Capitolo 25. La mia felicità
Christian
Non so precisamente quante ore siano passate da quando Eléonore è stata a casa di Kepa e quanto sia passato da quando è rientrata nella mia auto completamente sconvolta, ma comunque da allora non smette di piangere e darsi colpe che non ha, colpe che appartengono solo ed esclusivamente a Kepa e di cui lei si sta facendo carico.
Mi fa male vederla così, mi fa male non poter fare nulla per aiutarla ma sono un po' più sollevato di essere con lei e poterle stare perlomeno accanto.
"Hai bisogno di mangiare qualcosa Ele... sei pallida." provo a farla ragionare, poggiandomi con la spalla sinistra al mio sedile e allungando la mano destra per poterle accarezzare i capelli. "Non puoi restare così sempre."
"Non ho fame, Chris. So che se mangiassi anche solo un boccone, rimetterei tutto. Ho paura che stavolta non tornerò più in me." le trema la voce mentre le lacrime continuando a scenderle silenziose sulle guance bianche "Lui è l'amore della mia vita ma io non solo il suo, fa malissimo. Ma fa ancora più male che mi abbia preso in giro, che sia tornato con me e mi abbia tradita. Fa male che si comporti come se niente fosse, questo mi fa capire quanto poco valgo per lui. Sono una deficiente."
I suoi occhi castani sembrano tempestati da dolore e senso di colpa. Non vedo la solita luce che la caratterizza, sembra completamente a pezzi, e la colpa è solo di quello stronzo che ha giocato con lei sapendo bene come già le aveva fatto male mesi fa, ma come ci si può comportare così?
"Eléonore, non fartene una colpa. Tu sei una ragazza meravigliosa e lui ha sbagliato con te, perché è lui ad avere qualcosa che non va, non tu."
Sorride in modo beffardo e scuote il capo, senza sganciare lo sguardo dal mio. "Ah no? Se non avessi niente che non va, lui non preferirebbe sempre qualcos'altro a me. Evidentemente non sono abbastanza. Sbaglio qualcosa..."
Trasalisco sentendo le sue parole e nella mia mente vedo diversi modi per farla pagare a Kepa per averla ridotta così, ma poi decido di accantonare tutto ciò perché è il momento di pensare a lei e a lei soltanto. "Non hai nulla che non va." vorrei dirle quanto per me sia perfetta e quanto vorrei amarla come merita, ma so che ama lui, so che non ricambierebbe mai e so che non sarebbe nemmeno giusto dirglielo ora. "Sei fantastica davvero, e non lo dico perché voglio convincerti, ma perché lo penso. Sei dolce, altruista, simpatica, generosa e sei bellissima. Il mondo è pieno di uomini che vorrebbero uscire con te, e lo sai anche tu quante proposte hai avuto, perciò non sei tu ad avere qualcosa che non va. È Kepa che non capisce il tuo valore."
"Sembro ancora più sciocca, tra i diversi che vorrebbero uscire con me, io amo l'unico che non mi apprezza."
"Ehi, ehi, ehi." Afferro il suo viso con le mie mani e la tengo ferma, accarezzandola con i pollici "Non sembri sciocca, non lo sei. Dovresti vederti con i nostri occhi, con gli occhi di noialtri che ti vediamo davvero come sei e capiresti quanto sei unica."
Cerco di essere il più sincero possibile, come sono sempre stato con lei, perché ho bisogno che lei creda davvero a queste cose. Deve rendersi conto del suo valore e non deve mettersi in discussione solo perché il suo ex le ha fatto delle bastardate così grandi.
"Mi dispiace, Chris. Sono stata una stronza con te. Kepa mi ha detto che se avessi continuato a vedere te, avrei perso lui, e io come una deficiente gli ho dato il potere di decidere per me." Posa la mano sulla mia che è ancora sul suo viso e la stringe appena "Spero che tu possa perdonarmi. Sei sempre stato leale con me e io ho fatto la stronza. Non dovresti nemmeno essere qua con me, non dovresti darmi il tuo aiuto perché sembra quasi che io ti voglia accanto solo perché non ho più Kepa."
"Davvero tu pensi che io ti possa lasciare sola adesso che hai bisogno? Non esiste nemmeno lontanamente." le sorrido in modo dolce e le stampo un piccolo bacio sulla fronte "Io sono qua. Non ho mai pensato che mi usassi. Noi siamo amici da prima che Kepa facesse lo stronzo, e non ti lascerò andare ora. Sapevo che era colpa sua quando mi hai parlato in quel modo, non ho mai pensato nulla di male contro di te."
"L'ho fatto io però, sono io che pur sapendo quanto mi vuoi bene, sono venuta a farti del male. La colpa è mia, perché non avrei dovuto dargli retta."
È davvero convinta di ciò che sta dicendo e ancora una volta mi rendo conto che non posso fare chissà cosa per cacciare via i suoi pensieri. È un potere che ha solo Kepa, che però non ha saputo usare per farle del bene, anzi direi tutto il contrario. Ha usato l'amore di Eléonore contro di lei, ed è una delle cose più meschine che avrebbe mai potuto fare.
"Sono qua, piccola. Sono qua. Non importa altro. Io ho già dimenticato tutto." la stringo forte, più che posso visto che ci divide il freno a mano, e lei si lascia andare in un pianto ancora più liberatorio contro la mia spalla. "Va tutto bene, ti giuro che passerà ciò che stai provando. Dati tempo e non condannarti per colpa sua."
Lei annuisce debolmente e alza lo sguardo verso di me. Le nostre bocche sono davvero troppo vicine, tanto che sento il suo respiro su di me, e devo metterci tutto me stesso per non annientare la distanza e baciarla. Non sarebbe giusto e non ama me. Probabilmente questo gesto, fatto ora, ci farebbe allontanare e darebbe ragione a Kepa. Solo che lei è davvero bellissima, anche ora con gli occhi rossi e i capelli spettinati ed è davvero complicato non pensarci.
"Andiamo a mangiare qualcosa. È tardi, potremo fare direttamente colazione." Indico il cielo albeggiante che si intravede dal parcheggio in cui siamo fermi e le sorrido appena, accarezzandole una gamba. "Ti va? Ti faccio compagnia e prometto che dopo un po' di zuccheri starai un pochino meglio."
Lei mi guarda con gli occhi spalancati, quasi come se fosse una bambina indifesa, poi annuisce, accettando finalmente la mia proposta. "Va bene, proverò a mangiare qualcosa, mi fido di te, Puli."
Sorrido immediatamente e senza riuscire a trattenermi sentendo il nomignolo che usa sempre nei miei confronti. Lo so, probabilmente è una cosa sciocca, ma mi fa sentire più vicina a lei ed è importante per me ora, perché temevo davvero che ci saremo allontanati per colpa delle pressioni di Kepa.
"Va bene, Ele. Andiamo." mi sistemo nuovamente al mio posto e metto in moto la macchina, ma senza spostare la mia mano dal suo corpo.
Non so se abbia più bisogno lei o io di questa vicinanza, ma comunque le sto accanto. Faccio intrecciare le nostre dita, inserisco la marcia e lascio il parcheggio senza mollarla nemmeno per un secondo.
Tento la sua mano posata sotto la mia sul cambio e le parlo facendola sorridere di tanto in tanto -cosa che mi fa scaldare il cuore- ricordandole vari episodi divertenti di questi anni. Cerco tutte le storie che non abbiano la presenza di Kepa, per farla distrarre, e sembra riuscirmi leggermente.
Sì, ha sempre l'aria sofferente e malinconica, ma ora almeno riesce a dire qualcosa che non abbia sempre come protagonista il portiere.
So che per lei non sarà facile tutto questo, soprattutto trovandosi dentro al dolore per la seconda volta in pochi mesi, ma so che ne uscirà.
È sempre stata forte, ha superate tante cose nella sua vita, e inoltre non sarà mai sola. Ha i nostri amici, e ha me... e io preferirei morire piuttosto che lasciarla sola, perché anche se non lo sa, lei è la mia felicità.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top