Capitolo 8: Non è sano
Parlo della gelosia che svuota le vene all'idea che l'essere amato penetri un corpo altrui, la gelosia che piega le gambe, toglie il sonno, distrugge il fegato, arrovella i pensieri, la gelosia che avvelena l'intelligenza con interrogativi, sospetti, paure, e mortifica la dignità con indagini, lamenti, tranelli facendoti sentire derubato, ridicolo, trasformandoti in poliziotto, inquisitore, carceriere dell'essere amato.
(Oriana Fallaci)
Venni chiamata da Ryan, nel suo ufficio. Quando chiusi la porta dietro di me, sapevo già che cosa mi avrebbe chiesto.
– Hai intenzione di spiegarmi che diavolo ti è preso stamattina? – chiese Ryan, alzandosi dalla sedia.
– Mi ha fatto arrabbiare – risposi semplicemente.
– Ma non mi dire – mi prese in giro.
Avanzai verso di lui, sorrisi dolcemente e gli porsi il bicchiere che avevo in mano. – Cappuccino con un po' di cacao sopra, come piace a te – sussurrai. – Per ringraziarti per stamattina.
Mi osservò per un momento, titubante. Afferrò il bicchiere, toccandomi distrattamente la mano. – Grazie... ma vorrei sapere di più, Deitra.
– Non c'è bisogno – mormorai. – Ho tutto sotto controllo.
– Non mi è sembrato – replicò. – C'è qualcosa in questa storia che non mi torna. Tu non sei una persona che si arrabbia in questo modo. Se decidi di chiudere con una persona, lo fai e non torni indietro. Di certo non ti giri ad osservare il passato, quindi figuriamoci a picchiarlo. – Scosse la testa, osservandomi con quei suoi occhi blu scuro. – C'è qualcosa che ti ha fatto... qualcosa che non riesco a capire, qualcosa a cui non riesco ad arrivare. Il modo in cui mi hai trattato quando ti ho proposto un riavvicinamento, il tuo modo di guardarlo quasi con sfida e... Deitra, non ti ho mai vista così spaventata e così arrabbiata. Eppure, ti conosco da quando sei piccola.
Mi resi conto troppo tardi di non aver preso aria dal momento in cui aveva iniziato a parlare di me. Boccheggiai. – Ne sai di cose su di me per essere uno che fino a ieri mi ignorava totalmente – mi uscii.
Sorrise tristemente. – Sappiamo già la ragione che mi ha spinto a fare finta di ignorarti – disse lui a bassa voce, abbassando gli occhi sulle mie labbra per pochi secondi. – Che cosa ti ha fatto?
Tornai a guardare i suoi occhi, intenta a combattere la voglia che avevo di dirgli la verità. – Non sono affari che ti riguardano – risposi, quasi in un sussurro.
La sua espressione si fece più dura. – Va bene – disse. – Per favore, stai attenta. Episodi del genere non devono più accadere là. Non farti cacciare dal campus per una persona che ti ha trattato male. Non ne vale la pena.
Annuii. – Hai ragione.
– Spero tu abbia deciso di non uscirci più, dopo quello che è successo oggi – aggiunse.
Aggrottai la fronte. – Pensavo volessi l'esatto opposto.
– Non lo voglio. Dopo quello che è successo stamattina, ho avuto la conferma. Qualsiasi cosa sia successa tra voi, è stato troppo. Non c'è più modo di tornare insieme. Mi sono sbagliato. Non ne vale la pena – continuò, scuotendo la testa, convinto.
Ero così confusa. Perché nella mia testa in realtà mi sentivo come ricattata da Aiden. Sapevo che quella foto che mi aveva mandato quella mattina era un avvertimento. Non gli era piaciuto il modo in cui mi ero comportata il giorno prima e gli era piaciuto ancora di meno il mio modo di andare avanti senza di lui, anzi con un altro ragazzo ancora.
– Deitra.
– Non ti devi preoccupare.
Non sembrò affatto convinto. – Ti hanno detto che cosa devi fare oggi? – cambiò discorso.
– Sì.
– Ottimo.
Feci per parlare, quando qualcuno bussò alla porta.
– Ry, ti disturbo?
Voce femminile.
Ry?
Girai velocemente il viso verso la voce, dietro di me. Vi trovai una ragazza piuttosto alta, dai capelli biondo miele e gli occhi chiari. Trattenni il respiro. Perché aveva un viso già visto? E perché diavolo lo chiamava "Ry"?
– No, no. Affatto. Con Deitra avevo finito. Prego, entra – disse Ryan tornando a sedersi dietro la scrivania.
Lo osservai, il cuore a mille e le mani chiuse in pugni. La gelosia sembrava pompare il sangue e l'odio velocemente dentro le mie vene.
Ryan mi guardò, facendomi capire che era ora di andare. Strinsi i denti, furiosa, e me ne andai, dopo aver guardato un'ultima volta la ragazza.
Una volta seduta alla mia postazione, Ian decise di mettere il dito nella piaga. – Bella, eh? Sai la loro storia?
– Come, scusami? – ringhiai. Non riuscii a camuffare niente. Ero totalmente impreparata.
Ian sorrise maliziosamente. – Louisa – disse, indicando la ragazza dentro l'ufficio di Ryan. – Vecchia assistente di Ryan, nonché fiamma. È stata cacciata proprio per questo, o almeno così si dice. Non si vedeva da un bel po' ormai, ma a quanto pare Ryan è riuscito a farla rientrare in azienda.
Li guardai parlare, attraverso le pareti di vetro che ci separavano. Louisa... L'avevo già sentita. Ne avevano parlato tempo prima mio fratello e Ryan. Gli avevo chiesto informazioni, ma non avevano risposto.
Quindi era lei.
Bellissima, ovviamente.
– Stai per commettere un omicidio? Perché la tua faccia mi ricorda vagamente quella di una serial killer di un telefilm di nome "You" – disse Ian.
Strinsi i denti. Non ero in vena di scherzare.
– Davvero, Deitra. Datti una calmata, li stai fissando – mi intimò Ian.
Sospirai ed iniziai a fissare rigidamente lo schermo del mio computer.
– Ah, sì... Così va decisamente meglio – mi prese in giro. – Ascolta... Tra loro due è finita molto tempo fa. Non ti devi preoccupare. Credo sia sempre stata una cosa fisica, almeno per lui.
Era da lei che era andato, due sere prima? Aveva dormito a casa sua? L'aveva baciata, esattamente come aveva fatto con me? Mi sembrava di impazzire di gelosia, eppure non lo ero mai stata di Aiden. Sospirai, chiusi gli occhi per cercare di tranquillizzarmi.
– Davvero non riesci a vedere? – chiese Ian. – Osserva il linguaggio del corpo, Deitra. Lui è completamente disinteressato, anzi ha il viso rivolto altrove e gli occhi su di lei... Che cosa ti fa capire questo?
– Fanculo – mormorai, con ancora gli occhi bassi sul computer.
– Risposta sbagliata.
***
– Deitra.
Non alzai lo sguardo.
– Deitra.
– Ti sta chiamando – mormorò Ian.
Non mi interessava. Aveva addirittura abbassato le tapparelle, con Louisa dentro. Col cavolo che sarei entrata dentro il suo ufficio e col cavolo che avrei lasciato che mi desse altri incarichi.
– Alzati, se non vuoi essere licenziata – continuò Ian.
Ryan si avvicinò alla mia scrivania, per attirare la mia attenzione, che ricevette solo una volta posata la mano su di essa. – Ho delle cose da darti.
Fanculo.
– Il tuo collega mi ha dato altre cose da fare – dissi io freddamente, senza guardarlo.
– Deitra. Non te lo ripeterò un'altra volta – mi intimò Ryan.
Mi alzai meccanicamente, per poi andare dentro il suo ufficio. Osservai tutto, nella speranza di trovare qualcosa che mi potesse dare qualche indizio.
– Dovresti fare queste fotocopie e portarle al reparto di paghe – disse.
Annuii e mi avvicinai a prendere i fogli.
– Va tutto bene? – chiese, non lasciando la presa sui fogli.
– Certo – ringhiai, con lo sguardo rivolto verso la sua cravatta.
– Che cosa succede? – continuò.
– Mi lasci lavorare? – chiesi io.
Rimase in silenzio per alcuni secondi, osservandomi. – Sto aspettando la risposta.
– Anche io – ringhiai.
Chiuse gli occhi per alcuni secondi, mordendosi il labbro inferiore. – Sono serio.
Alzai il sopracciglio destro. Ero seria anche io.
Rimase a guardarmi in un modo che non riuscii a decifrare.
Ma come potevo dirgli che la sola idea che una ragazza con cui aveva avuto una storia fosse entrata di nuovo nella sua vita mi faceva impazzire? O meglio, con quale faccia e con quale diritto potevo dirgli che volevo che fosse solo mio, che guardasse solo me con un desiderio che evidentemente non provava per me?
Potevo fare o dire o addirittura mettermi quello che volevo... Non avrei mai avuto quello che desideravo. Il perché era evidente: non provava quello che provavo io. Non l'aveva mai fatto e mai lo avrebbe fatto.
– Prima eri tranquilla – mi analizzò lui. – Sai che cosa è cambiato?
Alzai il mento, furiosa.
– Louisa.
Strinsi le mani.
Abbassò gli occhi su di esse. Ridacchiò, per poi mettersi la mano nei capelli. – Sei gelosa. Non è così?
– No – mentii io.
– No? – chiese lui.
Avevo voglia di urlare. – Dammi i fogli.
– Rispondimi.
– Ti ho risposto.
– Non sei sincera.
– Ti sembra il luogo adatto? – chiesi io.
– Non lo è – confermò.
– E allora dammi i fogli.
Lasciò la presa sui fogli.
Mi avvicinai per tirarli a me una volta per tutte. Una volta a pochi centimetri da lui, con i fogli in mano, lo guardai negli occhi. Avevo voglia di dirgli tutto. Volevo fargli capire quanto volevo che fosse solo mio, volevo dirgli quanto quel bacio che c'era stato tra me e lui mi avesse scossa. Perché mi ero immaginata mille volte quella scena nella mia testa. Eppure, nemmeno la fantasia era stata all'altezza della realtà, e questo non mi era mai capitato.
Era stato così anche per lui?
Ovviamente no.
***
Alcune sere dopo mi ritrovai ad una festa in piscina. Nonostante non facesse più così caldo. Osservai la gente sgomitare, danzare o almeno provarci.
Mi buttai sul vino.
Ben si avvicinò, proprio mentre stavo bevendo velocemente il vino. – Giornata faticosa? – volle sapere.
– Affatto! – esclamai.
Mi osservò con un sorrisino malizioso. – Stai proprio bene in costume, piccola Deitra.
– Non essere viscido, Ben – lo ripresi.
Alzò le mani al cielo. – Dico solo la verità.
Finii di bere il mio vino, per poi andarmene velocemente. Ben sembrava una dolce anima, però a volte esagerava con l'alcol e questi erano i risultati.
Dayna spuntò da vicino il bordo piscina, poco lontano da Ryan. – D! D! – esclamò lei, sbracciandosi. Ci abbracciammo.
– Dei, ti posso parlare? – chiese Aiden, spuntando dal nulla.
L'osservai dall'alto al basso, schifata.
– Per favore, mi hai frainteso...
– Tu che cazzo ci fai qua?! – urlò mia sorella, riconoscendolo. – Pensavo fossi rimasto a fanculo in quella cittadina dimenticata da Dio!
– Dayna... – mormorai io.
– No, ascoltami bene, Aiden. Vattene a fanculo altrove! – tuonò mia sorella, mettendosi in mezzo. Mi trascinò via e forse fu una cosa positiva. Non mi guardai indietro, Aiden non se lo meritava nemmeno. – Ryan! Vieni qua!
– Dayna – la salutò Ryan, baciandola dolcemente sulla fronte. – Sei uno schianto. Come sempre – aggiunse, senza posare nemmeno un attimo gli occhi su di me, nonostante fossi proprio là, a pochi centimetri da lui. Feci finta di niente, feci finta di non rimanerci male. Dopotutto... ormai c'ero abituata.
– Grazie, Ryan. Anche tu stai proprio in forma! Che cosa hai di diverso? – volle sapere lei.
– Io? Niente. Non sto facendo niente di nuovo – replicò tranquillamente lui.
– Mmm.. mi sembra di vederti più... in forma – replicò lei, scettica. Abbassai lo sguardo, ripensando a Louisa. Dovetti prendere un respiro profondo per non perdere la testa là, davanti a tutti.
– D, ciao – mi salutò Ryan finalmente. Feci un cenno con la testa, ricevendo un'occhiata torva sia da mia sorella che da Ryan.
– C'è Dan! Dan! – esclamò mia sorella, prima di andarsene, lasciando la mia mano.
Rimasi ferma, incrociando le braccia.
– Possiamo parlare? – chiese Ryan.
Alzai gli occhi su di lui ed il mio cuore iniziò a battere velocemente. Le mie guance si fecero immediatamente più rosse. Mi odiai con tutta me stessa. – Di che cosa? – chiesi, scettica.
Si guardò attorno. – Le cose tra noi si stanno facendo sempre più strane – rispose, accentuando la mascella.
Risi, divertita. – Perché, sono mai state normali? – chiesi io.
– D...
– Smettila di chiamarmi così – ringhiai io. Lo odiavo, ma solo quando era lui a chiamarmi in questo modo. Perché sembrava un continuo ricordarmi di quello che ero per lui: la sorellina di Daniel.
Rimase a guardarmi un attimo di troppo negli occhi e per un momento notai un senso di inquietudine che quasi non mi fece respirare. – Che cosa devo fare? – chiese, cupo.
– Te l'ho già detto – borbottai. – Non devi mentirmi.
– E se non potessi fare diversamente?
Aggrottai la fronte, dubbiosa. – E per quale motivo? – provai.
Ryan prese aria per iniziare a parlare.
Un secondo dopo venne spinto dentro la piscina. Feci per sbottare a ridere, quando mi ritrovai nella sua stessa situazione.
Riemersi dall'acqua ed annaspai. Era gelida. I miei occhi spalancati inciamparono dentro quelli di Ryan, il quale stava ridendo per la mia espressione. – Cazzo, fa freddo! – esclamai io, cercando di arrivare di nuovo al bordo della piscina per uscire.
– Oh, e dai! – urlò mio fratello. – Ormai sei dentro – sghignazzò. Era stato lui a buttarmi. La sua espressione vacillò e tornò serio in un secondo. Seguii i suoi occhi e notai che Callie stava ridacchiando con un ragazzo piuttosto carino. Sorrisi maliziosamente, quando mio fratello finì avidamente la sua birra, incenerendo quel povero ragazzo.
– Chi conosce quello stronzo? – chiese mio fratello, indicando malamente il ragazzo.
– Dovrebbe essere dell'ultimo anno – rispose Ben.
– Bene – ringhiò Dan, prima di buttare la birra dentro il cestino, per poi avvicinarsi alla mia coinquilina ed al ragazzo.
Mi girai verso Ryan, il quale stava ridacchiando insieme... a Louisa.
Li incenerii, Ryan non sembrò nemmeno notarmi. Mi ritrovai a ringhiare come un cane, uscendo malamente dall'acqua.
Mi strizzai i capelli. Alcuni ragazzi si fermarono ad osservare il mio bikini, quindi sentii subito le guance farsi più calde. Tornai a bere, nonostante il mio stomaco stesse già bruciando.
– C'è qualcosa – se ne uscì mia sorella, facendomi sussultare. – Pensavo fosse diverso Ryan, ma la realtà è che siete entrambi diversi.
– Chiedilo a lui – ringhiai, indicando con il bicchiere il migliore amico di mio fratello mentre flirtava con Louisa.
– Non provare a distogliere l'attenzione – mi riprese mia sorella. Mi osservò, mentre bevevo l'ultimo sorso di vino, nervosa. – Porca troia! – esclamò lei, ridendo. – È successo, vero?! – Si rigirò immediatamente verso Ryan, cercando di studiarlo.
– Che cosa? – provai a mentire io.
– Qualsiasi cosa! – esclamò. – Non fare finta di niente. Ti conosco da quando sei nata e... Cazzo, sei diversa con lui e lui effettivamente è diverso con te! È bravo il ragazzo, cerca di non farlo vedere, ma se prima faceva finta che tu non esistessi... Adesso invece ti guarda! Vi ho visti prima, mentre parlavate, e non sembrava una conversazione molto leggera.
Roteai gli occhi. – Smettila. Non è vero.
– Sì, invece! – urlò, sempre più eccitata. – Quando è successo?
– Ma successo che cosa? Smettila! Hai visto chi è arrivato?
– Aiden, sì – borbottò lei. – Ma dopo tutto quello che è successo tra voi... Non ci starai mica ripensando, spero.
Lei in realtà non sapeva bene la nostra storia, nessuno la conosceva realmente. Tutti in famiglia sapevano che c'eravamo lasciati... male. Mi avevano vista stare male per mesi, ma avevano sempre collegato il mio stare male alla rottura. Ed io non lo avevo mai negato.
– D! Non puoi tornare con quello stronzo! Ti ha fatto stare malissimo! – sbottò mia sorella.
– Vado a cambiarmi, sto morendo di freddo – bofonchiai, perché ero appena riuscita a distogliere l'attenzione da Ryan, e quello era il momento ideale per svignarsela.
Mi chiusi all'interno di un bagno. Per fortuna il disagio che c'era in me aveva pensato bene di farmi portare un cambio, nel caso in cui avessi avuto la strana idea di bagnarmi il primo costume. Anche se... almeno il primo era nero e piuttosto innocente, il secondo invece era molto più vecchio, la parte superiore infatti non aveva nemmeno l'imbottitura ed era lilla.
Scrollai le spalle, mi misi almeno dei pantaloncini corti e tornai fuori. Cercai immediatamente Ryan, senza nemmeno accorgermene, quasi inconsciamente. Il mio corpo sapeva già dove cercare ogni volta, sapeva già chi cercare. Lo trovai appoggiato ad un muretto, con ancora il costume bagnato addosso, a sorseggiare una birra e parlare con dei ragazzi.
Sembrò quasi captare il mio sguardo, perché si guardò attorno ed incrociò immediatamente il mio sguardo. Si irrigidì leggermente, strinse le labbra in una linea finissima ed abbassò lo sguardo sul mio corpo. Dalle gambe sembrò tornare su, soffermandosi leggermente sul petto, per poi distogliere lo sguardo ed andarsene, lasciando i suoi amici interdetti.
Le mie gambe erano diventate gelatina. Non riuscivo a muovermi. Avevo il cuore in gola.
Scrollai la testa, per cercare di riprendermi e tornai da Callie.
Poco più di un'ora dopo, avevo la testa più leggera ed un sorriso stampato in faccia. Finii di giocare a biliardino, perdendo miseramente insieme a Callie. Ridacchiammo e tornammo fuori, in piscina. Quella casa era davvero enorme.
– Ma di chi è questa casa? – chiesi alla mia coinquilina.
Rise. – Non lo so e non mi interessa. Aspetta qua, vado a prendere un drink! – esclamò, prima di sparire altrove.
Mi fermai ad osservare mio fratello, intento a scherzare con un gruppo di ragazzi e ragazze. Non vi trovai Ryan.
– Dei.
Alzai gli occhi al cielo. – Stai diventando veramente imbarazzante, Aiden – ringhiai.
Cercai di andarmene, quando mi afferrò delicatamente il braccio. Mi girai verso di lui, nervosa. – Hai frainteso. Non volevo mandare a nessun altro quella foto. È... solo nostra – replicò, sorridendo maliziosamente.
Non dissi niente. Stavo veramente iniziando a capire come facesse ad essere così amico di Lucas. E mi spaventava.
– Dobbiamo parlare.
– Abbiamo già parlato – ringhiai io, sfilando il braccio dalla sua presa.
Feci per andarmene, convinta, quando disse: – Pensavo fosse solo una cosa nostra. Ma io ti conosco.
Mi irrigidii. Mi si gelò il sangue. Conoscevo fin troppo bene quel tono, quelle parole... Cercai freneticamente mio fratello e Ryan.
– Non lo è, non è così?
Non mi girai. Il mio sguardo probabilmente gli avrebbe dato la conferma che aspettava.
– Tuo fratello lo sa? – continuò.
Sbattei le palpebre più volte, per cercare di riprendermi. Mi girai lentamente verso di lui. – Mi spaventi quando blateri cose che capisci solo tu – dissi cautamente.
Mi sorrise maliziosamente. – La tua espressione ti tradisce, amore.
Trattenni il respiro. Il cuore mi rimase incastrato in gola. Mi tornò su l'ultimo bicchiere di vino. – Cosa? Cosa dovrebbe sapere mio fratello?
– Che ti sei fatta il suo migliore amico.
Mi girò la testa. – Che cosa?
– Io ti conosco, Dei – ripeté. – Tu prima di me non sapevi nemmeno che cosa volesse dire-
– Smettila – ringhiai, tremando come una foglia.
Stavo cadendo nella sua trappola, il suo sorriso ed i suoi occhi mi fecero capire quanto stesse godendo di quella situazione. – Quindi tuo fratello non lo sa.
– Non è successo niente – mentii io.
– Il modo in cui vi guardate dice altro – sghignazzò.
– Non è vero. Smettila – mormorai, con le lacrime agli occhi.
– Vediamo che ne pensa tuo fratello – continuò lui. Indicò mio fratello e fece per andare da lui.
Annaspai. Mi guardai attorno, come per cercare aiuto. Vidi tutto nero. Il mondo tremò sotto di me. Perché mio fratello aveva già la pulce nell'orecchio a causa di Callie...
Trattenni il respiro.
Afferrai il suo costume da dietro.
Girò il viso verso di me, sopra la spalla. – Dei, proprio davanti a tutti?
Il petto fu scosso da respiri tremolanti. Iniziai a tremare come una foglia. Rise delle mie emozioni.
Fui su di lui in un secondo.
Aiden trasalì.
Catturai le sue labbra e lo strinsi a me.
Mi strinse a lui, abbracciandomi come se non volesse più lasciarmi andare. Passai le dita sulla barba appena ricresciuta, continuando a baciarlo profondamente, senza pensare alle persone che ci passavano accanto, fischiando.
Gli mordicchiai delicatamente il labbro inferiore, facendolo gemere. Quindi mi allontanai, per osservare la sua espressione. Della gelosia e della rabbia non c'era più spazio.
Avevo smesso di provare qualcosa.
Tutto era grigio.
Mi sorrise. – Ci vediamo tra cinque minuti in camera – disse, prima di andarsene.
Mi sentii pesante. Mi sentii sporca e tradita.
Mi guardai attorno. Tutti i ragazzi attorno a me ridacchiavano. In effetti, avevo un po' esagerato, ma conoscevo Aiden: era l'unico modo.
Sobbalzai.
Dentro la piscina c'era Ryan e mi stava fissando. Vidi tutta la sua delusione in quegli occhi blu, ma anche la rabbia. Aveva appoggiato il braccio sul bordo della piscina, come ad appoggiarsi comodamente; tuttavia, il suo corpo sembrava una statua. Era rigido ed il suo viso diventò una maschera di apatia.
Chiusi le labbra, osservandolo. Mi aveva guardato per tutto il tempo? Arrossii ancora di più.
Feci un respiro profondo, stanca. Non sapevo nemmeno io cosa aspettarmi. Adesso forse non avevo altra scelta, se non quella di stare insieme ad Aiden. Per la gioia di Ryan.
Uscì dalla piscina e si avvicinò a me, continuando a fissarmi seriamente. Quando pensai che si sarebbe fermato, mi passò oltre. – Ryan... – mormorai. Troppo tardi pensai al fatto che non mi sarei dovuta nemmeno giustificare, non con lui.
– Non parlarmi – sbottò lui, girandosi immediatamente verso di. Torreggiò su di me con gli occhi nei miei ed il dito puntato su di me. – Dopo tutta la merda che è successa pochi giorni fa, adesso decidi di prendere e baciarlo come se... – Girò il viso altrove, cambiando idea. Ridacchiò, nervoso. – Sai una cosa, Deitra? Non mi interessa. Fai quello che vuoi.
– Certo che faccio quello che voglio! – esclamai, arrabbiata.
– Sì, certo che fai quello che vuoi – convenne lui. – Però non contare su di me. Perché se fossi intelligente sapresti che quello che è successo pochi giorni fa non è sano – ringhiò. – Qualsiasi cosa ci sia tra voi, questa cosa assolutamente tossica... io non voglio saperne niente, è chiaro? Perché non è normale, cazzo. Fino a pochi giorni fa lo stavi letteralmente picchiando ed oggi...
Non riusciva a dirlo.
Non riusciva a dire quello che avevo appena fatto.
– Non importa. Non importa se fino a pochi minuti fa lo stavi respingendo, non importa se quello che ti stava dicendo ti stava facendo tremare dalla rabbia, vero? – chiese, rabbioso. Rimasi in silenzio. Scosse la testa, come scioccato. – Esatto. Non importa. Te l'ho già detto, c'è qualcosa che non mi dici di questa relazione, ma ho smesso di interessarmene nel momento esatto in cui hai deciso di eccitarlo qua, davanti a tutti.
Arrossii.
– Perché è stata una decisione, vero? Non è stata una cosa dettata dalla passione – riprese.
Non parlai.
Mi guardò negli occhi, ancora arrabbiato. – Fai come vuoi. Non dire niente. Io non ne voglio sapere più niente.
– Perché sei così arrabbiato?
Si ravvivò i capelli, mordendosi il labbro inferiore per non ridere, sempre più nervoso. – Perché a me i giochetti che fanno le coppie come voi fanno proprio incazzare – replicò freddamente.
Feci per parlare, quando Callie urlò: – Corri, andiamo a ballare!
Mi trascinò via. Ryan si girò per guardarci salire su un tavolo per parlare insieme ad altre ragazze. Scossi la testa, ma Callie mi fece ingurgitare uno shot ed iniziò a muovere i fianchi. Sotto di noi, cinque secondi dopo, piombò mio fratello, furioso con entrambe.
Ryan entrò immediatamente in casa, la rabbia mascherata da apatia.
Spazio Autrice:
Ciao ragazzi!
Aiden è sicuramente un personaggio problematico, ed ha appena iniziato a creare problemi. Sebbene una parte di me sia molto legata al suo personaggio, è tutto ciò che c'è di tossico. Questo è solo l'inizio.
Tutti i personaggi che sono presenti in questo "libro" hanno una storia e non sono mai "cattivi" per scelta.
Aiden ha un passato piuttosto difficile ed un padre piuttosto complicato.
Non lo sto assolutamente giustificando, anzi colgo la palla al balzo sottolineando che il revenge porn in Italia è punito con la reclusione da uno a sei anni e con la multa da euro 5.000 a euro 15.000.
Anche Louisa, che abbiamo conosciuto appena, ha una storia e non sarà affatto un personaggio odiato... o almeno spero.
Così anche Ben, che sembra sempre così superficiale e viscido, in realtà per Deitra sarà un ottimo amico ed un'ottima spalla su cui piangere... ma questo lo vedremo molto più in là.
Ne approfitto per avvisarvi che ho creato un account su TikTok e che pubblicherò alcuni spoiler, di tanto in tanto! Mi trovate come: xAcacia_.
Fatemi sapere cosa ne pensate della storia, mi fa sempre piacere leggere pareri e consigli.
Un bacio!
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