Capitolo due. || School Girl


Avete presente quel tipo di persona che non è fatta per le interazioni sociali? Eccomi.

Spingo poco ordinatamente i miei libri nell'armadietto di metallo e lo chiudo con forza, sbuffando.

Strazio. Strazio totale.

Per essere il primo giorno è andato precipitosamente male, ho dovuto rifarmi la cravatta cinque volte nell'ora di Inglese ricevendo occhiate accusatorie dalla professoressa e risatine dai ragazzi della mia classe.

Alla fine ho deciso di levarla e gettarla nella tracolla con poca premura.

Non ha senso far indossare una cravatta ad una donna, è ridicolo tanto quanto chiedere ad un uomo di indossare un reggiseno.

«Devi essere Crystal, tu.»

Mi giro inchiodando subito due occhi castani contornati dal leggero volto di una ragazza assai bassa.

«Ci conosciamo?»

Sono troppo nervosa per fingermi simpatica in questo momento.

«No, ma noi conosciamo tuo fratello Thomas.»

Non avevo fatto caso alla ragazza identica al suo fianco. Sono gemelle o vedo doppio?

Sono identiche, spiccicate, con lunghi capelli biondo scuro che cadono a boccoli sulle loro spalle.

«Io sono Evie.»La prima ragazza mi porge la mano, che snobbo fastidiosamente con un'alzata di sopracciglio. «E lei è mia sorella di due minuti più grande, Iris.»

Le liquido con un misero sorriso prima di fare dietrofront e camminare in cerca del mio straziante fratello, sto già odiando questa scuola: la puzza che ha questa gente sotto il naso mi infastidisce e, quasi, mi contagia.

Ho appena dato le spalle a delle ragazze che si sono mostrate, stranamente, disponibili nei miei confronti?

Non è da me un atteggiamento così stronzo.

O forse sì.

Non ricordo più chi sono, questo posto mi sta fottendo la testa!

«Aspetta!»

Io mi volto. «Cosa?»

Evie, o Iris, fa un passo in avanti. «Potremmo aiutarti ad ambientarmi, dato che sei nuova, non è poi così male come posto. Se ti lasci conoscere, potremmo anche diventare ami..»

«E questo ve lo ha chiesto Thomas? Ditegli che so come farmi delle amiche!» Scuoto la testa, continuando a camminare verso le aule, in cerca della B10.

B 1 0.

Ripeterlo me lo piazzerà in testa magari.

I corridoi si stanno svuotando ed io ancora non trovo la mia aula.

Cazzo!

Inizio ad irritarmi, ho fatto lo stesso percorso quattro volte, sono andata a sbattere contro troppe persone troppe volte ed ho pestato più piedi che pavimenti.

Basta, io mi arrendo. Non troverò mai questa dannata classe.

Sbuffo sedendomi accanto ad un muro fregandomi delle occhiate che mi lanciano certe ragazze, sono esasperata e ho già sonno.

Troppo sonno.

Quindi voglio tornare a casa, la giornata è iniziata decisamente male.

Le prime due ore di storia sono state strazianti, il professore è un vecchio pervertito che parlando di Templi e Cattedrali ne approfitta per fissarti le gambe.

L'ora di Inglese è volata, l'insegnante era una specie di hippie fissata con la natura, la piuma che aveva nei capelli risvegliava il suo io dei figli dei fiori.

In quella materia l'unico posto libero che ho trovato era quello accanto ad un ragazzo asiatico, uno di quei tipi da schiena dritta, occhiali alla Harry Potter e sorriso smagliante per ogni professore.

#Leccaculo.

Una finta tosse mi risveglia, ed io sollevo gli occhi verso un ragazzo. «Non per romperti le palle, ma..»

La sua camicia bianca è sbottonata ai primi tre bottoni e da ad intravedere dei piccoli tatuaggi imprecisi, ma già il fatto che li abbia lo distingue dalla massa di esseri perfetti come robot che mi circondano.

E' castano, con i capelli riccioluti e lunghi.

«.. non credo ti faccia piacere sapere che il professore di storia ti sta fissando lo spacco tra le gambe.»

Inclino la testa per guardare alle sue spalle, il vecchio grassone della prima ora sta sorseggiando il suo caffè con lo sguardo dritto tra le mie gambe divaricate.

Non mi ero nemmeno accorta di trovarmi in una posizione tanto accattivante.

Scatto in piedi in meno di due secondi abbassandomi la gonna, senza nessun risultato. «Sembro una prostituta con questa gonna del cazzo. Davvero nessuno protesta? Qui sono tutte contente di indossarle, sul serio?»

Il ragazzo di fronte a me inarca un sopracciglio e ne approfitto per squadrare i suoi perfetti occhi verdi e le lunga ciglia. «Crystal Strous?»

«La mia fama mi precede?»

Ci guardiamo per un po' prima che lui accenni un sorriso con tanto di fossette. «Tuo fratello mi ha parlato di te.»

«Ci avrei scommesso.» Alzo gli occhi al cielo.

«Posso chiederti cosa ci facevi seduta lì, nel bel mezzo del corridoi?»

Incrocio le braccia sotto al petto. «Anche per me è un piacere conoscerti..»

Lui ridacchia, annuendo. «Hai ragione, non mi sono presentato. Sono Harry.»

«Esatto, Harry.» Annuisco, prima di voltarmi, afferrare il mio zaino e camminare con lo sguardo rivolto verso le aule.

Dopo nemmeno quattro passi la sua mano mi blocca in modo possessivo il polso, quasi non urlo dalla sorpresa. «Non hai risposto alla mia domanda. E non lo sai che abbandonare così una conversazione è maleducazione?»

Non penso di poter alzare gli occhi al cielo più di così. «Sto cercando una dannata aula, quella di filosofia, corsi base. Questo posto mi manda fuori di testa, è impossibile occidentarsi!»

«Orientarsi» mi corregge.

«Eh?»

Harry storce le labbra facendo passare i suoi grandi occhi chiari sulla mia persona, il sorriso furbo e incerto sulla sua bocca non mi lascia capire se quello che vede gli piace o no. «Piccola, si dice orientarsi, non occidentarsi.» Poi mi sorpassa, facendomi cenno di seguirlo. «Ti accompagno in aula, non ho passato i corsi e sono ancora a quello base di filosofia.»

Lui mi cammina davanti ed io alterno lo sguardo dalle sue spalle, le scapole che sfidano il tessuto della camicia, ed il sedere stretto nei pantaloni.

Sì, gli sto guardando il culo, ma merita in una maniera assurda.

Gli cammino affianco, tenendo il suo passo, notando che anche lui come me non porta la cravatta.

Riccio, occhi verdi penetranti, ciglia lunga e sguardo assolutamente sexy. Gli sorrido, tenendo le mani dietro la schiena. Lui nota il mio sorriso divertito e, titubante, ricambia.

«Siamo arrivati» annuncia, fermandosi di fronte ad una porta chiusa.

Poco dopo lo seguo all'interno, l'insegnate è di spalle che scrive qualcosa alla lavagna. Io sgattaiolo a posto, mentre Harry cammina con nonchalance, attirando l'attenzione della prof che si volta verso di lui scuotendo la testa.

Poco dopo, però, i suoi occhi vagano sul corpo di Harry che, dandole le spalle, va a sedersi in fondo alla classe poco dietro di me.

Lui si volta e lei, incontrando il suo sguardo, arrossisce e si volta nuovamente verso la lavagna.

Un attimo dopo la donna alza gli occhiali dal lungo naso pallido solo per lanciare una lunga occhiata ad Harry, voltandosi nuovamente. «Le sembra il modo di entrare in una classe?»

Appoggio i gomiti sul banco, sporgendomi in avanti. «Quindi si è accorta prima del suo culo, e poi del modo in cui è entrato in classe?»

L'intera classe si volta nella mia direzione come se fossi appena entrata dalla finestra, la donna rimuove del tutto gli occhiali ed Harry mi fissa con la sua solita fronte aggrottata ed il sorriso incerto.

Che ho detto?

«Può ripetere?» Mi sollecita la vecchia insegnate.

«Gli ormoni le hanno danneggiato l'udito?»

Harry rischia di strozzarsi col trattenere una risata, si passa una mano tra i capelli e si volta dall'altra parte.

Gli occhiali le cadono direttamente da mano e le risatine che si espandono nella classe fanno salire il mio attimo di notorietà.

«Le sembra questo il modo di comportarsi?!»

Ruoto gli occhi al cielo, affondando le spalle nello schienale della sedia. «Immagino di no.»

Harry viene in mio aiuto, passandosi entrambe le mani nei capelli. «Effettivamente ha ragione. Tutti sanno che ha un certo desiderio proibito nei miei confronti, Miss.»

La donna batte la mano contro la cattedra. «Styles! Strous!»

«Mrs Robinson!» Urliamo in coro io ed Harry, prima di guardarci a vicenda e scoppiare a ridere.

La classe ride ininterrottamente, per poi vedere l'insegnate battere un pugno sulla cattedra. «In detenzione, tutti e due! E voglio parlare con i vostri genitori, siete davvero impertinenti e maleducati. Questa mancanza di rispetto..»

Primo giorno di scuola in detenzione? Mia madre mi ucciderà!

Harry si alza dal suo posto, mi prende per una mano e mi guida all'esterno della classe lasciando che la prof continui a lamentarsi, ignorandola.

«Tuo fratello mi ucciderà» ridacchia a voce bassa, chiudendosi la porta alle spalle.

Respiro lentamente, guardandolo. «Perché?»

«Perché ho cacciato la sua innocente sorella nei guai il primo giorno di scuola.» Lui fa un occhiolino, per poi circondarmi le spalle con un braccio.

Innocente, come no.

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