Capitolo quattordici. || What I see in him. ||
NOTIZIONA: AGGIORNO OGNI DOMENICA.
Scendo velocemente le scale mentre il suono del campanello diventa sempre più assordante. E' come una campana che batte ripetutamente nelle orecchie.
Perché non posso usare il cellulare per avvisarti che sono fuori casa tua?
Saranno sicuramente i venditori degli aspirapolvere. Insomma, chi si presenta fuori casa tua senza avvisarti tramite messaggio? Devo ricordare a Thomas di smontarlo.
Quando il legno bianco lascia che la mia vista colga la notizia del nostro ospite, spostandosi, un'enorme felicità mi rapisce.
Papà!
Increspando le labbra studio per bene l'uomo in giacca e cravatta.
«Crys, piccola mia..» Quando fa un passo in avanti richiudo la porta lasciandolo senza parole.
Faccio un lungo respiro e voltandomi inizio a salire le scale proprio quando Harry le sta scendendo.
«Chi era alla porta?»
«Uno.»
«E perché non lo hai lasciato entrare?»
«Perché non possiamo far entrare chiunque.» In simultaneo alziamo gli occhi al cielo proprio un secondo prima che il campanello ricominci lenta tortura.
«Questo uno è proprio determinato a romperti i coglioni, vai ad aprire.»
Ordina e io lo guardo in cagnesco.
«Lascialo lì. Prima o poi si stancherà.»
Quando faccio per risalire una sua mano mi blocca il polso facendomi scontrare con il suo torace duro.
«Si può sapere chi è?»
Mi allontano.
Non c'è bisogno di tutta questa permalosità.
Sospiro grattandomi la nuca con la mano sinistra, raccolgo una ciocca scura e la arrotolò freneticamente tra le dita. Faccio un piccolo sorriso innocente mentre Harry mi fa scivolare i capelli via dalle mani e li sistema dietro il mio orecchio, la sua pelle sfiora la mia calda e quasi non cado all'indietro dalla sorpresa. Perché mi sta toccando così?
Scuoto il capo dopo un lungo e sonoro sbuffo e sorpassandolo torno ad aprire la porta.
L'uomo mi conosce troppo bene e sapeva che sarei tornata, anche perché non sarebbe normale farlo rimanere lì fuori.
O forse sì..
«Non sei cambiata nemmeno un po', Crystal.» Ignoro il suo sguardo penetrante e mi faccio di lato per farlo passare, subito dopo chiudo la porta alle mie spalle e alzo, per la centesima volta, gli occhi al cielo.
«Se volessi farmi cambiare dovevi mandarmi un po' più lontano.»
Lui ridacchia sotto i baffi. «So che sei felice di vedermi, piccola peste.»
Lo sono, ma ciò non toglie il mio nervosismo.
«Sai perfettamente che non lo sono» sussurro.
Fa un mezzo sorriso prima di cacciare le mani dalle tasche e fare un cenno di saluto ad Harry. «Styles! Ragazzo, come stai?»
Ho la sensazione di star per scoprire di essere l'unica che non sapeva che il fratello abitasse con un aspirante rock star.
Harry mostra il suo sorriso migliore e i suoi occhi si illuminano. «Signor Strous! E un piacere rivederla.»
Forse non si era capito, ma l'uomo con gli occhi color cioccolato e i capelli leggermente imbionditi è mio padre. Simon Strous, imprenditore che caccia milioni dal culo a soli quarant'anni e tre mesi.
E sì, se ve lo state chiedendo ho chiuso la porta in faccia a mio padre.
Sono settimane che non lo vedo, dall'inizio del mese di Agosto, per precisare. E, prima ancora, lo vidi solo a Pasqua. Lui non lavora in Europa, preferisce occuparsi di commercio in Asia e in America.
Che cazzo ha contro l'Europa non lo so.
«Crystal, vuoi salutare tuo padre adesso?» Fa lui, sollevando il sopracciglio grigiastro.
E' un ordine il suo?
Incrocio le braccia sotto il petto e inarco un sopracciglio. «No.»
«D'accordo. Harry, mi chiedevo se ti piacessero i biscotti al burro d'arachidi, ho qualcosa come una borsa piena qui dentro.»
Cazzo.
Non può giocare sporco con sua figlia!
«Certo che non gli interessano, è a dieta!»
Mio padre sta per dare la confezione di biscotti ad Harry, mentre io mi avvicino furtivamente.
«E da quando?» Chiede Harry portandosi, odiosamente, un biscotto alla bocca.
«Da adesso!» Non faccio in tempo a fiondarmi sul riccio che mio padre mi ha preso tra le sue braccia e sta ridendo della mia reazione.
Gli sono praticamente addosso stringendo le gambe intorno al suo bacino e la sua risata roca viene soffocata dal mio abbraccio.
«Mi sei mancata, piccola peste.»
Certo che gli sono mancata, sono la sua unica figlia femmina. E, nonostante odi come si dimentica spesso dei figli mettendoli dopo il lavoro, è il padre migliore del mondo.
Suvvia, un padre che ti porta la notte del tuo compleanno ad un concerto dei Linkin Park dicendo a tua madre che andavate ad un'opera lirica, merita un abbraccio.
Quando gli scendo di dosso non contengo più la mia felicità e gli mostro il mio miglior sorriso.
«Dov'è tuo fratello?»
«Thomas è da Nicole, e, se te lo stai chiedendo, no.. non lo hanno ancora fatto. E non posso capire come possano non averlo fatto, dato che lei è bellissima e sono ormai fidanzati da così tanto tempo. Sai.. penso che tu debba fargli un discorsetto..» sussurro l'ultima frase, ammiccando.
Improvvisamente sento un pizzico sul fianco e mi volto a trucidare con lo sguardo un Harry contrariato.
Oh dimenticavo, è il suo migliore amico.
«Non dovresti impicciarti degli affari di tuo fratello, Crys.» Mi rimprovera mio padre, non troppo seriamente.
Sbuffo. «Sono solo preoccupata per lui.»
«E' meglio che tu non sia preoccupata per lui, se non vuoi che io lo sia per te ed inizi ad impicciarmi dei tuoi affari.»
Harry tossisce perché un biscotto gli stava andando di traverso, seguendo il discorso di mio padre.
Potrebbe dare meno nell'occhio?
Ci scambiamo un'occhiata.
«Papà, mi conosci!» Accendo il mio sorriso innocente, anche se con lui non ha mai funzionato.
«Proprio per questo» mormora lui, prima di fare un passo avanti e posare a terra una ventiquattrore. Subito dopo sposta lo sguardo su Harry. «Come sta tuo padre, Harold?»
Harold. Sembra quasi nerd, potrei chiamarlo così quando mi darà il prossimo orgasmo.
Più forte Harold.
Sì, sarebbe divertente vedere la sua faccia in quell'occasione.
«Mio padre sta bene. E..» Cerca di spostare gli occhi da me e dal mio sorriso perverso che, dato che non può leggermi nel pensiero, non sa spiegare.
Mio padre che conversa con il ragazzo che il giorno prima mi ha dato uno degli orgasmi più veloci della mia vita chiusi nell'armadio dell'aula di detenzione.
No, non capita tutti i giorni.
«Il padre sta bene ed è impegnato a fare le cose che fanno i padri, immagino. Ma, parlando del mio di padre, vorrei sapere il perché della sua visita inaspettata.»
Harry lascia un sospiro di sollievo e io quasi percepisco la sua gratitudine.
«Sono venuto a sapere come va al college, immaginavo che per te sarebbe stato difficile ambientarti e sono passati appena dieci giorni.»
Solo dieci giorni? Quanta roba è successa in dieci giorni?
Harry spezza il silenzio che avevo creato pensando a quanto sono incasinata con tutto e tutti. «Hai intenzione di cambiare istituto?»
«Non più.» Avrò fatto bene a rispondere così?
«Cosa ti fatto cambiare idea?» Mio padre mi guarda, meravigliato. «O forse dovrei dire chi?»
L'imbarazzo prende subito piede sul mio volto, obbligandomi ad indietreggiare. «Questo posto può mostrarsi molto più interessante con il giusto tipo di persone.»
Mio padre alza un sopracciglio. «Non ti mancano i tuoi vecchi amici? Non ti manca Daniel?»
«Daniel?» Harry mi guarda interdetto.
«Era il mio migliore amico. Poi, come tutti i migliori amici, si è trovato una ragazza e ha mandato al diavolo la nostra amicizia. Quindi no, non mi manca.»
Non potrò mai avere un amico come Daniel.
Daniel e Crystal, eravamo così compatibili da sembrare impossibili.
Stesse menti perverse, stesse irresponsabilità, stesso spirito libero, con la differenza che solo uno di noi ha preso una cotta per l'altro.
E' ovvio, era ovvio. Due persone uguali non possono mai star bene insieme.
Non sei il mio tipo.
Ricordo ancora quella frase.
Sono troppo come te per essere il tuo tipo.
Avrei dovuto rispondere, e invece mi misi a ridere e continuai a guardare la partita di football fingendo che fosse stata la birra a parlare al posto mio.
Chris lo raccontò a mio fratello e mio fratello parlandone con me, non fece caso alla presenza di nostro padre alle nostre spalle.
E di conseguenza lo scoprì anche mia madre.
E, non chiedetemi come, una volta che lo scoprì mia madre lo scoprì anche il fioraio che abitava dall'altra parte della città.
Già, e pensare che non era nemmeno la mia prima cotta.
«Era un coglione.»
«Tutti i migliori amici sono coglioni» aggiungo.
Aggrotta la fronte. «Io ho tanti migliori amici.»
Gli metto una mano sulla spalle. «Beh, hai tanti coglioni, sei fortunato.»
Mio padre alza gli occhi al cielo. «Quando si dice un uomo con le palle.»
Harry prende la mano che ho posato sulla sua spalla e mi morde un dito.
Mugolo e allontano la mia mano da lui.
«Essere preso in giro da padre e figlia, si vede che avete lo stesso sangue.»
Io e il riccio scoppiamo a ridere mentre mio padre ha lo sguardo rivolto verso le scale, un po' assente, ma solo per qualche secondo.
«Ti fermi a cena?» Gli domando, sperando in un'affermazione.
«Sì, voglio parlare con tuo fratello.»
Il pomeriggio passa con Harry in salotto che ci fa sentire l'ultimo pezzo che ha composto con Tony, è solo un instrumental ma ha una melodia veramente allegra e romantica.
Allegria e romanticismo, difficile unire queste due cose.
E, a parer mio, quando l'amore si mischia ad un sorriso è sempre una cosa stupenda.
James si occuperà di scrivere il testo, mentre gli altri due la musica.
E il loro secondo singolo, il resto sono tutte cover, ovvero riedizioni.
Harry mi ha praticamente svelato che hanno cantato Breakeven dei The Script, qualche settimana dopo che James aveva rotto con quella ragazza.
Lui non faceva altro che deprimersi su questa canzone, fino a cantarla nel teatro della loro scuola due mesi dopo.
Hanno avuto un grande successo e qualcuno ha trovato la voce di James così eccezionale e tormentata in quella canzone - che ha cantato come voce principale in tutto il brano - al punto di farne un video e pubblicarlo su YouTube.
Arrivati a sessantamila visualizzazioni -non male per un gruppo emergente e di poca conoscenza- in meno di una settimana, James ha chiesto di eliminare il video.
Il motivo non lo sa nemmeno Harry, dato che in quel periodo non parlavano molto.
Questi ragazzi hanno troppi segreti, ognuno di loro ne ha uno.
E quello di Harry qual è?
Ritorno alla realtà quando mio fratello ci chiama per avvisarci che è pronta la cena, io e il riccio lasciamo gli spartiti e la sua chitarra sparsi lungo i divani del salotto (quello con l'impianto a stereo enorme) e filiamo in sala da pranzo come lupi affamati.
La cena passa velocemente, e non riuscivo ad ignorare le occhiate di Harry al mio fianco e i brividi della sua mano che saliva lungo la mia gamba sotto il tavolo.
«Ricordi, vero, che l'uomo di fronte a te è mio padre?» Gli sussurro.
Il suo sorriso si allarga maggiormente. «Certo, è questo il bello. Non ti piace nemmeno un po' il rischio?»
Dieci volte su nove faccio i suoi stessi pensieri.
E, devo ammettere, che da ieri non faccio altro che pensare alle mani di Harry su di me nei momenti più sbagliati.
Quando qualcuno potrebbe trovarci insieme, quando non dovremmo ma vorremmo, quando il desiderio supera di gran lunga il pudore.
Lui mi guarda, come se stessimo condividendo gli stessi pensieri, poi mi pizzica appena la gamba.
«Io sono apposto. Scappo in camera mia per mettere apposto gli ultimi spartiti, James vuole che glieli invii prima di domani mattina» si scusa, alzandosi. «E' stato un piacere rivederla, Signor Strous.»
«Anche per me, ragazzo» gli sorride mio padre.
Io non alzo gli occhi nemmeno per un istante, guardando concentrata il mio piatto di riso e verdure.
Se mangio lentamente lui capirà che non voglio seguirlo.
E, dato il mio appetito e la cucina ottima di mio fratello, finisco il mio piatto ancora prima che Harry esca dalla cucina.
Cosa c'è di sbagliato in me? Cazzo.
«Io vado in bagno» annuncio, alzandomi di scatto, sbattendo il piede contro il piede del tavolo.
«Atto grande o atto piccolo?» Mio padre mi prende in giro con questa frase da quando all'età di otto anni me la feci addosso in un ristorante perché non trovavo i bagni.
E io gli do la stessa risposta da quando avevo otto anni. «Atto del cazzo.»
Una volta aver usato il bagno mi dirigo in camera mia, ma non dopo aver visto la porta di Harry socchiudersi e aver sentito la sua voce parlare al cellulare.
La mia camera è un disastro.
Insolito, eh?
Cerco di spingere tutti i vestiti dal letto a sotto il letto. Che dire, l'armadio è pieno.
Okay lo ammetto, non è pieno solo lontano da dove mi trovo.
Però sistemerò.
Presto.
Se avrò tempo.
Forse.
Sento la porta aprirsi e di conseguenza mi volto verso di essa spingendo col piede l'ultimo paio di pantaloni sotto il materasso.
Sfoggio il mio miglior sorriso unendo le mani dietro la schiena. «Ehi!»
«Hai ancora le tue cose?»
Corrugo la fronte. «Non ho avuto le mie cose ultimamente.»
«Non dirmi che sei incinta. A quando risale l'ultimo?»
«Sei qui per me o per il mio ciclo mestruale?» Sollevo un sopracciglio, sfidandolo.
Fa un mezzo sorriso e si avvicina prendendomi una mano e baciandomi le dita. «Hai ragione. Sbrighiamoci: tuo padre e tuo fratello sono al piano di sotto.»
Se cerco di non pensare ad una cosa questo ragazzo me la fa entrare in testa il secondo dopo.
Mi mordo il labbro quando lui si abbassa alla mia altezza per baciarmi una guancia, e, lentamente, approssima le labbra alle mie schioccandomi un profondo bacio.
La sua bocca è calda e la lingua si muove esperta nella mia bocca.
Stringo le mani dietro la sua nuca sfiorandogli i ricci con le dita. La sua mano invece è contro la mia schiena e l'altra nei miei capelli, in modo da avvicinare maggiormente il mio viso al suo.
Le mani mi percorrono le pelle del collo, poi da sopra la maglia mi accarezza le spalle e i fianchi.
Le nostre gambe di uniscono e lui mi spinge verso il letto, dopo due secondi il suo scopro schiaccia il mio.
Rimbalziamo appena a causa delle molle sotto il materasso, poi lui alza il viso da me e fa passare un suo dito lungo le mie labbra accarezzando i nostri sapori appena divisi.
I suoi occhi si perdono nei miei per un momento che sembra non finire mai.
Leggo le sue iridi verdi, accese e con un eccitazione a mille.
Lo sto guardando, e lo vedo per la prima volta.
Ogni volta come la prima volta mi stupisco della sua bellezza.
Non quella bellezza da occhi celesti e ciuffo pettinato.
Quella bellezza da ragazzo sincero, ribelle, divertente, appassionato a quello che fa.
Andiamo, è un ragazzo. Un ragazzo con una passione, con un sogno, e il fatto che sia bellissimo esteriormente è indifferente a come i suoi occhi sono decisi e determinati rendendolo una persona ancora più bella.
Ci stiamo guardando e non stiamo facendo nulla di perverso.
Cazzo, no.
Lo spingo per le spalle spingendolo a stendersi sul mio letto. Salgo a cavalcioni su di lui, con le mani contro il suo petto.
Non succederà, mi ripeto mentalmente non sapendo nemmeno a cosa mi stia riferendo.
Gli mordo il collo facendo passare le mani lungo la sua canottiera e stringendo il tessuto leggero mentre faccio pressione sul suo bacino perdendomi nei suoi gemiti.
I suoi gemiti, la sua voce che sussurra il mio nome, sono le uniche cose romantiche che voglio sentire da lui. Null'altro.
Continua a mugolare mentre la mia lingua gli umidifica la pelle del collo, sono eccitata ed imbarazzata della mia improvvisa esperienza.
Ma mi sto stupidamente distraendo da lui.
E' il suo corpo che voglio. Sarà sempre così.
Vorrò sempre solo il suo corpo e la sua amicizia, i suoi gemiti e il suo sesso.
Scommettiamo che ti innamori? No, non succederà mai più.
«Crys, sei qui dentro?» Stacco le labbra da Harry e lui fa scivolare via le sue dal mio sedere quando sentiamo la voce di mio padre accompagnata da delle nocche sulla porta.
«Merda.» Imprechiamo in contemporanea e quasi vogliamo scoppiare a ridere per le nostre facce arrossite.
«Crys, posso entrare?»
«Presto, nasconditi!»
Alzandomi dal suo corpo cerco di non fissargli il gonfiore evidente dal cavallo dei pantaloni e gli indico l'armadio.
«Basta con questi armadi» sbuffa.
«Se mio padre ti trova qui ti uccide.» Gli indico il letto. «Va' lì sotto.»
Quando lo spingo sotto mi pento della mia stupida idea.
Ma Harry nasconde il suo braccio dietro un gonna nera nello stesso momento in cui mio padre dimentica le buone maniere e apre la porta di soprassalto.
Il sorriso sulle labbra mi trema. «Ciao papà.»
«Crystal, va tutto bene?»
Scovo con lo sguardo la mano di Harry che cerca di afferrare un paio di mutandine, immediatamente gli pesto il piede e copro il suo gemito di dolore con una leggera tosse. «Non potrebbe andare meglio.»
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