggiungendosi al fatto che ho dormito davvero male stanotte.

Dopo che Chris mi ha riaccompagnata, sono rimasta sveglia a guardare un film, in modo tale da riuscire a svuotare completamente la mente dopo la serata a casa dell'italo-brasiliano, ma non ci sono riuscita nemmeno così. Ho passato tutta la notte a rigirarmi nel letto, non riuscendo a chiudere occhio per più di qualche minuto.

Arrivo davanti alla porta e la apro, mentre uno sbuffo abbandona le mie labbra. Sussulto immediatamente e sgrano gli occhi vedendo Kepa davanti a me. Che cavolo ci fa qua? Non faccio nemmeno in tempo a chiederglielo che mi fa cenno di poter entrare e poi si accomoda senza aspettare risposta. Ammetto che mi fa uno strano effetto vederlo dentro casa mia, ma cerco di non dare troppo peso alla cosa.

"Mi puoi spiegare cosa era quella scenata che hai fatto ieri a casa di Jorge?" me lo chiede quasi con rabbia, come se non l'avesse digerita "Ora, io ti ho dato solo un consiglio, non capisco perché tu abbia reagito in quel modo."

"Ciao anche a te, per la seconda volta in due giorni ti sei dimenticato l'educazione? Comunque secondo me lo fai apposta, perché non puoi davvero non aver capito."

Sbuffa nervosamente e mette le mani dentro le tasche dei jeans scuri che indossa, osservandomi come se davvero non riuscisse a capire il motivo della mia reazione. "Senti, io non so che diavolo ti prenda e perché tu sia così acida con me, ma posso assicurarti che non mi piace essere trattato in quel modo. E poi ti ho vista andare via con Pulisic, perché?"

"Ancora con 'sta storia? Vattene, Kepa, davvero."

"No, non me ne vado finché non ammetti cosa c'è tra voi due, perché lo so che c'è qualcosa, lo so..." vedo un pizzico di fastidio colorargli lo sguardo, e subito mi chiedo con quale coraggio si mostra infastidito da una mia possibile relazione con un altro. È lui che ha rovinato tutto con me, ora vuole comportarsi come se niente fosse, mentre lui fa ciò che gli pare da appena mi ha mollata.

"Non mi interessa di ciò che tu sai e di ciò che credi di sapere, voglio solo che te ne vai!"

"E perché? Hai paura di non riuscire a trattenerti e hai paura di come potrebbe finire tra noi?" lo chiede quasi con strafottenza, mi chiedo dove sia finito il Kepa che stava con me. Lui non ha niente a che vedere con il mio ex, o forse non l'ho mai conosciuto abbastanza e bene.

Mi inumidisco le labbra e, stupidamente, le sue parole mi fanno tornare alla mente i nostri momenti. I suoi baci. Le sue carezze. Il sesso. Santo cielo, non posso farmi condizionare in questo modo, sono davvero penosa. "No, voglio solo evitare di prenderti a schiaffi, perché non vale la pena sporcarsi le mani con una persona come te." mi avvicino alla porta, dopo aver parlato, e la apro per poi invitarlo a uscire, ancora una volta.

Il portiere mi guarda per qualche secondo, con lo sguardo spento, sembra quasi sul punto di ribattere o aggiungere qualcosa, ma alla fine annuisce appena e, finalmente, abbandona il mio appartamento.

Sbatto nervosamente la porta, appena lui è fuori, e rilascio un sospiro frustrato, mentre mi chiedo perché mi debba far vivere queste scene, facendomi stare ancora peggio di come sto, con le lacrime che scorrono libere sul mio volto, facendomi quasi mancare il respiro.

Non riesco a credere che si comporti in questo modo egoista, dopo essere stato falso e avermi umiliata quando mi ha lasciata, non riesco a credere che sembra non volermi lasciare in pace, nonostante lui non mi voglia più... non riesco a credere che sembra, per lui, che io debba stare per sempre ancorata al passato, soffrendo per ciò che avevamo e ho perso. È come se per lui non meritassi nemmeno un briciolo di felicità.

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