Capitolo 4: Finirà male stasera
Passarono giorni interi. Giorni in cui cercai di vedere mio fratello senza il suo migliore amico. Giorni in cui mi sembrava di essere pesante come un tir.
Forse avrei preferito non sapere la verità, non sapere che in realtà Ryan provava qualcosa nei miei confronti, anche se probabilmente era solo attrazione fisica.
Mio fratello aveva cercato di farmi incontrare con il padre di Ryan, ovvero il signor Mark. Lo conoscevo da anni, ma era sempre stato un uomo molto freddo e dopo la fuga della moglie era peggiorato ancora di più. Mi aveva sempre messo molto a disagio, molto di più del figlio.
Ovviamente pensare di poter lavorare in azienda con Ryan mi mandava in agitazione. Per questo avevo deciso di continuare a lavorare al Drake. Dopotutto, mi trovavo bene anche coi miei colleghi, con cui scherzavo molto.
Almeno fino a quando mio fratello non decise di presentarsi proprio al Drake, il posto dove lavoravo. Non appena varcò la porta, delle mie colleghe sospirarono. Il mio sorriso svanì. SSi avvicinò a me con convinzione e mi salutò: -- D, buonasera! Mi siedo ad uno dei tuoi tavoli, dimmi dove.
- Che diavolo ci fai qua? - volli sapere io. - Lo sai che non voglio.
Mio fratello non aggiunse niente, continuando a guardarmi con un sorrisino, fino a quando non capì che facevo sul serio. Quindi si girò verso una mia collega, Denise, e disse: - Ciao tesoro, saresti così gentile da dirmi dove sedermi?
- Posso servirti io! - esclamò Denise.
Mio fratello sorrise ancora di più e le si avvicinò. - Magari la prossima volta. Oggi ho un compito importante.
- Che cosa vuoi, Dan? - sputai io.
- Vieni, ti accompagno! - squittì Denise.
- Denise! - esclamai io. Non mi ascoltò. Dan seguì la ragazza ad uno dei miei tavoli, dopo avermi lanciato un'occhiata soddisfatta. Sbuffai, nervosa, perché era evidente che mio fratello avesse qualcosa in mente.
Gli portai bruscamente i menù e me ne andai, per servire altri tavoli. In realtà, mi ero già abituata anche alle occhiate che mi lanciavano i ragazzi, brilli o meno. All'inizio mi facevano sentire molto a disagio, poi ero passata a provare solo un po' di nervosismo.
Ignorai completamente mio fratello, il quale sembrò quasi godere della sua vittoria. Mi misi a scherzare con le ragazze ed il mio capo, a pulire il bancone ed a mettere in ordine. Fu proprio in quel momento che sentii il pavimento sotto i miei piedi tremare.
Dalla porta entrarono Ryan e suo padre. Il primo aveva una camicia bianca e dei jeans, i capelli leggermente scompigliati ed il viso che esprimeva quasi disgusto. Si guardò attorno ed i suoi occhi si fermarono su di me. La mascella si indurì e guardò immediatamente altrove. Mi sentii avvampare.
Capii tutto il piano di Dan.
Mio fratello urlò per attirare l'attenzione dei nuovi arrivati, per poi guardarmi. Scossi la testa, assolutamente infuriata.
Scossi la testa quando Dan alzò la mano per farmi capire che erano pronti per ordinare. Mi avvicinai senza alcuna grazia. - Ciao, che vi porto?
- Buonasera, Deitra! Ti trovo... bene! - esclamò il padre di Ryan.
- La ringrazio - mormorai io, in imbarazzo. Non poteva trovarmi bene, coi capelli puzzolenti raccolti in una coda alta, il trucco probabilmente colato ed il completino che lasciava quasi tutto il mio corpo scoperto. - Quindi?
- Per me una birra chiara, per Dan uno di quei cocktail di merda e per mio padre un calice di prosecco - disse Ryan, parlandomi e guardandomi per la prima volta dopo tanto tempo. L'osservai, quasi rapita, mentre le parole dell'ultima sera passata insieme mi continuavano a ruotare in testa. Scrollai la testa, per riprendermi, e feci finta di scrivere tutto sul taccuino. Con ancora le guance in fiamme, sorrisi al papà di Ryan e mi diressi verso il bancone.
Chiesi a Denise di preparare il tutto, mentre io cercavo di rintanarmi in bagno. Mi guardai allo specchio, con il cuore a mille. I capelli erano tirati e fissati dalla lacca, tuttavia avevo la pelle molto lucida ed effettivamente il trucco era leggermente colato. Cercai di rinfrescarmi e levare il trucco in eccesso, per poi abbassare leggermente il top e la gonna. Sbuffai e mi venne quasi da urlare per l'ansia.
Il signor Mark non mi vedeva da anni, probabilmente da quando avevo l'apparecchio fisso ai denti ed i capelli sempre gonfi a causa dell'umidità. Ed ora era costretto a vedermi in questa divisa striminzita. Mi sentii dannatamente stupida.
Sentii la rabbia crescere nei confronti di mio fratello. Trattenni le lacrime ed uscii giusto in tempo per andare a servire mio fratello e gli altri. Senza aggiungere una parola, posai il tutto sul loro tavolo ed osservai con la coda dell'occhio Ryan muoversi nervosamente sulla sedia, per poi toccarsi la fronte sospirando sonoramente. Grazie alla musica alta, mio fratello non sentì niente, ma dopotutto era troppo impegnato a cercare ragazzi intenti ad osservarmi il didietro.
Mark non staccò gli occhi da me, con un sorriso triste.
Mi raddrizzai immediatamente e tornai dietro il bancone, con le mani sudate.
Mi si avvicinò Denise. - Certo che anche l'amico di tuo fratello è proprio un bel ragazzo! - esclamò, guadagnandosi un'occhiataccia. - Cosa c'è? Non lo pensi anche tu?
Deglutii. - Lo conosco da quando sono piccola.
Denise si mise a ridere. - Non mi dire che lo vedi come un fratello, perché non ci credo. Sei troppo nervosa.
- Sono nervosa perché mio fratello sta cercando di sterminare tutti i ragazzi presenti in questo posto - mormorai io. - Non è una semplice visita, Denise. Mio fratello a tratti sa essere abbastanza intelligente.
- A proposito di tuo fratello, ma è single, vero?
Annuii, ripensando alla mia coinquilina. - Sembrerebbe così.
- Sembrerebbe? Qualcuna gli ronza intorno?
Ridacchiai. - Fai prima a chiedermi chi non gli ronza attorno - borbottai io.
- Cioè?
La guardai, perché l'unica con cui proprio non riuscivo a trovarmi era lei e quella sera non solo dovevo subirmi lei, ma anche mio fratello. - A te piace avere qualcuno che sai di poter avere in qualsiasi momento, Denise? - le chiesi.
Aggrottò la fronte. - In che senso?
Scossi la testa. - Che a mio fratello, come qualsiasi persona, piace quello che non può avere.
Osservò mio fratello. - Mi stai consigliando di ignorarlo?
Scrollai le spalle. - Non so dare consigli. Però cerca di non dargliela vinta - borbottai. Notai un ragazzo alzare la mano per attirare la mia attenzione, quindi afferrai il taccuino e mi avvicinai al tavolo, poco lontano da quello di Ryan.
- Buonasera, che cosa posso portarvi? - chiesi io, senza guardarli, accennando un sorriso.
- Una bionda.
Osservai il ragazzo, il quale era intento a sogghignare. Ringraziai la musica, così alta da non far sentire niente a mio fratello, il quale stava scherzando con il papà di Ryan. Sorrisi. - Certo, una Blanche va bene?
- Non proprio.
Iniziai a sentirmi in imbarazzo. - Ok, una Weiss allora?
- Il tuo numero?
Deglutii sonoramente, il viso in fiamme. Osservai il ragazzo dai capelli scuri e gli occhi quasi neri. Sorrisi dolcemente. - Sono solamente una cameriera.
- Ed io vorrei solamente il tuo numero - continuò.
- Dai basta, non te lo vuole dare - se ne uscì un suo amico. Lo ringraziai sorridendogli. - Portagli una Blanche. Per me un mojito e per lui una Coca Cola.
Annuii e mi affrettai ad andarmene. Proprio mentre stavo preparando l'ordinazione, Ryan si avvicinò al bancone. Il cuore iniziò a battere velocemente, Denise si fermò ad osservarlo, facendo aumentare ancora di più il mio nervosismo.
- D, vorremmo fare un secondo giro - disse, appoggiando gli avambracci sul bancone ed osservandomi.
Annuii, senza guardarlo, perché qualcosa mi fece capire che invece lui aveva sentito tutto. - Arriva subito. Porto questi e sono subito da voi.
- Questi può portarli Denise, non è così? - disse Ryan, dopo aver osservato la targhetta della mia collega, la quale gli sorrise maliziosamente.
- No, sono miei clienti. Arrivo subito.
- Ma sono sicuro che a Denise non dispiace, giusto? - chiese lui, ammiccando.
- Affatto!
Lanciai un'occhiataccia a Ryan. Da quando utilizzava il suo essere così affascinante per cose inutili? La gelosia fece capolino, facendomi impuntare ancora di più. - Vai al tuo tavolo, Ryan. Arrivo subito - dissi, la voce di chi non ammette altro.
Ryan mi osservò, affatto contento. - Deitra.
- Ryan - ringhiai io, osservandolo negli occhi. La rabbia continuò a bollire dentro le mie vene, quindi guardai Denise per farle capire che si doveva allontanare e sembrò capire immediatamente. - Tu non mi puoi dire come lavorare - dissi io, facendo finta di sorridere per non far insospettire nessuno, in primis mio fratello. - Oltretutto da quando parliamo di nuovo? Pensavo mi avessi detto di starti lontano, eppure stasera ti trovo qua.
Divenne di pietra. - Purtroppo, tuo fratello quando si mette in testa una cosa è difficile da dissuadere - borbottò lui. - E non posso dirgli che semplicemente non voglio vederti.
Sentii un dolore al petto. Sorrisi. - Vai. Tra poco vengo.
- Perché diavolo devi tornare là?! - volle sapere lui, avvicinandosi ancora di più al bancone.
- Perché diavolo ti interessa?! - esclamai io.
La sua rabbia sembrò svanire all'istante, come se gli avessi lanciato una secchiata d'acqua addosso. Capii quindi che non si era posto quella domanda, probabilmente perché non lo voleva ammettere. - Non voglio che ti capiti niente, D.
- Non hanno fatto niente.
- Ah no? - chiese lui. - Si vedeva da lontano che ti sentivi a disagio ed a giudicare dal sorriso del ragazzo dai capelli scuri mi sembrava proprio-
- Ma ti rendi conto?! - ridacchiai io. - Senti, Ryan, io non so che cosa ti stia accadendo, ma... - Scrollai la testa. - Quando ti ho chiesto di uscire, mi sei sbottato a ridere in faccia. Quindi fammi il piacere di farti gli affari tuoi e vai a sederti.
- Non ti volevo offendere. Ero ubriaco.
Lo guardai negli occhi, per cercare la verità. - Ti stai scusando?
Scrollò le spalle. - Non volevo ferirti. Tutto quello che ti ho detto quella sera non era programmato, mi sono sfogato con te e non è stato giusto. Mi dispiace.
Sbattei le palpebre più volte. - Tu...
- D, non provarci con Ryan! - mi prese in giro mio fratello, urlando.
Avvampai.
Finirà male stasera - borbottò. - Cerca di non farti vedere da tuo fratello.
Si allontanò dal bancone e tornò dal suo amico.
Sbuffai, ancora più confusa. Andai a servire i ragazzi e mi affrettai ad andare a preparare l'ordinazione per gli altri.
Il piano di mio fratello era piuttosto chiaro: voleva far vedere al signor Mark il posto dove stavo lavorando, per fargli pena e spingerlo a chiedermi di lavorare da lui. Ma io stavo facendo di tutto per provargli che stavo bene, che mi divertivo nonostante l'orrenda uniforme.
E ci riuscii, almeno fino a quando, proprio mentre stavo per girarmi verso i miei tavoli, pronta a portare un ordine, un ragazzo mi venne addosso e la birra mi si rovesciò sulla divisa.
Ci fu un momento di gelo, il ragazzo sgranò gli occhi fissi sul mio petto. Divenni di pietra, il viso completamente rosso dall'imbarazzo.
- Porca troia, mi dispiace un sacco!
- Ok, emh... Deitra, perché non vai un attimo in bagno? - mi chiese Denise.
Annuii e cercai di dirigermi verso il bagno velocemente.
Poi sentii una sedia fare rumore ed un tonfo. Mi girai verso il rumore. Mio fratello era rosso dalla rabbia e stava guardando in cagnesco un ragazzo poco lontano da me. Ryan posò una mano sulla spalla di Dan per fermarlo. Il padre di Ryan si limitò ad osservare la situazione, seduto.
- Daniel - lo chiamai io.
- Ripetilo se hai il coraggio, avanti! - urlò mio fratello.
Aggrottai la fronte e posai gli occhi sul suo migliore amico. - Ryan?
Quest'ultimo annuì guardandomi, facendomi capire che aveva la situazione sotto controllo. - Forse è ora di andare via, Dan.
- Solo se esce anche questo stronzo insieme a noi - esclamò mio fratello, indicando il ragazzo.
- Che cosa sta succedendo qua? - chiese Sean, il mio responsabile.
Trattenni il respiro.
- Niente, niente, ce ne stavamo andando - disse il ragazzo, alzandosi dalla sedia. Mi diede un'ultima occhiata e questo fece scattare mio fratello.
Ryan riuscì ad afferrarlo in tempo, tuttavia Sean non la prese affatto bene.
Vennero cacciati ed io ricevetti una grande strigliata da Sean.
Una volta in macchina, non pensai nemmeno un attimo di tornare a casa. Mi ritrovai direttamente davanti casa di mio fratello. Bussai ripetutamente, senza aspettare, e mi venne ad aprire il suo coinquilino.
- D, immaginavamo...
- Dov'è? - ringhiai io, andando verso la porta di camera sua. Non aspettai nemmeno la risposta di Ryan. Semplicemente spalancai la porta.
Mio fratello mi guardò con gli occhi spalancati, poi sbuffò. - D, scusami...
Mi avvicinai a lui e gli mollai uno schiaffo.
Ci fu un silenzio agghiacciante.
- Aia! Che cazzo, D! - esclamò poi mio fratello, toccandosi la guancia.
- Mi hai fatto fare una figura di merda assurda, Daniel! - urlai io. - Ti avevo chiesto di non immischiarti in queste cose!
- Ci ho provato! Ma quello stronzo ha iniziato a fare battute sul tuo seno ed io...
- Fanculo! Hai dei problemi mentali, ti rendi conto vero?!
Mio fratello divenne bianco cadaverico. - Come? - chiese, ferito.
- Non sono la tua cazzo di bambina. Lasciami vivere. Con te così attaccato, non riesco nemmeno a respirare - ringhiai, prima di girare i tacchi ed andarmene. Notai con la coda dell'occhio il signor Mark seduto sul divano. Mi salirono le lacrime agli occhi, ma non aggiunsi altro. Non guardai nemmeno Ryan. Uscii di casa e sentii la porta chiudersi alle mie spalle.
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