Capitolo 41: Davanti a me

Due giorni dopo, tornammo al campus, per festeggiare il Capodanno coi nostri amici.

Papà non mi aveva più chiesto niente riguardo Ryan, tuttavia quando ero tornata in salone, dopo un po' più di tempo rispetto a Ryan, mi aveva guardato confuso. Al contrario di Dayna, che invece aveva capito tutto soltanto guardando il migliore amico di nostro fratello.

Ryan non mi aveva più rivolto parola per il resto della serata e si era limitato a salutare tutti da lontano, senza guardarmi.

Non avrei smesso facilmente di provare rabbia nei suoi confronti, perché il suo continuare a focalizzarsi sulla vecchia storia di Aiden mi creava più di un problema.

Io volevo soltanto dimenticarmi di quella storia. Ero stata fortunata questa seconda volta, perché non ero stata riconosciuta.

Il mio obiettivo era sempre stato quello di dimenticare, di buttare dentro, così infondo alla mia anima da renderlo quasi irriconoscibile come ricordo. Perché appresso a quei ricordi, c'erano l'angoscia, la rabbia, la tristezza... ma soprattutto il sentirsi completamente esposti, anche difronte a persone che non avevo mai conosciuto, il sentirsi derisi, guardati come un oggetto e non come una persona... C'erano stati giorni che, dentro quella scuola, io non ero più stata in grado di respirare.

L'unico modo era dimenticare.

Ryan non poteva entrare nella mia vita e buttare tutto giù. Non poteva farlo. Perché mi ero creata dei muri apposta: non si trattava di soffrire, non era un dolore simile a quello della perdita... era proprio mancanza di aria, mancanza di luce e di qualsiasi pensiero lucido.

Perché con quelle foto, mi era sembrato di aver buttato via anche il mio orgoglio, la mia dignità.

Col tempo mi ero resa conto: non era stata colpa mia.

Ma all'inizio non era stato così semplice, perché d'istinto uno tende a darsi la colpa per essere stato così ingenuo e stupido.

Non potevo e non volevo rivivere tutto.

Invece Ryan lo faceva, mi obbligava a rivivere tutto nelle sue parole, nelle sue confessioni a mio fratello e Louisa.

***

Proprio mentre stavo rientrando a casa, con le buste dalla spesa, la porta si aprì di scatto. Trasalii, ma davanti a me vidi l'enorme petto di mio fratello.

D'istinto, gli lanciai un'occhiata di fuoco, tuttavia pochi secondi dopo mi resi conto delle sue lacrime. Uscì da casa velocemente, senza guardarmi, e corse giù per le scale per andarsene.

Sospirai, con il cuore scalpitante di dolore. Lasciai le buste e mi diressi velocemente verso la sua macchina.

Lo vidi là, con la fronte appoggiata al volante, mentre continuava a dare pugni.

Lasciai che si sfogasse, fino a quando la disperazione prese il sopravvento, come la maggior parte di quegli attacchi di rabbia che aveva mio fratello.

Fu a quel punto che mi avvicinai. Entrai in macchina, prendendo il posto del passeggero, proprio accanto a lui. Non disse una parola, continuando a tenere il viso nascosto. Le spalle tremarono: stava piangendo.

Posai la testa sul poggiatesta, guardandolo. - Capisco il tuo sentirti terribilmente tradito - sussurrai. - Davvero, lo capisco. Ma devi sapere che, anche se al momento la tua testa ti dice tutt'altro, io ci sono e ci sarò sempre per te. E sono qua per dirti che devi dare un po' di spazio a Callie. La conosco e questo è l'unico modo per riaverla. Devi darle il tempo di metabolizzare. Il suo dolore è forte quanto il tuo, perché è spaventata. Ha paura che tu possa diventare un'altra persona, a causa di un egoismo che non ti appartiene. Sta a te adesso farle capire che sei disposto a fare quello che serve, per farla stare meglio. Non distaccarti del tutto, non farle pensare che tu ce l'abbia con lei... ma-

- Smettila.

Il cuore ebbe un sussulto. - Dan-

- Ho bisogno di stare da solo.

- Non hai bisogno di stare da solo - sputai. - Sei stato da solo per troppo tempo, Dan. Basta. È proprio la solitudine che ti sta facendo impazzire in questo modo.

Alzò il viso e mi guardò. - Io ti perdono, D - annunciò, facendomi venire le lacrime agli occhi. - Ho parlato tanto con Ryan, in questi giorni. Mi ha raccontato tutto e... va bene, lo capisco. Forse non avrei fatto la stessa cosa, ma ho capito la tua paura e va bene. Ma adesso ho bisogno di stare da solo.

Mi ritrovai a piangere. Una montagna di emozioni mi investì e non riuscii a far altro se non singhiozzare. Mi sentivo liberata da un peso, ma trattenuta da un altro; mi sentivo in colpa per tutto il dolore che gli avevo creato, ma anche più leggera grazie al perdono... sentivo un amore per mio fratello sproporzionato, che era collegato direttamente alla parte del mio cuore più pura, ma sentivo anche l'amore che provavo per Ryan.

- Sei la mia persona - mormorai. - Fammi esserci per te.

- Tu non sei più la mia - annunciò. - Ma ti voglio comunque bene, D.

Sentii qualcosa di profondo spezzarsi. Un dolore che quasi non mi fece respirare. - C-cosa?

- Farò quello che mi hai consigliato - mormorò, senza guardarmi. - Ma adesso esci dalla macchina.

- Dan-

- Non so che cavolo ti stia passando per la testa, D - enunciò scuotendo energicamente la testa. - Ma fino a quando non ti rimetterai la testa a posto, dubito di essere disposto a volerti nella mia vita.

- Sei mio fratello! - esclamai, ferita, continuando a piangere.

- Ryan stava cercando di spingerti a denunciare, D. Non mi ha detto il tuo segreto con cattiveria. Era veramente angosciato e per la prima volta l'ho visto con le mani legate - continuò. - Non lo vuoi capire.

- Spettava a me dirtelo. Inoltre, che cosa ha portato? - volli sapere. - Puoi fare qualcosa per eliminare il passato? No. E allora lasciatemelo dimenticare.

- Dimenticare - ridacchiò. - Pensi davvero di poterlo fare?

- Sì!

- E allora Ryan ha ragione: questa storia ti ha mangiata viva e non sembri ancora disposta a riemergere - borbottò. Scosse la testa e si asciugò le lacrime. - Se me lo avessi detto, forse per la prima volta in tutta la mia vita avrei agito diversamente. Per la prima volta, mi sarei limitato ad ascoltarti ed a spronarti, senza fare a pezzi nessuno. Invece, non me ne hai dato la possibilità. Mi hai lasciato fuori, mi hai lasciato indietro. Perché?

Mi tremò il mento, a causa del pianto. - Non volevo che mi guardassi in modo diverso. Come stai facendo adesso.

Scosse la testa. - Non è solo questo, c'è dell'altro: non volevi dirlo a nessuno, perché volevi soltanto dimenticare. Ma queste cose non si dimenticano, queste cose ti logorano dentro se le butti infondo.

***

Io e Callie venimmo invitate a casa di Ryan e mio fratello, per la festa di ritorno.

All'inizio, pensai di non andare. Tuttavia, quando poi Callie iniziò ad avere ripensamenti, mi ritrovati ad andare per cercare di salvare la relazione che aveva con mio fratello.

Mi limitai ad indossare dei jeans ed un maglione chiaro, non molto in vena di andare.

Nel pomeriggio mi arrivò un messaggio da Justin:

Ci vediamo più tardi a casa di tuo fratello?

Sorrisi sovrappensiero e gli risposi:

Pensavo volessimo vederci anche prima

Poco dopo arrivò la sua risposta:

Non mi tentare, piccola D 😉 Ci sono già cascato ieri

Ridacchiai e misi via il cellulare, facendo finta di non notare le occhiate di John, il quale era tornato a casa, sebbene con ancora alcuni dolori.

C'era un accordo silenzioso tra me e John: nessuno doveva fare domande. Io non potevo fare domande su Ian e lui non poteva farle a me riguardo Justin o Ryan.

Sapevo benissimo che questa situazione non mi avrebbe portato da nessuna parte. Volevo bene a Justin, ma non provavo altro. Anche il giorno prima, quando ci eravamo ritrovati a fare nuovamente sesso... non avevo provato altro se non piacere.

Il momento più brutto era il silenzio che avevo dentro quando mi ritrovavo accanto a lui, una volta finito. Quasi mi pentivo di averlo fatto, ma in fin dei conti mi trovavo bene a letto con lui e Ryan... Beh, Ryan ed io avevamo ricominciato ad ignorarci negli ultimi giorni.

Due giorni prima, mentre mi avvicinavo verso la mia macchina, al parcheggio del campus, avevo ritrovato Ryan e Katy tra i due palazzi del campus. I miei occhi avevano registrato più del necessario: lui che la baciava affondo, che le bloccava le mani accanto al suo viso, appoggiata al muro del palazzo. Avevo visto le guance rosse di eccitazione di Ryan e gli occhi semichiusi di Katy. Avevo osservato il modo di lei di tirarlo a sé, posando le mani sulle natiche di lui, e la risposta di lui, mentre le baciava il mento e ruotava i fianchi verso di lei.

Mi sarei imbarazzata nel vederli in quel modo, se solo il dolore non fosse stato così asfissiante.

Non ero andata a letto con Justin quel giorno, bensì il giorno dopo. Non lo avevo nemmeno previsto: era venuto a portarmi dei quaderni e, una volta entrato a casa mia, c'eravamo trovati a baciarci.

C'era qualcosa che non mi diceva. Lo vedevo quando, una volta venuto, si sdraiava e non riusciva a guardarmi. Iniziava a pensare, guardando alcuni punti della stanza, e poi mi diceva che non c'era niente. Ma qualcosa lo preoccupava, lo avevo capito.

Poco dopo essere arrivata alla festa, Callie sparì.... casualmente insieme a Dan. Ryan era ben presente, sul divano a ridere e bere con dei suoi amici, Justin compreso. Mi aveva salutato con un cenno del mento e poi aveva smesso di calcolarmi.

Mi andava bene, non provavo rabbia quando si comportava in questo modo, perché i problemi che avevo con lui erano ben altri.

Accanto a lui, di tanto in tanto spuntava Katy, la quale invece non mi aveva nemmeno salutato. Ryan non la faceva avvicinare troppo, anche soltanto quando lei provava a baciarlo, la scansava. Pensai che fosse una sottospecie di rispetto nei confronti di quello che mi aveva promesso: non farsi vedere troppo vicino insieme a lei.

Ryan sorrise ad una battuta di Justin e lo analizzò a lungo. Osservò ogni centimetro del suo viso, sorseggiando la birra. Nonostante questo, non mi sembrò esserci niente di sbagliato in quella situazione. Se Ryan non avesse voluto averlo intorno, si sarebbe potuto alzare ed allontanare. Invece stava là, ad ascoltare quello che aveva da ridire sull'ultima partita.

Mi mordicchiai un'unghia, ripensando al modo in cui mi ero ritrovata sotto Justin, soltanto il giorno prima. Probabilmente Ryan lo avrebbe saputo presto, dato il rispetto che Justin provava nei suoi confronti. Anche se non lo trovavo poi così sano, dire al tuo amico che ti sei fatto la ragazza che ama.

Presi un po' di vino rosso e lo sorseggiai, continuando a studiare la situazione. Quei due insieme mi stavano creando un po' di ansia.

- Ti vedo rigida, Bionda - se ne uscì Ben, ormai accanto a me. Mi sorrise maliziosamente. - Hai paura di uno scontro tra titani?

Ridacchiai, mordicchiando la plastica del bicchiere. - Non so che cosa aspettarmi, ma sono contenta che non si siano allontanati - borbottai. - Come stai? - gli chiesi poi, girando il viso verso di lui.

Aggrottò la fronte e mi sembrò pensarci un secondo di troppo. - Come sempre! Perché me lo chiedi? - volle sapere.

Lo guardai con dolcezza. - Perché te lo chiedo troppo poco - ammisi. - Anche tu sei quasi arrivato alla fine, o sbaglio?

Fece una smorfia. - Non proprio. Mi sono lasciato dietro qualche esame di troppo - borbottò. Mi diede una spallata. - Ma guardiamo il lato positivo: avrò più tempo per te.

Ridacchiai. - Sai che cosa ho notato, Ben? - gli chiedi, guardandolo sottecchi.

- Cosa? - rise lui.

- Che ci provi con tutte in modo superficiale - risposi. Il suo sorriso ebbe un piccolo spasmo. - Non penso tu ci abbia mai provato realmente con qualcuna di noi. È solo un gioco per te.

- Se vuoi che ci provi con te, basta che me lo dica, piccola D - scherzò nuovamente Ben, confermando la teoria che stavo elaborando da un po'.

Gli sorrisi. - Sei un bel ragazzo, Ben - continuai. - Se solo abbassassi tutte queste difese...

- Mi staresti dietro? - ammiccò lui.

Scrollai le spalle. - Perché non dovrei? - gli chiesi.

Smise di sorridere e mi guardò attentamente. Per un attimo sembrò quasi avere paura. - Non fare promesse, D. Consoci solo una parte di me.

Gli posai la mano sul braccio. - Tu hai conosciuto la parte più brutta di me, e sei ancora qua - mormorai. - Io ci sono per te, Ben. Sei mio amico.

Fece un sorriso forzato. - Ti ringrazio, D. Ora... ora vado.

Si girò ed andò sul terrazzo, come se avesse avuto bisogno di aria. Mi mordicchiai l'interno della guancia, sovrappensiero. Perché sapevo che c'era qualcosa di più in Ben, lo avevo visto e quella sera ne avevo avuto la conferma. Forse però non era ancora disposto a farmi vedere niente.

Callie e mio fratello tornarono dentro casa. Erano usciti, forse per parlare in privato. Dan la guardava di nuovo senza rabbia, i suoi occhi erano di nuovo pieni di un amore che probabilmente era più grande di molti altri. Si guardò attorno, assottigliò gli occhi quando vide Katy accanto a Ryan e poi mi cercò per tutto il salone.

Gli accennai un sorriso dolce, alzando il bicchiere nella sua direzione. - Bravo - gli mimai con le labbra.

Annuì e prese per mano Callie, la quale all'inizio si irrigidì. Le bastò girarsi a guardarlo, per rilassarsi completamente. Callie aveva molta paura di quella relazione. In realtà, forse aveva paura delle relazioni in generale, e come biasimarla? Ma sapevo che, con accanto mio fratello, si sarebbe ricreduta. Perché si, forse in questo periodo era uscita una parte piuttosto difficile di lui, ma non avevo mai incontrato persona più buona e genuina di lui.

Callie aveva bisogno di una persona semplice come lui.

Alcune persone raggiunsero Ben sul terrazzo.

- D, mi aiuti? - mi chiese Louisa.

- Certo! - esclamai, raggiungendola in cucina.

Le sorrisi dolcemente, quando mi diede delle pizzette calde da mettere su un vassoio. Sorseggiai il vino, continuando ad aiutarla.

Si schiarì la voce. - Stai bene? Dopo... quello che è successo qua l'ultima volta - chiese, guardandomi attentamente.

Sorrisi ed annuii, mentendo. - Certo, sto bene. Tu come ti senti?

Louisa non rispose.

La guardai sottecchi, leggermente innervosita dal suo modo di fare. Voleva dirmi qualcosa, ma non sapeva come o se farlo. Mi umettai velocemente le labbra e la rassicurai: - Puoi dirmi tutto. Mi dispiace vederti così preoccupata.

- Ho sentito che alla festa di Capodanno ci saranno anche Aiden e quel suo amico - annunciò.

Mi fermai di scatto e smisi di guardarla. Un brivido scosse l'intera spina dorsale e rabbrividii più volte. Accennai un sorriso e mormorai: - Non c'è problema.

- Non ho detto niente a Ryan... ma forse...

- No - la fermai, ferrea. Girai il viso verso di lei, che stava proprio accanto a me. Era una ragazza dalle gambe veramente lunghe, forse era alta quasi quanto Ryan. Per questo mi sentii una stupida quando d'istinto mi venne da incenerirla, dal mio scarso metro e sessanta. - Non lo deve sapere.

- Ti ha... Ti stava strozzando, D - mormorò.

- Tutto bene?

Sussultai, spaventata.

Daniel fece capolino, con un sorriso tirato. - Che cosa succede? - chiese.

- Niente - replicai velocemente. Gli sorrisi, porgendogli il vassoio pieno di pizzette. - Puoi metterlo sul tavolo sul terrazzo? Stanno andando tutti là, in previsione dei fuochi.

Prese il vassoio dalle mie mani, ma non si allontanò. - Hai gli occhi spaventati, D - mi disse a bassa voce. - Che cosa succede? Non tenermi più niente nascosto, per favore.

Mi mordicchiai il labbro, nervosa. - Non qua - sussurrai.

Dan annuì e si girò, per tornare in salone. Passò accanto al divano dov'era seduto Ryan e lo trovai a studiarci attentamente. Mi irrigidii, a causa di quel suo gesto inaspettato. Come sempre, non si nascose dietro a niente: continuò a guardare prima me e poi Louisa, prima di portarsi la birra alle labbra. Girò nuovamente il viso verso Katy, la quale stava parlando con Justin.

Buttai fuori l'aria.

- Hai intenzione di dirlo almeno a Dan? - mi chiese Louisa, porgendomi l'altro vassoio di tramezzini.

- No - sussurrai. - Devo solo... trovare un'altra scusa.

- Non pensi che questo possa portare altre conseguenze al vostro rapporto? - mi chiese.

Ripensai alle parole di Daniel. Mi aveva detto che in quell'occasione non avrebbe usato le mani, ma una volta scoperto quello che Aiden mi aveva fatto fisicamente... Non poteva saperlo. - Meglio questo, che vederlo andare via insieme alla polizia - mormorai.

- Dan-

- Daniel non si ferma - ringhiai, con le lacrime agli occhi. - In determinate situazioni, Dan non si ferma.

- Dico solo che... forse per una volta dovresti pensare a salvare te - cercò di dirmi lei, scostandomi una ciocca di capelli dal viso. - Ho paura per te, D.

Le sorrisi dolcemente. - Andrà tutto bene, vedrai.

Ma non n'ero sicura nemmeno io.

***

Quando i fuochi d'artificio fecero capolino, tutti gli amici di Dan uscirono, Ryan compreso, anche se non sembrava poi così interessato.

Ne approfittai per togliere le ultime cose sul tavolo all'interno, dato che stava per finire la serata. Posai le ultime bottiglie di birra e vino disponibili al centro del tavolo.

- Proprio non riesci a goderti una serata senza mettere tutto in ordine, eh? - mi prese in giro Justin, rientrando dentro casa.

Ridacchiai. - Dan non è bravo in queste cose - risposi semplicemente.

Si posizionò dietro di me e mi lasciò un leggero bacio sulla spalla. Sorrisi, ma non sentii nessun brivido. Mi strinse da dietro e mi chiese scherzando: - Prima ci hai provato con Ben o sbaglio?

- Beh, ci ho provato ma non ho avuto il risultato sperato - risposi ridendo, girandomi verso di lui.

- Ben ha un passato difficile - se ne uscì Justin serio. - Dagli un po' di tempo e vedrai che si aprirà di più con te.

- Con te l'ha fatto? - chiesi, appoggiandomi al tavolo.

- No... credo si sia aperto soltanto con Dan, in realtà - borbottò, posando le mani sui miei fianchi. Mi alzò per farmi sedere sul ciglio del tavolo.

- Dan? - aggrottai la fronte.

- Si, sono molto amici - aggiunse annuendo.

Guardai le persone fuori, in cerca di mio fratello e Ben, ma non vi trovai nessuno: erano troppo ammassati e c'era troppa gente.

- Sai che cosa sto pensando? - chiese.

- Cosa? - lo incoraggiai a parlare.

Fece una leggera pressione sulle cosce, incitandomi ad aprirle. Quando lo ascoltai, si posizionò in mezzo, stringendomi i fianchi. - Che potresti venire a casa mia, domani sera - rispose.

Ridacchiai, stando al gioco. Gli buttai le braccia al collo. - Pensavo non volessi più fare certe cose - lo presi in giro.

- Diciamo che ho cambiato idea - ammiccò.

- Fammici pensare... - continuai, guardando il soffitto. - Domani sera... dovrei proprio... vedermi con Ben!

Justin rise. - Sai vero che non c'è impegno tra me e te? - mi ricordò. - Possiamo andare con altre persone.

Ripensai a quello che era successo alla cena di Natale e mi ritrovai a mordicchiarmi il labbro inferiore. - Sì, lo so.

- Però ultimamente sei in cima alle scopate migliori, quindi... preferirei stare con te - rise Justin.

Alzai le sopracciglia. - Attenzione: potresti quasi alzare il mio ego smisurato - lo presi in giro, ma in realtà avevo le guance rosse per l'imbarazzo.

- Forse te lo meriteresti - ribatté Justin, carezzandomi le cosce. - Diciamo che-

Sentii alcune persone rientrare in salone e quindi, d'istinto, slacciai le mani dal suo collo e mi allontanai, posando le mani sul tavolo. Cercai di scacciarlo, per chiudere le gambe e scendere, ma non sembrò rendersi conto della situazione.

Con la coda dell'occhio notai immediatamente la figura alta di Ryan entrare. Non riuscii ad intravedere altro, se non che stava accanto a mio fratello.

- C'è gente, Jus - dissi a bassa voce, posando le mani sul suo petto per incoraggiarlo ad allontanarsi.

Sentii Ryan, a pochi passi da noi, dire: - Scusami, Dan.

Un secondo dopo, Ryan prese di scatto la maglietta di Justin da dietro. Vidi gli occhi di Justin sbarrarsi, mentre veniva trascinato via da me con aggressività.

Alcune persone si allontanarono, spaventate.

Ryan non mollò la presa da Justin. Torreggiò su di lui e lo sentii ringhiargli addosso: - Ti sei forse dimenticato della nostra chiacchierata?

- Scusami, pensavo stessi fuori - rispose immediatamente Justin.

Scesi di corsa dal tavolo per cercare di far allentare la presa di Ryan sulla maglietta di Justin. Non mi guardò nemmeno. - Non me ne frega un cazzo - ringhiò Ryan, strattonandolo per la maglietta. - Posso stare fuori o anche dentro. Davanti a me così non la tocchi!

- Cosa?! - trillai, scioccata. - Di che cosa stai parlando? - chiesi, agitata. Arpionai il maglione di Ryan, per cercare di attirare la sua attenzione, visto che stava stringendo la maglietta proprio all'altezza del collo, mozzandogli il respiro. - Lascialo stare, Ryan. Gli fai male!

Ryan lo lasciò spingendolo via. Justin fece alcuni passi indietro, tenendo a malapena l'equilibrio.

Mi sembrava di avere un groppo così grosso in gola da poter rimettere da un momento all'altro. Tutti si erano fermati a guardarci. Non respiravo, riuscivo a vedere soltanto sprazzi di visi, di occhi... che ci guardavano.

Sentivo il mio respiro forte ed irregolare, quasi come se fosse stato l'unico rumore all'intero di quella stanza piena di gente.

- Vattene via, adesso - ordinò Ryan.

Justin annuì. - Va bene, me ne vado. Mi dispiace, pensavo stessi fuori - ripeté.

- Ti ho già detto che non me ne frega un cazzo. Levati dalle palle - digrignò i denti Ryan.

Justin uscì velocemente, senza guardarmi.

Mi vennero le lacrime agli occhi, a causa dello stress.

- Abbiamo trovato la persona che riesce a svegliare Ryan dall'apatia - commentò un ragazzo. Per il panico, non riuscii nemmeno ad individuarlo.

Ryan si girò verso di me, con il petto stravolto dal respiro affannato. - Via. Anche tu. Subito.

Non riuscii a reprimere un'espressione rabbiosa. - Tu non mi cacci da casa di mio fratello - mormorai, per cercare di non farmi sentire dagli altri, avvicinandomi a Ryan. - Non sono la puttana di nessuno, figurati la tua. Che è questa storia di Justin?

- Fattela dire da lui, visto che siete tanto in confidenza - mi ringhiò contro Ryan. - Esci-da-casa-mia.

Tremai a causa della rabbia che sembrava infuocare le vene dentro il mio corpo. - Non puoi limitare gli altri per le tue manie.

- Le mie manie? - si prese gioco di me, avvicinandosi pericolosamente. - Io ho allontanato Katy per tutta la serata, perché c'eri tu. E queste sarebbero le mie manie? Che mi dici di quello che ci siamo detti mesi fa?

Mi costrinsi a non piangere difronte a lui. - Non pensavo saresti rientrato così presto - mormorai.

- Rientrato o no, stavo qua - mi disse. - Ora vattene.

Alzai il mento, furiosa, con le lacrime agli occhi e le mani chiuse in pugni.

- È proprio la sorella di Dan, eh?! - scherzò un altro.

- Ok, basta - si intromise mio fratello, allontanandomi da Ryan. - Ti accompagno a casa, D.

Non mi feci trascinare. Non feci alcuna scenata. Non era da me. Con la testa bassa a causa dell'imbarazzo, mi diressi verso la porta, accompagnata da mio fratello.

Mi portò a casa, parcheggiando la mia macchina accanto a quella di Callie. Sospirò e girò il viso verso di me. - Ti devo fare la ramanzina? - mi chiese.

- No - risposi semplicemente, asciugandomi le lacrime che non smettevano più di scendere contro la mia volontà.

- Deitra... l'unica cosa che ti dico, da fratello, è di lasciare stare Ryan per qualche giorno almeno - se ne uscì. Girai il viso verso di lui, come scottata, perché la mia intenzione era quella di andare a casa il giorno dopo per fare la scenata che non avevo potuto fare quella sera. Scosse la testa. - Non parlargli. Ho visto poche volte Ryan così arrabbiato e so benissimo che non va sulle leggere quando sta così.

- Non mi fa paura - ringhiai. - Mi ha trattato come una puttana.

Sospirò. - Lui e Justin avevano parlato - mi avvisò. - Ryan sapeva che tra te e Justin c'era dell'attrazione, quindi quando Justin gli ha detto che avrebbe chiuso con te, per non rovinare l'amicizia con lui... Ryan ha preferito lasciarvi fare. Gli ha chiesto semplicemente di non fargli vedere scene di voi due, di cercare quindi di mantenere la distanza quando c'era lui presente. E Justin ha accettato senza battere ciglio.

- Non spettava a lui - borbottai. - Ma lo capisco, anche a me non fa piacere vederlo in atteggiamenti intimi insieme a Katy. Quello che ha fatto però... Mi ha resa la puttana di turno, Dan.

Scosse la testa, non convinto. - Ryan ha fatto in modo di tenere le distanze con Katy per tutto questo tempo, quando c'eri tu...

- Non l'ha fatto - ringhiai. - Li ho visti tenersi la mano, abbracciarsi, stare-

- Non l'hai mai visto tra le sue gambe, D - mi fermò Dan, arrabbiato. - A me non frega più un cazzo. Ci ho perso le speranze anche con te, ma... Ryan è innamorato di te, da quello che ho capito, e stasera ha visto un suo amico in mezzo alle tue gambe.

Arrossii e delle immagini di Ryan che si spingeva contro Katy mi invasero la mente. - L'altro ieri li ho visti, al campus - borbottai, così ferita da poter quasi sentire il cuore sanguinare. Era come se avessi un buco nel petto che non poteva più essere riempito. - Lui... lui la teneva attaccata al muro e-

- Non sapeva che fossi là - mi interruppe.

- Però li ho visti! - esclamai. - Ho fatto qualcosa? No! Me ne sono andata.

Dan mi guardò e sembrò vedermi per la prima volta dopo tanto tempo. - Mi dispiace, D. Non so che altro dire, se non di lasciarlo stare. Quello che vedrai adesso... sarà un altro Ryan.



AVVISO:

D'ora in avanti, la storia prenderà una piega un po' più complicata e tossica. Ryan non sarà più così clemente ed uscirà il suo lato più rude.
Ci saranno scene violente.

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