~AoKiKaga~
Era partito tutto da un fottutissimo scatto.
Kise era abituato a pose scottanti, a perversi sollecitamenti, a richieste da postare sui magazine giapponesi per fare sbavare qualche ragazza e per fare fare seghe a uomini che rimanevano intrigati da lui - Ve ne erano tanti, come tante erano le lettere sconce che gli capitava di leggere tra i fan -, ma in quella precisa foto il biondo era venuto fuori cosí bene e così... Sensuale, così erotico... che chiunque del suo staff gli aveva fatto i complimenti, il tutto mentre erano stati estremamente sicuri che questa avrebbe dato un ennesima spinta sul mercato al giovane.
In effetti, era stato proprio così: la fotografia di Ryouta, le braccia stese all'indietro, la schiena nuda ed arcuata con estrema grazia, mentre un filo di luce andava ad illuminare e dare sagoma al suo profilo, facendo luccicare l'ambra che componeva il suo sguardo, tutto mentre un collare lo tratteneva, beh, aveva fatto una bellissima figura.
I giornali lo avevano descritto come un angelo caduto, impossibilitato a raggiungere il paradiso, ed in effetti era stato proprio questo l'obbiettivo che la foto avrebbe dovuto dare.
Insomma, all'inizio sembrava proprio che quell'unica foto fosse stata una sottospecie di benedizione, soprattutto per il suo talento espressivo.
A Kise erano arrivate offerte di lavoro praticamente da ovunque e lo stesso fotografo aveva ricevuto tantissime richieste di precisi scatti, tutti basati sul biondo ovviamente, poiché il mondo sembrava volere di più di quei due talenti messi assieme.
Poi però, quando il peggio era arrivato per colpirlo e farlo cadere da quella posizione di volteggiamento in cui Kise Ryouta si era sentito, era capitato nella maniera peggiore possibile.
Era stata una domenica, una domenica apparsa tranquilla, senza alcun tipo di problema, anzi.
Era apparso uno dei pochi giorni di pausa da settimane di ore piccole e, soprattutto, era apparso come una gioia, poiché avrebbe potuto finalmente reincontrare il gruppo della Generazione dei Miracoli, avrebbe potuto giocare di nuovo uno contro uno con Aominecchi, come sperava di fare di nuovo da un sacco di tempo... E, nonostante tutto, nonostante tutte le volte in cui aveva rinnegato le sue emozioni nei confronti del blu, il suo cuore gli era battuto di gioia in accelerata al pensiero, tanto che il biondo aveva finito perfino con sentire le proprie mani tremare, lottando per decidere il proprio outfit, quasi ribaltando il suo intero armadio.
Dopo aver optato per una canotta azzurro chiaro, la solita collana con i tre anelli che non riusciva a non apprezzare ed un paio di jeans grigio scuro aderenti, coprendosi il volto con mascherina, occhiali e cappello, il ragazzo era uscito, scordandosi per la fretta il telefono in casa e ricordandosene agli ultimi, ma scegliendo di lasciar perdere - dopotutto ricordava benissimo il luogo di incontro, sperava solo che non lo cambiassero agli ultimi, insomma. E tornare a casa agli ultimi per prendere il cellulare, facendo tutta la strada di nuovo lo avrebbe reso in ritardo sparato - e procedendo quasi di corsa.
Era stato ad un semaforo rosso di una piccola strada semivuota che, di colpo, si era sentito afferrare alle spalle.
Aveva a malapena fatto un suono acuto di sorpresa - di cui si sarebbe imbarazzato se non fosse stato per la situazione in cui si trovava-, poi una mano con un fazzoletto gli si era posato sulla faccia con prepotenza tale da far salire all'istante la paura nelle sue vene, facendolo spalancare gli occhi come mai prima.
Aveva provato a lottare, a dimenarsi, a calciare, a graffiare, ma l'odore di cui era stato intriso il pezzo di stoffa gli aveva fatto perdere i sensi, uno dopo l'altro, rendendolo come una bambola tra le braccia dell'aggressore, il quale dopo di che lo aveva trascinato via, tutto senza essere minimamente notato, la mancanza di passanti era stata fatale.
E si era dunque svegliato in quella stanza nera, con un letto sotto, un collare a cui era attaccata una catena... Uno scenario che gli fece capire al volo, anche perché le coperte che erano state utilizzate per coprire il materasso erano violacee, proprio come quelle della foto.
Non vi erano coincidenze. Nel mondo, quando una fotografia veniva scattata, replicarla in questa maniera, come se si stesse facendo un cosplay, non era mai una coincidenza.
L'unico problema, in questo caso, era che... Non era un cosplay. Non era uno stramaledetto video su Tik Tok o su Internet.
Kise era stato rapito: neanche l'impegno per camuffarsi era servito per stare senza problemi.
In generale funzionava con i paparazzi, ma sembrava che stavolta non fosse andata cosí bene, purtroppo, non abbastanza da fargli arrivare dai suoi amici senza essere preso e portato via da uno sconosciuto che...
Uno sconosciuto che lo aveva svestito e legato ad un letto.
Uno sconosciuto che doveva aver premeditato il tutto, siccome aveva portato un fazzoletto intriso di sonnifero.
Uno sconosciuto che... Doveva sapere che strada faceva per evitare la gente il più possibile quando era di fretta... E Kise non era uno di quelli che parlava di fatti simili a voce alta se non massimo massimo con amici stretti.
Quindi, concludendo il ragionamento, il biondo doveva essere stato osservato con attenzione totale, con uno studio da stalker dalla persona che lo aveva portato in quel posto.
Lui sapeva che i fan, alcuni, potevano essere particolarmente malati a volte, al punto tale da giungere a simili gesture... Ma di certo non si sarebbe aspettato che capitasse proprio a lui, non ci avrebbe creduto minimamente se non si fosse trovato in questo tipo di evento in partenza... E l'idea lo riempiva di vergogna per la sua ingenuità nel credere che non ci sarebbe stato motivo per fare una cosa del genere, questo perché nonostante la fama la maggioranza dei suoi fan non era mai stata così incontrollabile, anzi, aveva perfino della gente sul suo blog che lo difendevano dalle sconce serie di frasi o di insulti che potevano essergli mandati.
Ma appunto, la sua ingenuità lo aveva soltanto diretto nella via sbagliata e la bolla che lo aveva circondato era totalmente esplosa, rendendolo boccheggiante come un pesce fuor d'acqua, il tutto mentre tentava di liberarsi in un qualche modo dalle catene, cercando nella penombra una qualsiasi chiave con lo sguardo, sperando che con il tirare delle sue braccia almeno un po' le catene si sarebbero smosse.
Una speranza inutile, poiché queste erano perfettamente stabili e dure abbastanza da reggere a qualsiasi pressione, opponendosi con forza alla rottura.
Con questo movimento disperato, nel frattempo, per quanto Ryouta si fosse sforzato a non fare rumore alcuno, i costanti tintinnare metallici portarono la porta della stanza ad aprirsi di colpo, facendo saettare gli occhi oro, estremamente spalancati in un terrore che si muoveva lungo la sua pelle ed andava a mettere radice nelle sue carni, del ragazzo in sua direzione, il tutto mentre si paralizzava sul posto, smettendo perfino di respirare.
Ciò che, con terrore puro, lo sguardo del biondo catturò, furono due persone, entrambe di sesso maschile, vestite con abiti sbarazzini, i volti coperti da maschere, di quelle da ladri in un supermercato, con lo spazio solo per gli occhi e per la bocca.
Tutti e due avevano una buona stazza ed apparivano muscolosi al di sotto delle stoffe che indossavano.
Nessuno dei due parlò, ma la coppia di sconosciuti si lanciarono uno sguardo soltanto, questo prima di avvicinarsi man mano più al letto, non con un atteggiamento di chi voleva liberarlo, questo di certo no, anzi.
Kise cercò subito di strisciare contro il muro, accartocciando le sue gambe, anche esse nude come quelle di un bambino in fasce, per coprire la sua intimità, sia quella davanti, sia quella dietro, riprendendo subito a tirare le catene nella speranza che queste cedessero: sapeva che era impossibile, ma era l'unico modo per lui per non arrendersi a quello che, ogni secondo di più, appariva come l'inevitabile, tanto che sentiva il cuore battergli a mille nella cassa toracica e gli occhi che bruciavano già, tutto perché la paura lo stava graffiando al punto tale che avrebbe già voluto poterla buttare fuori tutta, avrebbe voluto poter sparire.
Ma le mani dei due sconosciuti lo raggiunsero ancora prima che fosse psicologicamente pronto alla cosa - forse non lo sarebbe mai stato, quindi in un certo senso che fossero arrivate prima o dopo lo avrebbero sempre colto impreparato- e sussultando, riprendendo a dimenarsi il più possibile, iniziando subito a pregare, sia mentalmente, sia a voce alta.
Pregava che nulla accadesse, che lo lasciassero stare, che non lo toccassero, ma sembrava che i due ignorassero senza problemi le sue grida, o più che altro, i suoi lamenti rotti dall'angoscia, sottomettendolo facilmente con la loro forza delle braccia, andando a tenere strette le sue gambe in maniera tale che sentiva che i due avrebbero potuto rompergliele anche soltanto con un altra aggiunta di forza, neppure queste fossero degli stuzzichini.
Uno dei due, Ryouta lo vide con un senso di disgusto che gli percorse l'intera gola, sembrava essere già duro nei pantaloni: poteva vedere la sua erezione svettare dalla stoffa nera.
L'altro invece, quello che sembrava più forte dei due, tanto da avere quella presa di ferro sulle sue cosce nude, non dava ancora segno di eccitazione alcuna, non per quel momento... Ma temeva quando questo sarebbe arrivato.
Kise smise ancora di più di respirare quando il primo dei due portò una mano al rigonfiamento dei pantaloni, prendendo il membro fuori in quattro e quattr'otto, cominciando massaggiarlo con movimenti circolari, ansimando già ed avvicinandosi subito alle sue gambe obbligatoriamente aperte.
Un brivido di nausea, paura e angoscia lo percorse lungo tutta la spina dorsale, tanto che provò all'istante ad alzare la propria voce, a cercare di farsi notare da qualsiasi persona che fosse fuori da lí, ricevendo solo un ghigno dal più forte dei due, un sorriso malevolo che parve quasi prenderlo in giro, prendere in giro lui e la sua disperazione.
Il sangue gli tamburellava nelle tempie, ossessivo e pericolosamente caldo... ed i suoi occhi aperti fino all'inverosimile fissavano l'avanzare lento - forse lento per lui, non poteva capire se il suo cervello stesse rallentando il tutto - dell'uomo con la sua intera lunghezza in mano, sempre più diretta verso il suo orifizio e poi dopo si spostavano per qualche secondo sulla seconda persona, ancora immobile, quasi pregandolo di fermare il tutto, nonostante sia stato proprio lui a sorridergli in quella maniera così disgustosamente perversa.
Sperava che cambiassero idea, lo sperava davvero, ma sono desideri vani e ciò gli venne confermato quando il suo antro fu attraversato con prepotenza, senza preparazione alcuna.
Un urlo di dolore gli sfuggí dalle labbra, il tutto mentre gli occhi gli bruciavano ancora di più di prima, lucidi e rossi, nonostante si fosse costretto a trattenere le lacrime e, difatti, non una goccia di pianto avesse ancora percorso le sue goti.
La penetrazione anale lo fece rimanere come se qualcosa gli avesse strappato in due le interiora e stesse mettendo un oggetto incandescente in esse, bruciandole senza pietà.
La sua vista ebbe un black out per qualche attimo, poi si riaccese, le labbra spalancate, gli occhi sempre più arrossati, il tremare dei suoi arti, quasi come delle foglie.
Kise poté sentire, dopo qualche istante in cui lo sconosciuto si sistemò in lui, l'inizio dei suoi movimenti.
Avanti, indietro, avanti, indietro.
Kise lo sentiva avanzare ed indietreggiare con forza, facendolo letteralmente impazzire per via un bruciare sempre più intenso nelle sue interiora, non riuscendo neanche a trovarci un po'di piacere in tutto questo, neanche un minimo, neppure la più piccola sfumatura.
Faceva solo male, tanto male, mentre quest'uomo lo prendeva e se lo sbatteva senza riguardi, come se l'unica cosa che gli risultasse importante fosse il suo voler venire, nulla di più, come se Ryouta non fosse una persona ma un oggetto senz'anima su cui scaricarsi egoisticamente, un giocattolo passatempo.
I versi di piacere del primo dei due gli inondavano le orecchie: rumori rivoltanti per il biondo, il quale era arrivato a chiudere strettamente gli occhi per non guardare, per non fare caso alla luce castano rossiccio che sembra illuminare lo sguardo della bestia in un corpo umano che lo stava violando così rozzamente, procedendo con i suoi movimenti fin troppo ritmici e dedicati.
E Kise dunque si paralizzò, si impedì di muovere un muscolo, di emettere suoni di dolore.
Faceva male, ma il biondo sapeva di certo che sarebbe finito prima o poi, non poteva durare per sempre, giusto?
Sperava che finisse il prima possibile, pregava di essere lasciato in pace, anche solo lasciato in una strada.
Non ne avrebbe parlato con la polizia, non ci avrebbe nemmeno tentato, sapendo benissimo di suo che non sarebbe capace di descriverli e soprattutto una notizia di questo genere avrebbe potuto tranquillamente mandare al diavolo la sua carriera.
La mente di Ryouta andò ad attaccarsi all'immagine dei suoi amici, la disperazione lo avviluppò all'istante all'idea di quanto questi dovessero essere preoccupati per lui, per la sua scomparsa... Ed il suo cuore perse un battito all'immagine mentale che aveva di Daiki.
Una spinta particolarmente forte, in ogni caso, lo fece tornare alla realtà, insieme ad un ennesimo verso di disgustoso piacere del primo rapitore, il quale trovò il punto giusto per affondare ancora di più in lui.
E con questo, realizzò che pure il secondo dei due ha tirato fuori la sua erezione.
Era grossa.
Era troppo grossa e Ryouta la percepì invadere la sua bocca, il tutto mentre le mani del violentatore andavano ad abusare i suoi capelli, tirandoli all'indietro per darsi stabilità mentre scopava la sua bocca.
Il biondo annaspò e sentí il desiderio di poter vomitare che saliva e scendeva nel suo stomaco, tutto mentre la sua lingua percepiva il sapore salato del membro che si trascinava su di essa in una tortura che riusciva a strappargli le prime lacrime.
"É troppo"
Tutto questo era davvero troppo, non riusciva ad evadere dal presente nemmeno con il cervello perché era tutto così reale ed improvviso che percepiva solo i movimenti in lui e la totale mancanza di aria, tutto mentre si sente strozzare.
Non era così che Kise Ryouta si era immaginato la sua prima volta di sesso.
Aveva sempre fantasticato su come Aomine lo avrebbe steso sul letto, lo avrebbe baciato appassionatamente, accarezzandolo come qualcosa di prezioso e di totalmente suo, di cui essere geloso se qualcuno avesse tentato anche solo a sfiorarlo con un dito.
Aveva immaginato che gli avrebbe detto quanto lo amava, il tutto mentre si spingeva in lui, le loro dita intrecciate, il letto che scricchiolava, le loro lingue che si cercavano in una affettuosa danza.
Sarebbe stato delicato, ma allo stesso tempo pieno di passione, come un Valzer, in un unione di amore incontrastato.
Ma quello... Quello non lo era.
L'orgasmo del primo rapitore eruppe nel suo antro, zampillando e riempiendolo, facendogli salire soltanto la voglia di vomitare.
Lo sperma era caldo, estremamente caldo, più o meno come calda era la temperatura soffocante in quella stanza.
Il primo stupratore uscí dal suo orifizio con un verso soddisfatto, andando ad appoggiare una mano sulla spalla dell'altro, come per dire che per lui era finita lí, facendo voltare la testa all'altro, il quale annuì semplicemente, lo stesso identico ghigno sul volto, smettendo di spingersi dentro alla bocca di Kise e spostandosi dove prima vi era stato proprio l'altro, non pensandoci due volte prima di spingersi dentro, facendo urlare liberamente la vittima, mentre la saliva iniziava a colargli lungo il mento.
Se in precedenza al biondo era apparso che il primo dei due fosse stato violento, questo non si dimostrò di meno solo perché in qualche modo aveva avuto il "terreno" già pronto, anzi.
L'intero opposto.
Le spinte si fanno più aggressive e quest'ultimo va perfino a girarlo, facendo affondare il suo volto nel materasso, pesandogli addosso fino al punto che a Ryouta sembrava di star per morire schiacciato, soffocando fino a lamentarsi disperatamente, la catena che andava a lasciare segni rossastri sui suoi pettorali.
E perlopiù, come se il possederlo non gli bastasse, lo mordeva fino a farlo sanguinare, lo leccava, assaggiando la sua pelle e marchiandola con insistenza.
Che lo volesse o meno, poi, le mani del violentatore andarono ad accarezzare il suo membro, a massaggiarlo con un che di lento, giocando con la cappella, cercando di farlo eccitare ovviamente, forse per il gusto di farlo godere nonostante la mancanza di accettazione del rapporto, riuscendoci ed aumentando così solo la vergogna - ormai impossibile da frenare - del modello in questione.
Sí, provava piacere nei tocchi, ma il fatto era che si sentiva sporco ogni carezza un po' di più, detestando la sua voce come mai aveva fatto prima, come mai aveva immaginato di poter fare: non era il tipo da avere una bassa stima di sé, anzi, sapeva perfettamente di essere affascinante. Non se ne era mai vantato, perché semplicemente sapeva che nonostante la sua bellezza, beh, lui non aveva mai ottenuto il cuore della persona che amava più in assoluto, non essendo una donna non gli era possibile, ma comunque aveva stima dei suoi lineamenti e dell'accenno di miele che aveva il suo tono.
Quello era il primo momento in cui sentiva il contrario: percepiva una nausea pura nei suoi gemiti, nausea in come il suo corpo reagiva a quei contatti mai voluti da una persona qualsiasi, nausea in come la sua erezione si formava, tutto mentre il sudore scorreva sulla sua pelle ed i versi del rapitore si susseguivano nelle sue orecchie come in una mantra.
Le lacrime di Kise scivolavano ancora ed ancora, gettandosi nel materasso silenziosamente, i suoi singhiozzi erano interrotti dagli ansiti ed i suoi tremori incomprimibili gli scandivano i secondi che passavano inesorabilmente, tutto mentre le spinte perduravano con potenza, cercando di dare sempre più potenza in ciascuna, sfogando tutta la sua frustrazione sessuale.
Ci volle tempo imprecisato prima che venisse anche lui, che il suo orgasmo si riversasse nel suo interno, unendosi a quello dell'uomo precedente, facendo rotolare fuori dalle sue labbra un unica parola.
-Ryouta-
Kise si paralizzò sul posto a quelle sei lettere, mentre il suo cervello si rendeva conto di quanto quella voce fosse estremamente familiare, di come la conoscesse abbastanza bene al punto tale da capire al volo chi aveva parlato.
Il sangue gli si ghiacciò nelle vene, nonostante il fatto che, appunto, il piacere salí all'apice anche per lui, tanto da riversarsi sulle coperte, tremando in maniera convulsiva.
"No. Non è vero... Non può essere... Non può essere proprio lui"
Eppure percepì la voce di nuovo, la quale disse ancora il suo nome prima di cercare la sua bocca e portare un bacio a cui il ragazzo non riusciva a rispondere, aumentando l'orribile sensazione che già lo aveva stravolto, ma andando ad amplificarla mille volte di più.
Era una voce che avrebbe riconosciuto ovunque, perché era quella che molto spesso aveva immaginato di testa sua nelle sue fantasie erotiche, quella che ogni giorno di più aveva sempre sperato che chiamasse il suo nome, quella che aveva sempre implorato di sentire al telefono per dirgli qualcosa che portasse al termine quel suo affannarsi per un ovvio amore non ricambiato.
In meno di dieci secondi, il biondo si ritrovò sull'orlo di un baratro mentale: vi era la parte che voleva illudersi, illudersi che non fosse reale, che la persona per cui aveva passato quasi metà della sua vita a provare un amore incondizionato non lo avesse appena preso e violentato, che la sua mente era partita e stava immaginando la voce di Aomine... E quella che sapeva.
Sapeva che era proprio lui: la sua voce, le sue mani forti, quello sguardo blu che lo aveva fissato con malizia e perversione, accompagnato dal ghigno malefico quando aveva sperato in una salvezza...
Era Daiki. Il suo Daiki. Lui... Perché?
Era sempre stato innamorato di lui, Kise aveva sempre sperato... Ma questo?
Venire preso? Così? Con perfino un altra persona, contro la sua volontà?
Ryouta avrebbe voluto sapere perché.
Avrebbe voluto poter capire.
Avrebbe voluto non sentire il dolore che gli opprimeva il petto.
Avrebbe voluto che tutto non fosse reale, proprio come aveva continuato a sperare per tutto il tempo, ma la sofferenza era troppo viva, troppo reale per permettergli anche solo di mettere davanti una simile possibilità.
Percepí l'uscire di Aomine dal suo orifizio, mentre il ragazzo taceva, riuscendo a fare due più due anche a riguardo della seconda persona che aveva collaborato: la statura era stata estremamente simile a quella di Daiki, quel tipo di corporatura robusta e muscolosa che si otteneva con duro allenamento, poi vi era lo sguardo rossiccio ... Lo sguardo rossiccio, già.
Quello stesso sguardo che si era trovato contro in tantissime partite di basket.
Quello sguardo in cui in precedenza aveva visto un amico ed un avversario, una sfida, un compagno di squadra perfino, quando la Generazione dei Miracoli si sfidava a gruppi per divertimento.
"Kagamicchi..."
Kise Ryouta non si era mai sentito così tradito in vita sua.
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