Capitolo 34: Ciao piccola DeiDei

"Le nostre paure sono come mine che esplodono non appena qualcuno vi appoggia un piede sopra."

Emanuela Breda



C'era qualcosa di rassicurante nel dolore. Forse era per questo che mi ci tuffavo puntualmente. Forse era per questo che me ne stavo là, ad ascoltare Callie e Daniel litigare a causa mia, senza muovere un dito o alzare il viso da quella piccola crepa che c'era sul tavolo di mio fratello.

- Non so nemmeno perché te la sei portata! - tuonò mio fratello indicandomi. - Non fa altro che peggiorare la situazione tenendo il broncio in quel modo.

- Non sto tenendo nessun broncio - bofonchiai, senza staccare gli occhi dal tavolo. - Ma vi state ammazzando inutilmente.

- Stanne fuori, D! - tuonò ancora mio fratello.

Alzai gli occhi al cielo e cercai di rimanere in silenzio, ma quando sentii mio fratello urlare contro alla mia coinquilina che non poteva più fidarsi di lei, sbuffai e chiesi: - Daniel, avresti mai confessato un segreto di Ryan a Callie?

- Che cosa c'entra questo? - volle sapere Daniel. - Ryan ed io siamo amici da quando siamo piccoli!

- Quindi io e Callie non possiamo fidarci l'una dell'altra come voi due?

- Non avresti dovuto tenermi segreta una cosa del genere! - riprovò mio fratello.

Roteai gli occhi. - Siamo coinquiline ed amiche - lo ripresi. - Ci siamo avvicinate subito e ci siamo sempre confidate cose molto personali... Non puoi venire qua, metterti con la mia amica e pretendere che lei decida di raccontarti tutto quello che mi succede. Ricordati che ancora prima di decidere di farci qualcosa di serio, lei era mia amica.

Daniel ricominciò ad urlare frasi per cercare di sfogarsi, quindi quando anche Callie iniziò a gridare, alzai le mani al cielo e mi alzai dalla sedia. Ryan si trovava chiuso dentro la sua camera e non sembrava intenzionato ad uscire.

Dopo che se n'era andato dalla sala, alla festa, si era rinchiuso da qualche parte, per poi riapparire dopo quella che mi era sembrata un'eternità. Non andavo fiera di quello che avevo detto, tuttavia erano pensieri che avevano girato e rigirato all'interno del mio cervello.

Non era stata soltanto la fusione, ma anche tutte le cose che aveva raccontato a Louisa senza chiedermi nemmeno il permesso, quando in realtà non sapevo nemmeno se avesse dei veri amici oltre a mio fratello Daniel, perché semplicemente non gli veniva naturale sfogarsi con me, come invece faceva con Louisa.

Mi feriva profondamene, proprio perché non avevo mai avuto questi problemi. Ero sempre stata la confidente della coppia, quella da cui si andava sempre a raccontare tutto, mai quella che veniva usata per il lato esteriore.

Invece, Ryan sembrava non riuscire a staccarsi fisicamente da me, ma non lo vedevo più preso mentalmente... forse, in realtà, non lo avevo mai notato preso da me mentalmente.

Non capivo come potesse essersi capovolta la situazione.

Nonostante questo, il dolore che mi procurava quella porta chiusa, era il promemoria del mio sentimento. Era un dolore continuo, che non cessava mai davvero. Era un bruciore al petto, qualcosa che ti corrodeva lentamente, ma che proprio nella sua stessa lentezza aveva il suo fascino.

- Avresti mai detto a Callie di eventuali sentimenti di Ryan verso John? - chiesi, d'un tratto nervosa, posando i palmi sul tavolo, a pochi centimeri di distanza dal viso di Dan.

Mio fratello fece una smorfia confusa. - Ryan non è gay.

- L'avresti fatto? - ricalcai. - Avresti mai tradito la fiducia del tuo grande amico, per Callie?

- Ma così facendo ha tradito la mia!

- Rispondimi, Daniel! L'avresti mai fatto?! - chiesi, arrabbiata, battendo i palmi sul tavolo.

- Non lo so!

Mi allontanai, con il cuore leggermente agitato per la rabbia. - Non lo avresti fatto. Lo so io e lo sai anche tu, ma sai di non poterlo ammettere - ringhiai, senza staccare gli occhi dai suoi. Rimase in silenzio. - Se vuoi prendertela con me, va bene. Se vuoi prendertela con Ryan, non sono la persona adatta con cui parlarne. Ma Callie ha soltanto fatto l'errore di essere prima mia amica e poi la tua fidanzata.

Daniel rimase in silenzio per qualche momento.

- Andiamo, Callie - bofonchiai.

La mia coinquilina si alzò dalla sedia nel momento esatto in cui Ryan uscì dalla sua camera. Guardò attentamente la situazione, per cercare di inquadrarla. - Devo andare al lavoro - annunciò.

- Mi hanno detto che sei finalmente riuscito con la faccenda della fusione - bofonchiò mio fratello, senza nemmeno guardare il suo amico negli occhi. - Congratulazioni.

- Grazie.

- Ne sarai molto orgogliosa - commentò acidamente guardandomi.

Strinsi i denti e, sebbene per istinto mi venne da sputare tutto quello che stava accadendo, mi limitai a dire: - Sì.

Ryan si limitò a mettere il cellulare nella tasca ed aprire la porta.

- Dobbiamo uscire anche noi - dissi, quindi Ryan lasciò aperta la porta.

Uscì per primo, senza guardarmi, e camminò elegantemente verso la scala, quando il tonfo di me che andavo a sbattere contro la mia coinquilina lo fece irrigidire.

- Oh... - mormorai, quando la mia fronte prese in pieno la spalla della mia amica. - Perché ti sei...

Seguii il suo sguardo rapito verso la scala che portava al piano superiore... e mi mancò il fiato. Tutto nel mio corpo iniziò ad urlare. Trasalii senza alcuna riserva e questo sembrò far cambiare idea a Ryan, il quale si fermò definitivamente, girandosi verso di noi.

Quello che stava scendendo dalle scale era forse uno dei ragazzi più belli che avessi mai visto, ma quella scia di brividi non era ancora svanita.

I capelli mori erano stati pettinati all'indietro alla perfezione, gli zigomi erano ancora più alti di quello che ricordassi, le labbra piene erano leggermente incurvate per dare origine ad un mezzo sorriso tanto affascinante quanto spaventoso... e gli occhi... quegli occhi grigi ci avevano già individuato e catturato.

Lucas era più bello che mai, probabilmente grazie al viso ormai da uomo e non più da ragazzo.

Anche mio fratello Daniel uscì di casa.

Lucas si fermò al nostro piano, avvicinandosi a noi, con un sorrisino. - Ciao, piacere Lucas... Sono nuovo.

Callie fu la prima a stringere la sua mano. - Piacere! - squittii, rossa in viso. - Io sono Callie.

- Daniel - si limitò a dire mio fratello, stringendogli la mano, attirando Callie a sé con un braccio attorno ai fianchi. La mia amica gli lanciò un'occhiata per poi allontanarsi. Dan arrossì a causa della rabbia, ma non aggiunse altro. - Lui è Ryan, il mio coinquilino.

Ryan sospirò e si avvicinò a Lucas, per stringergli la mano, tuttavia mi stava osservando con la coda dell'occhio. - Ryan - bofonchiò, analizzandolo con attenzione.

- Ti accompagno a casa, Calliope - se ne uscì mio fratello. Si guardarono negli occhi e le fece segno di avviarsi verso le scale.

- Ciao Lucas. È stato un piacere - disse Callie, ammiccando.

Daniel strinse i denti e lo sentii ringhiare come un animale. Le mise una mano sulla schiena e la invitò nuovamente ad avanzare. - Ciao - borbottò. - Con me - aggiunse, fulminandomi.

Tutti si allontanarono.

Con il fiato leggermente alterato dallo shock, Lucas decise di piantare le sue pupille dentro le mie, facendomi scorrere brividi lungo le braccia.

Mi limitai a girarmi ed avanzare verso mio fratello, Callie e Ryan, il quale aveva diminuito la velocità dell'andamento quando si era accorto che ancora non mi ero mossa.

- Ciao, piccola DeiDei.

Trasalii leggermente, ma non mi girai.

Ryan si fermò di scatto, girando il viso oltre la spalla, per guardarci. Aveva il busto rigido, ma le mani non davano alcun cenno di nervosismo.

Sentii Lucas ridacchiare, notando il mio modo di reagire a lui. - Sempre piccola ed ingenua, la nostra ragazza - mi prese in giro.

Non gli risposi.

Stava cercando di farmi esplodere e non gli avrei mai potuto dare una simile soddisfazione.

Passai davanti a Ryan, senza guardarlo, anzi con lo sguardo rivolto verso le mie scarpe. Perché Lucas aveva sempre avuto la capacità di rendermi piccola... Mi aveva sempre spaventato molto come persona. La sua era un'ombra nera come la pece, anche l'aria sembrava più pesante quando c'era lui di mezzo.

Una volta arrivata vicino la mia macchina, che si trovava proprio tra la macchina di mio fratello e quella di Ryan, Dan mi chiese: - Lo conosci?

- Oh, sì - replicò Ryan con voce tagliente. - Lo conosce molto bene.

- Chi è? - volle sapere Dan, l'espressione preoccupata di chi riesce a conoscere le cattive persone a chilometri di distanza.

- Il migliore amico di Aiden - replicai.

- Che cosa? - sibilò mio fratello. - Calliope, entra. Subito.

- Come se questo potesse in qualche modo fermarlo dal provarci con me o con Deitra - commentò aspramente lei, prima di entrare in macchina.

Mio fratello fece la stessa cosa, prima di intimarmi a tornare immediatamente a casa con la mia macchina. Mise la retromarcia e sgommò via, furioso.

- Trovo molto interessante il suo chiamarti "piccola DeiDei" - commentò poi Ryan, che non era ancora entrato in macchina. Era appoggiato ad un fianco su di essa, con le braccia incrociata, il viso leggermente contratto dal nervosismo e gli occhi blu piantatati su di me. - Ma soprattutto, che cosa intendeva come "la nostra ragazza"?

Non lo guardai. - Buon lavoro, Ryan - mi limitai a dire.

I muscoli della mascella guizzarono. - Ecco che cos'era che mi stavi nascondendo - disse, con tono freddo. - Adesso mi è quasi tutto più chiaro.

Trattenni un sorriso amaro. - Cioè?

- La nostra ragazza - ripeté Ryan, senza staccare gli occhi da me. - Sua e di Aiden?

- Erano un duo molto unito - borbottai.

- Quanto unito?

- Che cosa vuoi? - sbottai.

Scosse la testa. - Non lo so più - ringhiò. - Non so nemmeno se voglio sapere la verità.

- Buon lavoro, Ryan - ripetei, aprendo lo sportello della mia macchina.

- Ciao, DeiDei - ringhiò, prima di entrare dentro la sua macchina e partire a razzo.

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