Capitolo 34. La campana di Sandy

Kepa

"Cosa hai, K?" Sandy mi bacia la spalla nuda e poi si mette in ginocchio alle mie spalle, visto che sono seduto sul bordo del letto a finire di infilarmi la scarpa destra "Sei assente e lo eri anche mentre facevamo sesso." il suo tono risulta un po' infastidito anche se cerca di mascherarlo e poi continua a baciarmi la pelle, scendendo dalla spalla fino alla schiena.

"Sono stanco. Ora devo andare." faccio in modo che si allontani da me e poi mi alzo, recupero la maglia e, indossandola, mi giro a guardare la castana. "Che c'è? Perché mi fissi così?"

"Perché so che stai mentendo... non sei stanco. Non so cosa ti sia successo, ma è come se il tuo corpo e la tua mente fossero in un posto diverso."

Scuoto la testa sentendo le sue parole, come se fossero assurde, quando invece è la cosa più vera che potesse dire. Non riesco a smettere di pensare all'imboscata di Christian nello spogliatoio, chiedendomi come si permetta di farmi la morale senza sapere cosa provo e ho provato per Eléonore, e poi non riesco a smettere di pensare al fatto che lei stesse piangendo così disperatamente da non reggersi in piedi per colpa mia.

"Te l'ho detto che sono stanco, non starmi addosso."

Sandy sorride maliziosamente e si sdraia a pancia in su, mantenendosi con i gomiti, per potermi guardare negli occhi. "Non sembravi per nulla stanco, Arrizabalaga. Ma non dirmi che pensi ancora alla tua ex. Quella non ti vuole più... le hai spezzato il cuoricino e ora lei se la farà con il tuo compagno di squadra. Ieri notte li ho visti insieme."

Sgrano gli occhi all'istante e lascio perdere la prima parte del discorso sentendo che li ha visti insieme. Mi sistemo la maglia e, con indifferenza, le faccio un cenno della mano per incitarla a spiegare, mentre lei si allunga per afferrare la sua sigaretta elettronica dal comodino e fa un tiro prima di riniziare a parlare.

"Ero fuori da un ristorante e li ho visti in macchina fermi a un semaforo, probabilmente la stava riaccompagnando a casa, o forse hanno dormito da lui e si sono divertiti alla grande mentre tu piagnucoli in questo modo ridicolo per lei." ride leggermente facendo cadere i capelli all'indietro e mi guarda ancora con aria maliziosa. Sembra quasi che stia cercando di farmi incazzare apposta. "Kepa, meriti di più di quella. È insignificante e tu sei un calciatore di successo oltre che un ragazzo bellissimo, potresti avere di più."

"Chi? Te per esempio?" glielo chiedo ironicamente e lei annuisce prontamente. "Non significhi niente per me, non pensare che siccome scopiamo ogni tanto tu valga qualcosa." mi rendo conto di essere stato troppo stronzo, ma non ritraggo nulla, è lei che ha parlato di Eléonore e ha iniziato a farmi incazzare, e sa bene che è un argomento su cui deve tacere. Non accetto che si parli della mia ex e che si faccia insinuazioni di nessun tipo.

"Però l'hai tradita con me anche se dici che non te ne frega nulla." me lo ricorda con rabbia, alzandosi dal letto. La osservo mentre si avvolge il corpo con il lenzuolo e si avvicina a me, posando le mani sul mio petto. "O forse devo dire che non hai avuto le palle di chiudere la relazione di sesso con me mentre tornavi con lei?"

"Io volevo chiudere con te da subito, sei tu che non ti sei fatta da parte."

Ride come se tutto questo fosse estremamente divertente, annuendo beffarda. "Ed è per questo che il giorno che dovevi andare da lei ti sei fatto convincere dopo tre secondi a fare sesso con me ed è anche per questo che sei uscito con me mentendole?"

"L'ultima volta dovevo chiudere con te."

"Ma ti senti? Sei un bugiardo, ma puoi mentire a me non a te." mi parla ancora con rabbia ma mi accarezza dolcemente il viso e le labbra "Non riesci a stare con lei perché non ti dà lo stesso che ti do io. Perciò ci provi, ma non puoi essere fedele a una donna così... tu meriti chi ti faccia perdere la testa."

Le sue parole mi fanno provare un moto di rabbi unico, così allontano le sue mani da me, con un colpo secco. "Levati. Non voglio essere toccato da te." e sono serio, non permetto a nessuno di parlare di ciò che c'è stato tra me ed Ele, e di parlare male di lei. "Considera oggi una sorta di addio, non ho intenzione di perdere la donna che amo per te. Per me non sarai mai nemmeno un millesimo di ciò che è lei. Mettiti in testa che è sempre stato solo sesso, mentre lei è la donna della mia vita."

"Certo che hai un strano modo di amare." ride sguaiatamente e si siede nel bordo del letto, accavallando le gambe "Organizza una cena dove vuole sistemare tutto tra te e i suoi amici e tu, invece di starle vicino, arrivi in ritardo perché eri con me, e ti consideri innamorato?"

"Volevo chiudere. Ed è stata l'ultima volta tra noi."

"Le hai mentito anche uscendo con me quando le hai detto che già stavi dormendo."

"Non è successo niente quel cazzo di giorno." quasi ringhio, passandomi le mani nei capelli.

"Vero..." conviene con me "...ma comunque l'avevi già tradita e quel giorno le hai comunque mentito. Non ti crederà mai più, sa che le hai detto tante di quelle cazzate. Tornerai da me, Arrizabalaga."

Penso a qualcosa da dire che possa ferirla o farla zittire, ma alla fine decido che non vale la pena continuare a sprecare tempo e fiato con lei.
Non mi interessa nulla di Sandy, non me ne è mai fregato, e se potessi tornare indietro avrei chiuso con lei molto prima.

Per una storia di sesso ho rovinato tutto con l'unica donna che amo e voglio... sono stato un coglione, ma non ho intenzione di lasciar perdere tutto in questo modo, come se niente fosse. Ho intenzione di sistemare le cose e riprendermela, perché siamo la cosa più bella che possa esistere e non può finire tutto così.

*****

Eléonore

"Quindi, vediamo, devo tirare con l'interno del piede?" indico il pallone ai miei piedi e la porta da calcio che è davanti a me, poi sposto lo sguardo su Chris che annuisce sorridendo.

"Prego, il campo è tutto tuo." fa una mossa con la mano come per presentarmi il terreno di gioco, che altro non è che il giardino di casa sua, poi si fa poco poco indietro per lasciarmi spazio. "Tira, su."

"Non è che mi faresti rivedere come tu tiri un rigore?" glielo chiedo piano, volendo evitare il momento di calciare perché ho paura di scivolare sul pallone. Sì, sarei capace di farlo... basta pensare che una volta sono inciampata mentre camminavo per strada e ho fatto rotolare per terra tutti i pomodorini che stavo trasportando all'interno di una busta di plastica. Diciamo che 'coordinazione' ed 'Eléonore' non stanno bene nella stessa frase.

Chris scoppia a ridere e annuisce, avvicinandosi a me. "Lo facciamo insieme, ok?" annuisco appena e lo osservo mentre si sistema al mio fianco. "Divarica leggermente le gambe, non puoi tirare se resti immobile e rigida come un palo." faccio come mi ha detto e cerco di non pensare alla sua vicinanza, perché mi fa davvero strano averlo così attaccato dopo il discorso che ho affrontato con Thiago e sentire il suo profumo fruttato che mi solletica le narici.

"Se non so calciare un rigore, come pensi che possa imparare a palleggiare?"

"Ti ho promesso che imparerai, e così sarà." mi sorride tenero e io ricambio senza riuscire nemmeno a trattenermi. È così dolce il modo in cui mi osserva, sembra quasi che abbia paura di rompermi anche con uno sguardo e voglia proteggermi da eventuali crepe, proteggermi dal male, e io sto iniziando a notare tutti i dettagli di lui e le attenzioni che mi riserva. "Forza, Ele."

Annuisco e lo osservo mentre sistema meglio il pallone e mi fa nuovamente vedere con quale parte del piede calciare. Dopodiché decido di tirare, come mi ha mostrato, mandando il pallone dritto in porta. Resto a guardarlo con stupore per qualche secondo, quasi come se avessi segnato un rigore decisivo in una competizione super importante, poi mi volto verso Christian e gli butto le braccia al collo, stringendolo forte quasi come per festeggiare.

"Ce l'ho fatta."

"Te l'ho detto che ce l'avresti fatta." posa le mani sui miei fianchi, mentre io continuo a tenere le braccia appoggiate sulle sue spalle.
Il numero 10 sposta velocemente lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi, come per non farmi capire quale piega hanno preso i suoi pensieri, ma a me non dà nessun fastidio, tutt'altro. Il fatto che mi guardi la bocca e sorrida, mi fa sentire uno strano formicolio allo stomaco... quasi come una ragazzina che è alle prese con il primo ragazzo che le piace e non sa come comportarsi. Ma che diavolo mi prende?

Restiamo così per quelli che penso siano una manciata di secondi, poi gli stampo un bacio dalla guancia e mi allontano. "Merito del mio maestro. E ora che ne dici di offrirmi una spremuta fresca per rigenerarmi?"

Annuisce all'istante e indica l'ingresso di casa sua come se fosse l'entrata di un castello, con tanto di mezzo inchino. "Prego, dopo di lei signorina."

Ridacchio scuotendo la testa davanti al suo tono divertito e leggermente derisorio, facendo come mi ha detto.
Sento i suoi passi dietro di me, seguirmi immediatamente, e mi lascio andare in un sorriso sincero, sapendo che non può vedermi in viso e non può notare il rossore che si espande sulle mie gote.

Ed è così che, dopo un intero pomeriggio passato insieme, mi rendo conto di non aver pensato nemmeno una volta a Kepa, mi rendo conto di non aver spento nessun mio sorriso per lui. Ed è così che, dopo anni di amicizia, mi rendo conto che, per la prima volta, ho desiderato e immaginato il sapore di un vero bacio con Christian.

Inutile dire che questo mi fa paura e mi piace allo stesso tempo, ma ho deciso che al momento non mi metterò addosso nessuna pressione.

Ho intenzione di godermi ogni singolo momento con lui, e le cose evolveranno se e quando sarò sicura, quando non ci sarà pericolo che io possa ferirlo. Tutto evolverà quando sarò sicura.
Ora sono certa di essere a casa, e questo mi basta e avanza.

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