#9 come morire in modo semplice e veloce
Nota d'autore iniziale: sinceramente non ricordo se nel manga facciano riferimento alla famiglia di Kirishima, quindi questi sono un po' di miei headcanon. Ditemi che ne pensate!
PS: ho visto che sia le views che i commenti stanno calando di capitolo in capitolo... Se lasciate un commento o ogni tanto io sono stra contenta, su! 😭✨❤
Il paesaggio della tipica campagna nipponica scorre veloce al di là del vetro sporco della cabina, mentre gli unici rumori sono quello dei miei amici che russano piano e quello dei miei pensieri, che approfittano per tormentarmi.
E io, da bravi coglione, gli lascio fare, come di consueto.
Non abitano in un posto tanto grande, bello o lussuoso, i miei.
Anzi.
Yamagata è una cittadella in periferia di Sendai, ci vuole qualche ora per arrivarci, dalla scuola, e la definirei anonima, quasi banale. La capitale, in confronto è una vera esplosione di colori e luci, di persone, di idee, di tutto. È ovvio che un ragazzino di undici anni non abbia esitato un momento all'idea di poterci vivere insieme allo zio, per poter arrivare a scuola più velocemente.
Quel ragazzino ero io e, ovviamente, ho accettato. D'altronde lo zio mi ha sempre voluto bene e sarebbe stato davvero ma davvero più facile, per andare ad una scuola decente.
Quando me l'hanno proposto, me lo ricordo come se fosse ieri, mi sono messo a saltellare per tutta la casa come un pazzo.
Io, a Tokyo!
Sarebbe stato un sogno ad occhi aperti!
E così fu, per un periodo. Poi si sa come sono trattati i ragazzi "diversi", alle medie. Quelli "sfigati", "scemi", "leccaculo".
Si sa.
Ho passato davvero un brutto periodo, lì dentro, per poi rinare, come un fiammeggiante sole rosso fuoco, al liceo.
E di nuovo, io, alla UA!
Un altro sogno ad occhi aperti, direte voi.
E stavolta lo è stato davvero.
Da un lato lo è stato per tutto ciò che ho imparato, che ho fatto, che sono riuscito ad ottenere, gli obbiettivi raggiunti. Le persone che ho salvato, le missioni.
Dall'altro, lo è stato grazie al coglione che mi sta lasciando dormire come al solito sulle sue cosce, perché lui alla fine non aveva sonno e gli faceva piacere accarezzarmi i capelli, e quegli altri casi umani seduti davanti a noi sui sedili del treno.
A volte mi chiedo che cosa sarei diventato, a quest'ora, se non avessi lasciato Yamagata.
Cosa avrei fatto, in quel caso?
Tutto ciò che sono ora dipende dalla mia bravura nel combattimento, nella mia relazione con gli altri, con il mio sorriso.
Cosa sono senza queste cose?
Chi è Kirishima Eijiro, chi sarebbe, se fosse restato a casa propria?
Sento le dita calde di Bakugou che sfregano contro la mia cute, mentre il biondo legge per l'ennesima volta un libro sulle esplosioni dell'agosto del '45, quelle di Hiroshima e Nagasaki. Glielo regalato il, quel libro.
A Natale, quando eravamo in prima, quando ancora non stavamo insieme.
Poco dopo a quando lo avevo salvato.
Cosa saresti tu, se io fossi rimasto dove siamo diretti?
Chi ti avrebbe salvato?
Chi ti avrebbe regalato quel libro?
Con chi ti saresti allenato ogni mattina?
Cosa saremmo noi, se fossimo sconosciuti?
Mi scappa un sospiro, di quelli che ti sfuggono senza che te ne accorgi, che ti fanno tremare per un secondo il petto e poi spariscono. Il movimento delle dita tra i miei capelli si ferma per un istante, come se fosse in ascolto, per poi tornare ad essere come prima. Sento il rumore delle pagine che girano, che sfregano l'una contro l'altra, prima di sentire la sua voce roca.
"So che non stai dormendo, Capelli di Merda."
Oh, lo sai?
Come fai a sapere sempre cosa mi passa per la testa?
Scopriro di nuovo e mi giro di schiena, in modo da poterlo guardare in faccia. Avvicinò le gambe sul sedile e mi stringo un po' a lui, sfregando la testa contro le sue dita in cerca di coccole, cercando di non sembrare disperato.
E lui mi accontenta, passando le mani quasi incandescenti tra i miei capelli.
Chiudo gli occhi.
Restiamo così qualche minuto, con il rumore di carta che sfrega a farvi da sottofondo, insieme al continuo russare degli altri.
Poi la carta smette di fare rumore, le sue mani smettono di accarezzarmi e io mi costringo ad aprire un occhio, giusto per controllare cosa succede, e mi ritrovo a guardarlo negli occhi.
Rosso nel rosso.
Le uniche cose a separarli sono le lenti sottili degli occhiali da lettura di Kat e quei centimetri di aria.
"Cosa c'è?" Chiedo piano, senza interrompere il contatto visivo e cercando ancora con la testa le mie meritate coccole.
"Potrei farti la stessa domanda, idiota" ringhi piano lui, togliendo del tutto le mani dalla mia testa.
Mi sa che è serio, se fa così.
Sospiro. Di nuovo.
"Non mi aspettavo di dover partire così." Ammetto, senza più la forza di guardarlo in faccia.
Lui mi prende il viso e me lo sposta bruscamente verso se stesso di nuovo "Ma ce l'avevi fottutamente chiesto tu."
"Sì, ma avrei preferito potermi preparare psicologicamente, prima."
"Preparati adesso." dice lui, come se la questione fosse così facile.
Per lui è sempre tutto bianco o nero. Il grigio non esiste.
Una persona fa qualcosa di sbagliato? È un cattivo.
Una persona fa qualcosa di giusto? È un buono.
Non hai avuto tempo di preparati psicologicamente? Invece di lamentarti, preparati adesso.
È molto pragmatico, come ragionamento, forse.
"Fosse così immediato ci avrei già pensato io, stronzetto"
Un altro po'di silenzio.
"Ti aiuto io, dimmi cosa fare."
Oh, Katsuki.
Con te è tutto più facile, sai?
"Torna a farmi le coccole, dammi un bacio e dimmi che andrà tutto bene. Non necessariamente in quest'ordine."
Sorride, ma torna serio subito dopo, perché, come dice lui, ha un cazzo di orgoglio e non lo rovinerà per un coglione come me.
È il suo modo di volermi bene, credo. Spero.
"Andrà tutto bene Eijiro. Non sarà un po' di nostalgia e gente potenzialmente omofoba ad abbatterti. Tu sei molto, molto più fottutamente forte di così. Voglio vedere il Kirishima che affronta il pericolo a testa alta, non quello spaventato dal passato che si rifugia tra le braccia di uno stronzo come me fingendo di star bene. Voglio vedere il tuo sorriso, uno di quelli sinceri, in questo giorni. Intesi? Dai, cazzo, si compiono diciotto anni dopo una volta nella vita, eh?"
Vorrei parlare, dire qualche cosa, ma so che non serve.
"Su, fammi vedere he ne sei capace" mormora di nuovo lui, senza aspettare una risposta, prendendomi le guance e tirandole un po'.
E io, a questo punto, faccio ciò che mi riesce meglio: tiro su gli angoli della bocca e metto in mostra i denti.
"Coglione" dice poi.
E, di nuovo, vorrei rispondere, davvero.
Ma lui piega il collo e con le mani ancora strette sulla mia faccia fa scontrare le nostre labbra, strofinandole piano le une contro le altre, prima di baciarmi.
E io non sento piu lo sferragliare delle rotaie, il russare degli altri e il rumore degli autoparlanti. Sento solo il sapore salato della sua lingua, mi perdo nel suo bacio come se fosse l'unica cosa di cui io abbia bisogno per sopravvivere.
Mi alzo leggermente sugli avambracci e continuo a baciarlo, mettendogli una mano sulla nuca.
Il suono ovattato del mondo attorno a me torna ad essere normale solo quando il ragazzo esplosivo mi mormora a qualche centimetro dalle labbra un "come faccio a stare buono per tre giorni se fai così" piuttosto eloquente, per poi ovattarsi di nuovo quando la sua bocca famelica torna su di me.
"Potrei chiederti la stessa cosa" mormoro di rimando, ripetendo ciò che ha detto venti minuti fa.
Mi zittisce, di nuovo.
E continuiamo così per un po'.
Un po' tanto, forse.
Non so quanto sia passato, da quando abbiamo iniziato, ma dopo un tempo che a me è sembrato eterno una voce squillante mi fa svegliare dalla mezza trance che mi avvolgeva.
"Forza piccioncini, la prossima fermata è la nostra!" esclama la voce allegra di Denki, che posso giurare che l'ultima volta che ho controllato fosse addormentato sul sedile, e adesso è pronto di tutto punto con lo zaino sulle spalle e gli occhiali da sole sul naso, e ci guarda male.
"Eh-?"
"Smettete di baciarvi per un solo minuto, che dobbiamo scendere." dice Sero, tirando giù una borsa rosa, presumibilmente di Mina, dalla cappelliera.
Kat mormora qualcosa che sembra un "piantatela di scassare" per poi darmi un ultimo bacetto sul naso ed alzarsi, ignorando il il fatto che io sia ancora appoggiato alle sue cosce.
"Bastar..." inizio a dire senza riuscire a unire la frase, dato che casco di testa sul sedile, una volta he lui se ne va.
"Dove sono gli altri?" esclama lui a voce alta, ormai in piedi, forse per coprire il suono delle mie lamentele.
"Sono gia fuori in corridoio, mentre voi limonavate come se fosse l'ultima occasione per farlo"
"Tu scherzi" esclamo alzandomi lentamente e massaggiandomi la testa che ho appena picchiato sul sedile per colpa del mio ragazzo "ma per almeno tre gironi non possiamo fare niente!"
"Aw, poverini, non possono scopare per tre giorni perché sono a casa Kirishima~" dice Denki facendoci il verso.
Bastardo.
"Aw, poverino, non può scopare per l'eternità perché è uno sfigato~" esclama Baku con lo stesso tono, alzando gli occhi al cielo ed afferrando la borsa con (spero) anche i miei vestiti e seguendo Sero fuori dalla porta della cabina.
Una volta che restiamo solo io e Denki, lui mi guarda da dietro le lenti dei suoi occhiali di Shein.
Perché il novanta percento delle cose che indossa viene da Shein?
"Certo he te lo sei scelto gentile, il tipo"
"Arte del mestiere."
"Ha un carattere di merda"
"Ma io amo anche quella merda"
"Contento tu..."
⏱ skip time: mezz'ora dopo ⏱
Prima ancora di suonare il campanello, mi preparo fisicamente. Devo essere saldo (per precauzione attivo il quirk a tutto il corpo) e cercare di non farmi trapanare i timpani dalle urla di benvenuto, lo so.
Succedono sempre le stesse cose, quando torno a casa. Come se ci fosse un copione.
E per recitare bene la mia parte, adesso dovrei suonare il fottuto campanello.
Suono o non suono?
Suono?
Suono.
Un lungo squillo prolungato, poi il silenzio.
1..
2..
3..
"Eijiro! AMORE, È ARRIVATO EIJIRO! arrivo!"
Eccole, le urla di benvenuto.
Precise come un orologio svizzero.
E adesso...
La porta si spalanca, una figura bassa ed esile viene sputata fuori con la forza di un uragano e con la stessa forza si fionda su di me, che faccio in appena in tempo a spalancare le braccia e ad accogliere mia madre in un abbraccio... Spigoloso.
La signora Madoka Kirishima, o semplicemente Mamma, è una piccola donna di roccia, letteralmente.
Il suo quirk è circa il contrario del mio, come principio. Mentre io quando sono rilassato sono abbastanza normale e riesco a tenere il corpo indurito per non più di un'oretta, lei fa fatica a non essere dura come la roccia.
Che suona abbastanza male, dato che stiamo parlando di mia madre.
Mi salta addosso non appena apre la porta, piangendo come una fontana e mormrorando il mio nome come se non ci credesse neanche, che sono qui in carne ed ossa.
"Piccolo mio! Ma cresci ogni volta di più.. quanto sei alto adesso?" esclama forte, alzandosi in punta di piedi per guardarmi meglio.
È un po' la manetta di casa.
"Intorno al metro e ottanta, direi.."
Scoppia a piangere di nuovo, mentre mio padre si affaccia alla porta. Lui è proprio il contrario, se parliamo di fisico, rispetto a mia madre.
È alto come una casa, con quegli orribili dentoni da squalo che purtroppo ho ereditato.
Mi rivolge un luminoso sorriso, con tanto di occhiolino, e si gira verso gli altri che sono dietro di noi, mentre io e la mamma continuiamo ad abbracciarci.
"Mina, ragazza mia, quanto tempo!" esclama con la sua voce bassa. Così bassa da far venire i brividi.
Perché non ho ereditato quella voce, mi chiedo?
Perché sono così sfigati da prendermi i denti appuntiti ma non la voce figa?
Bah.
La mia amica ride piano e si difende con un debole "ma no, sarà passato un anno.."
"Oh, vieni qui, ragazza! Dimmi un po', cosa combina mio figlio in quella scuola di pazzi?"
Stavolta è mia mamma a fermarlo, staccandosi da me per un'attimo (che sfrutto per massaggiarmi il torso appena stritolato)
"Tesoro! Non metterli in soggezione, per una volta che vengono a trovarci. Seguiamo sempre le pazzie che fate sul televisore! Il mese scorso mi avete fatto prendere un infarto..!"
"Tranquilla signora Kirishima, suo figlio è uno degli studenti migliori della classe." dice a mezza voce Katsuki, cercando di contenersi. Gli dico "grazie" solo utilizzando il labiale.
"Oh, Katsuki, chiamami pure Madoka! Anche voi altri. E su, entrate, che sta iniziando a fare freddo. Non siamo mica a Tokyo, qui. E Kaminari, fammi il favore di metterti una maglietta un po' più lunga.. se prendi freddo alla pancia poi mi sento in colpa di mancata sorveglianza..."
E così, mentre Denki tira giù alla meno peggio la stoffa del suo crop top e Shinsou chiacchiera con mia madre, tutti quanti si dirigono dentro casa, lasciando me e Kat da soli, sul vialetto.
Pessima, pessima scelta.
Non faccio in tempo ad aprire bocca che lui mi è già addosso, in un qualcosa che potrebbe benissimo essere un abbraccio come una mossa di qualche arte marziale.
In sintesi, non so se mi vuole dimostrare il suo affetto o uccidermi per qualche ragione totalmente arbitraria.
A quanto pare però, e la prima opzione.
"Non fare così Bakugou... Stasera non penso ci saranno i miei. Insomma se fossi un cinquantenne adulto e responsabile non resterai mai ad una festa di diciottesimo.. non credi?" mormoro, mentre lui si stringe a me come se davvero non ci dovessimo vedere per quattro anni.
"Non sto andando in guerra, Kat"
Quando vado in missione con la Yuuei fa la stessa scenata, in effetti.
"Mhm okay." Mormora "Testa di cazzo." Aggiunge.
E te pareva
Detto questo entriamo in casa, correndo un po' pr arrivare dove erano gli altri e non destare troppi sospetti.
Non che io voglia tenere nascosta questa cosa di me e Kat, assolutamente.
Anzi, lo vorrei urlare al mondo ventiquattro ore al giorno, ma sarebbe solo una conversazione che mi metterebbe molto poco a mio agio.
Del tipo "aaawww ma checcarini che siete dai fateci vedere un bacetto"
E sinceramente finché lo possiamo evitare, evitiamolo. Se lo dovessero "scoprire", amen.
Intanto iniziamo ad entrare in casa, che è meglio
La scena che mi ritrovo davanti è la seguente:
Mia mamma, come al solito, sta cucinando qualcosa, perché in effetti è ora di pranzo e il mio stomaco brontola un casino. Mio padre non so dove sia andato, forse in bagno, ma nella grossa poltrona di solito riservata a lui si sono accucciate dia Mina che Jirou
E fra una chiacchiera e l'altra, riusciamo a rimpinzarci di ramen caldo, farci sgridare da mio padre perché "non dovete dare da mangiare il brodo al gatto che se no vomita pure l'anima", e a ritrovarci (con lo stomaco e la testa pieni) in camera mia, che sono le quattro di pomeriggio.
Il tempo vola, quando devi passarlo a pulire lo sbocco di gatto.
Entro in camera mia, anzi quella che un tempo era definibile come camera mia, e pere prima cosa apro le persiane, rivelando i poster appesi alla parete e il vecchio sacco da boxe sgualcito.
Quanti cazzo di ricordi.
Shinsou si stravacca sul letto mugolando a voce alta, tenendosi la pancia con entrambe le mani.
"Ahhh ho mangiato troppo. Avrei voluto rifiutare la seconda e la terza e la quarta porzione di ramen... Ma proprio non ce la faccio, tua mamma è un angelo sceso in terra! Merda, mi verrà il cagotto. Di solito non mangio letteralmente un cazzo a pranzo.!"
"Oh, idiota, non preoccuparti per il cagotto, preoccupati perché domani a colazione dovrai mangiare almeno quindici dorayaki" dice Bakugou entrando dietro a Mina, appoggiando lo zaino sulla scrivania e togliendosi le scarpe con un calcio e lasciandole a terra.
"Pensavo ti piacessero i dorayaki di Mamma Madoka" esclama Denki, seguendo l'esempio del suo compare/ragazzo/scopamico/conoscente e sdraiandosi sul letto di fianco a lui.
"Primo" esclamo "non chiamarla 'Mamma Madoka' è strano."
"E secondo" dice Katsuki al posto mio, venendosi a sedere di fianco (sopra) a me sul piccolo divano di fronte al letto. "Sono buoni finché non ti costringono a mangiarne fino a sognarteli di notte."
Jirou ride piano, squadrandoci dall'alto al basso dalla sua posizione sul letto (OVVIAMENTE di fianco agli altri due)
"Che cazzo è, siete telepatici voi due? Finite l'uno le frasi dell'altro, sta diventando inquietante"
Rido anche io, avviluppando come un polpo le braccia attorno alla vita del mio ragazzo, che è ufficialmente stravaccato sulle mie ginocchia. Gli stampi un bacio sulla spalla e mi giustifico dicendo a Jirou "Ehh.. l'amore fa miracoli"
Neanche il tempo di dirlo che mi becco una ciabatta in testa da parte di Mina che urla "Oh, ma svegliati coglione, Bakugou ti sta facendo rammollire"
Ancor prima di risponderle, affondo la faccia nella schiena del biondo, ben consapevole che voleranno altre ciabatte.
E infatti, dopo un "se stare con il mio Kat significa rammollirsi, sono disposto a farlo per tutta la vita, finché non sarò una lurida pappetta a lato della strada" arrivano altre due calzature volanti, che grazie al mio scudo umano beccano in pieno le povere bakutette.
Voglio giustizia per le (di mia proprietà) bakutette.
"Chi fa il coglione al proprio compleanno fa il coglione tutto l'anno.." dice convinto Sero, andando a quattro zampe a recuperare la sua scarpa, che mi ha appena lanciato.
Me lo ricordavo diverso, il detto.
Non c'entrava mica...
"Era ' chi tromba a capodanno tromba tutto l'anno' , sciocco." dice Jirou.
Ah, ecco, mi sembrava.
"Beh, per loro sta cosa non vale neanche, a Capodanno eravamo in missione in America" dice convinto Kaminari.
Io in America.. Oh, oddio, non me la ricordavo l'America.
In America sono successe.. cose.
Cose che preferirei non raccontare in minimi dettagli inutili e superflui. Ciò che succedere in America, resta in America.
"E chi ti dice che non abbiamo trombato a capodanno?"
Ti prego Bakugou, non farlo.
Per favore, non iniziare una conversazione che non vuoi sostenere.
Per fa..
"Non oseresti"
"Oserei, e ho osato"
Perché, Bakugou, perché? Adesso dovrò dare molte spiegazione e sinceramente..
"Kirishima, dimmi che il tuo ragazzo sta scherzando"
Cosa dico mo'?
"Non sta scherzando, bro, non sta scherzando"
"Avete trombato... voi due avete trombato IN UN FOTTUTO SACCO A PELO A VENTICINQUE CENTIMETRI DALLA MIA INNOCENTE FACCIA?"
"Mh.. forse?"
Forse?
FORSE?
CHE CAZZO DI RISPOSTA È FORSE?
"KIRISHIMA EIJIRO, SONO SERIO"
"Ti devo ricordare che tu hai fatto una pompa a Shinsou letteralmente davanti ai miei poveri occhi? Almeno tu stavi dormendo!"
Oh, cazzo, non fatemi ricordare di nuovo quella storia, vi prego.
Bakugou, ti prego, stai zitto.
"Ok, siamo pari, ma ciò non leva il fatto che non me lo aspettavo, da voi."
C'è una lunga pausa.
Poi la vice di Jirou "Io sinceramente mi aspetterei di tutto, da sti coglioni"
Questa e decisamente la discussione più interessante da tanto tempo a questa parte.
Un altra piccola pausa.
Poi Shinsou: "Ma la vera domanda è: perché io non mi ricordo di quando Denki mi ha fatto una pompa davanti a te?"
E questo, ragazzi, è il momento in cui abbiamo capito che avremmo dovuto stappare la prima bottiglia della serata, per riuscire ad andare avanti.
Ho bisogno di alcool, cazzo. O fino a domani non ci arrivo.
E a quanto pare la pensa così anche Mina, perché tira fuori dalla tasca dello zaino una grossa bottiglia di vodka al limone e la appoggia al centro dell stanza.
Prende dei bicchierini di carta, li mette in fila, li riempie, li distribuisce, e poi alza lo sguardo.
"Non ho mai trombato in un sacco a pelo"
Sarà una serata lunga.
Molto lunga.
Lunga come il sorso di vodka che ho appena mandato giù.
Ciao bellissimo lettori.
Anche oggi, ce l'abbiamo fatta.
È un capitolo un po' di passaggio e fa un po' schifo e... È il penultimo prima della fine della storia!
Siete tristi o è una liberazione?
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e della storia in generale.
-rich
PS: ho visto che sia le views che i commenti stanno calando di capitolo in capitolo... Non vi sta piacendo più? Ho un sacco di ansia per sta roba :(
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