Capitolo 59: Proiettato
Per due giorni fui sopraffatta dagli obiettivi e dalle nuove idee.
Ryan mi lasciò tutto il tempo, senza mai chiedere informazioni. Mi lasciò spazio, per cercare di capire.
Io sapevo di voler stare insieme a lui, ma il suo continuare a stare così male per Lucas mi sembrava un motivo in più per essere trascinata di nuovo in quella spirale.
Maledizione, era morto, eppure io mi ritrovavo ancora nella sua spirale. Addirittura Ryan n'era stato inghiottito.
Ne parlai con la dottoressa, mi sfogai, ma non riuscii ad arrivare ad una soluzione. Non fino al giorno dopo. Cercai immediatamente una palestra specializzata e poi li contattai.
Una volta finito di vedere la palestra, pagai l'iscrizione e mandai un messaggio a Ryan per sapere dove si trovava. Mi rispose poco dopo, dicendomi che era già a casa, ma stava ancora lavorando. Quindi decisi di raggiungerlo.
Mi aprì, accennò un sorriso e tornò a sedersi sullo sgabello, davanti al suo pc portatile. – Sì, ci sono – borbottò. Mi resi conto che aveva le cuffiette. – Sì, mi sembra un'ottima idea. Chiama Jonson e chiedi un suo parare, ma direi che per oggi possa bastare. – Annuì, assorto, guardando lo schermo del pc. – Perfetto, buona giornata. Riposati.
Chiuse il pc e si tolse le cuffiette. Quando tornò a guardarmi, sembrò ancora un po' triste. – Ciao – si limitò a dirmi. – Tutto bene?
– Sì, e tu? – risposi, sedendomi accanto a lui.
Annuì, accennando un sorriso che però non arrivò ai suoi occhi.
Decisi di non indagare ulteriormente. Come sempre, avrei aspettato il suo momento. Quindi ne approfittai e posai la brochure sul bancone, senza aggiungere altro. Aggrottò la fronte ed afferrò immediatamente il pezzo di carta. Mi schiarii la voce. – È per me – dissi. – Mi sono già iscritta.
Non disse niente.
– Sono corsi di autodifesa – continuai. – Ho pensato potessero essere utili per i miei... attacchi.
Annuì. – È un'ottima idea, D – mormorò. – Ottima davvero.
Gli sorrisi dolcemente, afferrando la mano. – Dovrai stare ben attento a non farmi arrabbiare, Ryan – scherzai, infilandomi tra le sue gambe. Si mordicchiò il labbro inferiore per non ridere. Posai le mani sul suo petto ricoperto da una leggera camicia di lino. – Molto attento.
– Molto attento? – chiese, con un sorrisino.
– Molto – ripetei, guardandolo negli occhi.
Mi posò una mano sulla guancia e mi appoggiai totalmente su quella mano. Lo guardai, senza aggiungere niente, e lui sembrò studiarmi quasi con tristezza. – È tutto qua – sussurrò. – Dentro questi occhi. Tu non hai idea di quello che mi trasmetti soltanto guardandomi in questo modo.
Posai la testa sul suo petto e lo strinsi a me.
Sospirò e mi abbracciò, posando il mento sulla mia testa. – Ho una cosa stupida per te – annunciò. Alzai il viso per guardarlo negli occhi. Si schiarì la voce e si alzò dallo sgabello. Lo seguii, in silenzio. – Pensavo te ne fossi già accorta, visto la tua capacità di notare ogni singola stupidaggine... – Arrivammo all'entrata e si fermò proprio davanti alla madia. Prese delle seconde chiavi di casa e si girò verso di me. Chiuse le chiavi nella sua mano, mi sembrò leggermente imbarazzato e spaventato. – So che questa non è la casa dei tuoi sogni – disse, senza guardarmi in faccia. – So che è troppo in città, in un palazzo troppo moderno e che necessiti di una casa immersa nel verde... Ma mi farebbe piacere che avessi le chiavi. Per entrare ed uscire quando vuoi. Non ti sto chiedendo di venire a vivere qua, non ancora almeno... Vorrei che fossi libera di venire ogni volta che vuoi. – Per un secondo i nostri occhi si incrociarono, ma lui tornò a guardare un punto indistinto tra il mio mento ed il mio collo. – Per un primo momento, intendo. Poi per il futuro... Questa casa è in affitto, non l'ho acquistata, nonostante sia assolutamente vicina alla Jonson&Jonson. So che è troppo presto parlare di convivenza, di prendere una casa insieme, ma volevo farti sapere che io ci penso: al futuro con te. E mi ritrovo completamente dentro, proiettato.
Sorrisi, con le lacrime agli occhi.
– Insomma, volevo farti sapere tutto questo, per capire se effettivamente fossimo sullo stesso livello – continuò. – Potrebbe essere, quasi nessuna relazione è contraddistinta da due persone che provano esattamente le stesse cose.
Ridacchiai. – Ma che cosa stai dicendo? – chiesi. – Ryan, ti amo da quando sono piccola!
– Potrebbe essere comunque un amore diverso – borbottò. – E non sarebbe comunque un problema – ripeté. Sospirò. – Diamine, Deitra, vuoi queste chiavi o no?
Risi. – Certo che le voglio! – esclamai prima di fiondarmi sulle sue labbra.
– Di solito sono bravo coi discorsi – bofonchiò, con ancora le labbra sulle mie. Ridacchiai e tornai a baciarlo con dolcezza. Lo sentii fremere, quando aprii leggermente le labbra. Sospirò e posò le mani sui miei fianchi, stringendomi a lui.
Portai le mani tra i suoi capelli biondo sabbia, stringendoli. Annaspò ed iniziai a lasciare una scia di baci umidi sul suo mento e poi sul suo collo. Buttò la testa indietro, dandomi maggior accesso, e succhiai il suo punto sul collo, quello dove sapevo che era più sensibile.
Mi spinse indietro con veemenza, facendomi sedere sulla madia, e si infilò tra le mie gambe, facendo salire la gonna che portavo. Le sue mani vagarono lungo le mie cosce, esplorandole, mentre la sua bocca divorava la mia. Si spinse contro di me, gemendo lievemente.
Adoravo la sua voce, soprattutto quando era così impaziente.
Avvolsi le gambe attorno ai suoi fianchi, tirandolo a me. Posò le mani sulla madia, baciandomi la pelle esposta del petto.
Poi il suo cellulare squillò. Per un attimo non sembrò farci molto caso, poi abbassò distrattamente lo sguardo sul suo smart watch e ringhiò. Mi baciò con prepotenza, spingendosi contro di me, facendomi trasalire. – Puoi aspettarmi due minuti? – chiese, posando la fronte sulla mia.
– Cosa? – chiesi, non capendo.
– La chiamata... è importante – borbottò, senza dare segno di allontanarsi da me.
– Oh... – mormorai.
Sussultò. – Lo so... faccio presto – replicò.
Lo lasciai andare.
– Aspettami qua, torno subito – mormorò, con il respiro leggermente affannato.
Si allontanò velocemente, senza guardarmi e scuotendo la testa. Afferrò il telefono con un umore decisamente pessimo. – Che cosa succede? – ringhiò. – Sì, fai in fretta.
Mi avvicinai a lui, con le gambe leggermente malferme. Si girò verso di me, stringendo il cellulare. I suoi occhi seguirono il mio corpo, passando lentamente dalle mie gambe, al mio petto ed infine al viso.
– Non sono d'accordo – replicò in fretta. – No. – Rimase in silenzio, senza smettere di guardarmi. – Mi sembra una stronzata. Chi ha avuto questa idea?
Con il viso rosso, mi slacciai la gonna ed il tessuto mi scivolò addosso, arrivando fino alle caviglie.
Ryan rimase in silenzio un momento di troppo, trattenendo il respiro. – No e no – ringhiò. – Digli di non procedere. Non m'interessa. Non procedete in questa direzione. Domani...
Mi tolsi la maglietta. Rimasi davanti a lui con solo la biancheria intima.
Deglutì rumorosamente, osservando il mio corpo. – Domani risolveremo tutto. Ora...
Il reggiseno fece la stessa fine degli altri vestiti.
Ryan sussultò e posò immediatamente gli occhi sul mio petto. – Che cazzo... – mormorò. Alzò lo sguardo sul mio viso, maledicendomi in silenzio. Ridacchiai. – No, non ti sto ascoltando, Tate – ringhiò. – Perché ti ho già detto che per me è no. Non vi muovete. C-ci... – Mi girai ed andai verso la sua zona notte. – Ci vediamo domani mattina alle otto. Puntuali.
Attaccò. Lo sentii sbuffare.
Ormai avevo raggiunto la camera da letto.
Lo sentii raggiungermi, con una calma assurda. Si appoggiò allo stipite della porta, osservandomi con un luccichio malizioso, incrociando le braccia. Ero seduta sul letto, leggermente in imbarazzo. – Potrei abituarmi anche a questo – disse, la voce roca.
– A me nuda? – chiesi, rossa in viso.
– A te che ti spogli in quel modo davanti a me – replicò, avvicinandosi lentamente. – Ogni giorno.
– Non sarebbe male – mormorai.
– Affatto – sussurrò. Non si mise seduto sul letto. Con gli occhi dentro i miei, potei vedere la sua pupilla completamente dilatata. Posò le labbra sulle mie, senza baciarmi, e le mani finirono sui miei slip. Prese delicatamente il tessuto e quindi alzai distrattamente i fianchi, per permettergli di toglierli. – Sarebbe perfetto – concluse, prima di mettersi ai piedi del letto, con le ginocchia a terra, aprendomi leggermente le gambe.
***
Io e Ryan ci prendemmo un giorno per stare insieme, per parlare e confidarci. Aprii gli occhi, la mattina dopo, e guardai l'orologio sul comodino. Erano le sei e trenta di mattina.
Sentivo il corpo caldo di Ryan abbracciarmi da dietro, il suo respiro regolare e profondo sulla mia nuca. Non mi creava disagio, anzi mi faceva sentire stranamente normale. Con un respiro trattenuto, mi resi conto di quanto averlo nella mia quotidianità, dormire e mangiare insieme a lui fosse diventato normale, spontaneo.
Mi spaventava terribilmente, non mi era mai successo. Avevo avuto solo Aiden e lui... be', non aveva mai fatto realmente parte della mia quotidianità, della mia vita. Non ero abituata a condividere così tanto tempo della mia vita insieme a qualcun altro.
Eppure, mi sembrava passata una vita da quando Ryan mi teneva a debita distanza.
Questa era la mia vita, ora, e non mi dispiaceva affatto condividerla insieme a lui.
Lo sentii mormorare qualcosa di incomprensibile e nascondere il viso nell'incavo del mio collo, facendomi leggermente il solletico.
Trattenni un sorrisino e chiusi gli occhi.
Il suo cellulare vibrò. Aggrottai la fronte, era prestissimo per ricevere un messaggio.
Ryan borbottò un – Che cazzo... – e si girò per afferrare il cellulare. Aveva il sonno leggerissimo, ma lo sapevo da tempo ormai. Digitò qualcosa in fretta e poi riposizionò il cellulare sul comodino. Quando si rigirò verso di me, rimase per un attimo fermo. Poi sentii il suo indice posarsi sulla mia mascella e scendere, seguendo il profilo del collo e della spalla.
Ridacchiai, muovendo la spalla.
– Che ci fai sveglia a quest'ora? – mi chiese, con la voce ancora roca dal sonno.
– Stavo pensando... – mormorai, senza girarmi verso di lui.
– A cosa?
Ero stata fredda, in questo periodo. Mi aveva detto così tante cose carine, aveva fatto tanto... ed io lo avevo quasi lasciato. – A tutto questo – replicai. – A quanto mi piaccia stare con te ed a quanto tutto questo sia diventato... normale.
– Mmh – mormorò lui, tornando a nascondere il viso nell'incavo del mio collo, per poi stringermi a lui.
– Sei mai andato a convivere, Ry? – gli chiesi, di getto. – Oltre a mio fratello, intendo.
Si irrigidì per un attimo. – No – rispose. – Ho avuto solo un'altra relazione seria, più o meno... Be', forse due. Ma ero giovane e di certo non pensavo ad una convivenza.
– In effetti, stai diventando vecchio.
– Devo affrettarmi a trovare moglie, vero? – stette al gioco.
– Oh, sì – replicai ridacchiando. – Altrimenti diventerai vecchio e pieno di rughe. E nessuna ti vorrà più.
Sbuffò, facendomi rabbrividire. – Sono sicuro che sarò attraente anche a cinquant'anni, coi capelli brizzolati e le rughe – mormorò. La sua mano destra smise di stringermi ed iniziò a fare dei pigri cerchi sulla pelle esposta del mio fianco.
– Sei biondo – gli ricordai. – I biondi tendono ad avere solo i capelli bianchi.
– Non è vero! – esclamò, indignato.
Feci finta di irrigidirmi. – Oppure, potresti diventare calvo.
– I miei capelli non si toccano.
Ridacchiai. – Ci sono molti uomini adulti senza capelli.
– Mio padre è pieno di capelli – borbottò.
– Mi dispiace informarti del fatto che la calvizie si eredita dal padre della mamma – dichiarai.
– Ti sei informata! – esclamò. – Hai paura che possa diventare calvo e pieno di rughe?
– Ti amerei in qualsiasi modo – sussurrai, guardando la luce infiltrarsi dalle tapparelle chiuse.
– Qualsiasi? – chiese lui, rigido.
– Qualsiasi.
La sua mano destra si fermò sulla mia pancia. – E tu potresti diventare una di quelle donne fissate col tennis, o con un'altra attività, per non avere il corpo tutto moscio – scherzò.
– Io diventerò una bellissima donna, invece! – esclamai. – Avrò abbastanza soldi da potermi permettere un chirurgo estetico, così da tenere tutto a bada, senza esagerare troppo!
– Ah, quindi avrò una compagna o moglie tutta rifatta – commentò.
Risi. – Non sarò esagerata, lo giuro!
– Se lo dici tu...
Girai finalmente il viso verso di lui, oltre la mia spalla, e lui si alzò leggermente per guardarmi in viso. – Saremo una di quelle coppie che faranno invidia al mondo intero – mormorai, emozionata all'idea di poter invecchiare insieme a lui.
Mi accarezzò il viso, con dolcezza, e mi diede un lieve bacio sulle labbra. – Lo siamo già, amore mio.
Portai una mano dietro la sua nuca e lo avvicinai alle mie labbra, solo per baciarlo profondamente. Rispose immediatamente, aprendo maggiormente le labbra. Si tenne su con un braccio teso, mentre l'altra mano giocherellava con l'orlo della mia canottiera.
Quando inarcai la schiena, portando le natiche addosso a lui, lo sentii irrigidirsi. Quindi, non contenta, mi girai completamente verso di lui. Lo strinsi a me, portando la gamba sinistra sulle sue. Lo baciai con veemenza, e lui per un attimo sembrò troppo preso dal momento per fare altro se non rispondere. Il suo braccio destro mi strinse ed i suoi fianchi iniziarono a muoversi leggermente.
Poi il suo cellulare vibrò nuovamente. Era la sveglia.
Si irrigidì e la spense velocemente. Aveva il respiro accelerato. Mi guardò, in difficoltà.
– Dovresti andare a prepararti – gli dissi, con la voce ancora strana.
– Sì – mormorò, abbassando lo sguardo, cercando di neutralizzare il respiro. Si mise indietro i capelli, frustrato.
– Io resterò ancora un po' qua – scherzai, tornando a sdraiarmi sulla schiena.
Ryan tornò a guardarmi, passando dal viso, i capelli sparsi per tutto il cuscino, il mio sorrisino, il collo, il modo in cui la canottiera era leggermente alzata ed il seno rigido, ed il modo in cui il resto era tutto nascosto dalle sue lenzuola nere. Strinse i denti, la mascella contratta.
Tornò a sdraiarsi, per poi afferrarmi malamente il viso e baciarmi. Mugolai, soddisfatta, e lui rispose tornando a stringermi a lui. – L'appuntamento alle otto... – mormorai, mentre le sue labbra mi lasciavano baci umidi sul collo.
– Lasciali aspettare – borbottò, stringendo i fianchi. Mi tirò a sé, muovendo i fianchi, e sentii un brivido corrermi lungo la spina dorsale, fino allo stomaco. Trattenni il respiro, rispondendo ai suoi movimenti. – D... – mi chiamò, infilandomi la mano sotto la canottiera. – Ti ho già detto che queste canottiere e questi slip per dormire sono una tortura?
– Dici? – chiesi, mentre mi toglieva la canottiera.
– Sì – bofonchiò, prima di iniziare a baciarmi il seno. Inarcai la schiena, afferrandogli i capelli. – Si vede tutto.
– Tu dormi solo coi boxer – ridacchiai.
Lo sentii mordere un capezzolo, quindi trasalii e gemetti rumorosamente. Lo vidi sorridere, per poi abbassarmi gli slip, mentre passava a torturarmi l'altro seno. Appena le sue dita mi trovarono, lo sentii gemere. – Ti ho già detto che adoro sentirti già così per me? – mi chiese.
– Mi sembra di sì – mormorai, chiudendo gli occhi.
– Ti sembra... – ripeté a bassa voce, alzando lo sguardo su di me, con un sorrisino malizioso.
– Ryan! – esclamai, quando sentii due dita dentro di me.
– Sì... – sussurrò lui, muovendo la mano con deliziosa convinzione. Lo vidi togliersi velocemente i boxer, con un po' di problemi, ma non accennò nemmeno una volta a togliere la sua mano da me. Si avvicinò a me, portando la mia gamba sulle sue. Aggrottò la fronte, in difficoltà, quando abbassò lo sguardo sul mio corpo già umido di sudore. – Sei spettacolare...
Afferrai la sua mano e la allontanai, solo per avvicinare i fianchi ai suoi. Lo sentii trattenere il respiro. Ero leggermente goffa a causa della posizione, ma appena lui ci fece caso, mi aiutò, afferrandomi i fianchi ed entrando con un colpo veloce.
Sgranai gli occhi. – Ry!
Gemette, morendomi la pelle esposta. Ci muovemmo insieme, guardandoci negli occhi. Ryan aveva gli occhi semichiusi e la bocca aperta, che emetteva dei leggeri mugolii di tanto in tanto. Mi avvicinai al suo corpo, strusciandomi contro di lui, mentre dei brividi mi correvano lungo tutto il corpo. Annaspai.
Portò una mano sui miei capelli, ringhiando, mentre i suoi movimenti si facevano più decisi e meno dolci. E mi ritrovai a tremare, a causa delle sensazioni che mi stava facendo provare.
Abbassò i suoi occhi sul mio corpo, gemendo, fino al punto in cui eravamo completamente in contatto. Mi strinse con più vigore.
Si mosse con necessità. Fece una smorfia, come se fosse in sofferenza.
Quindi decisi di spingerlo, facendolo sdraiare sulla schiena. Mi misi sopra di lui e mi abbassai, accogliendolo nuovamente. Roteò gli occhi, mormorando il mio nome, mentre mi muovevo sopra di lui. Potevo vedere il modo in cui il suo corpo rispondeva al mio, il modo in cui il suo petto era sconquassato dai respiri corti ed irregolari.
Mi mossi sopra di lui con convinzione, veloce.
Si irrigidì, aprendo gli occhi, facendomi capire che era vicino all'apice. Si mise seduto, stringendomi a lui con un braccio e posando l'altro sul mio fianco sinistro, incitandomi a muovermi e spingendomi contro di lui quando sembravo averne bisogno.
Trattenne il respiro, guardandomi negli occhi, mentre il suo corpo si liberava dentro di me. Lo baciai, sentendo i brividi esplodere dentro di me, subito dopo.
Rimanemmo seduti in quel modo, ancora incastrati, con i respiri irregolari ed i cuori intrecciati.
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