Epilogo

Ci ritrovammo tutti nella nuova casa di mio padre. Era piccola, ma aveva un bel giardino che ospitava un tavolo grande abbastanza per una bella cena in piena estate.

Il rapporto tra me e mio padre era ancora molto limitato, ma non mi andava di starci a pensare troppo. Oltretutto, era stato molto bravo a non far sentire in imbarazzo Ryan per essere... be', non più solamente un amico di mio fratello, bensì il mio fidanzato.

Non era sbiancato a vederci mano nella mano e non ci fissava troppo quando Ryan mi lasciava leggeri baci sulla tempia.

Sicuramente non doveva essere semplice per lui vedere Ryan in quello stato proprio con me, proprio con l'unica figlia che non aveva mai considerato in tutti gli anni precedenti.

Daniel continuava a raccontare, con voce estremamente alta, di come un ragazzo fosse stato vicino ad assaggiare il pugno di mio fratello, semplicemente perché aveva osato guardare per più di dieci secondi Callie. Quest'ultima alzò gli occhi al cielo, ma non disse niente, accennando un sorrisino sconfitto.

Dopotutto, in fin dei conti, probabilmente questa gelosia le piaceva pure.

L'esatto opposto di Ryan, che invece lo beccai a guardare mio fratello con un'espressione quasi disgustata. Ed anche per questo lo amavo. L'unico momento in cui tutto mi era sembrato diverso, fu stato con Justin. Quella era una situazione che ancora non mi era chiara del tutto, ma forse non l'avrei mai capita.

Per il resto, Ryan era il ragazzo meno geloso del pianeta. Lasciava che gli altri ragazzi mi osservassero, senza intervenire. Solitamente il tutto finiva con io che baciavo in modo esagerato il mio fidanzato, che poi sbottava a ridere.

Quando non mi vedeva troppo in difficoltà, non interveniva nemmeno vedendo che un ragazzo ci provava. Era bravo. Avevo capito dovevo riprendere confidenza e riuscire a dire "no". Interveniva solamente quando mi bloccavo, ed ormai era raro.

Succedeva quando un ragazzo sembrava avere le stesse spalle di Lucas, o lo stesso portamento... o gli stessi occhi. Ma quelli erano più difficili da incontrare.

Dayna sbuffò, sentendo la storia di Daniel. – Sei patetico – commentò, facendomi ridere.

– Tu potrai parlare quando mi farai conoscere Caleb – se ne uscì Dan.

– Chi? – chiese mia sorella, per un attimo confusa. – Ah! – esclamò, senza troppo entusiasmo. – Come no.

– Ti prego, ho bisogno di vederti tranquilla...

– Te lo traduco – dissi io, dando una spallata a mia sorella. – Sta dicendo che non vuole più pensarti libera come... una farfalla.

– Papà, tappati le orecchie – intimò mia soerlla.

– Non basterebbe – annunciò mio padre. Afferrò i piatti e disse: – Me ne vado di là. Non voglio sentire niente.

– Da qualcuno doveva pur avere ripreso Daniel – commentai.

– Mettiti l'anima in pace, Daniel – annunciò Dayna, con un sorrisino malizioso. – Adoro i bei ragazzi ed adoro farmeli. Non sarà di certo un Caleb a fermarmi.

Mio fratello fu sul punto di rimettere tutto in quel preciso momento.

– Aaron come sta? – chiesi io, per cercare di far riprendere mio fratello.

– Bene, a parte che gli hanno danneggiato la macchina – ringhiò Dayna.

– No! Chi è stato?! – esclamai. – Lui sta bene?

– Lui non c'era quando gliel'hanno danneggiata – borbottò mia sorella, incrociando le braccia. – Ma sta tranquilla che tanto quel farabutto lo becco, prima o poi.

– Hai già in mente qualcuno – si intromise Ryan, puntando i suoi occhi blu su mia sorella.

– Sì.

– L'hai visto?

– No.

– Dayna...

– Oh, lascia stare, Ryan! – esclamò lei. – So chi è stato. Non può essere stato nessun altro.

– Non lo puoi sapere, in realtà – borbottai. – Voglio dire, Aaron non è esattamente un guidatore... prudente....

– Aaron è bravissimo – mi riprese Dayna.

– Sta a vedere che mia sorella è innamorata di un biondo! – commentò Daniel, lanciando un'occhiataccia a Ryan.

Fu proprio lui a ridacchiare. – Dayna non è interessata ad Aaron.

Girai il viso verso mia sorella e vi trovai vita dentro quel nocciola. Gli occhi erano pieni di vita, pieni di emozioni non espresse. Strinsi la mano di Ryan, ma non commentai. Forse mia sorella era spacciata, ma evidentemente non era pronta a sentirselo dire.

E no, non era Aaron il problema.

Mi schiarii la voce. – E chi sarebbe il colpevole?

Dayna fece una smorfia disgustata, ma i suoi occhi si accesero ancora di più. – Moore – ringhiò.

Mio fratello urlò qualcosa, attirando l'attenzione di tutti. Strinsi la mano a Ryan, che abbassò il viso verso di me, per sentirmi oltre le urla di Dan. – Mia sorella ha una cotta per quello che pensa abbia danneggiato la macchina di Aaron – mormorai.

Ryan buttò la testa indietro e rise. – Tipico di lei – commentò.

– Tipico di chi? – chiese Dayna.

Strinsi le labbra.

***

Ben, Louisa e Michael ci raggiunsero poco dopo cena e mio padre sembrò stranamente felice di tutte quelle persone a casa sua. Lo osservai sorseggiare la sua birra, mentre ascoltava assorto una storia di Ben, con tanto di schiena appoggiata sullo schienale e la caviglia sull'altro ginocchio.

Louisa ridacchiava, con occhi adoranti. La vidi per la prima volta con pantaloncini di jeans ed un top, i capelli raccolti in una semplice coda alta e senza trucco. Era bellissima, come al solito, ma soprattutto mi sembrava serena.

Ryan scoppiò a ridere e Dan lo raggiunse poco dopo, dando una pacca esagerata sulla schiena di Ryan, che gli scoccò un'occhiata non troppo severa. Si guardarono, ridendo, e mi sembrò di vederli nuovamente... una famiglia.

Lo eravamo veramente.

In quel preciso momento mi resi conto che, per la prima volta da quando mamma era morta, niente sembrava troppo fuori posto. C'era ancora una sedia vuota, ma era giusto che ci fosse. Nonostante quella sedia, nonostante quel divano dove trovavo sempre mia mamma... In quel momento, mi sentii completamente libera di respirare, senza troppi sensi di colpa o mancanze.

Avevo quasi tutte le persone care presenti, in quel preciso momento, e tutti stavano ridendo. Si respirava un'aria leggera, felice...

Buttai fuori l'aria.

E sorrisi, felice.

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